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Autore: Ake Chan    08/09/2014    1 recensioni
"Era passato un anno, un lunghissimo anno, ma ricordavo come se fosse ieri, chi non ricordava? Nico era una promessa calcistica molto, molto promettente.
Ma il 21 ottobre di un anno fa si spense la speranza ci un ragazzo, che come ognuno aveva un sogno, sognava la nazionale.
Ora sono io, Myuki, a indossare la sua maglia, ad andare avanti per lui, a realizzare il suo sogno.
È il minimo che possa fare, dopo ciò che lui fece per me."
Genere: Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SECONDO TEMPO:(VERSIONE DEL NUMERO 9)

 

 

guardai sconcertato il risultato, 4 a 0. La tripletta di Myuki era stata fantastica, anche migliore.
Quello che mi dava fastidio era il comportamento di Ken e Marcus, nessun attaccante ne centrocampista si prendeva la briga di arretrare in difesa a dare una mano, e Ken non si muoveva o accennava a parare la palla.
Poi si arrabbiavano quando la difesa non passava loro la palla, e tentava il tiro, facendoci cogliere in contropiede.
Poi il capitano Luke, che non dava una raddrizzata alla scuadra.
Avevo sempre provato stima assoluta nei suoi confronti, e non avrei mai immaginato che potesse arrivare a tanto.
Guardai l'azione in corso:
Morgan aveva il controllo palla, e avanzava rapido, Myuki e Becan avanzavano alle sue spalle, anche questa volta non c'era difesa.
Solo io tra loro e la porta. E poi Ken, ma era come a porta libera.
Rapido Morgan passa la palla alla sua sinistra, dove Myuki stoppò di petto. Si preparò ad eseguire il suo solito tiro, che conoscevo fin troppo bene, e sapevo come bloccare.
Mi avvicino a lei dal dietro, poi dovevo solo superarla dalla sinistra, e il gioco era fatto.
Ma la ragazza sembra essersi accorta, per questo passò la palla a Becan, che con un cucchiaio segnò.
Lei sapeva le mie contromosse come io le sue.

 

 

 

PUNTO DI VISTA MYUKI.

 

 

Ora eravamo sul 5 a 0, in un evidente vantaggio, e mancava metà tempo.
Il numero nove era fermo in area, e bloccava facilmente ogni mio attacco, ogni attacco alla quale io contribuivo.
Da come giocava sembrava che avessi scritto in faccia le mie future mosse, ma anche il suo gioco era molto prevedibile, almeno per me.
La partita finì sul 8 a 0, un cappotto con il cappuccio, come direbbe Nico.

 

 

 

Ero stata l'ultima ad uscire dallo spogliatoio, quando un sentii una mano sulla spalla.
“Chi sei e cha vuoi!?” dissi d'istinto, non sapevo perché avevo reagito in quel modo. Mi girai e vidi un giocatore che non mi potrò mai scordare. Il 9
“Ti devo parlare”

 

  
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