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Autore: _saya_    08/09/2014    0 recensioni
Se Severus Snape fosse riuscito a rimediare allo strappo nell’amicizia con Lily Evans prima che questa riconsiderasse l’antipatia per James? In questa storia, si sono sposati e hanno avuto una figlia, che prende il posto del personaggio di Harry partendo dal suo stesso background, e stravolge l'intera storia come la conosciamo, trasformandola in una versione alternativa radicalmente diversa.
L'ho scritta perchè la mancanza di materiale ufficiale mi stava uccidendo, e la consiglio alle persone che provano lo stesso sentimento :D
Genere: Fantasy, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Il mese successivo fu il migliore che Holly avesse mai passato in casa Dursley: adesso Dudley aveva così tanta paura di lei che non riusciva a stare nella sua stessa stanza (cosa che aveva le potenzialità per diventare un gioco divertente), ed entrambi gli zii avevano deciso di rinunciare ad ogni tipo di maltrattamento e punizione, pur di chiudere ogni canale comunicativo con lei. Si comportavano come se la sua sedia fosse vuota, esattamente quello che Holly aveva sempre desiderato – essere lasciata in pace, e ora più che mai, dato che aveva qualcosa di magnifico con cui riempire il suo tempo: lo studio anticipato e selvaggio di ogni cosa avesse acquistato nel viaggio a Diagon Alley.
Aveva cominciato subito a leggere il libro sulla difesa contro le Arti Oscure, ma era molto teorico, e la sua fretta di apprendere nozioni pratiche la portò preso a concentrarsi sui volumi dedicati agli incantesimi. La stessa bacchetta magica rimase assai poco tempo chiusa nella sua scatola, giusto quando smetteva di usarla o quando andava a dormire. Aveva tentato più e più volte di eseguire quasi tutti gli incantesimi presenti sul Manuale, e nonostante avesse scoperto con gioia di riuscire già a fare qualcosa, si era aspettata di più dopo il racconto riguardo Voldemort. Anche la trasfigurazione richiedeva l’uso della bacchetta, ma sembrava molto, molto più difficile di tutto il resto che aveva provato – o forse era lei negata? Decise che lo avrebbe scoperto a lezione. Anche le sue prime prove con le pozioni avrebbero dovuto aspettare il suo arrivo alla scuola: tralasciando le difficoltà tecniche di essere costretta ad impiegare i fornelli della schizzinosa zia Petunia se voleva cominciare lì, si figurò di mescere per sbaglio un qualche strano veleno e di uccidere sé stessa o gli altri, o di finire per gettare negli scarichi qualcosa che avrebbe potuto creare disastri per la comunità… No, meglio di no. Quando si stancava di esercitarsi, si immergeva nei due libri sulle piante e sugli animali del mondo magico, sognando come Hagrid di poter vedere anche lei dei veri draghi un giorno (trascurando completamente il fattore pericolosità). Il volume di Storia della Magia non era altrettanto avvincente, ma scorrendolo si imbatté nel nome Elvira, che decise di dare alla sua civetta. Era un bene che la zia avesse smesso anche di entrare in quella camera per le pulizie, o avrebbe visto i topi morti che il pennuto riportava dalla caccia durante la notte. Probabilmente le ci sarebbero voluti mesi di terapia per riprendersi.
Per prudenza, due giorni prima della partenza si sforzò di comunicare allo zio la necessità di arrivare a Londra. –Ehm, zio Vernon- disse, dopo essere entrata quasi di soppiatto in salotto, per godersi al meglio la scena di suo cugino urlante che capovolgeva il divano per scappare. –Dopodomani dovrei essere a King’s Cross. Devo prendere il treno per la scuola.-
Grugnito.
-Mi accompagneresti?-
Grugnito di nuovo. Sembrava un si.
-Grazie.- Esitò, poi fece per andarsene, ma lo zio le rispose: –Un treno? E perché non un tappeto volante, per degli strambi come voi? E la scuola dove si trova?-
-Non lo so- rispose Holly. Spenzolò le braccia: ecco che arrivava un interrogatorio volto solo a darle fastidio. –Mi ci porterà il treno. Devo prenderlo alle 11 in punto.-
Terzo grugnito. Forse no. –E va bene, ma sappi che ti ci porto solo perché dobbiamo andarci comunque, a Londra.-
-…Grazie.- Non le interessava nessun altro contatto, perciò risalì in camera.

I due giorni passarono provvidenzialmente senza ripensamenti da parte dello zio, e dopo una notte quasi insonne per via dell’eccitazione della partenza, finalmente, il primo settembre, raggiunsero King’s Cross.
Zio Vernon le portava i bagagli. Poteva sembrare un gesto gentile, ma in realtà lo faceva senza dubbio perché, vedendola così piccola e fragile, pensava che ci sarebbero volute ore a portarla a destinazione se avesse dovuto trascinare tutto lei, e voleva sbrigarsi. –Allora, quale binario?-
-9 e ¾ - rispose. Per poco lo zio non inciampò su sé stesso.
-Cosa?! Non dire stupidaggini. Non esistono binari numerati così- disse.
Holly si era un po’ stufata. –Non è che non esiste, è che tu non puoi vederlo.- Ricordava la spiegazione di Hagrid.
Lo zio Vernon si fece pericolosamente paonazzo, e lei si pentì di aver risposto male. –Ah, è così?!- Riprese improvvisamente a marciare di tutta forza, sbatacchiando i bagagli qua e là, e Holly ebbe paura per Elvira in alcuni momenti. Poi, si arrestò improvvisamente: -Eccoci qua. Binari nove, e dieci- fece una pausa tra l’uno e l’altro, indicandoli enfaticamente. -Adesso, signorina, trovati da te quel treno di strampalati, dato che noi non lo vediamo!-
Noncurante dell’abbandono da parte degli zii, Holly si preoccupò solo di constatare come stava la sua civetta: fortunatamente non si era fatta male, ma aveva solo un’aria indignata per essere stata sbatacchiata come un volgare bagaglio qualsiasi. Non era stato quello un saluto caloroso, ma almeno le avevano fatto il favore di andarsene.
Il problema però era un altro ora: dov’era esattamente il binario? Hagrid le aveva detto che doveva passare attraverso il muro. Quale? Una parete della stazione? Ce n’era una versione alternativa dietro una delle pareti principali, dove i binari erano numerati in modo diverso? Oppure c’era un muro particolare lì attorno? Si innervosì per il disagio. Il carrello era anche molto pesante, effettivamente. Se doveva setacciare ovunque, avrebbe potuto perdere il treno! Hagrid era simpatico ed era stato molto gentile con lei, ma non potevano mandarle qualcuno di più professionale, o quanto meno che non tralasciasse dettagli così importanti?
Per evitare di perdere di vista il punto dove si trovava, decise che avrebbe prima controllato bene se i binari 9 e 10 avessero qualche dettaglio insolito. Cominciò a scorrere tutte le colonne del primo, sperando di avvistare qualcosa di strano; e lo trovò, effettivamente: passò là vicino un gruppetto di ragazzi armati di bauli con tanto di gufi, guidati come una truppa da una signora grassottella – tutti coi capelli rossi.
Si affrettò a seguirli, e si posizionò in maniera tale da poterli osservare senza recar loro disturbo, forse l’avrebbero guidata a destinazione. Oltre alla signora, c’erano quattro ragazzi e una bambina. Doveva essere una famigliola: arrestatisi accanto ad un pilastro apparentemente qualsiasi, la mamma o quello che era fece segno a quello più alto di andare verso il muro per primo, e questi vi si diresse contro. Un nugolo di turisti le ostruì la visuale, perciò perse il momento clou nel quale probabilmente il ragazzo era entrato nel fatidico muro, dato che invece di tornare in vista era sparito.
