Cap
1
Stanford
non era male se potevi permettertela. Anzi, a voler
essere onesti era molto più di “non
male”, specialmente se avevi diciassette
anni e ti eri diplomata con un anno di anticipo grazie a un corso
online. Per
non parlare poi del fatto di essere un’aspirante Cacciatrice
di licantropi e
altre creature soprannaturali.
-
Quindi è qui che passi tutte le mattine? –
Chris
osservò il campus con circospezione, soffermandosi
leggermente sulle decine di ragazzi che affollavano il cortile e si
dirigevano
verso il campo da pallacanestro.
-
È pieno di ragazzi – constatò.
Alys
rise, gli occhi che luccicavano divertiti, - Che
c’è,
Argent, sei geloso? –
-
Assolutamente sì. –
Questa
volta furono in due a ridere. Alys afferrò la mano
del ragazzo e lo guidò verso il campo.
-
Andiamo a dare un’occhiata. –
Il
basket le era sempre piaciuto e aveva un talento più che
discreto nel giocarci. Tuttavia non aveva fatto domanda per entrare
nella
squadra del college perché non aveva alcuna intenzione di
passare lì dentro più
tempo del dovuto. Non era un’adolescente come tante altre, la
comune vita
noiosa non faceva per lei.
Presero
posto sulle gradinate, il più possibile vicino alla
rete di confinamento del campo. Giocava la squadra maschile; era un
semplice
allenamento, ma il motivo per cui le cheerleader e la maggior parte
delle
ragazze del campus si erano radunate lì era ben chiaro. Il
capitano della
squadra era un ragazzo dai capelli scuri e gli occhi verde azzurri, il
volto
scolpito e la bellezza devastante. Sembrava un angelo, ma dal modo in
cui
sorrideva si capiva che avesse un’anima da diavolo tentatore.
Ed era bravo,
doveva ammetterlo, al punto che sembrava quasi volasse in mezzo ai suoi
compagni.
-
Non male – commentò, osservandolo fintare e
mettere a
segno un canestro da tre punti.
Il
ragazzo si voltò verso di lei, osservandola con quegli
occhi prodigiosi e un sorrisetto sghembo sulle labbra, dandole
l’impressione di
aver sentito perfettamente il suo commento.
Ma
non poteva essere, no? In fin dei conti lei era distante
una ventina di metri da lui e aveva parlato a voce molto bassa.
Lanciò
la palla nella sua direzione, oltrepassando la rete
di sicurezza.
Alys
l’afferrò al volo, bloccandola pochi centimetri
sopra
la sua testa.
-
Non male – ammiccò il ragazzo, prima di
aggiungere, - Ma
sei anche capace di giocare?
–
Scambiò
un’occhiata con Chris, che scosse la testa
allargando le braccia, come a dire che se proprio voleva mettersi in
mostra lui
non aveva niente da obiettare.
-
D’accordo, ti faccio vedere come si gioca … ma
promettimi
che poi non correrai a piangere dalla mamma –
replicò, sfilandosi la felpa e
varcando l’ingresso del campo. Lasciò palleggiare
la palla per un paio di
volte, poi scattò in avanti, dritta verso il canestro.
Aveva
fatto un paio di metri che se lo ritrovò accanto,
intento a marcarla talmente stretta che le loro braccia nude si
sfioravano. La
pelle alabastrina di lui era bollente, sembrava quasi avesse la febbre,
ed era
persino più veloce di quanto pensasse.
Il
resto della squadra li guardava divertiti, scuotendo la
testa, mentre un biondo dagli occhi nocciola esclamava: - Tipico di
Peter,
quando vede qualcuna carina non può fare a meno di mettersi
in mostra. –
Tentò
un tiro, venendo intercettata dal braccio di Peter che
deviò la palla facendola rotolare via. Scattarono insieme,
finendo con il
rotolare a terra, leggermente acciaccati.
Alys
piegò lentamente il gomito, trattenendo un gemito di
dolore, e lo fulminò con un’occhiataccia.
-
Sei completamente idiota? Potevi spaccarmi un braccio in
quel modo. –
Il
ragazzo si passò una mano dietro al collo, apparentemente
imbarazzato, per poi porgerle una mano e aiutarla ad alzarsi.
– Scusa, certe
volte fatico a controllare la mia forza. –
-
Sbruffone. –
-
No, veramente mi chiamo Peter. Peter Hale – la corresse,
rivolgendole il più fascinoso dei suoi sorrisi.
Hale.
Apparteneva a quegli
Hale. Ora sì che tutto si spiegava alla
perfezione. Le sembrava
inumanamente veloce perché lui non
era umano e la temperatura bollente era tipica in quelle creature prima
della
luna piena.
Ritrasse
la mano di scatto, indietreggiando e sentendo un’espressione
disgustata dipingersi sul suo volto.
Peter
aggrottò la fronte, perplesso. – Guarda che non ho
nessuna malattia infettiva, sai. –
-
Non ci giurerei … Lupo. –
Sputò
l’ultima parola come se fosse l’insulto peggiore
che
potesse venirle in mente.
Lo
sguardo del licantropo tentennò leggermente, scrutandola
dalla testa ai piedi. – Argent? –
Scosse
la testa. – Calavera. –
Fu
il turno di Peter di indietreggiare, ma non appariva
affatto spaventato come avrebbe dovuto essere. Più che altro
sembrava
divertito.
-
Le fanno sempre più carine queste Cacciatrici. –
Alys
scosse la testa, incredula, per poi voltargli le spalle
e dirigersi verso Chris, che si era alzato in piedi e osservava la
conversazione da lontano con cipiglio severo. Aveva mosso un paio di
passi
quando una presa ferrea le serrò il polso e la costrinse a
voltarsi indietro.
-
Aspetta. Come ti chiami? –
Provò
a liberarsi,
tirando prima indietro e poi di lato, ma l’unico
risultato che ottenne
fu una fitta di dolore che dal polso le inondava tutto il braccio.
-
Lasciami … andare … immediatamente. –
sibilò lentamente.
-
Prima dimmi il tuo nome, poi giuro che ti lascio andare –
- Perché vuoi
saperlo? –
-
Perché dovrò pur sapere come chiamare la mia
prossima
ragazza, no? – ribattè, sorridendo sfrontato.
-
Idiota. –
Peter
aggrottò la fronte, fingendosi pensieroso. – No,
sono
abbastanza sicuro che non ti chiami “idiota”.
–
Alzò
gli occhi al cielo, sbuffando esasperata.
-
D’accordo. Mi chiamo Alys … adesso lasciami
andare. –
Non
aveva finito la frase che già la presa era scomparsa e
con essa il dolore
dei suoi tentativi di
liberazioni. Uscì dal campo alla svelta, ma non prima di
sentire la voce di
Hale che diceva: - Ci vediamo in giro, Alys. –
Spazio
autrice:
Eccoci
con l’aggiornamento. Spero di essere riuscita a rendere Peter
abbastanza IC.
Fatemi sapere che ne pensate. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt