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Autore: missimissisipi    05/09/2014    3 recensioni
La figura della bambina che ha contestato prima si pone dinanzi ai suoi occhi, di spalle, in aggiunta: tutto ciò che vede è un corpo sinuoso, pelle particolarmente olivastra e capelli lucenti che farebbero concorrenza a quelli di Stefan, pensandoci.
Non collega subito al fatto che sia lei, che sia lì—rimane come un impalato a fare il maschio alfa guardandole il corpo, non prestando nemmeno attenzione a quella voce morbida che diventa più acuta quando deve rimproverare una certa Caroline.
Sabato non è stata la giornata nazionale della vista perspicace, realizza: avrebbe visto oltre quella ragazzina che gli gettava liquidi bollenti addosso e si proponeva, con gentilezza calpestata, di dargli una mano ed essergli amica. Avrebbe intravisto oltre, superficialmente parlando, e avrebbe trovato, senza nemmeno pensarci troppo, un modo per farla tacere. Più modi per farla tacere. Giura di non guardare le sue gambe quando si focalizza anche su ciò che sta dicendo (“Ammaliante è il termine che stai cercando, credo… Caroline, non tutti i bei visi devono solo portarti a letto”). Ma prima regola che si apprende quando si vuole sbloccare il livello quattro: Damon mente.
College!AU
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Caroline/Stefan, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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2Oh my, we’re going down

“Mi spieghi perché dovrei aiutarlo, cosa ho fatto?” Elena incrocia le braccia, testarda, cieca, e si poggia ad un banco della prima fila. Accanto a lei, Damon sbuffa e spera silenziosamente che si muovano: prima finiscono meglio è. Poi c’è Alaric, di fronte a loro, dietro la cattedra, lo sguardo furente rivolto a entrambi.

“Signorina Gilbert, ci sono vari fattori di cui deve tener conto: lui” – e indica Damon con una mano –“è un senior molto dispiaciuto da ciò che ha fatto alla prima festa degli Omega Chi di quest’anno, non è così? Davvero dispiaciuto” rimarca il professore volutamente, di fronte a un Salvatore che rotea gli occhi al cielo e che è sul punto di scoppiare e mandar tutti a quel paese.

“Come può probabilmente immaginare, è stato lui a far collassare il professor Tanner, attirandolo con trucchetti ben studiati alla festa… certo, se non fosse stato per questo ventunenne-”

Quasi ventiduenne” lo corregge Damon atono.

“-io non sarei qui, adesso… fatto sta che è un atteggiamento irresponsabile: si tratta di aver ingannato un docente universitario e questi, anche se in ospedale, non appena tornato, avrà ben altri problemi. Dovrà dare una sua versione dei fatti, spiegare se fosse a conoscenza o meno della presenza di minorenni che hanno ingerito alcool… faccende piuttosto serie, Elena”

Lei annuisce di fronte allo sguardo serio di Alaric: eppure, con le braccia incrociate sotto il petto, non può far altro che pensare che lei, al contrario del belloccio al suo fianco, non ha nulla a che vedere con questo macello.

“Sì, professore, ma-”

Alaric la blocca con un gesto della mano: “Poi c’è lei, signorina Gilbert. Ragazza modello e studentessa esemplare, co-presidentessa delle Omega Psi Delta in così giovane età, una delle medie più alte di tutto il campus, fedina penale pulitissima-”

(Elena è sicura che lui, alla sua destra, abbia borbottato qualcosa come “la mia fedina penale è più bianca della sua” – Elena quasi ride di fronte al comportamento quasiinfantile di un quasi ventiduenne)

“-accettata alla Brown con quello che mi sembra sia netto anticipo, ovvero un mese prima della data stabilita dalla nostra scuola, diplomatasi con i voti più alti della scuola...”

“Sì, tutto chiaro, lei è perfetta ed io detestabile e pericoloso: posso pulire la scuola, adesso?”

E’ irrefrenabile la necessità di Elena di scoppiare a ridere di fronte al professore. Ed infatti è quello che succede, sotto gli occhi sgomenti e divertiti di entrambi, ma, come Elena nota, Saltzman pare trattenersi. E’ sicura che questo lo diverta almeno un po’, in fondo non è così vecchio e pare vedere di buon occhio il giovane Salvatore.

Tuttavia, c’è una punta di indignazione nella risata di Elena.

