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Autore: breath    06/09/2014    3 recensioni
°Seguito di Ride°
E' facile buttarsi a capofitto nel vortice della vita di cinque rockstar, farsi trascinare dalla corrente dell'alcool, delle droghe, del sesso e della musica dimenticandosi di piantare le proprie radici su un terreno solido.
Per Bonnie, l'aver conosciuto Slash e i Guns N' Roses equivaleva al muoversi a ritmo di musica su un palcoscenico illuminato da un milione di luci scintillanti. Ma se le luci si spengono e la musica cambia, quel palcoscenico manterrà il suo splendore? Bonnie dovrà camminare al buio in cerca del suo interruttore, senza sapere se la mano che sta stringendo la guiderà o la spingerà lontano facendola cadere.
"Bite the hand that feeds
Tap the vein that bleeds
Down on my bended knees
I break the back of love for you."
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Quasi tutti, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sweeter than Heaven, hotter than Hell'
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"Blind my eyes
 So I can't see
 What's coming for you
 Is coming for me
 I hear the choir sing
Calling me on back to you
And I, I forget now
Just what I'm supposed to do."

| Slash ft. Rocco De Luca - Saint Is A Sinner Too |



Bonnie girò la chiave nella serratura, aprì la porta e diede una fugace occhiata dentro l'appartamento avvolto nella penombra constatando che era vuoto. 
Portò stancamente il borsone che gravava su una spalla in camera sua e si avvicinò a una grande gabbia di spesso vetro che si trovava in un angolo della stanza, controllando il grosso anaconda che vi dormiva pacifico. 
Lanciò uno sguardo indeciso a una piccola scatola di cartone che teneva tra le mani e poi guardò nuovamente Clyde. 
Sapeva che era la legge della giungla e cose simili ma lei non si sentiva ancora del tutto a proprio agio a sacrificare dei poveri topolini in favore della sopravvivenza dell'animaletto domestico di Slash. D'altra parte però non poteva lasciarlo morire di fame. 
Una smorfia increspò le sue labbra mentre apriva il coperchio della casetta di Clyde e depositava accanto al corpo del rettile addormentato la scatola di cartone semichiusa. Sentì degli squittii provenire da dentro ma cercò di ignorarli e si tolse velocemente i vestiti dal corpo sudato per poi dirigersi in bagno e buttarsi sotto la doccia. 
Non avrebbe fatto morire di fame l'animale ma di sicuro non avrebbe assistito ai suoi pasti. 
Una volta sotto il getto della doccia, si concesse il lusso di sospirare e rilassarsi un po'. 
Era stata una giornata a dir poco orribile: aveva dovuto fare un servizio fotografico per una ragazza che voleva intraprendere la carriera di modella e quella si era rivelata una smorfiosetta piena di sé che credeva di essere già una professionista e che non accettava i suoi consigli, facendo di testa sua nelle pose e facendole fare il doppio della fatica per risaltare la sua sbiadita bellezza. 
Bonnie non era esperta del settore moda ma quando aveva iniziato a lavorare i primi ingaggi erano consistiti proprio in book per aspiranti modelle quindi aveva imparato un po' come ci si aspettava che foto di quel genere fossero. 
Per esempio sapeva che era meglio non sorridere nelle foto e piuttosto assumere espressioni di sfida o altezzose ma quell'oca aveva continuato a farlo praticamente per tutto il tempo facendole saltare i nervi. Aveva dovuto fare il doppio delle foto rispetto a quelle che faceva di solito per lavori del genere, sprecando anche un rullino intero perché tanto sapeva che le agenzie di moda avrebbero scartato una buona parte delle foto.
Non sapeva neanche perché aveva accettato quel lavoro, forse solo per tenersi il più possibile impegnata. 
Ora era esausta dopo una giornata passata a sudare e a cercare di restare calma. Mentre l'acqua tiepida lavava via, in parte, dal suo corpo la fatica e il malumore Bonnie sentì distintamente la sensazione di vuoto che la mancanza di Slash le provocava. 
Il ragazzo era ormai da tre settimane a Chicago per scrivere e buttare giù idee per il nuovo album dei Guns e le mancava terribilmente. 
Il riccio le aveva chiesto di andare con lui ma lei aveva rifiutato, non voleva essere la classica ragazza che segue il suo ragazzo ovunque e non lavora più solo perché lui ha abbastanza soldi per mantenere entrambi. Voleva continuare a fare della sua passione un lavoro e, visto che per il momento le cose con i Guns erano in pausa, era dovuta tornare ai tempi in cui accettava qualsiasi tipo di incarico nel suo campo solo per continuare a lavorare e a guadagnare. 