Si spostò per evitare che la cosa accadesse di nuovo, ed assistette tranquilla alla sfilata della famiglia dentro il pilastro. Dopo che tutti, comprese anche la mamma e la bambina, passarono con successo, si apprestò a farlo anche lei: posizionatasi in linea, sbirciò nervosamente attorno a sé, e si incamminò per oltrepassare il muro. Avrebbe voluto passarci dentro con comodo anziché correndo, ma per la trepidazione non poté impedirsi di accelerare il passo, e la forza del carrello coi bagagli ebbe il sopravvento sulla sua.
Per poco non investì un altro gruppo di maghi, arrivata dall’altra parte. Un vociare di frasi che per lei avevano ben poco senso la circondò, proprio come a Diagon Alley. Con un senso di trionfo estatico, percorse con lo sguardo la locomotiva scarlatta, il cartello Espresso per Hogwarts scritto in oro su bianco, e l’arco in ferro dietro di sé, che recitava Binario Nove e Tre Quarti. Sola e minuta, in appena due minuti che era rimasta ferma a contemplare gatti colorati e gufi e civette, per due volte aveva rischiato di essere colpita dritta in testa da borse sporgenti e per tre di essere travolta da bauli, perciò preferì incamminarsi a cercare un posto, nonostante fosse assai arduo muoversi. Aveva indossato un consunto, enorme maglione a righe orizzontali nere e bianche ingrigite di Dudley, così grosso per lei che non riusciva a far stare a posto le maniche neanche rimboccandole, ed il collo era tanto largo che doveva farlo scivolare lungo una spalla per evitare che le scoprisse esageratamente il petto o la schiena; per evitare di sembrare avvolta in un telone, si era legata in vita a mo’ di cintura un nastro di seta, che in origine faceva parte di una tendina strappata dal cugino in preda a un capriccio, e alla zia Petunia erano appartenute le calze e le scarpe che portava. Le calze erano a posto, se si escludeva un buco in alto sulla coscia sinistra che comunque era facile da nascondere; le scarpe erano terribili, invece. Erano un paio di ballerine lucide, originariamente decorate con dei fiori orrendi che erano stati facili da staccare, ma il colore era rimasto comunque un abbinamento raccapricciante di ciano piatto e giallo canarino, con in alcuni punti paillettes fucsia; da quando aveva rintracciato accenni sul cambiamento di colore nel libro di trasfigurazione, si era concentrata con tutti i suoi sforzi a modificare quello delle scarpe, e dopo più di due settimane di tentativi, il giorno prima c’era finalmente riuscita, anche se non era andata esattamente come aveva voluto: una era venuta completamente nera e opaca, con un paio di paillettes recidive, l’altra sempre nera ma lucida, e vagamente più chiara - quando invece il piano era che divenissero entrambe opache, bianche e nere. Il problema veramente fastidioso, però, era che le suole erano completamente consunte, e rendevano un’impresa improba tentare di farci forza sul terreno. Trovato infatti uno scompartimento vuoto per miracolo, tentò con diversi sforzi di convincere i suoi bagagli a salire sul treno con lei, ma loro parevano invece persuasi che atterrarla e seppellirla fossero idee migliori. Per fortuna, un ragazzo dall’aria robusta nei paraggi notò che era in difficoltà prima che finisse spiaccicata: -Attenta! Aspetta- afferrò il tutto con una facilità quasi sleale, e lo depositò sul treno al suo posto. Poi si voltò verso di lei e le chiese con gentilezza: -Va tutto bene?-
Era alto, aveva un volto regolare e l’aspetto prestante. L’ordinata uniforme, che indossava già, aveva i dettagli decorati in giallo, con lo stemma di un tasso appuntato al petto. Holly si sentì piccola e sgraziata a confronto, e biascicò confusamente -Si-s-grazie…-, prima che quasi le si chiudesse la gola: ora che anche il ragazzo la guardava meglio, aveva sgranato gli occhi e, senza neanche capire bene cosa faceva, la indicava convulsamente.
-Ma sei… sei Holly Snape??- disse.
Aveva scordato di nascondere la faccia nei capelli. Ci affondò una mano dentro, imbarazzata, e cercò di rispondere, ma dovette prima schiarirsi la voce: -….ehm… si, sono io-.
Le spalle di lui scattarono roboticamente un paio di volte in un’altra direzione e poi a posto, come se fosse indeciso se andare da quella parte o no. –Wow- commentò, e stavolta anche la sua testa si voltò per un attimo all’indirizzo che gli stavano suggerendo le spalle. Holly lo seguì con lo sguardo e vide poco lontano un uomo dall’ispida barba bruna, distratto a parlare con un altro gruppo di maghi. Parenti?
-Vado a sedermi, ciao!- si affrettò ad aggiungere, lasciandolo lì interdetto. Aveva subodorato una situazione sgradevole: non le era dispiaciuto quando, al Paiolo Magico, la gente aveva fatto a gara a stringerle la mano, ma lì c’era Hagrid al suo fianco ad assisterla e districarla dagli insistenti; ora era sola, e non le andava di essere trascinata davanti a famiglie di sconosciuti, come un fenomeno da baraccone. Sarebbe stato imbarazzantissimo, non avrebbe saputo cosa fare o dire – pensandoci, anche se si fosse trattato solo di un suo coetaneo, probabilmente non sarebbe riuscita a conversare comunque. Constatò con orrore che al suo passaggio anche qualcun altro l’aveva notata, e si affrettò a rintanarsi nello scompartimento, sistemando febbrilmente i bagagli e finendo per chiudere la porticella con un po’ troppo vigore.
L’invasione che aveva temuto non si verificò, per fortuna, e quando il treno cominciò a muoversi, le si distesero pian piano i nervi. Era così emozionata quella mattina che solo in quel momento si ricordò che effettivamente, nei giorni precedenti, aveva appreso un incantesimo col quale avrebbe potuto portare i bagagli con facilità anche da sola, e si sentì piuttosto stupida per non averci pensato prima.
Lo sfrecciare delle case prima, e delle prime campagne poi, era molto rilassante, e le conciliava la riflessione: anche se non aveva dato un’impressione proprio brillante di sé, contorcendosi a quel modo su sé stesso, quel tipo robusto di Tassorosso a giudicare dallo stemma, non sembrava così un mollaccione, come gli aveva detto Hagrid della gente di quella Casa. Più ci ripensava, rigirandosi la bacchetta tra le mani, più le sembrava che fosse stato molto di parte, qualificando solo i Grifondoro come gente a posto… Sicuramente si sarebbe imbattuta in persone molto capaci anche di Tassorosso, così come in gente buona e simpatica di Serpeverde; dopotutto, suo padre, che era stato in quella Casa, non era affatto stato un mago oscuro come Voldemort, o non si sarebbero combattuti. No?
In realtà, più ci pensava, meno capiva l’idea delle Case. A cosa servivano? A meno che non ci fossero dei benefici specifici per ciascuna, perché non trattare tutti gli studenti come un unico gruppo alla pari, indipendentemente dai tratti della loro personalità? Sarebbe stato molto meno gratuito, le sembrava, a meno che in realtà il criterio vero della selezione fosse il livello delle loro capacità. Dopotutto, -a Corvonero i cervelloni-, aveva detto Hagrid, e magari voleva dire che lì andavano i più bravi. Ma Voldemort era stato a Serpeverde, ed era stato il mago oscuro più potente di tutti i tempi; e anche il ragazzo da Madama McClan aveva insistito tanto sul fatto che a Serpeverde finivano solo i migliori, col sangue magico più antico. Cosa pensare?
