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Autore: _GiorgiaWriter_    05/09/2014    0 recensioni
Avete mai nascosto un vostro segreto pur di non ferire la vostra famiglia?
Ma se poi la situazione degenera è meglio continuare a mentire o ammettere la verità, soprattutto a se stessi?
Giulia era una madre normale, ricca e molto felice.
Ultimamente è vittima degli sbalzi d'umore, si sveglia la notte e piange, va di nascosto in Chiesa ed è sempre più ostile con tutti, sarà Miriam, sua figlia, una bambina bionda e riccioluta a scoprire tutto per prima e sarà colei che proverà a smuoverla dalle sue paranoie e dai suoi peggiori incubi.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lilia prestava servizio alla famiglia Arsalia da vent'anni.
Di umili origini, senza marito né figli, iniziò a fare la baby sitter a Beatrice e Tommaso quando aveva quattro anni lei e uno lui.
Non veniva spesso in quanto entrambi i genitori avevano molto tempo da dedicare ai bambini, ma era d'aiuto quando volevano concedersi qualche ora di relax.
Lilia era allora sulla trentina, poco più “vecchia” di Giulia, ma è sempre stata piuttosto vecchia dentro.
Bassa e magrissima, occhi neri e capelli castano sbiadito, ora quasi tutti bianchi, sembrava non avesse alcun interesse nel tingerli, come non aveva avuto interesse nel costruirsi una famiglia o perlomeno di trovarsi un uomo.
Quando nacque anche Miriam, nonostante le possibilità economiche Giulia e Andrea scelsero di risparmiare e dopo le dimissioni di Alina, la loro cameriera russa proposero a Lilia se voleva diventar loro donna delle pulizie, ma al resto -cucinare, lavare i piatti, fare il bucato- avrebbero provveduto da soli.
Così il lunedì, il mercoledì e il venerdì Lilia era a pulire “Villa Giulia” e spesso dava una mano con i bambini.
Aveva notato i cambiamenti di Giulia anche lei ma non si sentiva nessuno per intervenire; aveva buttato il dipinto nel cassonetto più vicino alla casa, assicurandosi che non spuntasse nemmeno un'estremità della tela dopodiché era tornata alle sue pulizie.
Stava spolverando il comodino di Giulia quando notò scivolare e finire sotto il letto qualcosa poggiato tra il materasso e il poggiatesta.
Si inchinò facendo una smorfia per il mal di schiena che ultimamente non le dava tregua e scorse tra polvere ed elastici per capelli, che presto avrebbe spazzato via, un barattolino cilindrico trasparente con delle pilloline bianche al suo interno.
Inizialmente le ripose sul comodino, ma qualcosa la incuriosiva.
La famiglia teneva tutti i farmaci in un unico mobiletto nel bagno comune a piano terra, poi quel barattolo non aveva né un'etichetta, né un nome scritto sul tappo.
Forse Giulia aveva iniziato a drogarsi?
No, non poteva essere possibile...Si vergognò di se stessa per il pensiero che aveva rivolto verso la “padrona” che tanto temeva quanto ammirava.
Non aveva mai visto prima quelle pastiglie, si convinse che lasciandole lì Giulia si sarebbe infuriata.
Sembrava che fossero state nascoste dopo lunghi ragionamenti, in quell'angolo del letto riparato e buio così le risistemò lì e prima di uscire si avvicinò alla porta del bagno privato di Giulia e Andrea, era passata più di un'ora da quando era entrata
-Signora Arsalia, si sente bene?- lo disse con un tono di voce non troppo alto per non svegliare Nicholas che aveva il lettino nella stanza dei genitori

-Signora...- alzò di un poco il tono
-Giulia!- questa volta urlò picchiando con i pugni il legno perfettamente liscio della porta, ma invano.
Quasi avesse percepito l'agitazione del momento, o forse solo per il chiasso Nicholas iniziò a piangere rumorosamente, Lilia aprì la porta, meno male che non si era chiusa a chiave come usava fare.
Giulia era distesa sul tappeto affianco alla vasca, con solo l'accappatoio e i capelli ancora bagnati, doveva aver perso i sensi.
Lilia strattonò più volte Giulia, chiamandola per nome ed ignorando il piccolo che piangeva.
Uscì dal bagno alla ricerca di un telefono per chiamare l'ambulanza quando la donna si mosse e biascicò qualcosa di indefinito, lo ripeté più volte fino a farsi sentire.