Sperava che così facendo non solo la sua esperienza aumentasse ma anche che il suo nome diventasse sempre più conosciuto, in tutti gli ambiti, portandola magari a lavorare anche con altre band o forse per una rivista musicale.
Nonostante fosse convinta che la scelta fatta fosse quella giusta la mancanza del riccio si faceva sentire più forte ogni giorno e lei non sapeva se avrebbe resistito un'altra settimana prima di potere finalmente andare a Chicago per un paio di giorni. 
Non era abituata a stare lontana da lui, non più, non quando il legame che li univa si era rinsaldato ancora di più nel tempo passato insieme. 
Ormai stavano insieme da più di un anno e ne erano successe di cose. Ma a lei sembrava che fossero passati solo pochi mesi, soprattutto perché per gran parte di quei mesi erano stati in tour: prima quello estivo con gli Aerosmith, un sogno che diventava realtà per entrambi, poi il Giappone, la Nuova Zelanda e l'Australia. 
In tour il tempo volava via, i giorni si consumavano tra conferenze stampa e servizi fotografici per i giornali locali sommati al jet lag. In un attimo la giornata era finita e con la sera arrivavano i concerti e dopo questi c'erano le feste. 
Solitamente rimanevano in hotel perché i fan, soprattutto in Giappone, erano a dir poco fuori di testa. Quando Steven, appena arrivati nel Paese del Sol Levante, era entrato nella sua camera d'hotel, aveva trovato nel bagno due fan che erano riuscite ad aggirare la sicurezza e lo aspettavano nella vasca da bagno, già pronte per approfittare appieno di quella circostanza fortuita. 
Ma non erano solo le ragazze ad essere isteriche, anche i ragazzi aspettavano fuori dall'hotel anche per ore in attesa che uno di loro si facesse vedere. 
Axl si godeva pienamente queste attenzioni ma gli altri non si sentivano così a loro agio. Non dicevano niente ma odiavano il fatto di non potere andare dove volevano. Prima di partire per l'Australia lei e Slash erano rimasti svegli tutta la notte a bere e parlare e il riccio le aveva descritto tutte le cose che avrebbe fatto una volta arrivati,le aveva parlato di tutti gli animali che avrebbe voluto vedere. 
Ma una volta lì, era rimasto per tutto il tempo nella sua camera a bere e quando era finalmente uscito era andato insieme ad Izzy da un tizio a fumare eroina. 
Perché quello di Phoenix non era stato un episodio isolato: quando Bonnie era rientrata in hotel quella sera lo aveva trovato in uno stato pietoso, steso supino sul letto guardava il soffitto con gli occhi velati e la bocca leggermente dischiusa, ignorando del tutto la sua presenza. 
Accanto a lui altri due ragazzi che non aveva mai visto prima erano sul punto di farsi una dose a loro volta ma alla vista della ragazza e della sua espressione si erano dileguati. 
Bonnie aveva quindi passato l'intera notte accovacciata su una poltrona a guardarlo mentre si rigirava nel letto mormorando cose incomprensibili in quella che non sembrava neanche una lingua. 
Mentre lo guardava muoversi, compiendo ogni gesto al rallentatore, si era ripetuta fino alla nausea che quello sarebbe stato solo un caso isolato, che non avrebbe significato il suo ritorno nel tunnel dell'ero. Solo quel pensiero e la stanchezza fisica le avevano concesso alla fine, dopo ore, di appisolarsi in quella scomoda posizione. Si era risvegliata quando la luce del nuovo giorno ormai aveva invaso la stanza solo per buttarsi sul letto accanto a lui. 
Era stata svegliata nel pomeriggio dalle sue carezze lievi e dal suo sorriso assonnato e aveva pensato che tutto si fosse risolto.
Ma le cose non si erano risolte e quello non era stato un caso isolato. 
Erano tornati a LA senza menzionare l'incidente e Bonnie era convinta che tutto fosse tornato alla normalità.
Ma Slash aveva cominciato a farsi sempre di più, più che altro coca ma anche eroina, sempre di più, sempre più spesso.
Si ricordava ancora con dolorosa lucidità il giorno di riprese di Patience in cui dovevano girare le scene singole per ciascuno di loro. 