Seguendo il filo dei suoi pensieri, era lì che avvolgeva la bacchetta in due ciocche dei capelli, creando senza badarci una specie di treccia, dimentica anche di dove si trovava, quando, con un brutto rumore, la porta venne spalancata di soprassalto a ricordarglielo.
Si voltò di scatto, sgranando gli occhi, e vide che un ragazzo grassoccio fissava la porta che aveva appena aperto con aria ebete.
-Ma, non era chiusa a chiave- commentò da dietro di lui una voce strascicata che Holly aveva già sentito. Senza troppi complimenti, si fece largo proprio il ragazzo pallido del negozio di vestiti, e le rivolse subito la parola: -Allora, sei tu? Per tutto il treno vanno dicendo che Holly Snape è qui-. Poi, così come era stato per il tipo che l’aveva aiutata coi bagagli, pure sulla sua faccia candida, anche se per motivi diversi, si fece improvvisamente strada la consapevolezza di chi aveva davanti, ma lei lo precedette.
-Oh, sei il ragazzo che era dalla McClan. Ciao!- disse amichevole. Poi si ricordò di aggiungere: -… si, sono io comunque-.
Si guardarono, e lui sembrò di nuovo tendersi, come aveva fatto nel negozio. Si fece avanti comunque e le porse la mano, con modi ridicolmente pomposi per un bambino di undici anni. –Io mi chiamo Malfoy. Draco Malfoy.-
A Holly sembrò una cosa buffa da fare, ma si tirò su lo stesso una manica enorme e gli strinse la mano: era pur sempre un gesto di stima e riconoscimento. E se magari era una cosa comune a tutti i maghi che si presentavano, non le andava di offenderlo per ignoranza. Gli sorrise educatamente, ricercando di nuovo il contatto visivo, ma la sua attenzione venne attirata invece dai due tipi alle sue spalle: uno era quello che aveva aperto la porta in malo modo, l’altro condivideva con lui l’aspetto di un armadietto rimbambito, ed entrambi stavano lì impalati come due bodyguard.
Malfoy aveva notato, per via del gesto della manica, i vestiti consunti che lei aveva indosso, ma prima che potesse commentare si accorse della sua attenzione per i due, e, accomodandosi davanti a lei come fosse stato a casa propria, glieli presentò sbrigativamente: –Questi qui invece sono Crabbe e Goyle.- I due barili umani si sistemarono a loro volta nei posti rimanenti, con uno scarto di pochi secondi rispetto al capo; quando Goyle abbandonò il proprio peso accanto a Holly, il cuscino del sedile affondò leggermente con lui, e per un momento le sembrò di sedere in diagonale.
Si volse verso di lui, provando a tendergli la mano: -Holly-. Pensava ingenuamente che Draco non avesse rivelato altro che i loro cognomi per dar loro la possibilità di parlare di sé, ma forse aveva semplicemente osservato la buona norma secondo la quale: “se non hai nulla di buono da dire di qualcuno, taci.” Goyle infatti osservò prima sbigottito la mano, senza capire perché Holly la tendesse; poi guardò negli occhi alternatamente lei e poi Malfoy per un paio di volte, in modo lento, e finalmente capì che doveva stringerla. A quanto pareva, ricevere quella considerazione doveva stupirlo profondamente, dato che dimenticò di rispondere.
Draco sbuffò. –Goyle, come ti chiami?-
-Eh?- lui lo guardò con aria estremamente tarda. –Ma te l’ho detto già.-
Holly si chiese se il tarchiato ragazzo avesse qualche disabilità, e passò a porgere la mano all’altro, sperando che facesse una figura meno indecorosa. Come quando ad un’interrogazione ci si affretta ad approfittare della correzioni fatte ai propri compagni dai prof, costui fu svelto ad allungare la propria manona per ricambiare la stretta, ma anziché dire il suo nome ripeté: -Crabbe-, mancategli la concentrazione e/o l’intelligenza di scegliere la risposta giusta.
La ragazza tentò di mantenere un’espressione neutra e composta, ma non poté non lanciare a Malfoy uno sguardo eloquente che diceva: ‘ma che amici hai’, o magari: ‘ma che hanno i tuoi amici’, quello che lui preferiva recepire. In entrambi i casi era imbarazzante, ed un colorito roseo si diffuse sulle guance del biondino.
-Comunque, mio padre mi ha detto di venire a cercarti- cambiò discorso portandolo su qualcosa che sembrava premergli di dire, -dato che mi ha detto che, ai tempi in cui andava a scuola, è stato molto amico del tuo.-
Doveva essere una cosa che aveva già strombazzato in giro parecchio, dato che lo disse con la stessa arroganza di quando al negozio di vestiti si era vantato di riuscire eccellentemente nel volo. Stavolta ottenne l’effetto che quella precedente aveva mancato: –Oh, davvero? E cos’altro ti ha raccontato?- Holly era molto interessata, e gli piantò gli occhi addosso tipo fari interrogatori. Malfoy batté le palpebre come se invece gli avesse puntato contro un laser.
-Si- continuò, -mio padre era più grande, ma hanno fatto almeno un paio d’anni nella stessa Casa... Ma perché cavolo porti quei vestiti, così… babbani?- disse, ora più somigliante che mai a un bambino che fa i capricci, troppo infastidito dalla cosa per lasciarla passare in secondo piano. La pausa prima di ‘babbani’ segnalò che aveva dovuto scegliere la cosa peggiore di un elenco, prima di parlare. Holly si fece paonazza. Si era aspettata di essere presa in giro per i vestiti, perciò si era concentrata così tanto a sistemarli, ma a quanto pareva non aveva fatto abbastanza. La sua coscienza si punì con del senso di colpa gratuito, dato che in realtà, per quella specifica critica, non avrebbe potuto comunque far nulla. –Beh, me li hanno dati i miei zii babbani…-
-Hai degli zii babbani?- Draco la guardò come se gli avesse appena confessato di avere le pulci.
-Si. Sono i miei unici parenti ancora vivi, e non li avrei mai frequentati, se Voldemort non avesse ucciso i miei genitori!- disse con veemenza, come tirandogli le frasi addosso. Percepiva che la connessione logica tra la domanda ricevuta e la sua risposta non era poi così consistente – il fatto che detestasse i suoi zii non li rendeva effettivamente meno parenti, se mai al mondo fosse possibile essere ‘meno parenti’ – ma tutt’a un tratto non fu più importante: Malfoy rabbrividì, e la guardò elettrizzato. -Hai pronunciato il suo nome! Non hai paura?-
-Il nome… ah…- distratta dall’intenzione di difendersi, stava per rispondere –il nome di chi?-, ma per fortuna si era fermata in tempo. –Paura?- domandò invece, più a sé stessa che a Draco. Non aveva pensato di dire quel nome per mostrare spavalderia. –Mmh, credo che avrei paura se lo avessi alle calcagna al massimo del potere. Ma è caduto, e ora di potere non ne ha neanche un po’… se è ancora vivo… perciò no, non ho paura- concluse.
-Oh. Hai fegato- sembrò giudicarla come un bimbo teppista che valuta la marachella di un altro. Era un miglioramento, ma Holly non era sicura che le piacesse essere apprezzata per una cosa del genere.
-Non sono una stupida. So bene che era pericoloso, ma per ora non può farmi niente. L’ho sconfitto- cercò di correggere il tiro. Forse così era un po’ troppo più presuntuosa di quanto avesse voluto suonare, e rendendosene conto arrossì leggermente, ma decisamente andava meglio di prima.
(Che non avesse idea di come avesse effettivamente vinto Voldemort, al momento era giusto un piccolo dettaglio.)
