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Autore: Pyxis_Minor    09/09/2014    8 recensioni
Sono Lily Luna Potter, figlia del famoso Harry Potter... non so se ne avete mai sentito parlare. Tra noi maghi è una leggenda, e so di per certo che il suo nome è arrivato anche alle vostre orecchie babbane.
Sappiate che voi tutti vivete in libertà solo grazie a lui, al suo coraggio e alla sua forza.
Non potete neanche immaginare come sarebbe ora la vostra vita se non fosse stato per lui. E forse, neanche io posso immaginarlo.
So che molti di voi pensano che sia solo una favola, e potete anche interpretarla come tale, non importa.
Ma non sono qui per parlare di lui: so che ci ha già pensato qualcun altro.
Sono qui per raccontare la mia storia, le avventure che anch'io ho affrontato ad Hogwarts, la suola di Magia e Stregoneria. Il modo in cui ho imparato ad amare, ad odiare e a perdonare.
Spero che abbiate voglia di ascoltarmi, di conoscermi.
E se avete anche qualcosa da insegnarmi, recensite pure.
Vi auguro una buona lettura.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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                                                         ... sedici anni dopo…
 
 
 
 
 
      - Auriga?
-No.
-Okay… okay… che ne dici di Bootes?
-Orribile.
-Columba?
-Disgustoso.
-Ho trovato, ho trovato! Musca!
-Musca?
-È un bel nome!
-Ma sei scemo? – sbuffai.
Eravamo seduti a quel maledetto tavolo da più di mezz’ora, nel tentativo di accordarci sul nome della creaturina che portavo in grembo, senza essere ancora riusciti a trovare una soluzione che soddisfacesse entrambi.
-Okay, Musca è bocciato. Che ne dici di Puppis?
-Puppis? – risposi scettica.
-Sì.
-P-u-p-p-i-s?
-Esatto.
-Vuoi davvero chiamare tua figlia Puppis?
Lui si morse il labbro inferiore con aria mortificata. – Mi sembrava carino – rispose, in tono lamentoso.
-Sembra il nome di una pornostar scozzese.
-Non è scozzese, è latino!
-Scorpius, non è questo il punto!
Quella discussione era completamente inutile.
Stavo discutendo con colui il quale  aveva insistito per chiamare il suo primogenito Pisces.
Sì, avete capito bene. Pisces. Come la costellazione dei pesci.
Per fortuna ero riuscita ad oppormi.
-MAMMAAAAAA!
Alzai gli occhi al cielo. Ma non si era addormentato?
-Cosa c’è amore? – chiesi, con una nota isterica nel tono di voce.
-MAMMAAAAAAAAA! –  Joel entrò in cucina correndo, con grossi lacrimoni salati che gli solcavano le guance, ed iniziò a tirarmi la manica del maglione.
-Leo è un vampiro! –  affermò convinto. Scossi la testa con rassegnazione. Ancora?
-Joel, Leo non è un vampiro. Ne abbiamo già parlato.
-Mamma ma lui dice di sì, e io l’ho bisto mi fa la faccia brutta!
-Lo dice perché si diverte a spaventarti, Joel. E smettila di urlare che svegli tutti…
-Mamma!! Non bolio dommire con lui, mi mancia!
-Joel, tuo fratello non ha nessuna intenzione di mangiarti, te lo assicuro. – sbuffai.
Non avendo avuto le soddisfazioni che cercava, si allontanò da me e si avvicinò a suo padre, che si stava godendo la scena con un sorriso di scherno dipinto sul viso.
-PAPIIIIIIIIIII Leo è un mostro, mi macia!
Scorpius lo prese in braccio, e gli stampò un bacio sugli indomabili capelli rossi.
-Amore, Leo non vuole veramente mangiarti. Forse solo assaggiarti un pochino, per vedere che sapore hai…
-SCORPIUS! Così lo terrorizzi! –
Di fatti, Joel scoppiò a piangere rumorosamente, mentre il mio quasi-ex-marito rideva di gusto.
-Dai qua. – dissi, alzandomi lentamente, perché il tre chili di neonata che portavo in grembo non mi permettevano di muovermi troppo velocemente.
Strinsi Joel tra le braccia, e lo cullai un pochino. – è tardi, l’ora della nanna è passata da un pezzo. E se continui a fare tutto questo chiasso, sveglierai anche Spike e Danis. E tu non vuoi che la mamma passi la notte a cercare di far addormentare quelle due bestiole travestite da neonati, vero?
Lui mi guardò con quei suoi occhioni grigi e umidi, scosse la testa e disse solo – MOSTRO!
