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Autore: prongs95    25/09/2008    3 recensioni
Deve ancora cominciare il settimo anno per Lily e le vacanze sembrano non finire mai, quando finalmente la sua best la invita a trascorrere il weekend in una spiaggia magica molto famosa, in cui per Lily ci sarà una sorpresa...
Ad Hogwarts sarà come sempre perseguitata da James Potter e scoprirà molte cose sul suo conto. Intanto anche la guerra comincia a diventare sempre più pericolosa. Che cosa accadrà a Lily e James? Leggere per sapere!!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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LETTERE E INVITI
 
Era lunedì mattina, i raggi del sole filtravano dalla finestra aperta e andavano a stuzzicare il viso di una ragazza ancora addormentata, invitandola a non perdersi per un secondo di più quella giornata estiva. Per tutta risposta, la giovane si voltò dalla parte opposta e si ficcò ancora di più sotto le coperte. Era in vacanza, e come se non bastasse sua madre, si metteva pure il sole a spingerla ad alzarsi, che due rompi scatole! Possibile che non si potesse dormire in pace? Sentì il rumore di passi che salivano le scale e si avvicinavano sempre di più, fino a che le lenzuola furono scaraventate per terra. La ragazza aprì gli occhi. Le sue iridi erano di un verde intenso, che brillava più di ogni smeraldo. Quella ragazza era Lily Evans.
-Ci siamo decise finalmente, eh, Lily?- scherzò sua madre, una donna dai capelli rossi come la figlia e un luminoso sorriso che aveva il potere di mettere chiunque a proprio agio.
-Veramente sei tu quella che ha deciso per entrambe- rispose Lily con un finto broncio.
-Su, dai, vai in cucina. Ho preparato i biscotti- la incitò la signora Evans.
Lily fece una breve tappa al bagno, poi scese le scale e si diresse subito in cucina, in cui il familiare profumo di biscotti al cioccolato appena sfornati riempiva la stanza. La ragazza pensò che doveva mangiarne, finché poteva. In fondo, non che le restasse poi così tanto tempo prima della fine delle vacanze, ma era contenta. D’ accordo, la sua casa era pur sempre la sua casa, però il suo posto era ad Hogwarts. Le mancava la scuola, le mancava Miley, la sua migliore amica, le mancavano le gite ad Hogsmead, le mancava la vista panoramica di cui poteva godere affacciandosi alla finestra della sua camera, su, in cima alla torre, l’ ultima stanza del dormitorio femminile, le mancavano le passeggiate in riva al lago con Miley e le loro lunghe chiacchierate prima di dormire, le mancava persino quel senso di irrequietezza e nervosismo che le metteva ogni anno l’ attesa degli esami. Solo una cosa non le mancava: l’ uso della sua adorata e fedele bacchetta. Infatti aveva già compiuto i diciassette anni, per cui per il mondo magico era una ragazza maggiorenne, così le era concesso l’ uso della magia. Tuttavia il resto le mancava, sentiva una nostalgia immensa. Quasi quasi le mancavano pure i suoi quotidiani battibecchi con l’ incubo più frequente dei suoi sogni, l’ essere più ripugnante e disgustoso del mondo, l’ energumeno più sudicio e viscido che si fosse mai visto sulla faccia della terra. No, non si tratta di un insetto. La persona che secondo Lily Evans corrispondeva perfettamente a questa descrizione, non era nientemeno che James Potter. Il ragazzo era visto da tutti come il divo di Hogwarts, l’ imbattibile Cercatore della squadra di Quidditch di Grifondoro che, grazie al suo spettacolare talento, era diventata la Casa più popolare della scuola di magia. Peccato però che ai suoi occhi apparisse come uno sbruffone, un’ arrogante e un bulletto pieno di sé, che effettivamente era quello che era. Ripensandoci, infatti, Lily concluse che le sue litigate con James Potter e il ragazzo stesso erano decisamente da escludere dalla lista delle cose che le mancavano della sua amata e speciale scuola. Dopodiché si sedette a tavola e si riempì la tazza di latte e cacao. Cominciò a fare colazione in silenzio, ignorando sua sorella Petunia che, seduta di fronte a lei, le mandava occhiatine velenose.
Quasi subito, un gufetto grigio planò nella cucina, entrando dalla finestra aperta e attirando la sua attenzione. Tra le urla stridule della sorella, Lily si alzò e sfilò una busta sigillata dal becco del gufo, poi gli lanciò qualche cornflakes prima che questo volasse via, perdendosi nel cielo limpido.
-Oh, ma quanto la fai tragica… era solo un gufo!- sbuffò Lily quando Petunia scoppiò in un pianto disperato.
Lily era curiosa di scoprire quale fosse il contenuto della lettera, ma decise che l’ avrebbe aperta più tardi in camera sua.
Siccome Petunia non la smetteva di singhiozzare come una bimba capricciosa di tre anni, Lily sbottò:
-Sai, ci sono persone, al mondo, che soffrono per qualcosa di importante e di serio e, per quanto vogliano scoppiare a piangere e rifugiarsi tra le braccia protettive di una madre, non possono farlo. Allora sai che fanno? Stringono i denti e vanno avanti!- disse, cercando di contenersi mentre l’ esasperazione s’ impadroniva di lei, -Perciò piantala di piagnucolare in quel modo, sono solo lacrime di coccodrillo, o capricci di una ragazzina viziata!-
-Sei un mostro!- ribatté Petunia, fissandola con odio.
-Sai, puoi anche chiamarmi “strega” in modo dispregiativo, ma credo tra noi due il mostro sia tu, perché non hai un minimo di cuore e di considerazione per le cose importanti. Ma in fondo, voi egoisti non avete mai dato molto credito alle cose serie, dico bene?-
Detto questo, Lily salì di corsa le scale, infuriata. Possibile che Petunia dovesse fare sempre la schizzinosa? Eppure andavano così d’ accordo quando erano piccole, prima che… Già, prima che lei ricevesse la lettera da Hogwarts. Le aveva anche spiegato più e più volte che non era colpa sua se a lei non era arrivata la lettera, ma che comunque le avrebbe sempre scritto e che sarebbe tornata per trascorrere ogni vacanza insieme a lei e il loro rapporto non sarebbe mai potuto cambiare, anzi, il fatto di rimanere separate per parecchi mesi avrebbe dovuto solidificare la loro intesa.
Parole al vento, si disse Lily. Quel discorso non era servito a niente. Petunia si era profondamente offesa e l’ invidia aveva completamente cancellato l’ affetto che provava per la sorella.
Qualche volta Lily si era trovata persino a maledire Hogwarts, in parte era anche colpa di quella scuola se il loro rapporto aveva subìto quella svolta e le loro strade si erano divise. Poi però aveva concluso che non poteva essere così, perché se solo Petunia avesse voluto, loro avrebbero potuto continuare ad andare d’ accordo, invece, grazie all’ odio e all’ invidia, le loro vite si erano totalmente divise, quasi appartenessero a due famiglie diverse, e quella volta si erano separate per sempre, perché non si poteva più rimediare, ormai, ne era certa.
Con gli occhi lucidi, la rossa entrò in camera sua e si sbatté la porta alle spalle. Al diavolo Petunia e le sue moine puerili!
Prese la lettera che aveva appena ricevuto. Non aveva nemmeno bisogno di leggere chi fosse il mittente, tanto lo sapeva già: poteva essere solo una persona: Miley.
Infatti era proprio lei.
Aprendo la busta, il familiare profumo della pergamena mischiato a quello fresco e genuino che sapeva di ciliegie le invase le narici. Adorava l’ odore della pergamena e pure il solito profumo di ciliegie che usava Miley. Solo in quel momento si rese conto che senza Hogwarts non sarebbe diventata nessuno, e nemmeno senza la sua best. Aveva una voglia terribile di vederla e di stare con lei.
Finalmente si decise a leggere la lettera che l’ amica le aveva spedito.
 
