Videogiochi > Dragon Age
Segui la storia  |       
Autore: Mikoru    11/09/2014    1 recensioni
Le storie narrano che in tempi di sventura, quando tutto sembra perduto, nasce sempre un eroe per riportare la speranza alla gente. Le storie sbagliano, poiché gli eroi non nascono, bensì vengono plasmati dagli eventi. E affinché ciò avvenga, devono prima essere designati e spinti lungo il giusto percorso.
Un grazie di cuore a Shainareth per il betaggio e l'incoraggiamento, e a chiunque di voi leggerà e (spero) apprezzerà questa storia.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Custode, Zevran Arainai
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 09

Il Prezzo da Pagare

«Basta, vi prego!» esclamò Leliana.

Luniel si fermò, modulò un fischio stentato per richiamare Ascher e si voltò verso la sacerdotessa: era piegata con le mani sulle ginocchia e respirava con l'affanno, stremata. Inevitabile, dopo tutto quel correre. Avevano cominciato subito dopo essere usciti dal villaggio e non avevano smesso fino a quel momento. L'elfa non aveva tenuto il conto del tempo, ma era abbastanza sicura che fosse passata almeno mezz'ora, forse più. Per sicurezza si erano tenuti fra gli alberi, evitando la strada principale, e scapicollarsi su un terreno dissestato e non pianeggiante, dovendo scansare rami e radici praticamente al buio, non era impresa facile, per cui era normale che Leliana non ce la facesse più. Anche Luniel si sentiva parecchio esausta e, lanciando una rapida occhiata ad Alistair, lo vide abbandonarsi di peso contro un albero; cercò di prendere un respiro più profondo, di cui sentiva la necessità, ma farlo le provocò una fitta nel petto e si accontentò di respiri più brevi.

«Credo…» riprese l'umana dai capelli rossi, ansimando pesantemente, «…che ci siamo allontanati… a sufficienza. I soldati… non possono sapere dove siamo andati… no?»

Luniel si sedette a terra, appoggiando la schiena contro la ruvida corteccia di un castagno, e diede una carezza veloce sul muso del lupo, che si accovacciò accanto a lei. «Penso di no» rispose. Poi sentì un frullare d'ali e alzò gli occhi sul corvo che stava planando verso di loro.

Pochi attimi dopo Morrigan era lì in piedi, ad annunciare che non c'erano soldati nelle vicinanze. «Non sanno che pesci prendere, fra non molto abbandoneranno le ricerche.»

Alistair sospirò di sollievo. «Meno male. Non mi allettava l'idea di correre per il resto della notte. Già l'idea di continuare a camminare mi fa venire male ai piedi.»

Leliana gli lanciò un'occhiata di traverso. «A voi, eh?» mormorò, prima di sedersi a sua volta, incurante di macchiarsi la veste. Senza dubbio era quella con più diritto di lamentarsi, sotto quel punto di vista, giacché non aveva esattamente calzature adatte a scarpinare. «Appena possibile, dovrò comprarmi un paio di quei vostri ineleganti stivali fereldani di pelle» commentò. «Sono orribili, ma indubbiamente più pratici in simili circostanze.»

«Di sicuro» convenne Alistair. «Tuttavia dubito che i soldi rimasti basteranno.»

Lei sorrise. «Non preoccupatevi.» Infilò una mano nella propria scarsella e tirò fuori un sacchettino di pelle, il cui contenuto tintinnò in maniera inequivocabile. «Dal momento che non abbiamo usufruito dell'intero servizio per cui avevamo pagato, ho ritenuto giusto riprenderci il nostro denaro.» Allo sguardo di sconcertato rimprovero del mancato templare, Leliana arricciò le labbra in una smorfia divertita. «Oh, non guardatemi così. Ho lasciato la cifra corrispondente alla cena. Però…» Si strinse nelle spalle e assunse l'espressione di una bimba che ha appena commesso una piccola marachella. «Ho pensato che avessimo diritto ad un risarcimento e ho sottratto a quel servitore spione la ricompensa per la sua delazione.»

«Ben fatto» approvò Morrigan.