“Io non sono perfetta” – esclama alzando le spalle e rivolgendogli uno sguardo cauto – “Mettitelo in testa”

“…Ed in grado di tener testa ad uno degli zucconi della mia materia”

Cosa?!”

Ride lo stronzo, adesso: questo è quello che pensa Damon che si è ridestato dal suo stato di fin troppo pacata tranquillità mista al voler finire tutto subito. Con o senza l’aiuto della ragazza al suo fianco.

“Non vorrà di certo che io parli con il direttore, Miss Gilbert, non è così? Una brava ragazza come lei che si ritrova a causare una lite e sporcare un edificio del campus volutamente… soprattutto con lui di mezzo” e così dicendo alza il mento per indicare Damon.

“Ragazzi miei” proferisce allora, dopo qualche minuto di silenzio in cui gli sguardi in cagnesco di Damon si sono affievoliti ed Elena ha ricambiato le occhiate con semplice e pura curiosità, che ha riempito i suoi grandi occhi da cerbiatta… è la prima volta che Damon li nota.

“Fate sì che per i prossimi quattro fine settimana possiate pulire le zone 4 e 5 del campus alla perfezione: lei, signor Salvatore-”

E qui viene di nuovo bloccato dal senior. “Chiamami Damon, Alaric. Fa troppo vecchio e troppo mio padre, e mi disgusta l’idea di essere paragonato a lui”

Damon

Elena, sgomenta, alza le braccia e fa per rifilargli una gomitata, ma il piano fallisce miseramente.

“Ho dei bei riflessi, principessa”

“Non chiamarmi così!”

Damon è costretto a lasciare la presa sui suoi gomiti alzati sopra il capo, tutto sotto lo sguardo attento di Alaric.

“Posso continuare?” – domanda sarcastico. Gli studenti sospirano – “Damon, tu sconterai la tua punizione per aver invitato Tanner alla festa, mentre tu, Elena, avrai la silenziosa possibilità di farti perdonare da Damon – e viceversa – per la lite, in modo tale da concludere le faccende in privato, senza coinvolgere altri enti… chiamiamoli così… e le vostre fedine penali rimangono pulite… la tua è più bianca, Damon, sì, l’hai già detto”

La classe in cui si trovano è quella che Saltzman usa dal momento in cui Tanner è andato via: pare essere identica, ma non lo è affatto se si osserva cautamente la cattedra del docente, per esempio; più disordinata, più fogli sparsi e stropicciati, un plico di test da correggere vicino alla spillatrice e quell’oggetto che assomiglia ad un thermos di caffè – meglio non indagare oltre.

Ci sono delle veneziane bordeaux semichiuse sulle tre ampie finestre che danno sulla strada per il campo da football, i banchi puliti e troppi fogli attaccati sul muro: da gruppi di scrittura pomeridiana dopo pranzo a audizioni per il musical del Campus… sino alla festa di addio dell’anno scorso, un falò facile da dimenticare: una scusa, più che altro, per bere, bere e bere. Elena era disgustata dalla massa di sbronzi adolescenti che la circondava ed era scappata nel suo dormitorio al più presto – chissà cosa faceva Damon allora, perché lui le interessava particolarmente. Adesso non è più nemmeno sicura della sua cotta.

“Tutto chiaro?”

 

Elena è incappata in un dramma più grande di lei e forse lo sa – ma chi non è a conoscenza di tutto questo è Bonnie, per esempio, troppo impegnata a studiare e cercare di entrare in quel Glee Club Acapella, o Caroline, che non chiama perché ha un esame alla fine del mese importantissimo se vuole ottenere quello stage estivo. Oppure Katherine, che vede cancellata la serata delle Omega Psi Delta e ha la bocca aperta a formare una ‘o’. Solo questo: nessun’altra reazione, gliel’ha detto la presidentessa, passando per avvisare le sorelle e lamentarsi circa Elena.

(“Studiare persino il sabato sera… quella ragazza è un accidenti” – E’ bionda, nota Katherine, capelli lunghi e boccolosi, sguardo fiero e chiaro, che intravede tutto oltre la prima facciata di ogni persona)

“Rebekah Mikaelson, presidentessa e senior.” Poi si era presentata, increspando le labbra appena e porgendole la mano. “Ti faremo sapere la prossima riunione… se Elena ha visto qualcosa in te, la vedremo anche noi: è solo questione di tempo”

E poi era andata via dopo aver gettato uno sguardo confuso alla stanza del dormitorio: troppo ampia, forse, persino per tre ragazze di cui una matricola. Sorriso. Cenno con la mano. Via dalla visuale.