Cara Lily,
come stai? Non puoi nemmeno immaginare quanto mi manchi, è terribile pensare che ci dividono ancora tre settimane da Hogwarts. Tre settimane! Un’ attesa lunga e noiosa. E pensare che, dopo sei anni in cui quella scuola è stata la nostra casa, ce ne rimane soltanto uno e poi stop.
Stop ai nostri indimenticabili pigiama party. Stop alle nostre chiacchierate notturne che, ti confesso, sono la cosa che più rimpiango di non poter fare in questi giorni. Stop alle nostre tranquille passeggiate in riva al lago al tramonto. Stop alle letture all’ ombra degli alberi. Stop alle gite ad Hogsmeade. Stop ai discorsi del Preside e ai banchetti d’ inizio anno. Stop, stop, stop.
Che brutto mettere la parola fine ad un’ esperienza così bella. Però abbiamo ancora un anno tutto da vivere, e io sento che sarà un anno intenso e pieno di svolte. Comunque non è ancora cominciato, e siccome io non ce la faccio a stare ancora così tanto tempo senza vederti e sentirti strillare, (i tuoi famosi strilli marca Evans, dico io!), avrei un invito da proporti. Ti andrebbe di passare un weekend al mare con me sabato e domenica? E poi stai da me per il resto delle vacanze, ovviamente. Che ne dici? Brillante idea, la mia! Rispondimi il prima possibile (mi aspetto una risposta positiva)!
A presto, forse!
Baci,
Tua Miley.
 
P.S. Accetta, per favore. Mi manchi sul serio, e poi non puoi perderti la piccola sorpresa che ho in serbo per te!
 