Luniel si limitò ad annuire, tornando a pensare per l'ennesima volta che quella shemlen doveva essere ben più di quel che diceva; la dalish non era un'esperta conoscitrice delle usanze umane, però era ragionevolmente certa che alle sacerdotesse non venisse insegnata l'arte del furto.

Alistair sembrò poco convinto, lì per lì, ma infine dovette ammettere che il ragionamento di Leliana era sensato. Non avrebbe comunque avuto il tempo di esprimere eventuali altri dubbi, giacché la Strega delle Selve li esortò a rimettersi in marcia e allontanarsi ancora un po' prima di permettersi di tirare davvero il fiato.

«La fa facile, quella» borbottò Alistair. «Mica ha dovuto correre fino ad ora, lei

Luniel si rimise in piedi, pulendosi dal terreno e dai frammenti di corteccia. Era vero: Morrigan si era trasformata poco dopo che erano usciti dal villaggio ed era rimasta in forma di corvo fino a quel momento. Era altresì vero, tuttavia, che rimanere lì fermi non era una mossa intelligente.

«Anche perché non ho intenzione di tirarvi fuori da una prigione un'altra volta!» tenne a precisare la figlia di Flemeth.

«Non temete, non ricapiterà» le rispose l'ex templare, sostenuto.

«Lo spero bene» esclamò Luniel. «Non ero mai stata in gabbia ed è un'esperienza che non intendo ripetere mai più

L'altro Custode rise di gusto. «Potremmo cambiare motto all'Ordine. "Unisciti ai Custodi Grigi! Visita le migliori prigioni del regno!"» Rise di nuovo. «Ma non è un granché, non credo ci aiuterebbe ad attirare nuove reclute.»

All'elfa sfuggì una risatina, cui fece eco quella di Leliana, e che le valse un'espressione di gradita sorpresa da parte di Alistair. Una cosa che la spinse a girarsi dall'altra parte per nascondere l'espressione imbarazzata che, Luniel ne era certa, si era dipinta sul suo viso. Cosa le stava succedendo? Per reazione, s'imbronciò.

Alistair ridacchiò di nuovo. «Sembrate una bimba offesa» commentò, poi si picchiò un pugno sull'altra mano aperta, ignorando la sua occhiataccia. «Ora che ci penso… Ricordate quando vi dissi che mi sembravate una bambina triste? Ecco, mi aspettavo che tiraste giù qualcuna delle vostre numerose divinità.»

La dalish lo guardò ancora più storto. «Posso rimediare adesso, se ci tenete tanto.»

«Ho l'impressione che sarebbe una cosa piuttosto lunga.»

«Tanta perspicacia mi sbalordisce» ribatté Luniel con evidente sarcasmo.

Lui fece una smorfia di allegro rimprovero. «Ve l'ha mai detto nessuno che tanta cattiveria mal si accompagna alla vostra amabile apparenza?»

«E a voi l'ha mai detto nessuno che–»

Morrigan sbuffò in modo piuttosto rumoroso, interrompendola. «Vogliamo muoverci?»

Luniel decise di soprassedere e richiuse la bocca. Sennonché fu la Strega delle Selve a prendere il suo posto nell'esprimere la considerazione sull'ex templare.

«Ormai lo sappiamo che Alistair è un idiota incapace di capire quando star zitto» disse infatti. «Non è necessario sprecare tempo per rimarcare questo concetto. Su, andiamo.»

Ignorando i borbottii di protesta dell'interessato, non si persero in altre discussioni e ripresero il cammino. Sopra di loro, oltre le fronde, il cielo iniziava a schiarirsi.

Avanzarono per il resto della giornata, benché a passo lento e fermandosi spesso per riposare e rifocillarsi. Apparentemente nessuno li stava inseguendo, tuttavia per precauzione decisero di tenersi lontani dalla Gran Via ancora per un giorno o due, rimanendo così sui sentieri di campagna e collina, il più delle volte nascosti tra folti boschetti.

