Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: pepperandchocolate    06/09/2014    5 recensioni
La storia è ambientata alla fine di Twilight. Cosa succederebbe se Bella si stancasse dei continui rifiuti di Edward, della sua smania di proteggerla e del suo tenerla sotto una campana di vetro? Il loro rapporto si evolverebbe o andrebbe incontro alla rottura definitiva? Edward riuscirà a capire che fare la cosa giusta non è sempre la cosa giusta?
Vi invito a scoprirlo in questa ff!
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Emmett Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il chiodo fisso di quella giornata era l’assurdo comportamento di Edward. Ok non passare per la notte, infondo l’avevo voluto io, ma non cercarmi nemmeno il giorno dopo mi sembrava un’esagerazione. Insomma, avrebbe potuto fare almeno una telefonata! C’era qualche assurda regola del galateo del secolo scorso che gli impediva di farlo? O semplicemente era il suo orgoglio a bloccarlo?

Queste erano le domande che mi facevo mentre lavavo la biancheria, ripulivo le credenze della cucina, percuotevo il divano con il battipanni. Mi ero lasciata qualche lavoro di casa arretrato, lo ammetto. Ero furiosa. La prima giornata di vacanza dopo quel semestre scolastico e dopo James l’avevo passata chiusa in casa, a pulire.

Se avevamo un problema non ne potevamo discutere? Doveva essere sempre così prepotente? Doveva sempre decidere anche per me?
Mi domandai se fosse o meno il caso di chiamarlo. Ero veramente indecisa. Da un lato avrei voluto farlo, per parlare civilmente e giungere ad un compromesso. Sentivo la sua mancanza e avrei voluto averlo davanti, anche solo per litigarci. Dall’altro lato mi feriva il fatto che non lo avesse fatto lui. Evidentemente a lui non mancavo.

No, non lo avrei chiamato, decisi mentre rammendavo i calzini di mio padre.

Anzi, se mi avesse telefonato lui probabilmente non gli avrei risposto, mi dissi quando, stirando, alzai lo sguardo a fulminare il mio cellulare.

DRRRRIIIIIINNNNN

Sobbalzai allo squillo e mi fiondai a rispondere, facendo cadere tutti i miei buoni propositi.

- Pronto?! – dissi con aria isterica, senza nemmeno controllare chi fosse il mio interlocutore.

- Ciao Bella, sono Angela! Ti disturbo?

- Ciao Angela! Non mi disturbi affatto! Come stai?

- Io sto bene! Tu piuttosto? Deambuli normalmente adesso?

- Ahahahah sì Angela, finalmente ho terminato la fisioterapia e adesso sono come nuova! Anche se sai che per me camminare normalmente non sarà mai possibile, sono troppo goffa!

- Ahahah Bella ma che dici! Se la pensi così non riuscirai mai a superare il problema!

- Bah, non saprei… ma tu raccontami un po’, quali novità hai?

- Nessuna in particolare, ti ho chiamata per dirti che stasera facciamo una piccola festicciola di fine anno scolastico! Niente di che, siamo: Jessica, Mike, Erik, Ben e io. Ci chiedevamo se volessi venire anche tu… che ne dici? Ah ovviamente puoi portare anche Edward…

Certo, come no! Edward! Forse avevo un’idea migliore…

- Edward questa sera ha già un impegno, ma io sarò molto felice di venire! – sì, forse una serata tra i comuni mortali mi avrebbe fatto del bene – dove ci vediamo?

- Se vuoi possiamo passare a prenderti io e Ben, abbiamo posto in macchina…

- Se non è un disturbo… per me va bene!

- Ok, allora ci vediamo alle venti e quindici, a dopo!

- Grazie Angela, a dopo!

Ecco fatto. Non sarei rimasta ad aspettare che Edward smaltisse la sua rabbia in eterno, avevo già sacrificato il mio primo giorno di vacanza per una telefonata che alla fine non è arrivata! Però era proprio strano che mi facesse aspettare tutto questo tempo, non era da lui. Non che avessimo mai litigato prima, però pensavo fosse più il tipo da “parliamone e cerchiamo di risolvere questa cosa” piuttosto che da “eloquenti silenzi”. In questo caso era preoccupante su quanto mi fossi sbagliata sul suo conto. Ma se non fosse stato così? Forse c’era un motivo più importante a giustificare il suo silenzio.
Tutto ad un tratto venni assalita dall’ansia. Già avevo il cuore in gola mentre, con le dita tremanti, cercavo il numero di Alice in rubrica. Provai a telefonarle ben due volte, ma non ottenni nessuna risposta. Inquietante, Alice rispondeva sempre al primo squillo. Provai con Edward, ma partiva la segreteria telefonica.

Feci un profondo respiro e mi diedi una calmata, mentre digitavo sulla tastiera del telefono fisso il numero di casa Cullen. Per fortuna Esme mi rispose quasi subito e potei tirare un sospiro di sollievo.