Lily era felice. Che bello, se i suoi genitori le avessero dato il permesso, avrebbe trascorso il resto delle vacanze nel mondo magico, perché Miley viveva con i suoi genitori e i suoi quattro fratelli ad Hogsmead. Però subito una voce s’ intromise nei suoi pensieri.
E tu sei proprio sicura che i tuoi genitori ti diano questo permesso?
Scusa, perché non dovrebbero? Rispose mentalmente Lily.
Mah, forse perché poi non ti vedranno fino a Pasqua? In fondo, non avrebbero poi tutti i torti a non darti il loro consenso, ti vedono così poco…
È vero, non ci avevo pensato. Mi comporterei proprio da egoista se chiedessi loro il permesso come se nulla fosse…
Esatto, Lily Evans, è proprio quello che cerco di farti capire. Prova a metterti nei loro panni. Che cosa faresti tu?
Non lo so. Io non sono una madre, però…
Però? Continua a pensare, Lily Evans. Supponi di essere una donna sposata e di avere una figlia che frequenta Hogwarts. Come ti sentiresti, tu, se dopo mesi che non la vedi, lei ti chiedesse il permesso di trascorrere il resto delle vacanze da una sua amica?
Sarei delusa…
E, di conseguenza, che cosa le diresti?
La lascerei andare…
Perché?
Perché non vorrei che lei pensasse che io sia una cattiva madre, e saprei che starebbe meglio con le sue amiche.
Ma…?
Ma… mi dispiacerebbe. Da morire.
Esatto, Lily Evans, esatto. E tu non vuoi che tua madre provi tutto questo dolore, soprattutto se a provocarglielo saresti proprio tu.
No, non voglio…
Molto bene, Lily Evans, molto bene.
 
Dopo questo piccolo dialogo con la sua coscienza, Lily chiuse la busta e l’ appoggiò sulla scrivania.
Non avrebbe passato un weekend al mare, lo sapeva già. Lei non avrebbe mai avuto il coraggio di domandare il permesso ai suoi genitori, anzi, i suoi genitori non dovevano sapere nulla della lettera, perché altrimenti l’ avrebbero sicuramente lasciata andare, perché i suoi genitori per lei facevano tutto.
Lily conosceva bene la vocina che le aveva parlato. La sua coscienza le parlava spesso, e Lily l’ ascoltava ogni volta. L’ ascoltava da sempre. Quella voce l’ aveva fatta diventare la Lily Evans che gli altri conoscevano, la Lily Evans fredda, sicura, irascibile, razionale, impulsiva, introversa, suscettibile, isolata da tutti e sempre precisa in tutto ciò che faceva. A questo elenco non aggiungo anche secchiona, perché a lei piaceva un sacco leggere e studiare, e non aveva di certo bisogno che la sua coscienza la spronasse a seguire le lezioni e a terminare i compiti! Così, la fredda e distaccata Lily Evans, la studentessa più brillante che la Scuola di Magia e di Stregoneria di Hogwarts avesse mai avuto, aveva ricevuto, il mese precedente, la lettera speditale dal Preside di quell’ istituto per informarla che sarebbe diventata Caposcuola. La ragazza ne era davvero fiera, anche se quella gioia non si poteva neppure lontanamente paragonare a quella che Lily provò al quinto anno. Sin dal terzo aveva deciso di scegliere tutti i corsi, e la professoressa McGranitt le aveva procurato una GiraTempo per consentirle di seguire tutte le lezioni.
Tutti gli studenti della scuola, alla fine dell’ anno, si domandarono come avesse fatto quella ragazza dai capelli rosso scuro e gli occhi verdi ad organizzarsi con i compiti senza mai averne saltato uno e a frequentare tutte le lezioni, anche perché, in una mattinata, ce n’ erano di più allo stesso orario, e Lily non aveva saltato nemmeno una lezione.
I Grifondoro, invece, erano comunque orgogliosi che quella studentessa modello appartenesse alla loro Casa, anche se era riservata e non conosceva nessuno, se non di vista, perciò nemmeno loro riuscivano a spiegarsi come facesse. L’ unica al corrente del suo piccolo segreto era Miley, la quale però non ne parlava e fingeva di non sapere niente. Lily era contenta di essere riuscita ad organizzarsi e di poter sopportare tutte quelle materie, e anche il quarto anno seguì tutti i corsi, ma la gioia più grande arrivò alla fine del quinto.
Per Lily non fu per niente un anno facile, sapeva che doveva affrontare i G.U.F.O., per cui era sempre nervosa, studiava come una matta e non si fermava mai: la mattina si svegliava alle cinque per portarsi avanti con i compiti, poi durante l’ intervallo di metà mattina sgattaiolava in biblioteca, dove ripassava le lezioni appena fatte scrivendo l’ introduzione di un riassunto oppure facendo l’ intestazione di una mappa per Astrologia. Di seguito, dopo il suo breve pranzo, si rifugiava di nuovo in biblioteca, e continuava il lavoro cominciato quella mattina, fino a quando non era costretta a smettere per via dei corsi pomeridiani. La sera di solito non cenava, sempre a causa dei compiti: ne aveva a palate e si rifiutava categoricamente di mangiare quando doveva svolgere tutto quel lavoro. Così, dapprima tornava in biblioteca, poi, all’ orario di chiusura, terminava tutto in Sala Comune. La ragazza era sotto stress, anche perché non poteva mica trascurare i suoi doveri di Prefetto, per questo dormiva una notte sì e una no, anche se a volte Remus si offriva di fare il turno al posto suo, mangiava poco e l’ aspetto fisico era visibilmente trascurato.
Quell’ anno saltò persino tutte le gite ad Hogsmead, il che fu uno sforzo enorme da parte sua, visto quanto amava quel villaggio. Comunque, dopo tanti sacrifici, fu premiata: si beccò un Eccezionale in ogni G.U.F.O., e il Preside le consegnò una coppa, una medaglia e un attestato in cui si dichiarava che era la miglior studentessa in assoluto. Lily in quel momento fu la ragazza più felice della terra, perché aveva raggiunto i suoi obiettivi.
Persa in quei bellissimi ricordi, la rossa si accorse che, se non fosse stato per Miley, non si sarebbe neanche resa conto che quello sarebbe stato il loro settimo ed ultimo anno a Hogwarts.
Poi la ragazza inforcò piuma, inchiostro e pergamena, e cominciò a rispondere alla lettera dell’ amica:
 
