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Autore: Marty Andry    10/09/2014    1 recensioni
La storia che tutti credevamo, la storia di Piero, un soldato.
Un soldato che muore, un soldato che porta il nome di tutti gli altri.
Ma in realtà Piero non è morto.
Perché tra quelle spighe di grano ancora verdi, la sua vita altrettanto giovane non poteva spezzarsi.
Perché Piero voleva vivere. E amava.
"Chi ha paura di morire, muore più d'una volta."
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Una storia ispirata alla canzone di Fabrizio De Andrè "La guerra di Piero".
Genere: Drammatico, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Correre tra le spighe dorate di grano sotto il sole cocente di giugno assieme a Salvatore e Teresa era qualcosa che lo faceva sentire completo, come se tutto ciò che volesse fosse solo tenere l'amica per mano e arrampicarsi con Salvatore sui nodosi ulivi secolari. Amava stringere le mani di Teresa,  sentire che lei, in qualche modo, si stava affidando a lui.
Chissà se amare era anche, solo quello.
Questi furono i primi interrogativi del primo giorno del diciottesimo anno di vita di Piero, il 14 della caldissima estate del 1944. 
<< Tanti auguri a te. >> sussurrò un coro di voci.
Si girò dall'altra parte del letto, aprì prima un occhio e poi l'altro, poi vide i suoi genitori, i suoi due fratellini Ciccio e Andrea e la sorellina Margherita.
<< Tanti auguri, Piero!! >> strillò quest'ultima saltandogli addosso e riempiedolo di baci. Il padre e la madre gli posarono le mani sul capo.
<< Tanti auguri, amore mio. >> sussurrò lei. 
A Margherita si aggiunsero anche Ciccio e Andrea, che iniziarono a danzare sul letto, sorretti da molle che sobbalzavano sotto il loro peso. Poi, tutti uscirono dalla stanza per permettergli di vestirsi. Ad aspettarlo al piano di sotto, c'erano Teresa con la famiglia, così come Salvatore che teneva Ninetta sottobraccio. Gli ultimi baci e abbracci li riservò ai due amici. Li circondò entrambi con le braccia e Salvo gli battè un paio di amichevoli pacche sulla schiena, sussurrando << Ti stai facendo vecchio, amico mio. >> 
Si sorrisero, poi il festeggiato andò da Teresa. Quando si ritrovarono a pochi centimetri di distanza, la ragazza, sorridente, gli baciò le guance.
<< Auguri, Verga. >> 
Piero la strinse più forte e tutti, in quell'istante, furono occupati a chiacchierare con Ninetta. Tutti tranne Salvo, che aveva visto il bacio che l'amico aveva stampato all'angolo della bocca di lei, sentendo una specie di morsa allo stomaco. In quella manciata di secondi comprese che era finita l'infanzia di Piero (e con questa anche la sua), era terminata l'epoca dei loro infiniti giochi, delle corse in campagna, delle gare con le biciclette. Le loro vite avevano seguito la stessa direzione fino a quel giorno. Ne era certo, aveva visto l'amore. Erano come una fiamma che lentamente ardeva, ma forse nessuno dei due  aveva riconosciuto quel sentimento, il suo amico non aveva colto che quel 14 luglio aveva terminato un capitolo della propria esistenza e ne aveva aperto un altro, il primo della sua vita; perché ciò che era precedentemente accaduto non era stata altro che la prefazione.
Senza che lui se ne accorgesse, Piero sgattaiolò in camera con Teresa, e Ninetta gli artigliò un braccio.
<< Lascia stare, Salvato'. Quello non è tipo che ti molla da un momento all'altro. Te lo dice una che ha mille volte gli anni tuoi. Vai da loro! >> 
Come inebetito, il ragazzo salì le scale e socchiuse la porta della stanza dell'amico. Lui e Teresa erano in piedi davanti alla libreria, intenti a commentare dei titoli. Lui si accorse della sua presenza e lo invitò ad entrare. Si sedettero tutti e tre sul letto, Salvo era di nuovo di buonumore.
<< Stasera ti faremo divertire. >> gli promise.

Quel pomeriggio, aspettando il tramonto, il ragazzo pensò a lungo. A torso nudo, disteso sulle lenzuola del proprio letto, Piero teneva gli occhi fissi sul soffitto, persi nel vuoto. Cos'era successo in quei mesi tra lui e Teresa, proprio non lo sapeva. Mentre rifletteva e i pensieri sgomitavano tra di loro per prevalere l'uno sull'altro, immaginò lui è Teresa insieme, come i loro genitori. Pensò ai balli sfarzosi descritti da Tolstoj, i saloni illuminati; invece lui avrebbe festeggiato il suo diciottesimo compleanno pensando che di lì a due mesi sarebbe potuto morire.
"Stasera devo dirglielo." pensò tra sé e sé mentre si vestiva. Margherita aprì di colpo la porta della stanza e vi irruppe come un uragano.
<< Ci aiuti a portare i tavolini strada i tavoli? >> chiese con voce dolce e supplichevole.
<< Certo, arrivo. >> 
La bimba strette ferma a guardarlo, delusa. Piero capì al volo e le fece complimenti per il vestito.
<< Non è che mi rubi la scena? >> scherzò sollevandola in aria, muovendo i capelli color del miele ed il vestitino di cui andava così orgogliosa. Sfiorò il nasino col suo e poi la prese in braccio, ed insieme raggiunsero la madre.