Poi era stato il turno di Katherine per guardarsi attorno: Bonnie era via, intenta a evitarla e studiare. Non le aveva ancora parlato del suo piano firmato perché-non-siamo-amiche. Elena era scomparsa dalla caffetteria quando lei era uscita dal bagno: Aaron, il ragazzo del bancone, le aveva riferito ciò che aveva detto lui Saltzman. Lezioni straordinarie. Crediti extra. Sì, certo, di sabato sera.

Appena sorridente, aveva preso il cellulare, composto il solito numero, e atteso la voce dall’altro capo.

Risponde la segreteria telefoni-”

Aveva subito premuto il tasto rosso. Nei suoi giorni migliori, poteva ascoltare il suo ‘pronto?’ e sorridere spensierata.

Ma quello, realizzava stesa sul letto con la sua amica stretta nella mano sinistra, non era affatto un giorno fortunato.

 

 

E’ sera. Damon sbuffa ogni tre minuti esatti, un gesto che ricalca l’esasperazione, lenta, a cui quella punizione lo sta portando, e lo porterà per le prossime quattro settimane. Impugna con più decisione la scopa, ed i movimenti con cui spazza per la classe di Saltzman, ad esempio, si fanno scoordinati e violenti. Ed Elena vorrebbe starsene zitta – farlo pulire in quel modo barbaro, anche se potrebbe benissimo definirsi un eufemismo, dato che è molto, molto peggio di una azione barbara. Okay, non stanno parlando, non l’hanno fatto da quando Alaric ha varcato quella soglia, ma devono rendere le classi e gli altri spazi più decenti della situazione attuale, non è incluso nel pacchetto peggiorare tutto quanto.

“Così facendo perdi solo tempo” – dice con tono calmo, cercando di suonare simpatica alle orecchie del castano, ma lui la degna solo di un’occhiata rapida e antipatica – “Non è così che si pulisce”

Sbuffa. E sono trascorsi altri tre minuti.

Elena decide di lasciar perdere, almeno a voce: sa che non l’ascolterà ma non proverà a scusarsi per i cappuccini, se è quello che lui vuole. Ed in più, desiderano entrambi finire presto perché hanno altro da sbrigare. Così, l’unica soluzione plausibile che le balza in testa è quella di lasciarlo fare. Solo quello. Perché poi, tanto per dirne una, ripasserà con la scopa sugli stessi punti in cui Damon ha miserabilmente fallito. E, tanto per dirne un’altra, passerà lo strofinaccio pieno di detersivo sui banchi dove Damon, di nuovo, fallirà.

E’ quello che succede nelle successive due ore, fino a che, finita anche la zona 5, Damon fa per tornare in una classe. L’ex di Tanner. Quella di Alaric.

“Abbiamo già…” sta per ricordare, quando lui la ignora bellamente e si rinchiude dentro.

Elena è allibita da quel comportamento, ma poco dopo si ridesta: cosa ha intenzione di fare? Buttare all’aria quello spazio? Farla pagare a Saltzman? Oh, no, non si azzardasse!, riflette dura, non voglio che duri un secondo di più questa punizione.

Quindi lo segue, rapida – spalanca la porta e la fa sbattere, gli occhi quasi stretti a fessure e le labbra rigide. “Cosa diam…” ma le parole, ancora, le muoiono in gola. Quello spettacolo è inimmaginabile, oltre lo sperato ed il supposto. Damon Salvatore è seduto sulla poltrona alla cattedra, sembra voler impersonare Alaric. Poi allunga le gambe sul tavolo (la superficie da lei pulita) e incrocia le braccia dietro il capo.

Sembra notare un’altra presenza nella stanza – sarebbe da arroganti non farlo. Più arrogante di quanto non lo sia già, si intende.