Cara Miley,
Che bello sentirti! Nonostante la nostra corrispondenza estiva non si sia mai interrotta, è sempre un piacere ricevere una tua lettera. Comunque io sto bene, grazie, e tu? Anche tu mi manchi, Miley, davvero un sacco, e mi dispiace che quello che sto per scriverti renderà infelici entrambe, anche se in particolar modo te, visto che io lo so già. Scusa, ma non posso proprio accettare il tuo invito, anche se non nascondo che mi piacerebbe moltissimo. Ma vedi, il punto è, Miley, che io non trovo il coraggio di chiedere ai miei genitori il permesso di venire due settimane da te. È più che scontato che loro mi diranno di sì, però mi sono imposta di mettermi nei loro panni anche per un istante. Che cosa proveresti, tu, se avessi una figlia che, dopo quasi un anno che non passa un po’ di tempo con la sua famiglia ti chiedesse di andare con i suoi amici? Io sarei più che amareggiata, inoltre vedo quanto fanno per me, tutti i sacrifici che fanno per mantenermi, ed è triste vedere papà che torna a casa tardi la sera, ma con il sorriso sulle labbra perché ha lavorato sodo per pagare i libri di testo alle sue figlie e ce l’ ha fatta. Mi capisci, Miley? Spero di sì,
Con affetto,
Tua Lily.
 
Lily fece uscire da una gabbia una splendida civetta bianca dagli occhi color miele, la sua Edvige. Infine le diede la lettera sigillata per bene, e la incaricò di consegnarla a Miley.
 
La rossa fu molto triste nei giorni che seguirono. Pensava sempre a quanto si sarebbe divertita sabato con Miley, se solo avesse accettato. Anche sua madre e suo padre avevano notato che ultimamente il morale della loro figlia minore era a terra.
-Lily, principessa mia, sono un po’ di giorni che ti osservo e c’ è sicuramente qualcosa che ti preoccupa- affermò suo padre una sera, scrutandola con quegli occhi smeraldini identici ai suoi.
-No, papà- negò lei, con voce piatta, -Non ho nulla-
-Non ci credo- ribatté il signor Evans.
Lily non ebbe il coraggio di replicare.
 