-shhh, non urlare – dissi, trasportandolo in camera.
-LEO, SCENDI DA QUELLA MALEDETTA SCOPA! – urlai, quando il più grande dei miei figli mi sfrecciò davanti sulla  scopa giocattolo, andando poi a sbattere contro il cesto dei peluche e rovesciandoli tutti al suolo.
Sterzò in maniera poco armoniosa, ed accelerò nella mia direzione, ma cadde dalla scopa, atterrando sul letto del fratello, mentre quella continuava a sfrecciare in direzione opposta, andando poi a frantumare la finestra.
-LEO!
-Che succede? – chiese Scorpius, apparendo in quel momento sull’uscio.
-Succede che sto per mandare tuo figlio al canile.
-Oh, non credo che lo accetterebbero. – rispose lui, andando a raccogliere il pargolo che intanto stava agonizzando sul letto, fingendo chissà quale frattura multipla dovuta alla caduta.
Ciliegina sulla torta, i gemelli iniziarono a singhiozzare nella stanza a fianco.
-Fantastico – esclamai sarcastica. – vado ad acquietare il resto della prole – dissi, facendo scendere Joel. – MAMMA VOGLIO ANDALE SULLA COPA!
-NO! – urlò Leo in risposta, liberandosi dalla presa di Scorpius e scendendo dal letto con un balzo. – è MIA! – e afferrò il giocattolo prima che il fratello riuscisse a raggiungerla.
-Leo, non essere egoista – disse Scorpius, provando a strappargli il giocattolo dalle mani. Leo, in tutta risposta, gli diede un calcio sugli stinchi.
-È tardi per giocare, andate a letto. – provò ad ordinare il padre, ma senza riuscire in realtà ad ottenere un tono abbastanza autoritario.
-Scorpius, aggiusta quella maledetta finestra. – dissi, uscendo dalla stanza e lasciando il biondo in quel manicomio.
Entrai in camera dei gemelli, e li trovai entrambi aggrappati alle sbarre della culla, a sbraitare come se fossero posseduti dal demonio.
Presi Spike tra le braccia e iniziai a cullarlo. – Mi dispiace Danis, ma posso cullare solo un figlio alla volta. – sussurrai, guardando il rosso che aveva smesso di piangere, e che ora mi fissava con gli stessi occhioni grigi del fratello, asciugandosi il naso con una manina.
- Ga ga – emise un gridolino acuto e mi sorrise.
Mi chinai per baciargli la fronte, quando sentii un dolore lancinante al ventre.
Mi piegai, tenendo una mano sulla pancia e strizzai gli occhi.
Non può essere.
Misi Spike nella culla del fratello, e mi passai una mano tra le gambe, e tutti i miei timori divennero certezze.
Merlino, perché ora?
-SCORPIUS! – urlai, mentre Spike e Dannis riprendevano a piangere.
-SCORPIUS VIENI SUBITO QUI!
-Lily? – Il biondò piombò in camera, con un Joel ancora urlante tra le braccia.
-Mi si sono rotte le acque – lo informai, cercando di non far trapelare il panico dalla mia voce.
-COSA?! Ma manca ancora un mese! – disse lui, sgranando gli occhi.
-Mai sentito parlare di parti prematuri? – sbottai, anche se non era esattamente il momento adatto per fare dell’ironia.
-Okay, okay. Niente panico – disse lui,  facendo scendere Joel, che era ammutolito all’improvviso, pur non capendo esattamente cosa stesse accadendo.
-Che facciamo, che facciamo?! – Scorpius iniziò a spostare il peso del corpo da un piede all’altro, evidentemente nel panico.
Sospirai. Come al solito dovevo fare tutto io.
Un’altra contrazione mi costrinse a piegarmi su me stessa, ed afferrai le sbarre della culla con forza.
-Non abbiamo ancora deciso il nome!
-SCORPIUS QUESTO è L’ULTIMO DEI NOSTRI PROBLEMI – urlai. In quel momento entrò Leo, con la sua scopa giocattolo in mano.
-Mamma? – chiese preoccupato – stai bene?
Provai a sorridere, ma quello che ne venì fuori fu solo una cosa simile ad una smorfia di dolore.
-Sì amore, la sorellina è impaziente di venire a fare danni con voi. – spiegai. – Scorpius, porta i bambini a mio padre, io vado al San Mungo con la metropolvere. Raggiungimi dopo.
-Sei sicura che ce la fai da sola?
-Sì, non preoccuparti – mentii.
Mi diressi velocemente in salotto, afferrai un pugno di metropolvere, e scomparvi in una fiammata verde.
 