-Hah!- Malfoy fece un sorriso sghembo di approvazione, e le lanciò uno sguardo quasi ammirato. Uno sferragliare crescente nel corridoio precedette l’arrivo di una signora dall’aria dolce, con un carrello strapieno di quelle che si rivelarono essere cibarie per tutti i gusti. Doveva essere ora di pranzo, dato che improvvisamente Holly si rese conto di essere affamatissima.
-Mi dia quindici Cioccorane, tre pacchetti di Tuttigusti+1, quattro di Zuccotti e… si, anche tre Bacchette alla Liquirizia- ordinò spedito Draco. Holly capì a malapena i numeri di quel che aveva detto, ma a quanto pareva l’ordinazione aveva senso per la donna del carrello, che si apprestò a radunare tutto quello che le era stato chiesto.
-Ti dispiace se ne mangio anche io?- chiese, sia perché la presenza di Goyle non la metteva nelle condizioni di arrivare al carrello, e spostarlo poteva essere lungo e impegnativo, sia perché anche se si fosse avvicinata per vedere, non avrebbe proprio saputo cosa scegliere.
-Aha- le rispose lui, facendo sfoggio di uno sproposito assolutamente non necessario di galeoni per pagare, curandosi che anche il resto degli astanti li notasse, -ho preso già per tutti e quattro. A me la liquirizia non piace- le rivelò, distribuendo le tre Bacchette.
Holly prese nota dell’informazione, in caso le fosse capitato di sdebitarsi con lui offrendogli qualche altro dolciume in futuro, e gli rivolse un sorriso largo e genuino prima di addentare il manico in cioccolata bianca della Bacchetta. Aveva il magnifico sapore dell’inclusione.
-Certo, vivere con dei babbani-, commentò poi Malfoy, masticando una Cioccorana, -che sfiga! Deve fare davvero schifo.-
-Non hai idea- si rabbuiò lei. –Cioè, in genere non sono così male, credo, ma la famiglia in cui sono capitata… Sono…- quante cose pessime erano i Dursley? Avrebbe fatto prima a dire cosa non erano, ma per tagliare corto scelse a favore di: -Incivili. Ho sempre saputo che non c’entravo niente con loro. Non sai come sono contenta di essere qui, non vorrei più tornare indietro- gli confidò.
-Certo che sono incivili, sono babbani! Se non vuoi tornarci, non vedo perché dovresti. Parlerò con mio padre, magari potremmo ospitarti noi, se non hai altri posti dove andare. Casa mia è praticamente un castello, e abbiamo anche un giardino enorme- non mancò di vantarsi. Anche se sembrava aver sentito solo quello che gli pareva di quello che Holly aveva appena detto – un comportamento tra quelli che lei detestava di più in assoluto – era un’emozione troppo più forte quella che le dava l’idea di poter abbandonare definitivamente lo squallore dei Dursley e rifugiarsi nel mondo magico. –Un castello?- chiese.
-Abbiamo anche i pavoni in giardino!- rispose. Il vero pavone era lui, pensò Holly, dato che non aveva mai smesso di mettersi in mostra da quando lo aveva incontrato. Era una conversazione a due, anche se Crabbe e Goyle erano proprio lì accanto: concentratissimi su quello che stavano mangiando, Holly sfilò appena in tempo dal mucchio qualche Zuccotto e Cioccorana prima che divorassero tutto quello che c’era sul tavolo, a parte le Tuttigusti. Crabbe aveva appena salvato Goyle da una potenziale morte per soffocamento da Cioccorana, con un pugno sulla schiena che avrebbe potuto benissimo abbattere un cagnolino, quando dalla porta ancora aperta dello scompartimento fece capolino un ragazzo coi segni del pianto sulla faccia rotonda.
-Ho perso il mio rospo- lagnò, -voi lo avete visto, per caso?-
Malfoy lo guardò con un freddo disgusto, e fece un breve cenno di diniego. –No, qui non l’abbiamo visto- rispose Holly.
-Oh… scusate- fece mesto, prima di andare via.
-Bah… eccone uno che finirà a Tassorosso- commentò malignamente Draco, senza neanche assicurarsi che fosse già andato via.
-Sono davvero tutti così mollaccioni come si dice in giro?- Holly approfittò per esternargli i suoi dubbi. –In realtà, a Tassorosso finiscono i meno dotati, vero? Perché, è una scuola, ci si va per imparare e non ha molto senso dividere gli studenti in base alla loro personalità.-
Lui sghignazzò, pensando che volesse solo prenderli in giro. -Si, è la Casa dei buoni a nulla. Sinceramente credo che, tra l’essere smistati lì, e l’essere cacciati, sarebbe meno umiliante la seconda!-
Crabbe e Goyle dovevano essere allenati a reagire leggendo i suoi toni di voce, dato che iniziarono a ridacchiare leggermente prima che il biondino avesse finito di parlare, senza dare alcun segno di aver realmente capito. Holly li guardò con disappunto. A quanto pareva si poteva essere più stupidi di Dudley, non aveva creduto potesse essere possibile fino a quel momento.
-Come ho già detto, Serpeverde è la Casa dei migliori- ribadì Malfoy. –Ma che hai ai capelli?-
-Eh?- la ragazza seguì il suo sguardo, e si accorse solo in quel momento che le ciocche che aveva intrecciato alla bacchetta, non solo ci erano rimaste strette, ma avevano anche formato dei complicati nodi da scout che non ricordava di aver fatto prima, e che neanche avrebbe saputo fare. –Oh… ci ho lasciato dentro la bacchetta!- disse lei, ridendo e sfilandola a fatica, anche se ora non aveva proprio idea di come sciogliere la matassa che si era creata.
In quel mentre, un’altra persona arrivò al loro scompartimento. –Scusate, avete visto un rospo? Un ragazzo se l’è perso…- Era una ragazza con una massa di capelli marroni cespugliosi. Mentre parlava, le si intravidero due incisivi sproporzionatamente grandi.
-Non abbiamo visto nessun cavolo di rospo- sbottò Malfoy, spazientito, ma lei non lo sentì, perché il groviglio di capelli mal intrecciati di Holly aveva attirato la sua attenzione. Con aria preoccupata, fece in tono saccente: -Accidenti, come hai fatto? Aspetta, dovrei sapere come sistemarli…- puntò la bacchetta, -Solvo!-
Ne uscì qualcosa di incorporeo e non ben definito, che, colpiti i capelli di Holly, li sciolse con rapidità e alla perfezione. Lei constatò il lavoro perfetto e poi la guardò meravigliata. –Forte! Dove sta questo, sul Manuale? Non me lo ricordo…-
-Non è sul libro della scuola, l’ho trovato su I 30 Incantesimi Più Utili per la Vita Quotidiana, un libricino che ho trovato al Ghirigoro!-
-Oh, lo so, l’ho visto anche io! Volevo comprarlo, ma mi hanno detto che a Hogwarts c’è una biblioteca molto grande, e ho preferito aspettare!-
-Già, pare sia una delle biblioteche magiche più fornite della Gran Bretagna, e di sicuro è la più antica, è  scritto nella Storia di Hogwarts. Comunque molti sono incantesimi davvero semplici, quelli che ho provato mi sono riusciti tutti…-
-Quali altri ci sono oltre a quello?-
-Beh, di particolarmente interessanti ce ne sono uno per pulire gli ambienti e le cose, uno per curare ferite e fratture, uno di protezione, ma questi sono un po’ più avanzati eh, e… Aspetta, ma tu sei Holly Snape!-
Pausa, finalmente. Tutto il dialogo era avvenuto ad una rapidità impressionante. Ovviamente Goyle e Crabbe non avevano capito una parola, mentre Malfoy oscillava tra lo stupito e l’annoiato.
