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Autore: ranyare    09/09/2014    4 recensioni
Questa è una piccola raccolta di one-shots, autoconclusive, legate ai personaggi della mia fanfiction "Narnia's Rebirth", e rappresentano momenti del passato di alcuni di loro oppure altri, non trattati nella storyline principale.
Vi presento Narnia's Memories: ricordi di vite passate, frammenti di realtà vissute e oramai dimenticate, dolci ricordi serbati nell'animo e paure mai davvero dimenticate.
1. "I loved you first." - Peter & Shaylee
2. "I know you'll never leave me alone." - Gwaine & Siria
3. "At the end of a closing day." - Siria
4. "Silence has filled my voice." - Aysell [COMING SOON]
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Caspian, Peter Pevensie, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Narnia's ~R~'
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Memories in 4 parti ragazze

At the end of a closing day

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I passi risuonavano, ovattati, nel silenzio magico che avvolgeva le ampie stanze del castello.

I calzari producevano soltanto una lieve, ritmica pulsazione sui tappeti soffici e sontuosi, rimbombando come il battito di un immenso cuore invisibile in quei corridoi vuoti, silenziosi, mentre la polvere vorticava nei caldi raggi del Sole che fendevano le finestre.

Siria si rese conto di aver trattenuto il fiato, sconvolta com’era dalla bellezza stupefacente di quelle stanze che nessuno aveva mai usato da quando la madre di Caspian aveva perso la vita per una terribile malattia: al contrario del resto del palazzo, cupo e spoglio, i locali dedicati alla regina,  che Prunaprismia non aveva mai occupato in rispetto della cognata defunta e del bambino solitario rimasto orfano di madre, erano stati arredati con un amore per l’eleganza e la raffinatezza tali da darle l’impressione di trovarsi in un luogo completamente diverso rispetto all’austera dimora dei regnanti di Telmar.

I suoi grandi occhi blu, illuminati dagli sprazzi dorati che entravano dalle alte finestre ad ogiva, studiavano avidamente ogni particolare, accarezzando con lo sguardo tutto ciò che la circondava: broccati e tappeti di tonalità di celeste tanto belle che aveva sempre pensato di poter scorgere solo nel cielo estivo, mobili intagliati con tanta maestria che avrebbero potuto causare persino in Talia un moto d’apprezzamento per quella bellezza estratta dai suoi amati alberi, vetrate dipinte con una maestria che qualunque artista narniano avrebbe faticato ad eguagliare in grazia e minuziosità… era tutto bellissimo – più di quanto Siria aveva mai anche soltanto osato sognare.

Aveva sempre amato i castelli, fin da bambina.

Era cresciuta in un villaggio sporco, povero ed umile proprio come la gente che lo abitava; la bellezza di una reggia – degli appartamenti della regina che lei sarebbe diventata – era sempre stata un sogno ad occhi aperti per la piccola strega con le trecce rosse, dipinti dalla voce melodiosa di sua madre che le cantava fiabe di cavalieri e principesse mentre le pettinava i lunghi capelli.

Essere lì, esserci davvero e non soltanto per rubare, per agguantare un brandello di quello splendore lontano per poi fuggire nelle sue foreste buie ed accoglienti, le trasmetteva una sensazione d’incredulità tale da farle dubitare di essere sveglia davvero.

La guerra era finita, e lei, finalmente, avrebbe avuto la sua pace.

Lentamente, intimorita dal silenzio opalescente che ammantava quei luoghi, avanzò ancora di qualche passo e superò il salotto ed alcuni corridoi, respirando a fondo per riempirsi del denso e confortante profumo del legno, delle stoffe pregiate che coprivano le pareti, della pace che traspirava da ogni singolo angolo.

Incantata, lasciò scorrere gli occhi sui dipinti, sui soffitti a cassettoni, su ogni singola pennellata lasciata dagli artisti che avevano trasformato quelle volte in capolavori di maestria – tutto sembrava essere un’immensa opera d’arte, creata per il puro gusto di stupire, d’incantare, di stordire con la sua stupefacente bellezza.

Il cuore batteva lento, tranquillo, nel petto della giovane strega dai capelli rossi; poteva quasi avvertirne le pulsazioni, che acceleravano quando il suo sguardo si posava su un dettaglio particolarmente bello, sui dipinti vividi e reali, sulle colonne e sui capitelli intagliati nel legno.

Sentiva già di amarlo, quel posto.