Nel pomeriggio si alzò il vento e il cielo iniziò pian piano a rannuvolarsi. Da principio non diedero peso alla cosa, ma dopo un paio d'ore Luniel si fermò e osservò in lontananza il cielo di un grigio sempre più fosco. «C'è odore di pioggia, nell'aria» sentenziò infine.

Alistair alzò a sua volta il viso, guardando intorno, e annusò rumorosamente. «Voi dite?»

«L'elfa ha ragione» disse Morrigan. «Entro sera pioverà.»

«Meglio dar loro retta» intervenne Leliana. «Sono indubbiamente più esperte di noi in questo campo. Ci conviene trovare un riparo quanto prima.»

Si rimisero in marcia a passo rapido, poco desiderosi di ritrovarsi sotto la pioggia. Dopo un'altra mezz'ora uscirono dal fitto degli alberi e si ritrovarono in una valletta erbosa, nella quale – a qualche centinaio di passi da loro – sorgeva una piccola fattoria; contarono sei costruzioni in legno, un pozzo e alcuni campi coltivati, circondati da robuste staccionate. Tuttavia non si vedeva anima viva. Il cielo era coperto da nuvoloni neri carichi d'acqua e la penombra era tale da far sembrare che il sole fosse calato anzitempo; era quindi probabile che i contadini avessero portato gli animali negli stallaggi e si fossero riparati in casa. A confermare che il luogo non era abbandonato, una luce si accese dietro una finestra e, contemporaneamente, alcuni muggiti raggiunsero il loro udito.

«Fate andare me e Alistair» propose Leliana. «Il mio abito dovrebbe renderli più fiduciosi e non avranno problemi a credere che Alistair è un soldato votato alla mia protezione. Spiegare la vostra presenza, invece» proseguì, guardando alternativamente Luniel, Morrigan e Ascher, «sarebbe più difficile. Chiederò che ci lascino dormire nel fienile, dopodiché voi potrete raggiungerci.»

La Strega delle Selve sospirò – anche se parve più uno sbuffo. «Va bene, fa' come ti pare, ma in fretta. Pioverà da un momento all'altro e non ho voglia d'inzupparmi.»

Senza attendere oltre, la Sorella e il Custode si avviarono quasi di corsa verso la casa, mentre l'elfa, la maga e il lupo tornavano al riparo degli alberi.

Nell'attesa che i due tornassero, calò il silenzio. Luniel, sfregando un piede a terra, rimuginò per alcuni minuti, incerta sul da farsi, poi si affiancò a Morrigan e, tenendo la testa bassa e scrutandola con la coda dell'occhio, mormorò: «Non ti ho ancora ringraziata come si deve per averci salvati. Perciò… grazie.»

L'altra la fissò per qualche istante, forse perplessa da quella riconoscenza che di certo non si aspettava – non dall'elfa – tuttavia il suo volto non lasciò trapelare alcunché. Si strinse nelle spalle e rispose: «Mh. Non posso lasciarvi morire, devo vegliare su di te e quell'altro idiota. Voi Custodi servite per scongiurare il Flagello, solo voi potete fermare l'Arcidemone.»

«Ci hai comunque aiutati, mi sembrava giusto ringraziarti.» La Strega rispose con un altro “mh” e Luniel le scoccò un'occhiata da sotto in su. «Sembri più motivata tu di me» osservò.

L'umana fece nuovamente spallucce. «Non è importante che tu sia motivata o meno. L'importante è che tu faccia il tuo dovere fino in fondo.»

L'elfa fissò dinanzi a sé, dubbiosa. «Ma se non sono convinta, se non sento mia questa missione, come posso portarla a termine?» domandò quindi, pur non aspettandosi realmente una risposta.

Morrigan non rispose subito. «Perché non ti resta altro» disse infine, a bassa voce.

Amaramente, Luniel si rese conto che l'umana aveva ragione. Represse l'istinto di piangere e sbatté le palpebre per ricacciare le lacrime, poiché non voleva passare per frignona e subire un rimprovero dalla shemlen. Guardò verso la fattoria e vide Alistair e Leliana uscire dalla casa, accompagnati da un uomo.