 
 
 
 
 
                                                                ***
 
 
Il sole filtrava attraverso le tende bianche della camera d’ospedale, illuminando fiocamente la stanza.
Ero distesa su almeno una ventina di cuscini, ma la schiena mi faceva ugualmente male.
Non riuscivo a credere che, con venti cuscini, non ce ne fosse neanche uno comodo.
L’infermiera aprì la porta, spingendo d’avanti a sé una piccola culla rettangolare. Quando mi vide mi sorrise raggiante. Era una ragazza, non poteva avere più di vent’anni.
I capelli corvini erano raccolti ordinatamente in una coda di cavallo, lasciando completamente scoperto il viso dai lineamenti dolci e delicati.
- Come sta? – le chiesi.
Lei prese il fagotto bianco tra le mani, e me lo posò in grembo. – Scoppia di salute. – disse, ancora sorridendo.
Presi coraggio e la guardai.
Me ne innamorai all’istante.
Incredibilmente, gli occhioni scuri erano già spalancati, e mi guardavano con un misto di innocenza e curiosità che mi fece venire voglia di riempirla di baci.
Muoveva le dita minuscole continuamente, come a voler afferrare qualcosa.
La piccola testolina era ricoperta di sottili capelli biondi.
-Ciao piccola – sussurrai, cullandola.
In quel momento, Scorpius entrò nella stanza, con un sorriso che andava da un’orecchio all’altro.
-Si può? – chiese all’infermiera. La ragazza annuì. – Vi lascio soli, mamma e papà. – disse, uscendo dalla camera.
Scorpius si sedette sul letto, accarezzò prima la sua testolina e poi la mia.
-Come si ci sente a non essere più l’unica donna di Scorpius Malfoy? – chiese.
Sorrisi, e mi sporsi in avanti per baciarlo . – Mi sento incredibilmente sollevata. – risposi.
-È bionda! – esclamò trionfale, prendendo il fagotto sulle braccia, e stampandole un delicato bacio sulla fronte.
Lei iniziò a piangere. – Sei tale e quale a tua madre, sempre a lamentarti.
Repressi l’istinto di schiaffeggiarlo sulla nuca, solo per paura di fare male anche alla piccola.
-Dove sono le altre bestiole? – chiesi, guardando Scorpius che era ancora tutto intento ad adorare la bimba.
-Qui fuori con i tuoi – rispose, senza staccarle gli occhi di dosso. La strinse ancora di più a sé, poi mi guardò, e un lampo attraversò i suoi occhi chiari.
Si alzò, e posò delicatamente la bambina nella culla, poi tornò a sedersi al mio fianco.
-Stavo pensando… – disse, baciandomi il collo. –… che la piccola si sentirà sola, in una casa con così tanti uomini… - e mi morse un orecchio. – dovremmo farle una sorellina…
Questa volta lo schiaffo partì rapido, e lo allontanai da me per poi fissarlo negli occhi con sguardo minaccioso.
-Scorpius! Io non volevo figli, tu ne volevi tre e per qualche strano scherzo del destino siamo arrivati a cinque. Direi che è decisamente il caso di fermarci.
-Ma … - Provò a protestare.
-Niente ma, non so se mi sento più una mucca o un coniglio – risposi acida. – Anche io sono cresciuta in una casa piena di uomini, e ti assicuro che non mi sono mai sentita sola.
-Okay, come vuoi, mia signora. – disse, strizzandomi l’occhio, con un’espressione che mi fece capire che in realtà non si era affatto arreso.
-Comunque… – disse alzandosi, e riprendendo tra le braccia la bambina, e posandomela di nuovo in grembo. – …siamo alla resa dei conti, non possiamo più rimandare. – sentenziò.
-Puppis non ti piace per niente?
-Scorpius…
-Alla fine Musca non è così male, secondo me.
-Mi rifiuto, è disgustoso.
-Quindi?
-Scorpius… - sussurrai di nuovo. Sentii il bisogno di mordicchiarmi il labbro inferiore.
-Dimmi.
-Mi… mi piacerebbe chiamarla Annabel. – dissi, senza smettere di guardarlo negli occhi.
Lui per qualche secondo non disse niente, e si limitò a fissarmi.
Forse non avrei dovuto proporlo, pensai.
Ma alla fine lui mi sorrise, e mi sfiorò le labbra con le sue.
-Allora benvenuta, piccola Annabel Malfoy. – disse, accarezzando una guanciotta morbida con l’indice. Lei glielo afferrò con una manina rossa.
Una lacrima gli comparve all’angolo dell’occhio sinistro.
Lui non fece nulla per fermarla.
 