Il mattino dopo, Lily si svegliò molto presto e scese subito in cucina a fare colazione, senza dare il buongiorno a sua madre. La signora Evans, intanto, pensò di salire nella stanza della rossa per spolverare.
Si stava proprio domandando il perché dello strano comportamento che la figlia aveva assunto da alcuni giorni, quando il suo sguardo cadde sulle varie cianfrusaglie ammassate sulla scrivania della giovane. Vi erano un computer portatile, parecchi libri di testo della scuola di sua figlia e altri libri fantasy (il genere preferito di Lily), quaderni nuovi e altri pieni di appunti, una ventina di piume e altrettante penne, boccette d’ inchiostro, fogli di pergamena sparsi, l’ inseparabile bacchetta magica di Lily, che stranamente non usava più da qualche giorno e…una lettera. La signora Evans esitò. Sapeva che se Lily l’ avesse scoperta si sarebbe infuriata come una belva, tanto da non rivolgerle più la parola per il resto dei suoi giorni, e lei, conoscendo sua figlia, sapeva che la rossa aveva un carattere molto bello con le persone alle quali era affezionata, a patto che non superassero certi limiti. In questo caso, era capacissima di trasformarsi nell’ uragano Katrina anche senza aver bisogno di ricorrere alla magia. Si maledisse pure per la sua curiosità. Si sarebbe fatta i fatti suoi, non avrebbe nemmeno sfiorato quella lettera e tanto meno ci avrebbe ficcato il naso, punto. Eppure l’ istinto di tutte le madri si fece sentire. Lily era giù da giorni, ormai. E se fosse successo qualcosa di grave e lei non voleva dirlo? Lily ti racconta tutto. Come alla figlia, la vocina interiore della sua coscienza le parlava spesso. E in effetti era vero: la sua Lily detestava le bugie, per questo non si era mai sentita in dovere di raccontarne una. E se quella fosse stata una cosa davvero grave? Come ogni madre che si rispetti, la signora Evans stava in pensiero, voleva scoprire ciò che turbava la sua rossa così tanto, e forse le risposte a tutti quegli interrogativi si trovavano lì, in quella busta già aperta. Così, senza pensarci su due volte per paura di cambiare idea, prese la lettera e la nascose in tasca.
Chiaramente, anche Susan Evans sentiva molto spesso la vocina persuadente della sua coscienza insinuarsi nella sua mente, ma a differenza della figlia, non le aveva mai dato molta retta.
 
Quella sera, a cena, il signor Evans rivolse la stessa domanda che aveva fatto alla figlia la sera precedente.
-Te l’ ho detto ieri, papà- rispose Lily, un po’ stufa di doversi ripetere, ma mantenendo comunque un tono garbato e tranquillo. Di solito gli strilli cavatimpani marca Evans li conservava per le occasioni in cui erano davvero indispensabili, ad esempio le sue memorabili litigate con quel pervertito di un Potter. –Va tutto bene- ripeté, sforzandosi di apparire convincente.
-Ne sei sicura, principessa?- insistette suo padre, affettuoso, e Lily fece una smorfia non appena sentì quell’ appellativo. Anche se lei cresceva, suo padre non sarebbe mai cambiato, e mai si sarebbe stancato di chiamarla così.
-Non è che ci stai nascondendo qualcosa, Lily?- s’ intromise sua madre con un tono più severo.
-Scusa, perché dovrei?- chiese la rossa, un po’ stupita.
-Lily, Lily…- sospirò sua madre sorridendo, -Perché non ce l’ hai detto?- domandò, sventolandole sotto il naso la lettera che Miley le aveva spedito.
-Oh, mamma! Perché l’ hai letta? Lo sai che non…- l’ espressione della rossa era molto più che arrabbiata.
-Sh, zitta, Lily- la mise a tacere sua madre, -Se io non l’ avessi letta, l’ avrei forse saputo?-
Ma Lily non l’ ascoltava più. Era furiosa. Si alzò bruscamente da tavola e corse in camera sua. Mentre si gettava sul letto pensò a tutte le volte che sua madre doveva aver letto le sue cose, e questo pensiero le bloccò lo stomaco.
Lentamente, la porta della sua stanza si aprì, e lei rimpianse di non averla chiusa a chiave. Sua madre entrò silenziosamente, ma Lily poté percepire il fruscio della sua gonna a fiori e il profumo che emanava, prima che si sedesse sul letto, accanto a lei.
-Lily…- tentò la signora Evans. Ma il vulcano esplose subito…
-Lily un corno!- inveì la rossa, -Io mi fidavo di te, invece tu chissà da quanto tempo leggevi le mie cose e le lettere che mi arrivavano! Se non te l’ ho detto ci sarà una ragio…-
-Lily!-Susan alzò la voce, per mettere fine alla sua raffica di frasi velenose, -Ascoltami, ti prego- la supplicò, spostandole una ciocca di capelli dal viso per poterla vedere bene in faccia.
La rossa tacque all’ istante, permettendo a sua madre di spiegarsi.
-Ti prego, devi credermi, io non ho mai letto le tue cose- cominciò, ma la figlia le lanciò un’ occhiataccia. –Lo giuro su tuo padre- aggiunse allora la signora Evans, -Solo che oggi, mentre facevo un po’ di pulizia, ho notato quella lettera sulla tua scrivania e, sai, erano giorni che ti vedevo giù, così ho pensato che quella lettera ti avesse portato una brutta notizia, e volevo scoprirne il contenuto- raccontò, sinceramente dispiaciuta, -Lo so che non avrei dovuto, che sarebbe stato meglio chiedertelo direttamente, ma è stato più forte di me- si scusò, -Prova a metterti nei miei panni, Lily. Come ti sentiresti se vedessi tua figlia assente e senza nessun sorriso sulle labbra?-
-Ma proprio perché mi sono messa nei tuoi panni, mamma, non ho voluto dirti nulla!- cercò di spiegarsi Lily a sua volta, ma vedendo che l’ espressione di sua madre passava dal dispiacere alla perplessità, aggiunse:
-Vedi, io credevo che, se l’ avessi chiesto a te e papà, vi avrei delusi. Pensavo che sarei stata un’ ingrata, perché già vi vedo poco per via della scuola, e in più vi avrei chiesto di passare due settimane da Miley- dopo che ebbe confessato tutto, Lily si sentì meglio, ma ciò non le impedì di abbassare lo sguardo, al contrario di sua madre che, commossa, le sorrise.
-Lily, come hai potuto pensarlo? Ma no, cara, noi non ci arrabbiamo per queste sciocchezze…-
-Ma mamma, voi fate così tanto per me…- obiettò la rossa, triste.
-Senti, noi siamo i genitori, tu sei la figlia, per cui è normale che facciamo il possibile per farti stare bene- tagliò corto Susan, -Comunque, se ti senti meglio non andando due settimane da Miley…-
-Certo, mamma, te l’ ho già detto che starò a casa- la interruppe Lily decisa.
-Non sarà necessario che ti privi del piacere di divertirti con le tue amiche ora che è vacanza- replicò sua madre, -Puoi rispondere a Miley dicendole che venga lei una settimana qui, poi l’ altra la passi tu da lei-
Lily alzò gli occhi, al settimo cielo. Quella era la miglior proposta che sua madre potesse farle. A causa del suo carattere freddo, non riuscì a dirle ciò che avrebbe voluto, ovvero ringraziarla e ricordarle quanto le volesse bene, comunque le fece un bel sorriso pieno di gratitudine e di riconoscenza nei suoi confronti, sapendo che sua madre, conoscendola come le sue tasche, aveva senz’ altro afferrato ciò che le era impossibile esprimere.
-Oh, com’ è tardi- disse infine la signora Evans, controllando l’ orologio stretto al polso, -Ti conviene spedire la lettera a Miley- concluse, strizzando l’ occhio e uscendo dalla sua stanza.
Lily attese che sua madre se ne andasse, poi si sedette dietro alla sua adorata scrivania, afferrò piuma, inchiostro e pergamena, e cominciò a scrivere.
 