Con delicatezza, col terrore di rovinare qualcosa, lasciò scorrere le dita candide sullo schienale di una sedia, sul legno di un tavolo, sul porpora intenso dei cuscini; sfiorò, ammaliata, un candeliere di cristallo, gioendo intimamente al dolce tintinnio che si propagò nella stanza della musica in cui ora si trovava, a quel tocco.

Era tutto così…splendido.

Era un posto così grande, così armonioso… per troppi anni lei non aveva visto altro che foreste: le amava, le considerava la sua vera casa e l’unico posto in cui si era sentita se stessa per la prima volta nella sua vita… ma sentiva che avrebbe potuto perdersi, in quel castello, fra quelle pareti istoriate dai dipinti e su quei soffici tappeti importati da chissà dove – in quell’intenso profumo di legno, di tempere, di stoffe, che pareva irretire ogni suo singolo senso.

L’incanto sembrò volersi intensificare quando, proseguendo nel suo percorso, entrò nella stanza che seppe per certo sarebbe diventata la sua preferita.

Libri.

Libri, libri, ancora libri, rinchiusi dietro trasparenti teche di cristallo, in ordinate scaffalature di noce, divisi per argomento e per autore in alte colonne istoriate.

Avvertì il cuore palpitare quando, con dita tremanti, lasciò che un tomo dalla copertina color perla scivolasse fra le sue mani, schiudendolo con un gesto che tradiva tutta la sua emozione; e la sorpresa si accentuò, mescolandosi alla gioia pura e cristallina che provava ogni volta che sfiorava un libro, quando sotto il suo sguardo si dipanarono rune e miniature, scritte e dipinte con una precisione quasi maniacale in una pregiata pergamena giallastra.

Nel piccolo rifugio nella foresta, dove lei ed i suoi compagni avevano sempre riposto ciò che sarebbe stato scomodo portarsi dietro durante i loro vagabondaggi, Siria aveva custodito gelosamente tutti quei tomi che era riuscita a rubare o a comprare nel corso degli anni; adorava leggere, era stato Aaron a insegnarle quando era soltanto una bambina… ed ora, dinanzi a quello spettacolo, scorgendo le spigolose eppure armoniche lettere della lingua telmarina scorrere sotto i suoi occhi, non poté non sentire il cuore quasi scoppiarle di gioia.

Soltanto dopo un istante, però, la curiosità di vedere il resto delle sale ebbe il sopravvento. Posò con delicatezza il libro su un tavolino finemente lavorato, dedicando una lunga occhiata amorevole alla soffice poltrona lì accanto; sarebbe tornata, e presto, per continuare quella lettura sull’alchimia che già aveva catturato il suo interesse.

Dopotutto, le streghe erano sempre state assetate di conoscenza, no?

Cautamente, col terrore di infrangere qualcosa, avanzò lungo quei corridoi tanto affascinanti fino a giungere ad una soglia ad arco. Era molto bella, ornata di fregi, di dipinti e d’intonacature delicate ed armoniose; distinse le vicende della storia di Telmar dipinta sugli stipiti, quella storia che tante volte aveva sentito narrare dai vecchi del suo villaggio. Sorrise, trasognata, intuendo che oltre quella soglia qualcosa la stava aspettando – e sentì il respiro mozzarsi quando, mosso qualche timido passo  su quel pavimento di legno che stranamente non scricchiolava, entrò con cautela nella sala successiva, la sala delle udienze.

L’enorme stanza accolse il suo sguardo stupefatto, allibito – esisteva davvero un posto chiuso così grande!?

Le pareti erano cariche di fregi e di dipinti perché, Siria lo sapeva, una regina doveva far sfoggio della propria ricchezza come prova della forza della famiglia da cui proveniva. Enormi ritratti troneggiavano in ogni sezione, divisa da colonne addossate alle mura e riccamente intagliate. Con un sussulto, dalle parti dello stomaco, riconobbe Caspian nel ritratto accanto alla finestra che dava sullo splendido giardino interno, che i giardinieri del castello avevano cominciato a sistemare dopo la vittoria dei narniani.

Si avvicinò, rapita, irrimediabilmente attratta da quel ritratto; persino lo splendido paesaggio fuori, la meraviglia di quelle stanze che sarebbero diventate sue, non potevano eguagliare il palpito innamorato che s’impossessò del suo cuore nel vedere quel dipinto.