                                          
                                                       .THE END.
 
 
 
Chiodino finale: * asciuga le lacrime con un fazzoletto bianco*
Oh Dio, non so che dire.
Ho una paura matta di pubblicare questo epilogo, e di cliccare su “completa”.
Non sono pronta ad abbandonare i miei bambini.
 
Ho riscritto e cancellato questo secondo epilogo almeno duecento volte, e alla fine avevo anche pensato di non pubblicarlo più, perché mi sembrava troppo… sinceramente non lo so.
Però alla fine, la mia beta\sorella ha insistito perché lo facessi, quindi se non vi piace prendetevela con lei.
Ora, innanzitutto, volevo ringraziare la sopracitata sorella, per avermi sopportato tutti questi mesi con i miei “ hai letto il capitolo? Che faccio, lo pubblico? Ma sei sicura che la storia ti piace? Perché mi dici bugie, è orribile! Non lo dici solo perché mi vuoi bene, vero? Vero? Vero? VERO?!
Allora se ti piace perché non hai ancora letto il capitolo!!”
No, davvero. Mi rendo conto di essere stata veramente assillante, insopportabile e logorroica.
Quindi, grazie per la tua pazienza, per i tuoi preziosi consigli e soprattutto, per non avermi ancora sbattuta fuori di casa.
Inoltre, ci tenevo a dirvi che se siamo arrivati a questo punto, più che merito mio è merito vostro.
Mi avete supportata e incoraggiata con le vostre bellissime recensioni, con i vostri messaggi pieni di complimenti e congetture, e se non fosse stato per voi avrei abbandonato questa storia prima del secondo capitolo.
Infatti, questa non è solo la prima storia che pubblico, ma anche la prima che sono riuscita a finire. E tutto questo solo grazie a voi.
Davvero, siete stati\e stupendi\e e gentilissimi\e, e non vi ringrazierò mai abbastanza.
Mi avete reso una persona veramente felice.
Giuro che ho finito di sproloquiare, perché questo chiodino è praticamente più lungo del capitolo… anche se credo di non avervi ancora ringraziato abbastanza.
 Vi abbraccio fortissimo!
Con amore, Pyxis.
 
 
 
 
   
 
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