Cara Miley,
Niente da fare. Ho escogitato i piani più ingegnosi per impedire che mia madre scoprisse la famosa lettera che mi hai mandato, invece lei se n’ è accorta eccome. E indovina un po’ che ha detto quando l’ ha letta! Mi ha dato il permesso di venire al mare e di passare la settimana prima che inizi la scuola da te, anziché due, perché l’ altra la passi tu qui! Ah, ovviamente il primo settembre lei e papà ci raggiungeranno a King’s Cross. Allora, che mi dici? Affare fatto?
Rispondimi presto!
Baci,
Lily.
 
La ragazza chiamò a sé Edvige, la quale in quel momento se ne stava beatamente appollaiata su un lampione, dando parecchio nell’ occhio quando le persone, che in quella serata si erano concesse una tranquilla passeggiata al chiaro di luna, passavano di lì.
La candida civetta planò in direzione della sua padrona, attirando su di sé parecchi sguardi curiosi.
Lily le legò al collo la lettera, e incaricò il rapace di recapitarla a Miley.
Edvige non indugiò oltre, e non appena ebbe con sé la busta sigillata contenente la lettera, volò di nuovo via, perdendosi nel cielo blu cobalto.
La rossa rimase lì a fissarla, finché il bellissimo volatile divenne un puntino in quel tappeto di stelle.
 