- Casa Cullen

- Ciao Esme, sono Bella!

- Ciao Bella! Se cerchi Edward non è in casa!

- Ah… e Alice?

- Non c’è nemmeno lei! A dire il vero sono sola a casa, sono tutti usciti per andare incontro a certi vecchi amici di Carlisle che vengono dall’Italia. Sai, loro sono un po’ libertini nel loro stile di caccia e noi vogliamo essere sicuri che a Forks e dintorni non ci siano vittime.

- Ho capito, adesso sono più tranquilla, grazie.

- Scusa Bella ma ora devo proprio andare, ho un appuntamento di lavoro e non posso far tardi!

- Ok, allora cia……

TuTuTuTuTuTu

- o Esme, quanta fretta!!!

Bah, ma cosa avevano tutti quanti oggi? Potevano dei vampiri soffrire di stress? Pensai proprio di sì, ma non avevo intenzione di prendermela con la povera Esme, lei che era sempre buona e gentile con tutti. Ma con Edward sì. Per quanta fretta potesse avere, un sms, un piccione, un telegramma o qualsiasi cosa si usasse ai tempi suoi avrebbe potuto farla.

Calmati Bella, ne discuterete più tardi o al massimo domani.

Intanto quella sera sarei uscita con i miei compagni di scuola e di certo non avrei potuto presentarmi con i capelli tutti arruffati e il sudore di un’intera giornata di pulizie appiccicato addosso, perciò mi diressi in bagno a fare una doccia. Asciugati i capelli, indossai un vestitino a mezze maniche e lo scollo a barca, con una fantasia floreale sui toni del beige e del blu,  e degli stivaletti di pelle marrone chiaro abbinati ad una borsa, doni di Alice. Pensai comunque di portarmi un cardigan e un ombrello: anche se era estate ci trovavamo pur sempre nella Penisola Olimpionica ed era meglio non sfidare il tempo.
All’orario stabilito trovai Angela e Ben aspettarmi sotto casa, andai da loro e la serata iniziò. L’appuntamento con gli altri era ad un nuovo locale che aveva aperto da poco a Port Angeles, lo “Spectrum”. Appena arrivati scoprii la motivazione di tale nome: l’atmosfera del pub era tetra e ovunque erano sistemati spettri di ogni tipo. Gli interni e i tavoli erano in legno, e vi era una grande pista da ballo. Non potrò mai dimenticare la faccia che aveva Mike quella sera: bianco come un cencio e lo sguardo spaurito, si capiva chiaramente che avrebbe preferito continuare la serata altrove. Tuttavia agli altri, me compresa, il posto piacque parecchio: da quelle parti c’erano ben pochi locali e nessuno aveva un’ambientazione così particolare come lo Spectrum. Sperai per Mike che la buona musica potesse distrarlo: quella sera proponevano un tributo ai Queen e, checché ne pensasse Edward della musica degli anni Ottanta, erano tra i miei gruppi preferiti.

Tra una chiacchiera, un panino e gli scherzi diabolici di Erik ai danni dei poveri Mike e Jessica (ebbene sì, ho detto “poveri”, io nei loro panni avrei perso la pazienza, invece loro seppero stare al gioco) il tempo passò velocemente. Mi concessi anche un boccale piccolo di birra e devo dire che non era male. Cantammo a squarciagola “We are the champions”, ancora entusiasti di aver terminato bene l’anno scolastico.

Si fece l’una prima che uscissimo dal locale. Probabilmente avremmo fatto una passeggiata, ma il maltempo ce lo impedì, perciò tornammo a casa, con la promessa di ripetere al più presto la ritrovata.

In macchina io ed Angela parlammo dei nostri progetti per i mesi estivi e lei mi disse che non aveva nulla in programma. Io le accennai che sarei voluta partire insieme ad Edward, ma eravamo ancora indecisi se e dove andare.

Infine arrivai a casa. Di proposito, solo allora controllai il cellulare, ma di Edward ancora nessuna notizia. Andai in camera mia, decisa a non allarmarmi per il suo strano comportamento almeno fino al giorno dopo, e mi avvicinai alla finestra per aprirla. Era un modo per dirgli che anche se mi avesse trovato addormentata, ero felice della sua presenza. Nel momento in cui mi accorsi che la finestra già era aperta sentii una presa gelida stringermi le mani dietro la schiena e una mano coprire la mia bocca per non farmi urlare.

Ci volle meno di un secondo per capire che era un vampiro e che non si trattava di Edward.
 

Ciao ragazze! Vi chiedo scusa per il mostruoso ritardo, spero nel vostro perdono e che continuerete a seguire questa ff. Un bacio a tutti quelli che seguono Moonlight e a coloro che mi hanno inserito tra gli autori preferiti.
Per il prossimo capitolo non vi toccherà aspettare così tanto!
A presto!!!

 
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: pepperandchocolate