«Fai semplicemente quel che devi.» La voce bassa e decisa di Morrigan la fece sussultare. «Prima o poi l'accetterai.»

Attesero fintanto che il contadino non fu rientrato e Leliana non fece loro cenno di raggiungerli. Era l'ora, poiché già le prime gocce stavano cadendo dal cielo plumbeo. Per fortuna il fienile si trovava prima della casa, perciò la dalish e l'apostata non dovettero passarci davanti, evitando così di essere viste. Ascher era sparito già da un po', alla ricerca di un nascondiglio. Per quanto a Luniel non piacesse l'idea di lasciarlo fuori, sotto la pioggia, mentre loro sarebbero rimasti al riparo, il rischio che la sua presenza fosse avvertita dagli animali nelle stalle, facendoli agitare, era troppo alto.

Una volta all'interno, l'olfatto di Luniel fu colpito dall'odore secco e pungente del fieno ammonticchiato in più punti. Su un piano rialzato che occupava metà della struttura, raggiungibile tramite una scala a pioli, c'erano diverse balle di fieno ordinatamente impilate. Su suggerimento di Leliana, decisero di dormire lassù. Vi portarono alcune bracciate di fieno da usare come giaciglio, salirono e sollevarono la scala; dopodiché prelevarono dalle sacche alcune provviste per la cena, cui la Sorella aggiunse del formaggio e del pane fresco che aveva ricevuto dal contadino.

Mangiarono in silenzio, poi si distesero per dormire, con lo scrosciare dell'acqua a far loro da ninnananna. Adagiata sul mucchio di fieno, in quel luogo caldo e asciutto, a Luniel tornò in mente la stalla in cui aveva dormito durante il viaggio con Duncan. Ricacciò le lacrime con un moto di rabbia e attese che il sonno la cogliesse.

La pioggia si era scaricata durante la notte e quel giorno il cielo era incredibilmente terso, del tutto privo di nuvole e di un azzurro intenso. Era una bella giornata, fresca e luminosa, ottima per camminare. Avevano lasciato la fattoria senza che i contadini avessero sospetti e le ricognizioni aeree di Morrigan non avevano rivelato alcun inseguitore, il che aveva permesso loro di tornare sulla Gran Via Imperiale ed evitare i sentieri fangosi e zeppi di pozzanghere, marciando agevolmente e con una certa rapidità. Inoltre Leliana aveva ricevuto in dono dai contadini dei vecchi stivali, più adatti al cammino, e quindi non avrebbe necessitato di pause per riposare i piedi. Sembrava tutto a posto, eppure Luniel avanzava con un'espressione incredibilmente tetra.

La notte scorsa non aveva quasi dormito a causa di un altro incubo. Non ricordava nulla, se non la sensazione provata: un terrore così profondo e devastante da averle impedito di chiudere occhio per il resto della notte, timorosa di riviverlo. Il fatto, poi, di essersi svegliata con Alistair che le tappava la bocca per soffocare le sue urla altissime non era stato d'aiuto. Perciò aveva poi trascorso la mattina in preda ad un umore assai cupo e scostante, che l'aveva fatta reagire peggio del solito nei confronti di Alistair, al punto che perfino Morrigan ne era rimasta sorpresa. Leliana, dal canto suo, aveva provato una sola volta a chiederle se stesse meglio e si era sentita mandare alla malora senza troppi giri di parole.

Solo nel pomeriggio la dalish cominciò a tornare un minimo trattabile, tanto che Alistair si azzardò a rivolgerle la parola.

«Oggi siete particolarmente di malumore. È solo a causa della nottataccia o siete forse in quel periodo lì?»

Luniel lo guardò accigliata, non capendo. «Quale periodo?»

«Be', ecco, quando…»

Morrigan sbuffò. «Si chiama ciclo mestruale, grande oratore.»