-Ah… si!- rispose Holly. Dovevano stringersi la mano anche adesso? Era un po’ complicato, per la distanza a cui si trovavano, ma non sembrava fosse necessario, dato che l’altra ragazza non diede segno di movimento e continuò a parlare.
–Io mi chiamo Hermione Granger. Ho comprato anche altri libri facoltativi, e alcuni di storia recente ti menzionano…-
-Perché comprare quella roba? Non te lo potevi far raccontare dai tuoi?- si inserì Draco, forse irritato dalla mancanza di attenzioni. –O magari sono babbani?-
-Nessuno nella mia famiglia ha poteri magici o ha mai avuto contatti con la storia dei maghi. A quanto pare è una cosa che non capita di rado, che nascano dei maghi in famiglie babbane, ed è per questo che hanno messo dei libri facoltativi- gli spiegò Hermione, con un tono ancora più saccente. –Non avevo voglia di arrivare alle lezioni impreparata, perciò ho preso anche quelli, e ho imparato anche tutti i libri di testo a memoria, spero sia sufficiente. Comunque, torno ad aiutare Neville a cercare il suo rospo, non credo ci voglia ancora molto prima che arriviamo. Dovresti cambiarti, sai?- concluse rivolta a Holly, l’unica dei presenti ancora senza uniforme, e se ne andò. Lei guardò Malfoy con orrore: bisognava imparare a memoria i libri?! Lui però non sembrava preoccupato, aveva solo assunto un’espressione ancora più carica di disprezzo di prima.
-Una pazza. Ovviamente è una nata babbana, figuriamoci- sbottò. –Crabbe, chiudi quello sportello. Era meglio quando credevano che questa porta fosse chiusa a chiave.-
-Ah, ecco perché l’avete aperta così, prima. Ma chi ve l’aveva detto?-
-Correva voce per il treno che ti fossi chiusa a chiave qui.-
Forse proveniva da quelli che l’avevano vista salire. –Ah…- diede uno sguardo fuori dal finestrino, soppesando e poi decidendo di ignorare la ‘sottigliezza’ che, se pensavano avesse sigillato, quando erano arrivati avevano scelto di forzare la porta anziché bussare con educazione. Rivolgendosi poi a Draco, afferrando al livello del collo un lembo del proprio enorme maglione, gli chiese: -Secondo te potrò tenerlo sotto l’uniforme? Soffro il freddo.-
Ci mancò poco che lui trasalisse, come se il maglione se lo fosse tolto. –Certo che sei strana, eh?- osservò, e Holly, che non capiva il perché, inarcò le sopracciglia. -Ora usciamo, un secondo!-
I tre ragazzi si alzarono lentamente uno dopo l’altro, e, dopo essere usciti, si chiusero la porta alle loro spalle. Holly indossò l’uniforme e fece una carezza ad Elvira da fuori la gabbia. Una voce che era risuonata come da un altoparlante avvisò i passeggeri del treno che sarebbero arrivati entro 5 minuti e che non era necessario portare via da sé i propri bagagli, ma a lei sembrava un po’ strano lasciare lì la sua civetta: mentalmente, per lei, non era nella stessa categoria dei bauli, essendo viva. Intascò i dolci che erano sopravvissuti al massacro di Crabbe e Goyle, pensando che invece loro sì che sarebbero potuti passare per grossi soprammobili, e stavolta sistemò i capelli in maniera che le coprissero di più il volto.
Quando il treno era ormai prossimo a fermarsi uscì, ma non ritrovò Malfoy e gli altri fuori dallo scompartimento. Scesa, si guardò attorno in mezzo alla confusione degli studenti che marciavano via e avvistò Hagrid in lontananza, armato di una grossa lampada a olio, che richiamava gli studenti del primo anno. –Ciao Holly! Tutto bene?-
Annuì con forza perché la vedesse da lì dov’era, e cominciò a camminare verso di lui; dopo tre passi la raggiunsero i ragazzi di prima. –Ehi! Ma quello là ce l’aveva con te?- le chiese Draco, con un tono di scherno.
-Si, hanno mandato proprio Hagrid a prendermi dai miei zii babbani- ribatté Holly.
-Hah! E’ incredibile che tu sia riuscita ad arrivare fin qui, allora… So che quello lì vive in una capanna come un selvaggio, e passa il tempo a ubriacarsi!- Tralasciando il fatto che lei aveva rischiato effettivamente di non essere lì, e che era ormai confermato che il guardiacaccia non fosse esattamente la persona migliore a cui affidare compiti di precisione, le sembrava che Malfoy non fosse capace di dire cose buone se non riguardo suo padre, o comunque lui stesso e la sua famiglia, perciò prese con le pinze la sua stima negativa.
Dopo aver seguito Hagrid lungo un sentiero buio, fiancheggiato da fitti alberi, arrivarono presso un lago e salirono a gruppi di quattro su delle barchette per traversarlo. Partite automaticamente, come consapevoli del proprio tragitto, portarono tutti gli studenti a destinazione, anche se non prima di aver lasciato che ammirassero una magnifica visuale del castello della scuola, che si stagliava, col color oro caldo che gli davano le numerose fiaccole, sul cielo di un nero uniforme, fatta eccezione che per i puntini delle stelle, ed i riflessi bluastri della luce della luna sulle nuvole di passaggio e sulle chiome degli alberi.
Dopo che il ragazzo del rospo ebbe finalmente recuperato il suo animale grazie al guardiacaccia, quest’ultimo bussò tre volte al portone della scuola, e quello subito si spalancò, rivelando dall’altra parte la presenza di una strega alta, coi capelli raccolti e il portamento fiero e autoritario. Da lì in poi prese lei la guida, portandoli in una saletta che doveva essere adiacente a quella dove si trovava tutto il resto degli studenti, a giudicare dal baccano.
Holly radiografava febbrilmente tutti gli ambienti che attraversavano, e quando la professoressa McGonagall – così l’aveva chiamata Hagrid - cominciò un lungo discorso, nel quale spiegava che si apprestavano a partecipare alla Cerimonia di Smistamento, quali fossero le Case e che erano in gara per una coppa basata sui punti, stette concentratissima a non perdersi neanche una parola. Sfortunatamente non riuscì a fugare i suoi dubbi in merito, anche se la questione della competizione per il trofeo implicava probabilmente che gli studenti non potessero essere divisi a seconda della bravura, o sarebbe stato sleale.
La strega si assentò dopo aver consigliato loro di rendersi il più presentabili possibile, e un mesto brusio di panico si diffuse tra alcuni ragazzi. -Quindi, come ci smisteranno?- si rivolse Holly a Malfoy, decisamente più emozionata che realmente nervosa.
-Lo farà un Cappello Parlante. Me lo ha detto mio padre- rispose, come un ritornello.
-Ehm, ‘Parlante’ nel senso che dobbiamo tenerci una conversazione, o nel senso che tipo lui dice semplicemente la Casa e basta?-
Ma Draco non ebbe modo di risponderle, poiché entrambi furono come investiti da una secchiata d’acqua gelida quando quello che, subito dopo capì, era un fantasma, passò loro attraverso. E non era il solo: un mucchio festante o assorto in pigre conversazioni di uomini e donne, di tutte le taglie e con indosso svariati costumi, aveva fatto irruzione attraverso le pareti e gli studenti stessi. Quando li notò, un buffo fantasma corpulento che portava un saio commentò, in tono amabile, che avrebbe voluto vederli tutti smistati in quella che era stata la sua Casa, Tassorosso, e Malfoy sbuffò.