Damon osserva Elena nel modo in cui nessuna ragazza al mondo vorrebbe essere guardata: gli occhi chiari scuri e pesanti per il disprezzo che sembra provare nei suoi confronti, l’odio che, come una scintilla, come la luce fioca della stanza, dona allo sguardo maggior potere. Ed è un attimo – una flebile frazione di secondo. Lui distoglie i suoi pozzi dalla figura stanca e sporca della ragazza, che è sullo stipite della porta, gli occhi liquidi e le labbra socchiuse.

Apre il terzo cassetto, agile, dimostrando di averlo fatto altre volte, toglie quello che Elena riconosce essere un doppiofondo e ne estrae una bottiglia di Bourbon.

“Non puoi-”

La voce di Damon si infrange come uno specchio rotto in mille pezzi: “Mi dispiace, ma devi essere almeno al livello di amicizia quattro per sbloccare la mia tragica storia” – beve un lungo sorso e torna a guardarla – “Devo urlare ciò che è sottinteso?”

Elena corre via, disgustata.

 

 

Ti ha davvero detto questo?” – urla Caroline dall’altro capo del telefono – “Lo stronzo ha detto così?”

Annuisce, Elena, un gesto lento che è cullato dalla propria voce, “Sì, Care, ma-”

Ma nulla!” – sbuffa e cala un pacato silenzio fra loro. Elena vorrebbe non essersi confidata con la sua migliore amica perché questo la fa infuriare. E Care infuriata va tenuta alla larga. Care infuriata è una bomba ad orologeria pronta ad esplodere. – “Senti, devi farti rispettare…”

“Mi sembra un’ottima idea. Me la caverò-”

“…il prossimo fine settimana posso venirti a trovare. Certo, non è sicuro che possiamo vederci anche per il ringraziamento, con questa visita anticipata, ma… potremmo farcela. Metto qualche soldo da parte – dio solo sa quanto volevo le scarpe per la festa di Tyler – ma almeno siamo due contro uno stronzo che vale per tre. Sblocco io la sua tragica storia, eccome se lo faccio!”

“Oppure” – propone Elena con un tono di voce sorpreso, come se l’idea fosse spuntata all’improvviso mentre non lo è: infatti, è ciò che ha pensato l’esatto secondo dopo che lei ha pronunciato quel ‘Ti ha davvero detto questo?’ – “Puoi rimanere dove sei e sfodero le mie armi migliori. Sono una Gilbert. Ho gli artigli”

Elena…”

“Sai quanto sarebbe bello vederci per il ringraziamento, Care” ammette Elena abbassando lo sguardo e attorcigliando una ciocca di capelli ad un dito.

Lo so” – ribatte quella sospirando – “E’ da agosto che programmiamo tutto nei dettagli

Con un sorriso, Elena non pronuncia poche parole che scatenerebbero un putiferio: tu, hai, programmato, tutto, nei, dettagli, Care.

Annuisce ancora, pur sapendo che nessuno può vederla: né Caroline, né le sue coinquiline, andate via da un pezzo. Lei è stanca per cui non ha deviato per la casa di qualche sciocca confraternita che organizza  feste scadenti ogni settimana, né per il pub un po’ distante dalla caffetteria in cui si festeggia sempre senza una reale motivazione. E nemmeno per il campo di football, ancora illuminato per la partita forse finita da poco. Leggerà o saprà domattina tutti i risvolti di questa serata per lei limitata dalle zone 4 e 5 del campus e occhi chiari e bastardi.

E pensare che fino a poco tempo fa lui era il ragazzo bello dei volantini, nell’anno in cui Elena era una matricola. Pare una vita fa.

“Sono esausta, Care, ho avuto una lunga giornata: rimaniamo così, mhm?”

Sì, d’accordo” – Care ha il tono da mamma chioccia preoccupato, ora – “Vai e lotta, principessa guerriera

E poi sorride, la saluta e chiude la chiamata. Poggia il cellulare sul comodino e fa l’esatto opposto di Damon seduto alla cattedra. Si stringe a sé, le gambe strette al petto, la schiena ritta contro la testiera del letto, il mento poggiato sulle ginocchia: è ferita, sì, quello sì, eppure c’è una parte di lei prettamente masochista che le urla di non arrendersi nei confronti di quel ragazzo apparentemente problematico. Ha pur sempre ventun’anni, è ancora troppo giovane per aver visto e vissuto tanti mali. Il che, tradotto nella mente di Elena, significa solo una cosa: che può essere curato.

 

 

 

E’ lunedì e questo significa solo tre cose nel vocabolario di Elena.