Davanti a lei la sagoma sfocata di Lilia stava per avvicinare il cellulare all'orecchio
-Lilia no!- urlò con tutte le forze che aveva, si sentì improvvisamente come rinata, si mise seduta e strinse la cintura dell'accappatoio.
-Signora, sto chiamando un medico-
-Fermati. Dammi subito quel telefono-
-No no, lei è svenuta!-
-Dammi quel telefono o ti licenzio- il tono era glaciale;si alzò in piedi ma dovette appoggiarsi al muro, la testa le pesava e temeva che da un momento all'altro potesse esploderle.
Le stava per succedere, come la notte in cui rovesciò il thé.
Lilia esitò, ma vedendola in piedi poggiò il telefono sul bordo del lavandino, con lo stesso atteggiamento di quando nei film un poliziotto poggia la pistola perché costretto dal nemico e si fermò per vedere cosa sarebbe accaduto.
Nicholas si era calmato, ma continuava a mugolare per attirare l'attenzione.
-ESCI!- urlò Giulia con quanto più fiato avesse in corpo; Lilia sgattaiolò fuori dal bagno e corse a tutta velocità al piano di sotto, come una gazzella inseguita dal leone.
Giulia rimasta sola si accasciò in un angolo del bagno, pianse a lungo tenendosi le mani sulle tempie, premendo così tanto con i polpastrelli fino a farli diventare completamente bianchi.
Dopo un tempo indefinito si alzò, rimase nuda davanti allo specchio: stava dimagrendo vistosamente, i fianchi iniziavano a sporgerle e pure le clavicole, Andrea lo aveva notato e lei si era giustificata dicendo che faceva un po' di palestra alla mattina, mentre tutti erano a scuola o al lavoro.
Si asciugò i capelli che pettinò con cura, con i pantaloni grigi di una tuta e un maglioncino di lana bianco con vari ricami grigio/azzurro prese in braccio Nicholas e scese in cucina dove Lilia stava radunando i suoi oggetti pronta ad andarsene:
-Ehi-
-Signora- disse con tono indifferente cercando qualcosa di inesistente dentro alla borsa.
-Senti...Quello che è successo poco fa, non dirlo a nessuno. Ti prego. Dimentica proprio questa mattinata e non far più domande né a me, né a te stessa...Lo farai?-
Lilia muoveva le mani sempre più nervosamente, alzando gli occhi al cielo di tanto in tanto
-Cosa stai cercando?Mi rispondi almeno?-
Nessuna risposta.
-Lilia. Dimmi che non dirai a nessuno cosa hai visto questa mattina.-
Di colpo smise di cercare, fece un mezzo sorriso tirando fuori dalla borsa un pacchetto di fazzoletti che più volte aveva poggiato sul tavolo e riposto nella borsa nella sua “ricerca disperata”, solo allora si decise a parlare
-Perché, cos'è successo questa mattina?-
Giulia sospirò sollevata
-Oggi ho un impegno, puoi portare Nicholas con te?E' una brutta giornata ma in casa tua si trova bene no?Lo passo a prendere nel tardo pomeriggio-
La donna prese il bambino dalle braccia della madre, gli mise una giacca imbottita che si trovava nell'appendiabiti all'ingresso e dopo averlo ben legato nel passeggino uscì, in silenzio.
I lamenti del figlio risuonavano ovattati nella mente di Giulia, così come le voci provenienti dalla piccola televisione della cucina dove Lilia stava guardando una soap sudamericana.
Ingurgitò due cucchiaini di zucchero per farsi forza, anche se sapeva benissimo che la sua mancanza di sensi non dipendeva da un calo di zuccheri.
Andò a distendersi nel divano; avrebbe dovuto preparare il pranzo a Miriam ma era troppo debole al momento.
La bambina tornò a casa con lo scuolabus e trovò la madre addormentata con alcuni fogli tra le mani.
Ne prese uno e iniziò a leggere, era di uno studio medico
-Mamma controllavi le analisi?-
-Dammi quel foglio Miriam.- disse la donna che si era improvvisamente svegliata, se avesse semplicemente risposto con un "si" avrebbe evitato quello che a breve le sarebbe capitato.
-Perché cos'ha di tanto importante?-
-Tu dammelo e basta!Lo hai letto?-
-No!E se lo facessi?-
-Miriam, non è da te comportarti così!Dammelo immediatamente-
La bambina cominciò a correre per la casa, inseguita dalla madre troppo debole per starle al passo.
La bambina stava raggiungendo il cortile quando udì un tonfo alle sue spalle.
  
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