Il provvidenziale ritorno della professoressa McGonagall riportò l’ordine e il silenzio, e finalmente li portò nella Sala Grande, dove li aspettava tutto il resto della scuola. Era una sala magnifica: quattro ordini di tavoli si estendevano per la maggior parte dello spazio, perpendicolari alla fila di tavoli dei professori, del preside e dello staff, e davanti a loro l’insegnante posizionò uno sgabello, sul quale fece campeggiare un cappello rattoppato e almeno tre volte più consunto del maglione a righe di Holly. Lo spettacolo più interessante, però, era costituito dalle innumerevoli candele accese, che volteggiavano ovunque sospese a mezz’aria, ed il soffitto della Sala, che era stato stregato per essere praticamente un altro cielo, a sentire i commenti di Hermione. Holly riuscì a staccarvi gli occhi solo quando improvvisamente, fattosi il silenzio totale in sala, qualcosa intonò una canzone.
Il cappello stesso. Da uno strappo accanto al bordo.
incerta se ridere o prenderlo sul serio, dato che doveva essere quello ciò a cui aveva accennato Malfoy, ben presto lo spettacolo perse il valore intrattenitivo e ne guadagnò assai di istruttivo: lo strumento infatti spiegò per una buona volta cosa distingueva davvero una Casa dall’altra, e dunque cosa portava gli studenti a quale. Ed era davvero così, si veniva smistati in base ai tratti della propria personalità! La cosa confuse molto Holly, erano state elencante un sacco di ottime qualità per ciascuna, e non credeva di saper scegliere così su due piedi quale preferisse, o quale le appartenesse di più.
La McGonagall cominciò a chiamarli in ordine alfabetico, e, a turni, gli studenti sedettero sullo sgabello, indossarono il cencioso cappello, e poi si diressero verso il tavolo della propria Casa, una volta proclamata dopo un’attesa variabile dall’oggetto animato.
Grazie all’appello, vennero finalmente fuori i nomi di Crabbe e Goyle, cioè Vincent e Gregory, ed entrambi divennero Serpeverde. Hermione e Neville, che passarono abbastanza più tempo col cappello in testa (quest’ultimo soprattutto perché si dimenticò di restituirlo), finirono invece entrambi a Grifondoro, distruggendo completamente le aspettative di Holly: per quel che ne aveva capito, era abbastanza convinta che sarebbero stati smistati rispettivamente a Corvonero e Tassorosso, e stette lì confusa, di nuovo senza un’idea di cosa doveva aspettarsi. Si accigliò, detestava non capire e non sapere cosa doveva fare, e invidiò quando, al suo turno, Malfoy sfilò tracotante verso lo sgabello e, neanche il cappello l’aveva sfiorato, che già aveva proclamato: –Serpeverde!-
Altri vennero smistati, tra cui una ragazza particolarmente brutta a Tassorosso, e due gemelle in due Case diverse, stranamente, prima che finalmente la McGonagall chiamasse: -Snape Holly!-, e tutti in sala si concentrassero su di lei, trasformando la sua irritazione in panico.
Facendo ora la massima attenzione solo a non cadere e non fare cose stupide davanti a tutti, si sistemò tesa sullo sgabello e sussultò quando il cappello prese a parlare all’orecchio, tipo auricolare.
-Bene, vediamo… oh, accipicchia… ci sono una gran voglia di trovare degli amici, si, e un’audacia a livelli sconsiderati, con una decisione formidabile, ma no, Tassorosso e Grifondoro non vanno proprio bene… Con un talento così, ci sono tantissime potenzialità davanti a te, senza dubbio… ci sono l’intelletto e l’amore per lo studio di un Corvonero, certo, ma un desiderio di potere così, ha la propria dimora migliore tra i Serpeverde. Così difficile. Dove ti colloco?-
Da lì, il discorso del cappello andò avanti per qualcosa come due minuti buoni, nei quali esaminava minuziosamente le sue caratteristiche attuali o probabili nel tentativo di decidersi tra Corvonero e Serpeverde, senza riuscirci. Holly si domandava se stesse tirando il tutto per le lunghe per aspettare una sua parola – perché effettivamente, man mano che lo strumento parlava, lei un’idea se la stava facendo, finalmente.
-… A Corvonero saresti circondata da persone al tuo livello; questa Casa potrebbe fare di te una ricercatrice importante, e da lì sì che arriverebbero l’attenzione ed il successo sociale! Ma se fosse questo il tuo vero desiderio, il tuo fine ultimo, Serpeverde potrebbe portarti alla grandezza, al potere, qualsiasi strada tu scegliessi… davvero qualsiasi. Non per niente, è la casa degli ambiziosi…-
Si. Come si faceva a farlo scegliere? Lei aveva deciso. Doveva parlargli? Oppure non poteva? Si agitò come un bambino che vuole scendere da una giostra, e provò ad annuire con fermezza, pensando: ‘Va bene! Serpeverde va bene!’
Era sul punto di dirlo anche a parole, ma il cappello le rispose prima: -Serpeverde ti va bene? Oh, beh. Si, in fin dei conti, immagino che avrei dovuto semplicemente seguire fin dall’inizio la mia stessa scelta per tuo padre. SERPEVERDE!-
Stava per chiedergli mentalmente cosa avesse detto a suo padre al proprio smistamento, abituatasi alla chiacchiera, quando la McGonagall le sfilò il cappello dalla testa, e fu invece il momento di raggiungere il tavolo della sua nuova Casa. Marciò sorridente: era molto contenta del risultato, le sembrava che finalmente qualcuno avesse discusso seriamente con lei del suo futuro nella scuola - senza contare che le erano appena state riversate nelle orecchie una fiumana di buone qualità che a quanto pareva possedeva, un’esperienza davvero gradevole – e il fatto che l’ultima parola sulla decisione fosse stata la sua l’aveva messa molto a suo agio.
Dirigendosi però verso Malfoy, che si agitava pomposamente per invitarla a sedersi accanto a lui, si accorse però che gli unici ad applaudire con fragore e convinzione erano quelli della sua stessa Casa, mentre le altre tavolate non erano più che tiepide alla notizia; si, aveva notato che era più o meno successo anche per tutti gli altri nuovi Serpeverde, ma per loro non aveva notato le stesse facce raggelate, alcune di sconcerto persino, che certi stavano facendo per lei. Solo un’impressione?
-Ci hai messo almeno tre minuti. Un altro po’ di tempo ancora e diventavi una Testurbante!- le disse Draco, mentre si accingeva a sedersi tra lui e Goyle. Avrebbe voluto chiedergli cosa fosse un Testurbante, ma era ancora in corso la cerimonia di smistamento, e a seguire c’era il discorso del preside.
Finalmente poté vedere Albus Dumbledore in persona, ed era decisamente una figura carismatica e suggestiva: molto alto, una barba bianchissima così lunga da infilarla nella cinta, gli occhiali a mezzaluna poggiati sul naso storto, e gli occhi azzurri penetranti socchiusi in un’espressione accogliente. –Benvenuti!- disse, e si apprestò a cominciare il suo discorso… composto, a quanto pareva, da sole quattro parole prive di senso: pigna; pizzicotto; manicotto; tigre. –Grazie!-
Se non l’avesse avuta saldamente attaccata alla faccia, a Holly sarebbe scivolata via la mascella nel piatto. –M-ma cos…-
-Ridicolo. Dumbledore è matto- commentò Draco accanto a lei. –Non capisco perché permettano a un vecchio rimbambito come lui di dirigere questa scuola…-
Ottimo interrogativo, pensò Holly, ormai non più incantata dall’apparenza. Davvero quella era la persona che l’aveva mandata dai Dursley? Chi gli aveva dato quel potere decisionale?! E il suo discorso, se poi si poteva chiamare tale, era stato accolto da un applauso così fragoroso… Erano tutti matti quanto lui, o era tutto normale? Che senso aveva tutto ciò? Sentiva che qualcosa le stava sfuggendo.
-Ma, non mangi?- ancora Malfoy.