Numero uno, che mancano solo cinque giorni prima che riveda Damon. Per fortuna, e sottolinea queste due parole, il campus è un luogo enorme animato da milioni di persone. Sul serio, scoiattoli compresi. Quante sono le possibilità che lo veda anche fuori dalle zone quattro e cinque di sabato, mhm? Una su diecimila? Forse anche meno.

Numero due, può pranzare in pace con Bonnie tutti i giorni d’ora in poi, perché sembra che ora le cose con il Glee Club Acapella stiano per diventare serie. Hanno le prove molto più spesso, e nel pomeriggio inoltrato, cosa che ad Elena pare fin troppo dura. Eppure non ha il coraggio di criticare ciò di fronte al volto angelico della sua amica. Comunque sia, non deve più sopportare Mason Lockwood e le sue storie sul club di anatomia a pranzo. Il che, davvero, credetele, è l’esatto contrario di quello che crede sia lui, ossia esaltante. Sorprendentemente imbarazzante e noioso. Anche peggio.

Numero tre ma non per questo meno importante: può dedicarsi alla sua confraternita, alla sua sorellanza magnifica e tutto ciò che questo implica. Le loro vere feste, i mixer party, i giorni di tranquillo studio e, soprattutto, le iniziazioni per i nuovi membri femminili. (Non è così spaventoso come può suonare, perché non è niente che includa gocce del proprio sangue ed evocazioni di spiriti in latino, ma sono divertenti e provocatorie, nei limiti concessi s’intende).

Rebekah Mikaelson si siede di fronte a lei, in tutta la sua bellezza: le sorride come sempre, rapida ed effimera, ignora Bonnie seduta accanto ad Elena e poi inizia a parlare.

“Da oggi iniziamo con gli studi in biblioteca – ce l’hai presente, no? La stanza che hai occupato sabato scorso e che ti accoglierà per i prossimi fine settimana – e come presidentessa ti nomino incaricata di mettere a posto i libri che prenderemo. L’anno scorso l’ho fatto io… adesso è il tuo turno, co-presidentessa!” – si alza e, sempre con un sorriso malandrino sulle labbra, fa per andarsene, ma si blocca, ad un certo punto, quando non è nemmeno così lontana – “Ah, Elena, dimenticavo: prendilo come qualcosa per farti perdonare per questa mancanza improvvisa, d’accordo?”

E quando la sua aurea da Veela non aleggia più nell’atmosfera della mensa, Elena può tornare a respirare e borbottare (e imprecare contro la sua presidentessa, che è ostinata, testarda, buona ma stronza e vabe’).

“Wow” Katherine si è appena accomodata al loro tavolo, osservando il punto in cui prima c’era Rebekah e non avendo altro da dire.

“Beh, ti presento Rebekah Mikaelson, Omega Psi Delta da prima di me e te” borbotta Elena.

Katherine si riprende, sbatte le ciglia e sorride: è il suo marchio di fabbrica. “Sa come imporsi, tutto sommato. E la sua confraternita è una delle migliori del campus. Credo perché ci sia lei dietro, no?”

“Quello sì” annuisce Elena mangiando il suo pollo speziato con maionese “E’ un buon leader, hm… a proposito! Ci sarai per le lezioni assieme questo pomeriggio, no? Ti presentiamo alle altre e vediamo cosa ne pensano!”

“Ovviamente” esclama in risposta “Grazie, Elena”

Bonnie alza gli occhi al cielo e termina il suo pudding con crema al cioccolato in silenzio.

 

 

Maledetta. Di. Una. Mikaelson.

Hanno appena terminato la sessione di studio collettiva, in cui tutti, e proprio tutti, hanno preso il maggior numero di libri possibile dagli scaffali e li hanno ovviamente abbandonati sui tavoli da otto uniti come hanno fatto anche l’anno precedente.

Ed Elena sta mettendo tutto a posto – Miss Flemming ogni tanto le lancia uno sguardo pieno d’astio, per controllare che infili il volume nello scaffale esatto, persino posto esatto, in ordine alfabetico, di autore… pazzia. Elena, fra l’altro, non è nemmeno felice per Katherine. Non che siano chissà quali amiche strette, certo che no… ma tutti l’hanno vista di buon occhio, l’hanno ammirata da quando si è presentata ed hanno esultato quando “Penso di voler far parte di questa confraternita… come scegliete i nuovi membri?” ha detto.