Slash era in ritardo mentre lei era già sul set, non molto tranquilla alla vista di tutte quelle ragazze che giravano in body e tacchi a spillo riservandole occhiate altezzose. Quando il riccio era arrivato non aveva degnato di un'occhiata nessuno e si era chiuso in bagno per qualcosa come dieci minuti e per poi uscire come se niente fosse, ignorando tutti e buttandosi sul letto con Pandora, il suo boa costrictor. 
Ed era rimasto così per tutta la durata delle riprese, accorgendosi della presenza di Bonnie solo quando questa gli si era piazzata a un centimetro dalla faccia. 
Era stato in quel momento che il pensiero che la droga potesse soppiantare anche il suo posto accanto a lui aveva preso forma nella sua testa togliendole il respiro.
Comunque, per tutti i mesi a venire si era sforzata di non lasciare spazio a pensieri di questo tipo, aiutata in parte dal fatto che episodi come quello non si erano più ripetuti e distratta dal lavoro.
Ma da quando Slash era a Chicago, lontano da lei, quei pensieri avevano trovato la chiave per aprire le porte in cui lei li aveva segregati e tornavano spesso a farle visita senza conferirle tregua e portandola ad affogare nel lavoro tutti i suoi dubbi e le sue incertezze.
Si ripeté mentalmente che tutta quella negatività era provocata semplicemente dalla sua lontananza, che una volta che lo avrebbe rivisto sarebbe stata più tranquilla. 
Si impose di avere pazienza e uscì dalla doccia sentendosi come rinata, solo una leggera frustrazione era rimasta del subbuglio emozionale che l'aveva perseguitata per tutto il giorno. 
Avvolse il suo corpo bagnato in un asciugamano, lasciando che i capelli si asciugassero naturalmente e si diresse in cucina con in testa solo l'immagine di una birra e TV spazzatura.

Mentre era beatamente stesa sul divano la porta si aprì e Cassie entrò trafelata.
- Oh sei già arrivata- disse sorpresa quando la vide.
- Perché così sorpresa?-
- Ultimamente non tornavi a casa prima di sera- disse la bionda dirigendosi nella sua camera per appoggiare la borsa e mettersi qualcosa di più comodo addosso. 
Bonnie si alzò, ancora con la birra in mano, e la raggiunse, fermandosi sulla soglia della camera ed appoggiandosi allo stipite.
- Come stai?- Cassie si girò a guardarla stupita.
- Bene, perché me lo chiedi?- Bonnie abbassò lo sguardo e mise un piede sopra l'altro imbarazzata.
- E' che ultimamente non ci siamo viste tanto, negli ultimi tempi mi sono concentrata così tanto sul lavoro che mi sembra di averti trascurata, è da un po' che non ci facciamo una delle nostre chiacchierate...-
- Lo so, anche io ti ho trascurata... tu sei sempre impegnata con il tuo lavoro e da quando ho iniziato sia il tirocinio che il corso di giapponese non ho praticamente più un secondo libero. Ma questa sera io non ho niente da fare e mi sembra neanche tu, mi faccio una doccia e sono tutta tua.-
Le sorrise, subito corrisposta dalla mora, e la abbracciò per poi andare in bagno.
Mezz'ora dopo erano entrambe stese sul divano, una pizza e due bottiglie di birra a dividerle. 
Cassie stava raccontando a Bonnie che Robert l'aveva invitata a un pranzo in famiglia per farla conoscere ai genitori e si sentiva al settimo cielo, anche se leggermente in ansia.
- Alla fine è una cosa importante, significa che stiamo facendo sul serio- disse la bionda spalancando gli occhi, come se non credesse neanche lei alle sue parole.
- E ti dispiace?-
- No! Cioè è strano, sai che ho sempre detto che prima dei trent'anni non avrei mai voluto una cosa seria, ma poi con lui mi sento così bene, mi apprezza per quella che sono e mi sembra di non stancarmi mai di lui, è una sensazione stranissima, ma allo stesso tempo bellissima.- Bonnie sorrise vedendo lo sguardo felice e sognante dell'amica. 
- Non puoi decidere il momento in cui una persona speciale entrerà nella tua vita, semplicemente lo fa e sconvolge tutto, ma non torneresti per niente al mondo a come eri prima.-
Cassie rimase in silenzio guardando nel vuoto e bevendo distrattamente la sua birra ma dopo un po' si riscosse e si girò verso l'amica.
- Tu hai sentito Slash oggi?- Bonnie scosse la testa.
