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Autore: Evander    09/09/2014    1 recensioni
Finlay sedeva sul pavimento sporco.
Chissà se fuori risplendeva il sole o la luna. Aveva perso la cognizione del tempo. Da quanti giorni era lì? Forse da mesi. Il tempo scorreva lentamente — o velocemente? Inizialmente aveva tentato di contare i giorni. Una stanghetta solitaria era incisa nel muro. Era buio come la pece. Quel giorno si era svegliato con una pagnotta stantia sul pavimento. Normalmente era sempre sveglio quando portavano il cibo. Non quel giorno. La prese in mano e nonostante la muffa la divorò. Chissà da quanto tempo non mangiava. Forse da settimane. L’unica cosa che sapeva a proposito era che aveva ancora fame. Presto o tardi sarebbe stato nella condizione di essere capace di mangiare carne umana. Peccato che non ci fosse nessun’altra anima umana in quella cella — oh, forse un’anima sì, lo spettro di qualcuno morto in quella cella.

{fantasy/medievale • il rating potrebbe salire }
Genere: Angst, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Uno sciocco uccide per odio

La pace sarà mantenuta da popoli che vivranno a modo loro senza alcuna ambizione

Winston Churchill 

«Dimmi di più» borbottò. Aell sorrise, col suo solito sorriso viscido che gli  faceva sempre pensare che ci fosse un doppio fine in ogni sua azione — e che quel doppio fine l’avrebbe presto rovinato. 
«Pare, dunque, che il re abbia ricevuto la testa di suo figlio allegata a un piccione» rispose Aell. Yerger sospirò. «Ed è assolutamente convinto che la colpa sia dei Chapman» aggiunse, intrecciando le proprie dita della mano sinistra con quelle della destra.
«Ma tu non la pensi così» disse Yerger. Aell sorrise di nuovo. 
«Effettivamente ne dubito» ammise. «E sappiamo tutti che il re ormai è...» fece una pausa, come per cercare la parola giusta «vecchio, e come ogni cosa vecchia inizia a funzionare male.» Yerger non poteva fare a meno di ammettere che il suo consigliere diceva il vero: il re iniziava a dare segni di paranoia, probabilmente aiutati dai vari attentati alla sua vita, ed iniziava a vaneggiare. Ma lui aveva giurato fedeltà alla famiglia del re.
«Il principe ereditario è morto» constatò Yerger. Aell annuì. «Ma non era l’unico principe. C’è ancora Iwan.» Aell annuì nuovamente. Ma nonostante ciò, il problema persisteva: nessuno poteva uccidere il principe e passarla liscia. Era come dire che il re non era il più potente. Era un affronto alla sua autorità, e il re era convinto che questo affronto l’avessero fatto i Chapman.  «E da dove deriva l’idea del monarca?» chiese. Aell si scroccò un paio di dita. Mi stupisce che un essere viscido come te abbia delle ossa, pensò Yerger.
«Ultimamente i Chapman non sono stati in ottimi rapporti con il re» lo informò il consigliere.


«Non sei pronto per entrare in guerra.»
Yerger sorrise. «Non entrerò in guerra. Ci saranno un paio di cadaveri, una famiglia estinta per linea maschile, non una guerra. Manderò Seth, se la caverà e se la caverà in silenzio.»
Risia scosse la testa. Sembrava trovasse la sua idea terribilmente stupida. «Certamente sarà silenzioso. Nel caso l’avessi dimenticato, gli hai fatto tagliare la lingua» sibilò. 
«Ogni tanto me lo scordo» ribatté Yerger in tono scherzoso. Risia alzò gli occhi al cielo. «Ma è tra i miei più fedeli servitori — mi ha chiesto lui di tagliargli la lingua perché non mi tradisse» osservò. «Sei così arrabbiata, con me, mia dolce Lady?» domandò. «E posso forse chiedere perché? E implorare per il tuo perdono?»
Risia sbuffò. «Non essere ridicolo, per favore. Non mi hai fatto arrabbiare, ma sai bene che noi dobbiamo essere ben più che gli schiavi del re» gli disse. «E lo sai bene» aggiunse. 
«Senz’altro, mia amata Lady. Ma se il re pensa di potersi fidare di noi, tanto meglio» rispose Yerger. «Ben presto sarò io il re, e tu, mia dolce Lady, la mia regina.» Risia accennò a un sorriso. 
«Ottimo, vostra Altezza, però ricordati che se inizierai a prendere sottogamba  l’attuale re, non riuscirai nel tuo intento.» Yerger doveva ammettere che Risia non stava blaterando cose insensate. Era del tutto giusto quel che stava dicendo — ma Yerger non stava prendendo sottogamba il re: era il re che stava prendendo sottogamba lui, anzi, non lo considerava nemmeno una minaccia, ma uno dei suoi fedeli vassalli. Ed era giusto così: che il re pensasse che la Casa Blacktyde fosse sua. Non sarebbe vissuto abbastanza per pentirsene. 
«Se ne occuperà Seth» decretò Yerger. «Non tentare di distrarmi dalle mie intenzioni, Risia.»
«Hai cambiato presto appellativo da darmi» osservò Risia. 
«Non sarà una guerra. Manderò Seth a tagliare la gola a quei Chapman.»


Camera sua — no, camera loro — aveva una bella vista sul parco interno del palazzo. L’aveva sempre trovata una stanza estremamente tranquilla. 
Qualcuno bussò alla porta.
Yerger sospirò, ma non rispose.
Bussarono nuovamente.
«Chi è?» domandò. 
«C’è un piccione per te, mio Lord» sussurrò una voce tremante. Yerger riuscì a malapena a udirla, al di là della pesante porta di quercia.
«Entra.»
Maestro Felyn entrò, con in mano una pergamena ancora sigillata. Yerger gliela prese e lo congedò dalla stanza. Il sigillo rosaceo apparteneva al re. Lo spezzò e srotolò la pergamena.


Lord Blacktyde,
sono desolato nel doverti mandare queste poche righe.
Hai già ricevuto la notizia della morte di mio figlio Finlay, e sai bene che sospettavo la famiglia Chapman. 
Però quella famiglia è stata brutalmente sterminata. Temo che l’assassino possa essere lo stesso. 
Stai in guardia, Lord Yerger, perché il vento della guerra sta soffiando sulle nostre terre.

Re Somerled, quarto del suo nome, protettore del reame, reggente delle isole di Trëbald.


Salve! 
Scrivere questo capitolo è stato abbastanza difficile — non perché non riesca ad “entrare” nel personaggio di Yerger, quanto perché mentre lo facevo programmavo il suo futuro e mi distraevo di continuo.
Comunque spero che a voi piaccia — anche se è abbastanza corto. 







 

 

  
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