Sbuffa, un gesto che le ricorda Damon e la fa arrabbiare ancora di più, se possibile.

Gliene mancano una decina… Un libro di Dickens, uno delle sorelle Bronte…

“Salvatore, ogni volta mi stupisci” – dice una voce sarcastica – “Nel pacchetto punizioni è incluso il divertimento?”

“Non scherzare, Enzo” – risponde un ragazzo. Elena quasi sobbalza e si ammutolisce: è Damon. Cosa ci fa qui? – “Fare questo stupido programma radiofonico è anche peggio che pulire questo stupido college”

L’altra voce ride, melliflua, incurante del tono basso da mantenere in questi posti e, soprattutto, di quello che pare essere suo amico. “Sta’ zitto”

“Oh, non penso proprio – e comunque datti una mossa, aiutami a trovare un codice per dire che organizziamo il giro del mondo in sette giorni

Segue un breve silenzio che Elena giudica imbarazzato. Si sposta un po’, senza far rumore, giusto per osservarli da uno spazio vuoto dato da un libro non ancora al proprio posto. Li vede. Damon ed il ragazzo di spalle. Sbatte le ciglia.

“Non crederai mica che appenderemo dei volantini o lo diremo a gran voce, no?! Il rettore Cowell potrebbe persino espellerci se lo sapesse…”

“Lo sanno, te lo assicuro”

“Beh, questo non lo metto in dubbio – sarebbero stupidi a pensare che nessuno beva alcool, hanno avuto la conferma con voi Omega Chi, no?”

“Sì, ma… Enzo-”

L’altro lo blocca inclinando il capo. “Non avrai paura che ci scoprano, Damon…?”

“No!” risponde troppo rapidamente Damon “Solo… Non mi va di far incazzare qualcun altro. La punizione mi sta già costando troppo”

Enzo si volta appena, verso un tavolo vicino sul quale poggia un plico di fogli. “Eppure pensavo che la ragazza fosse una bella distrazione…”

Le guance di Elena s’imporporano all’istante: eppure una domanda è lecito porre, perché, insomma…

“Come diavolo fai a saperlo?”

“Ho le mie fonti” risponde strafottente, sorridendo al suo amico e togliendosi la giacca.

Ma prima che Damon possa ribattere in qualche modo, Miss Flemming li rimprovera bruscamente per il loro comportamento, e gli intima, con sguardo duro, di far silenzio.

“Allora… questo codice?”



Bonsoir! Sono riuscita ad aggiornare piuttosto presto per i miei standard, ma fortunatamente è un capitolo che si è lasciato scrivere senza troppi problemi. E' piuttosto lungo (3K e  qualche centinaia) e non prometto un rapido seguito, nonostante le prime righe siano già scritte! E' un importante capitolo, a tratti di passaggio, PIENO ZEPPO di piccolezze e sottigliezze che si svilupperanno in seguito. Davvero, se qualcuno le riesce a notare e a capire cosa ci sia dietro... chapeau, seriously.  Spero vi piaccia e mi auguro che abbiate un minuto per lasciarmi un parere:)
eccovi una nota che sarà importante per il prossimo aggiornamento!

·Il giro del mondo in sette giorni: è un gioco tipico del college, in cui ci si iscrive se si vuole che la propria stanza divenga uno "stato" , ed in pratica ognuna di queste si addobba in vari modi per far sì che ci sia l'atmosfera di quella nazione. (con bandiere, cibo, etc) E' un gioco che dovrebbe durare sette giorni, ci sono quindi numerosissime stanze che dovrebbero simbolizzare i vari stati del mondo, c'è della musica ed è una scusa per bere e ubriacarsi. Almeno io lo conosco così, se qualcuno sa un'altra versione non esiti a dirmela perchè so di non essere la persona più informata sui college:)

vi ripropongo la canzone che mi ha ispirata e che amo follemente: questa 

vi invito, poi, a passare da qui,  To bet is to get,  storia scritta a quattro mani con l'autrice  valins

((la gif sottostante è il magnifico prestavolto di katherine))

a presto, si spera! grazie per tutto e godetevi il capitolo! ♥♥

missi

http://gameofkings.wdfiles.com/local--files/synniva/SynLook.gif

  
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