- Tutto bene con lui?- continuò la bionda cauta.
- Sì sì è solo che... non sono tranquilla a saperlo così lontano, soprattutto adesso.-
- Non ha smesso?-
Non c'era bisogno che Cassie specificasse cosa Slash avesse smesso di fare, la parola eroina si materializzò nella testa di entrambe come una scomoda, invadente presenza.
- No, all'inizio lo faceva solo saltuariamente e non mi preoccupava più di tanto ma da qualche mese è peggiorato sempre di più. Speravo che lontano dalle tentazioni di Los Angeles avrebbe smesso ma non mi sembra, cioè, dalla sua voce al telefono non si riesce a capire se è fatto o solo ubriaco marcio- ammise, senza riuscire a mascherare la frustrazione che tutta quella situazione le stava procurando. 
Non le piaceva il fatto che Slash avesse ricominciato a farsi, dopo quella famosa serata a Phoenix, ma allo stesso tempo sapeva che era inutile cercare di forzarlo a smettere, avrebbe solo ottenuto l'effetto contrario e l'avrebbe anche fatto allontanare da lei. 
La cosa migliore era aspettare che smettesse da solo come aveva già fatto altre volte ma l'attesa e il non potere fare niente la stavano uccidendo.
- Beh Izzy adesso è pulito no? Magari ha una buona influenza su di lui- Bonnie sospirò.
- Non lo so... penso che scoprirò come stanno veramente le cose solo quando andrò lì- le due rimasero in silenzio, ognuna immersa nei suoi pensieri. Poi Cassie la guardò e riprese
-Non gliene hai parlato? Insomma magari riesci a convincerlo ad andare in riabilitazione- la mora cominciò a scuotere la testa prima ancora che l'amica finisse di parlare.
- Ormai lo conosco, non avrebbe senso, si incazzerebbe e si allontanerebbe o peggio ancora, si incazzerebbe così tanto da farsi fino ad andare in overdose...-
Il tono spento e preoccupato di Bonnie fece quasi spaventare Cassie. La ragazza sembrava stanca, terribilmente stanca.
- Bonnie... questa cosa non ti fa bene, negli ultimi tempi sei distrutta, lo vedo... devi fare qualcosa o impazzirai- Bonnie rise ma non c'era nessun segno di divertimento nella sua risata.
- E' solo che non lo vedo da un po', non è niente. E poi cosa dovrei fare? Lasciarlo? Non riesco neanche a pensare a questa possibilità.-
- Se ti fa stare così male, se questo rapporto è diventato solo sofferenza... che senso ha continuare?- Cassie odiava dirle quelle cose ma odiava ancora di più vederla soffrire per le dipendenze del riccio.
- Ma stare con lui non è solo quello, è tanto, tanto di più...- si fermò all'improvviso e nascose la testa fra le ginocchia piegate che stava abbracciando con le braccia emettendo un verso di angoscia, poi rialzò la testa e si girò verso la bionda con uno sguardo spaventato. 
- Io penso di amarlo- Cassie la guardò e non disse niente. 
- Cioè penso che ci si senta così quando si ama qualcuno- allargò le braccia come per cercare di esprimere con i gesti l'entità dei suoi sentimenti poi riaffondò la testa fra le ginocchia e rimase così. 
Dopo poco sentì le braccia confortevoli dell'amica avvolgerla e stringerla.
- Oh tesoro, vedrai che andrà tutto bene- ma si sentiva lontano un miglio che neanche lei ne era convinta.



Alzi la mano chi è a casa il Sabato sera con il raffreddore! Visto che io rientro tra questi, ma forse sono l'unica sfigata, ho trovato il tempo per correggere questo capitolo e pubblicarlo pure. Qui abbiamo il primo, grandissimo salto temporale, di tutta la storia, non penso ce ne saranno di altri così grandi, ovvero di ben un anno. A essere sincera quando ho scritto questi capitoli mi sono distratta un po' e non ho realizzato quanto effettivamente fosse stato grande il salto. Però ho cercato di rimediare raccontando un po' cosa succede in quell'anno, spero di non avervi confusi troppo con i vari ricordi di Bonnie.
Detto ciò, siamo nell'estate dell'89, un periodo un po' difficile per i Guns sia a livello personale che compositivo. Per il resto non c'è altro da dire, è un capitolo molto di passaggio.
Spero che questa storia vi stia piacendo, anche ai lettori silenziosi.
Alla prossima,
Breath

  
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