Il mattino dopo, mentre Lily era in cucina e faceva colazione insieme a un’ odiosa e particolarmente irritabile Petunia, il solito gufetto di Miley, Pip ( nome alquanto insolito per un gufo, ma la sua padroncina aveva gusti decisamente fuori dalla norma in fatto di nomi), piombò nella stanza con una nuova lettera per Lily, seguito a ruota da Edvige. Per uno sfortunato caso, con tutti i posti che in una cucina spaziosa si potessero trovare, Pip decise di atterrare proprio sulla testa di Petunia, la quale non perse occasione per strillare, e si mise a correre intorno alla tavola, con le lacrime agli occhi.
Anche Lily aveva le lacrime agli occhi, in quanto non riuscisse proprio a smettere di ridere.
-Fallo smettere!- singhiozzò Petunia, -Fallo smettere, ho detto!- ripeté, mentre una divertita Lily si piegava in due dalle risate, -Subito!- aggiunse, furiosa.
-Ora basta, Pip, vieni qui, forza- lo esortò la rossa, quando si convinse di essersi tolta, almeno in parte, lo sfizio di torturare la sorella.
Dopodiché, Pip lasciò il messaggio da parte di Miley a Lily, accettò volentieri il biscotto che lei gli offrì, e volò via.
-Sei un’ idiota!- la insultò Petunia, non appena Pip non fu più nei paraggi.
-Ah, è così?- replicò scettica Lily, -Io sarei l’ idiota?-
-Certo! Come ti permetti di lasciar scorazzare un gufo libero in giro per la cucina?- proseguì Petunia.
-E tu come ti permetti di darmi dell’ idiota?- ribatté Lily a tono, -E poi che ti ho fatto, scusa?- aggiunse prontamente. Rispondere ad una domanda con un’ altra domanda era il suo forte.
-Che mi hai fatto?- ripeté la sorella maggiore, -E hai addirittura il coraggio di chiedermelo? Caspita, Lily, non dirmi che sei così frivola da non capirlo da sola!-
-E tu non dirmi che è una cosa troppo complessa perché tu riesca a spiegarmela, Petunia!- Lily sapeva che, se sua sorella non avesse finito quella pagliacciata entro pochi secondi, la parte peggiore di sé sarebbe affiorata facendola finire come minimo all’ ospedale.
-No, io non ho nessun problema a spiegartela, il problema è che si tratta di una cosa troppo complessa perché tu la capisca!- a quanto pareva, anche Petunia ce la stava mettendo tutta per tirare fuori il peggio di sé. Non che ci volesse molto, comunque…
-Oh, allora io di problemi non ne vedo. Avanti, cara, farò uno sforzo- rispose Lily, con voce zuccherosa, -In fondo, se sei riuscita a capirla tu, non deve essere per nulla complicata, no?- la malignità nella sua voce si propagava in tutti gli angoli di quella stanza.
-Beh, mia cara Lily, hai sbagliato a formulare la domanda. Avresti dovuto chiedermi che cosa ci hai fatto- la corresse Petunia.
-A te e a chi, scusa?- domandò la rossa, il sopracciglio inarcato.
-A me, a mamma, e a papà!- sbottò sua sorella, con il viso cavallino contratto da una smorfia, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
-Che c’ entrano, loro? Perché li stai tirando in ballo?- inveì subito Lily, sulla difensiva.
-Perché c’ entrano in tutto, Lily!- urlò esasperata Petunia, facendo un ampio gesto con le braccia, -Mentre tu te ne stai in quel centro di addestramento per gente irrecuperabile e pazza come te, loro non fanno altro che lodarti dalla mattina alla sera! E sapessi che tugurio sentirli cantare tutto il giorno: “Lily di qua, Lily di là”, “Lily farebbe così…”, oppure: “Chissà Lily come la penserebbe…”-
-E con questo?- Lily mise fine alle assurde imitazioni della sorella maggiore, -A loro non ho fatto niente, e se vuoi saperlo, vi penso sempre!-
-Oh, certo, dimenticavo che ho a che fare con la cara e perfetta Lily Evans, la quale purtroppo non ha afferrato bene il concetto!- continuò Petunia, roteando gli occhi, -Non hai capito? Li stai facendo soffrire, Lily! Moriranno per causa tua!-
-Io…io non…- balbettò la rossa, ma non riusciva a spiegarsi come poteva farli soffrire così tanto.
-Non ti rendi conto, Lily? Non capisci che quella sciocca scuola ha lo scopo di tenerti lontana dalla tua famiglia? Anche noi andavamo d’ accordo, prima che entrassi in quell’ allevamento di piccoli mostri!-
In quell’ istante, Lily capì dove voleva andare a parare la sorella.
-Ti sbagli, Petunia- la contraddì, con voce ferma, -Tu sei solo gelosa. Ce l’ hai con la mia scuola da quando il Preside ti ha risposto che tu non avresti potuto iscriverti. Tu non appartieni e non apparterrai mai a quel mondo. Al mio mondo. Se stai cercando di farmi cambiare idea e di trattenermi lontano da Hogwarts, risparmia pure il fiato, Petunia-
La ragazza dai tratti cavallini aprì la  bocca per replicare, ma in quel momento un barbagianni color nocciola entrò dalla finestra, e atterrò educatamente su una sedia. Lily gli andò subito incontro e sfilò la lettera dal suo becco. Il volatile reclamò la sua ricompensa, così la rossa gli lanciò un paio di fiocchi d’ avena, che vennero ingoiati al volo. Infine, il barbagianni sconosciuto si diresse nuovamente verso la finestra e prese il volo.
Quando l’ uccellò scomparve alla sua vista, Lily, domandandosi chi fosse il mittente della nuova lettera, abbandonò la cucina, in cui si percepiva ancora quell’ atmosfera gelida che sapeva di lite e di insulti velenosi.
Salì le scale, diretta alla sua camera, per togliersi subito la curiosità di leggere chi le avesse scritto.
Scoprì che si trattava di un messaggio da parte di Remus Lupin, un Grifondoro del suo stesso anno. Quel ragazzo era un amico di James Potter, ed era l’ unico che a Lily stesse simpatico. Inoltre lo conosceva meglio, dato che era stato Prefetto con lei, e molto probabilmente anche Caposcuola, quell’ anno. Era uno studente con cui andava molto d’ accordo, perché a differenza dei suoi tre migliori amici, cioè James Potter, Sirius Black e Peter Minus (i quattro erano noti come Malandrini), era un ragazzo responsabile e con la testa sulle spalle.
Aprì la lettera con curiosità e cominciò a leggerla:
 