Era stato sicuramente realizzato anni prima, se ne accorse immediatamente perché i capelli del principe che era stato erano più corti ed il viso più spigoloso, malsano, come quello di qualcuno che deve ancora crescere un bel po’; le spalle erano più minute ed il torace più snello – non poteva avere più di quattordici anni, in quel quadro. Sorrise, intenerita, riconoscendo nell’adolescente acerbo impresso sulla tela i tratti dell’uomo che lei aveva imparato a conoscere e ad amare ogni giorno un poco di più, allungando le dita per sfiorare con dolcezza il profilo del volto che era diventato quello del suo Re.

Sarebbe stata in grado di rimanergli accanto, di diventare la consorte di un Re?

Chinò un poco il capo, allontanandosi a malincuore dal ritratto ed avvicinandosi alla grande portafinestra; armeggiò con le maniglie per un istante e poi la spalancò di botto, sorridendo quando il Sole pomeridiano invase lei e la sala che la circondava, accogliendola in un bagno di calore quando uscì sul terrazzo e si affacciò alla balaustra di pietra per abbracciare con lo sguardo l’intera cittadella e, più in là, le vaste piane di Narnia e lo scorrere imperioso del Grande Fiume, le sue foreste che occhieggiavano da sud ed il cielo azzurro, immenso, bello da toglierle il fiato.

Sorrise, emozionata, appoggiandosi al parapetto di spalle e lasciando ciondolare indietro la testa per godersi i mille profumi della città, della natura, del castello.

Non sarebbe stata una passeggiata imparare a vivere a corte, comprese, lanciando un’occhiata divertita allo stuolo di ancelle e servitrici che aveva seminato pochi minuti prima, in giardino, per rifugiarsi negli appartamenti che sarebbero ben presto diventati suoi: Caspian aveva deciso che venissero destinati a lei e Siria sapeva che lo aveva fatto perché erano il luogo più sereno ed accogliente dell’intero castello, l’unico che le avrebbe permesso di ritagliarsi un rifugio in cui poter, lentamente, cominciare a sentirsi a casa.

Sorrise di nuovo, rincuorata da quel pensiero, alzando lo sguardo verso quel limpido cielo di fine agosto.

Era una donna selvatica – lo era sempre stata – e testarda, poco incline all’etichetta e alle regole imposte… ma era anche l’erede di una strega che, per quanto malvagia, era nata principessa nel proprio mondo – ed era, soprattutto, una delle Figlie di Aslan, Paladina di un potere che in pochi sarebbero stati in grado di controllare.

, decise, arrampicandosi sul cornicione e poi sul tetto spiovente per sedersi e lasciar ciondolare le gambe nel vuoto come una bambina, ridacchiando fra sé al pensiero di quanto avrebbero strillato le ancelle nel vederla inerpicarsi fra le pietre come uno scoiattolo; sarebbe stato divertente imparare ad amare quella sua nuova casa.

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My Space:

"Aggiornerà spesso quest'estate", diceva.

"Sarà un'estate in piena scrittura", diceva.

"Avremo un sacco da leggere", pensavate.

...BEH, PENSAVATE MALE.

Sarei da prendere a sberle, lo so anche io, ma l'ispirazione fa un po' quello che vuole e, da simpatica stronza qual'è, ha deciso di prendere e andare in vacanza! Mi dispiace un sacco, so di aver lasciato indietro un sacco di cose (comprese cose che ho appena iniziato, oltretutto) ma, come sempre, la mia promessa di completare il tutto verrà mantenuta. Potrei giusto tardare un po' con la pubblicazione di Redial, però arriverà! Alla fin fine ho sempre finito tutto, no? NO?!

Scherzi a parte.

Questa piccola one-shot è una sorta di missing moment relativo alle varie ellissi temporali presenti negli ultimi capitoli di Narnia's Rebirth; soprattutto, però, questa è la prima di quattro one-shots legate a questo periodo transitorio nella vita delle Figlie di Aslan. Seguiranno, anche se non so bene quando (ho un'idea per quella di Mirime, mentre Aysell e Talia sono un po' più vaghe nella mia testolina), anche quelle delle altre ragazze. Spero. Credo. Non lo so! 
L'immagine è creazione di DreamWanderer, non mia, lei è molto più brava di me con la grafica (e se ci cliccate sopra, se sono stata capace di sistemare tutto, dovreste riuscire ad aprirla e a vederla meglio) U_U
Ce n'è anche un'altra, in cantiere per Memories, che invece è più definita. Devo solo scriverla, sì. Devo solo scriverla tutta. Mamma, aiuto @_@

Fatemi sapere che cosa ne pensate di questa shot! Mi piacerebbe sentire qualche voce dai lettori, susu!

Luv ya lots,

B.

   
 
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