Holly si volse finalmente verso il tavolo, e la magnificenza e abbondanza delle pietanze le cancellò completamente l’irritazione dal cervello. Davanti a lei c’erano mucchi di cosce di pollo arrosto, braciole di maiale, bacon, patate cucinate in ogni modo possibile e ciotole di qualsivoglia salsa, e ancora altri manicaretti si estendevano a vista d’occhio tra gli studenti… cominciò a riempirsi il piatto di cosce di pollo, quando si accorse che aveva l’attenzione di tutti quelli che sedevano lì attorno.
-Holly Snape! Benvenuta, sono Marcus Flint, capitano della squadra di Quidditch di Serpeverde!- -Kain Montague, io invece sono cacciatore!- -Zabini Blaise, piacere!-
Nell’ordine, un ragazzo alto e massiccio dai capelli neri, uno dalle spalle larghe e i capelli ricci, ed uno di colore con gli occhi dal taglio obliquo le porsero la propria mano, e lei le strinse tutte con entusiasmo. –Piacere di conoscervi- disse, elargendo un ampio sorriso a ciascuno. La sua attenzione passò casualmente alla destra di Blaise, cioè al posto immediatamente davanti a sinistra rispetto a lei, ed incrociò lo sguardo con un altro paio di occhi verdi: appartenevano ad una ragazza, che condivideva con lei anche la corporatura minuta e i capelli neri, ma le similitudini tra loro due finivano lì. Lei infatti li portava corti e ordinati, a caschetto e decorati con un nastro, ed i lineamenti del suo volto erano duri, con gli occhi piccoli e il naso che ricordava il muso di un carlino. Holly provò a sorridere anche a lei, ma la ragazza dapprima alzò le sopracciglia, e poi fece una smorfia strana. O forse aveva solo un brutto sorriso…
-Draco, cos’è un Testurbante?- si ricordò di chiedere.
La ragazza che aveva appena osservato ridacchiò con una voce nasale. –Come, non lo sai?- cantilenò, con la stessa smorfia di prima, solo più accentuata: sembrava un sorriso, ma aveva qualcosa di denigratorio e sgradevole.
-Un Testurbante è un mago che il Cappello Parlante impiega almeno quattro minuti a smistare- intervenne al posto di Malfoy un altro ragazzo, coi lineamenti di un coniglio umanizzato. Neanche lui le si era presentato, ma sembrava che Holly avesse avuto la sua attenzione per tutto il tempo. –Di solito ci mette molto meno- sottolineò.
-Già, perché il Cappello ci ha messo così tanto con te?- indagò Draco.
-Era molto indeciso con Corvonero, diceva che avevo un cervello adatto per andare lì- spiegò Holly, sulla difensiva.
-Aha- commentò di nuovo l’altra ragazza, -tanto intelligente, e non sai cos’è un Testurbante? Ma dove vivi? Huhuhuhuhu- tirò fuori un’orribile risata finta, puramente di scherno. Holly si accigliò: cominciava a venirle voglia di tirarle un pugno.
-Finora sono stata dai miei zii babbani. Sai com’è, i miei genitori sono morti…- rispose, cominciando a raccogliere la polemica.
-Vivi con i babbani??- altre risatine sgradevoli le piovvero addosso, da tutt’attorno stavolta, e si fece paonazza. –Ma non avevi proprio nessun altro parente mago da cui andare?- le chiese Flint.
-Credo siano tutti morti- rispose Holly profondamente a disagio, portandosi i capelli attorno al volto.
-Ah. A proposito di parenti morti, Blaise- si volse verso il ragazzo alla sua destra, -tu sei il figlio di Carmella Zabini, giusto? E’ vero quello che si dice di tua madre? Sette mariti consecutivi?-
Gli occhi di Blaise si strinsero, come se l’argomento non fosse dei migliori per lui, ma cercò subito di assumere un atteggiamento più rilassato: -Si, è vero. Tutti i suoi mariti sono morti l’uno dopo l’altro. Io sono l’unico che le è rimasto…-
-Oltre al mucchio di soldi, intendi- lo interruppe ancora Marcus, accompagnato da un nuovo giro di risate. –Hai preso il cognome di tua madre. Ma quale era tuo padre dei tanti? Lo sai?-
Se fino a quel momento la situazione era stata semplicemente sgradevole, ora la domanda era direttamente sgarbata, e Blaise non poté fare a meno di irrigidirsi e scoccare uno sguardo di odio furente a Flint. –Certo che lo so, e se vuoi saperlo, sono anche un Purosangue!-
-Snape, lo sai cos’è un Purosangue?- la stessa ragazza di prima si intromise di nuovo per darle fastidio. –Lo sai? Sicuramente no, perché lo sono i maghi che discendono solo da famiglie di altri maghi. Sono quello che tu non sei, insomma- concluse, facendo una smorfia più stupida che mai, e Holly la guardò oltraggiata, sorpresa da una tale sfacciataggine.
-Vacci piano, Pansy, non sei esattamente la più adatta a parlare così- puntualizzò il ragazzo che aveva spiegato cosa fosse un Testurbante in precedenza.
-Che vuoi dire?- fece lei, stringendo un po’ le spalle e facendo un’altra smorfia, contrariata stavolta. –Anche io sono una Purosangue!-
-Ma Parkinson non è esattamente un cognome da mago… Tuo padre è mezzosangue, giusto? Hai degli zii babbani anche tu!- Flint sembrava essersi assunto l’onere di mettere tutti in imbarazzo a turno.
-Non è vero!- gli abbaiò contro Pansy con voce stridula, ora arrossita colpevolmente. A Holly non piaceva come il divertimento principale di quelle persone fosse parlar male degli altri, a quanto sembrava, ma vedere la Parkinson finalmente a disagio le fece riaffiorare un po’ di buonumore.
Alzò lo sguardo verso i tavoli dei professori, ed intercettò casualmente l’attenzione di Hagrid. Gli sorrise – non era proprio stato un grande esempio di competenza, ma almeno l’aveva trattata con un’apprezzabilissima gentilezza – ma lui fece un’espressione strana, come se cercasse di ricambiare il sorriso, e però qualcosa lo stesse turbando. Anche il sorriso di Holly si intaccò. Cos’era che non andava? Nei suoi paraggi, il preside chiacchierava con la professoressa McGonagall, mentre Quirrell, col suo assurdo turbante viola, conversava con un altro insegnante che non conosceva, un giovane uomo dall’aspetto estremamente curato ed elegante, con un furbo luccichio ironico negli occhi. I loro sguardi si incrociarono per un momento, e lei ebbe una strana fitta alla cicatrice che aveva sulla fronte.
La massaggiò, domandandosi se la temperatura sempre più alta della sala non le stesse facendo venire l’emicrania, mentre Flint, che si era voltato per capire cosa stesse guardando, commentava inacidito: -Speriamo che Black non si metta a rompere anche quest’anno.-
-Black? Vuoi dire, quel tipo che parla con Quirrell?-
-Si. Insegna Difesa contro le Arti Oscure. E’ fissato coi Grifondoro, basta che sei un Grifondoro e ti assegna una montagna di punti per qualsiasi sciocchezza!- sbuffò.
Dalla sua sinistra, intervenne cupo anche Montague: -E ovviamente, invece, se sei un Serpeverde, qualsiasi scusa è buona per levarli…-
-Già, Black detesta i Serpeverde. L’anno scorso ho saltato quattro allenamenti per le sue punizioni- ringhiò Marcus, ora più somigliante che mai ad un qualche orco zannuto. -Pare siano anni che aspetta che la McGonagall vada in pensione, per diventare lui il capo della casa di Grifondoro. Speriamo che un giorno o l’altro lei lo affatturi per bene- tornò a sogghignare.