Cara Lily,
Come stai? Passato belle vacanze? Spero tu ti diverta in questi ultimi giorni lontano da Hogwarts. Non so se anche per te è lo stesso, ma io mi sono già stancato di stare a casa, e non vedo l’ ora di ritornare a scuola, dove le novità non mancano mai. Purtroppo è il nostro ultimo anno, e mi auguro che passi il più lentamente possibile. Ah, a proposito, ti faccio i miei complimenti per essere diventata Caposcuola. No, nessuno me l’ ha detto, ma sono sicurissimo che lo sei. Scommetto che non immagini nemmeno chi sia l’ altro. Comunque te lo dico io: è James.
D’ accordo, ammetto che può sembrare una cosa assurda, ma a mio avviso, Silente ha fatto un’ ottima scelta, non trovi? No, immagino che non approvi affatto, tuttavia ti prego di non essere troppo dura con lui, ok? In fondo è un bravo ragazzo…Ehm, molto in fondo.
Verrai al mare sabato e domenica, vero?
Ci conto,
Remus.
 
Quella lettera ebbe la capacità di far venire a Lily un’ insopportabile nausea. Sentiva che il suo cuore non avrebbe retto alla notizia. Di sicuro stava per svenire, o peggio, per avere un infarto.
No, non poteva essere…
Potter Caposcuola? Lui?
Andiamo, di sicuro Remus le aveva fatto uno spiacevole scherzo. Sì, decisamente uno scherzo di cattivissimo gusto.
Sarebbe stata una prospettiva davvero credibile, se lei non avesse saputo che Remus Lupin non diventava entusiasta davanti alla proposta di fare uno scherzo a qualcuno.
Comunque, un’ altra cosa la lasciò interdetta.
No, non ci sarebbe andata al mare con lui, era già impegnata con Miley durante quei due giorni…
A parte questo, che cosa c’ entrava lui con il mare?
Boh…
Tuttavia, decise di rispondergli subito, così inforcò piuma, inchiostro, pergamena e scrisse:
 
Caro Remus,
Io sto bene, grazie, e tu? Sì, io sono stata eletta Caposcuola, però mi auguro che non te la prenderai se ti dico che mi aspettavo che l’ altro fossi tu. Per favore, dimmi che è tutto uno scherzo. Potter non può essere diventato Caposcuola, altrimenti il Sole comincerebbe a girare intorno alla Terra, no?
Comunque anch’ io ho una nostalgia pazzesca di Hogwarts, e secondo me non ci può essere mago o strega che non ce l’ abbia. Riguardo a quest’ anno… Beh, preferisco non pensare che sia l’ ultimo! Dobbiamo proprio goderci tutti i giorni, anche i più noiosi, anche se dubito che, parlando di Hogwarts, la noia possa centrare qualcosa.
Mi dispiace per il mare, ma non posso proprio venire, ci vado già con Miley. In ogni caso ti ringrazio lo stesso per l’ invito, e credo proprio che ci rivedremo a Hogwarts.
A presto,
Lily.
 
Lily affidò di nuovo alla sua Edvige il compito di portare una lettera, questa volta a Remus Lupin, poi, tutta eccitata, aprì la busta che le aveva consegnato Pip quella mattina, e lesse la risposta della sua migliore amica.
 
Cara Lily,
Invito accettato! Sono davvero contenta! Per fortuna tua madre ha pensato bene di non farsi gli affari suoi, per una volta. Quando mi è arrivata la tua prima lettera ci sono rimasta così male, che non ho nemmeno trovato il coraggio di risponderti, e devi scusarmi per questo, però adesso le cose si sono concluse per il meglio, ed è ciò che conta.
Anche i miei verranno a King’s Cross il primo settembre, e in casa sono tutti ansiosi di conoscerti, o meglio, lo sono coloro che non hanno ancora avuto l’ occasione di incontrarti, per cui è un bene che non dobbiamo privarli troppo a lungo del piacere di strapazzarti per una settimana.
Per il mare ti vengo a prendere domattina alle nove. Sii puntuale!
A domani, finalmente!
Miley.
 
P.S. Non scordarti la sorpresa!
 
Sulle labbra della rossa si stampò un bel sorriso. Finalmente l’ indomani avrebbe rivisto Miley.
Chissà poi quale sorpresa aveva architettato per lei l’ amica.
Era curiosa, ma se si trattava di Miley c’ era da fidarsi.
Davvero?Le chiese la solita vocina interiore.
Lily rise, ma preferì non rispondere: non ne era molto sicura nemmeno lei.
Comunque, il giorno seguente l’ avrebbe scoperto.
   
 
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