Un'ora dopo il cielo era grigio-azzurro ed il sole era un enorme disco rosso, colorando di rosa le nuvole vicine. La strada era piena di gente, assomigliava più ad una sagra che ad una festa di compleanno, ma non ci si poteva aspettare di meno, considerano che Piero era il figlio maggiore dell'unico medico del paese.
Strette di mano, abbracci, complimenti, ricordi investirono Piero quella sera, nell'attesa che arrivassero i suoi amici. Salvatore, invece, capì che quella sera non ci sarebbe stato posto per lui. E lei, dopo un'ora, arrivò. Si guardarono, perché da dire non aveva più nulla, poco quanto niente. Accennarono qualche passo di valzer, sulle note di un paio di fisarmoniche. Ad un certo punto, andarono via e salirono fin sopra il tetto della caso. Seduti sulle pietre fredde, si osservarono intorno, cercando un pretesto per parlare.
<< Piero. >> mormorò lei.
<< L'ho capito. >> rispose lui con fermezza.
Indecisa su cosa dire, Teresa fece per parlare, ma si fermò. 
<< Teresa, te lo dico così, improvvisamente e senza giri di parole. Sento che voglio averti sempre con me, voglio proteggerti, voglio che tu mi stia accanto quando partirò. >>
Lei lo guardò dapprima serena, poi spalancò gli occhi.
<< Partire?! >> 
Si rese conto di ciò che aveva erroneamente detto. Teresa si alzò e lo guardò negli occhi. 
<< Partirò verso metà settembre. >> sospirò.
<< Ma non puoi! >> protestò. Poi si poggiò sulle sue spalle e lui portò la testa all'indietro, in modo da vedere il suo viso.
<< Non sono io a decidere, lo sai. >>
<< Non voglio perderti, ora che ti ho trovato. >> 
<< Durerà poco, vedrai. >>
La luna appariva come un enorme disco diafano color del latte, che insieme alle stelle lucenti faceva da testimone al giuramento dei due ragazzi. Piero si alzò e la strinse forte a sé, come aveva fatto quel giorno nel rifugio dell'armadio.
<< Muoiono le rose, passano tante cose, come un soffio passa la gioventù. >> canticchiò il ragazzo.
Teresa rise e continuò la canzone. << Ma un amore vero, semplice e sincero, può durar una vita e più. >>
<< Tu non mi lascerai perché ti voglio bene, >> cantarono insieme << tanto tanto bene che se vivo è sol per te! >>
<< Possiamo cantare alla balera di Furnaru. >> 
<< E perché no! Dài, scendiamo altrimenti mia madre mi dà per disperso. >> 
Nessuno si accorse della fuga de festeggiato, soprattutto con Teresa appresso, e del loro ritorno. Quatti quatti si avvicinarono a Salvatore, il quale stava di spalle, e gli fecero il solletico. L'amico sobbalzò e scoppiò a ridere a crepapelle, prima di assumere di nuovo una posa composta. 
<< Assassini. >> mugolò << Questo è un attentato bell'e buono. >>
<< Che fai qui tutto solo? Vieni con noi, non fare il solitario. >> lo invitò Piero. 
<< Non ne ho voglia. >> lo liquidò.
Si allontanarono di qualche passo, poi incrociarono il suo sguardo e tornarono da lui, per trascinarlo nel bel mezzo della festa. Quando l'allegria di tutti si esaurì e la stanchezza iniziò a soccombere, la strada si svuotò lentamente.

<< Sei un idiota. >> disse Piero.
<< Bene, ora mi attacchi anche. >> rispose Salvo con tono piatto, senza spostare gli occhi dalla porta di fronte.
<< Come hai potuto pensare che oltre a Teresa non ci sarebbe stato posto per qualcun altro? >> 
L'amico si girò verso di lui, incredulo. << Quindi... >>
<< Già, stavolta ti sei sbagliato. >>
Salvatore si portò le mani nei capelli. << Mio Dio, scusami...! >> 
<< Sai che è come se fossi un fratello, non potrei mai. >>
Salvatore sorrise, Ninetta aveva avuto ragione, come sempre.
  
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