Holly alzò le sopracciglia e fece un’espressione di moderata approvazione.
-Huhuhu- intervenne di nuovo Pansy con la sua risatina, -La-ragazza-che-è-sopravvissuta si preoccupa per le lezioni di Difesa contro le Arti Oscure? Ma, non dovresti essere un genio?-
Ma che le aveva fatto, perché ce l’avesse così tanto con lei?
-Effettivamente, sarebbe interessante sapere cosa hai fatto al Signore Oscuro!- si intromise per l’ennesima volta Flint, e stavolta calò un silenzio interessatissimo tutto attorno, nel quale anche gli studenti a due posti di distanza si protesero per ascoltare. –Dev’essere stato forte, perché non ci racconti?- anche Malfoy si agitò sulla sedia accanto: era evidente che anche lui stava aspettando fin dall’inizio quel racconto.
-Beh, ecco- disse Holly, imbarazzatissima. Non si ricordava praticamente niente, ma se lo avesse confessato avrebbe deluso le loro aspettative, e già quella Parkinson era insopportabile così… riusciva già a sentirla criticare la sua memoria. –Ero molto piccola, ed ho dei ricordi confusi, dev’essere stato qualcosa di terribile… Ricordo un enorme lampo di luce verde, e…- ora che ci ripensava… -una risata lunga e fredda…-
Gli studenti si scambiarono sguardi di eccitato interesse, ma la cosa non sembrò comunque soddisfacente per Pansy. – Ricordi confusi! Ma non è che ti stai inventando tutto? Secondo me vivere coi babbani ti ha rimbambito il cervello.. Non sei capace neanche di lavarti bene i capelli!- lì indicò con un gesto insulso. –Huhuhuhu!-
Holly impallidì, e poi si fece rossa a chiazze. Era stato colpito il suo punto debole. –Sai una cosa? Forse hai ragione. Vivere coi babbani mi deve aver rimbambito, ma se mi dovesse ritornare qualche capacità, sarai senza dubbio la prima a saperlo- le sibilò estremamente stizzita e minacciosa.
-Huhuhu, che paura!- continuò l’altra a canzonarla. –Guarda che stavo scherzando, eh! Che permalosa.-
Da quel momento smise di darle fastidio, e la comparsa dei dolci in tavola distrasse tutti, ma non era andata proprio benissimo per Holly. Aveva l’impressione che nonostante i suoi tentativi di socializzare decentemente, quella Parkinson fosse riuscita a metterla in ridicolo davanti a tutti gli altri studenti.
Finito il pasto, si diressero guidati da Flint verso la loro sala comune, nei sotterranei, e al termine della camminata trovarono ad aspettarli, davanti ad una parete in pietra dall’aspetto squallido, un’alta, magnifica donna di colore avvolta in una pregiata veste in broccato nero e verde acqua scuro, con in testa un cappello da mago che la rendeva ancora più imponente. Quando si avvicinarono, si mosse anche lei verso di loro con passi impercettibili, e Holly notò che portava un luccicante orecchino argentato a forma di sfera all’orecchio sinistro; i suoi capelli erano un fiume di treccine, che raccolte in un’unica coda le ricadevano fino alla vita.
-Professoressa Sinistra, buonasera!- le si rivolse Flint, mostrando per la prima volta rispetto per qualcuno quella sera. –Come mai è qui?-
Lei alzò leggermente la testa e lo guardò dall’alto, sbattendo le lunghe ciglia. –Buonasera, Flint. Sai già la parola d’ordine del dormitorio, a quanto pare.-
-Ehm… no, veramente no- ribatté lui mestamente, con aria stupida.
-Appunto. E’ Thestral-. Una porta scorrevole, nascosta alla perfezione nella parete alle sue spalle, si aprì al comando. –A giudicare da quanto bene te ne sei ricordato gli anni scorsi, ho preferito assicurarmi che gli studenti della mia Casa non dormissero nei corridoi…-
Flint arrossì. La strega diede loro la buonanotte e si dileguò con eleganza, seguita da sguardi di interesse ammirato al suo passaggio. –Lei chi era?- chiese Holly.
-La Sinistra è il capo della nostra casa- spiegò Montague. –Insegna Astronomia.-
Entrarono nel passaggio, e il lungo e basso sotterraneo in pietra della sala comune dei Serpeverde si presentò ai loro occhi, curato da un amore per il lusso e lo sfarzo che dall’esterno non si sarebbe potuto proprio immaginare. Un caminetto, la cui pietra era scolpita in altorilievo in complicati arabeschi e grottesche di capricorni, tritoni e tridenti (tutti con un teschio al posto della testa), sembrava chiudere il fuoco in gabbia al proprio interno, come fosse stato una preda di guerra - considerando tra l’altro che l’illuminazione era in realtà affidata non a quello, ma a delle sferiche lampade incastrate come gioielli nel ferro battuto, sulla cui cima era attaccata la robusta catena che le faceva pendere dal soffitto. La loro luce, di un verde intenso, ricadeva sulle finestre, le quali, anziché dare sul cielo o sul prato del castello, offrivano invece una visione del paesaggio sommerso del lago, la cui acqua contribuiva a restituire ed ampliare il bagliore smeraldino che riceveva.
L’intera mobilia era affascinante, soprattutto per via dell’aspetto comodo dei grandi divani e le poltrone in pelle nera, ma per quanto il tutto potesse essere invitante l'idea di sedersi lì a chiacchierare, ora Holly aveva solo voglia di dormire. Prima di dirigersi però verso il dormitorio femminile, si voltò verso Draco per dargli la buonanotte.
-Ci vediamo domani- gli si rivolse.
-Ah, ehm- strascicò lui, senza nessun entusiasmo, -si, ci si vede.-
Aveva cambiato atteggiamento? Lo guardò dileguarsi, turbata. Che cavolo avevano tutti? Girò i tacchi anche lei verso il dormitorio, e scelse il letto a baldacchino che rispetto agli altri sembrava più isolato, proprio accanto ad una sferica finestra che dava su un grosso agglomerato di coralli bianchi e neri.
Era di pessimo umore. Nonostante la stanchezza, faticò lungamente ad addormentarsi, e quando finalmente vi riuscì, fece un incubo orribile, nel quale il Cappello Parlante, appena indossato, cominciava a gridare a tutti che persone con famiglie squallide come la sua non dovevano essere ammesse a Hogwarts; veniva poi allontanata dal castello, mentre Pansy rideva in modo stridulo di lei, e quando Holly finalmente si girava per cercare di lanciarle un incantesimo, la sua risata si tramutava in quella fredda dei suoi ricordi, e tutto culminava in un lampo di luce verde.


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ndA
Rieccomi! Si, lo so che teoricamente la Sinistra dovrebbe essere una prof di Corvonero, ma senza Snape mancava il capo dei Serpeverde e volevo un capo carismatico; ho deciso quindi di reinventarla, dato che nei libri praticamente non compare mai se non un paio di volte di sfuggita, e non avrebbe portato a grandi cambiamenti.
Tra libro e film, non è per nulla chiaro se durante l’estate gli studenti si possano esercitare con gli incantesimi oppure no. Si è vero, fare magie davanti ai babbani è proibito, però: 1 – nel 3° film Harry si esercita con l’incantesimo Lumos tranquillamente sotto le coperte, e 2 – come ci si aspetta che gli studenti si allenino durante le vacanze, se non possono praticare? Ho deciso perciò di fare in modo che la regola di non fare magie fuori dalla scuola sia rilevante solo alla presenza effettiva di babbani.
Comunque, Vince-herp Crabbe e Derp-ory Goyle, così la Rowling avrebbe dovuto chiamare quei due. :°D
 
   
 
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