Luniel aggrottò ulteriormente le sopracciglia, prima di rispondere con un secco “no”. A dire il vero, da che si era sottoposta all'Unione non si era più trovata nei giorni della luna. Con tutto quel che era successo in seguito non ci aveva nemmeno fatto caso, ma pensandoci ora si disse che probabilmente era una conseguenza del rituale, che aveva avuto indubbie ripercussioni sul suo fisico, come quel graduale aumento dell'appetito; non era mai stata una che mangiava molto, eppure ciò che di solito le riempiva a sufficienza lo stomaco, di recente era a malapena in grado di saziarla. Sperava che le cose tornassero presto alla normalità, tuttavia non si sentiva granché fiduciosa.

Con un pesante sospiro, l'elfa scosse la testa e tornò a chiudersi nel suo mutismo. Con un uggiolio, Ascher le si mise a fianco.

Quando si accamparono per la notte, in un boschetto di fianco alla Gran Via, Luniel imitò Morrigan e si mise a cenare per i fatti propri, lasciando perciò Alistair e Leliana da soli accanto al falò. Entrambi gli umani accolsero la decisione con rassegnazione e nessuno dei due si prese la briga di dirle alcunché; l'ex templare aveva avvisato la Sorella di quanto fosse inutile tentar di parlare alla dalish quando si comportava in quel modo. Ottennero una risposta soltanto quando stabilirono i turni di guardia e Luniel si offrì per il primo.

Per qualche minuto fra loro vi fu soltanto il rumore dei cucchiai che colpivano le ciotole di legno, poi, ad un tratto, Leliana domandò: «Alistair, cos'avete utilizzato per preparare questa zuppa?» Sembrava perplessa e rimestava il contenuto della sua scodella come se cercasse di distinguere ciò che vi si trovava.

«Mh? Oh, è uno stufato di agnello e piselli, tipico del Ferelden» rispose lui. «A Lothering non ve lo preparavano?»

Lei scosse la testa. «Nel monastero mangiavamo cibi semplici. Biscotti o pane di grano e verdure colte dall'orto e cucinate in modo leggero. Niente stufati pesanti.»

«Capisco. Be', è una fortuna esserci fermati in quella fattoria e aver comprato gli ingredienti, così ho potuto prepararlo» commentò allegramente il Custode. «Vi piace?»

«Oh, be'…» L'altra tergiversò. «Quindi… avete usato la carne di agnello? Strano. Ha una... consistenza che in genere non è tipica dell'agnello.»

Luniel dovette convenire mentalmente che la Sorella aveva ragione, mentre masticava a fatica un boccone. Era quasi consolante che qualcun altro, oltre a lei stessa, fosse incapace di cucinare in maniera decente. Ma dovette anche riconoscere che era comunque migliore di qualunque cosa avrebbe potuto preparare lei.

Alistair si strinse nelle spalle. «Probabilmente l'ultimo agnello che avete mangiato era cucinato all'orlesiana, in chissà quale modo elaborato, con chissà quante erbe e sapori. Il cibo non dovrebbe essere tanto pretenzioso, no, no.» Nel dirlo, il giovane agitò il suo cucchiaio per sottolineare la sua giocosa disapprovazione e schizzò qua e là gocce di zuppa.

Leliana si ripulì il naso e una guancia con la punta delle dita con fare aggraziato, e rimase quietamente in silenzio mentre il giovane Custode continuava a straparlare.

«Qui nel Ferelden facciamo le cose come si deve. Prendiamo gli ingredienti, li mettiamo nella pentola più grande che troviamo e li cuciniamo il più a lungo possibile, finché tutto non diventa di un grigio uniforme. Non appena raggiunge un aspetto insipido e per nulla appetitoso, allora è pronto!» E s'infilò in bocca un'abbondante cucchiaiata di stufato.

Leliana sbatté le palpebre, poi ribatté: «Mi state prendendo in giro.»

Alistair scoppiò in un'allegra risata. «Dovete mangiare più spesso nelle locande del Ferelden. Finora vi è andata bene.»

Lei scosse la testa con una risatina. «Siete proprio un tipo strambo.»

Lui ridacchiò ancora e tornò a dedicarsi al cibo.

Poco più tardi, mentre i compagni si disponevano per dormire, l'elfa si sedette presso il falò. Ascher le si accovacciò accanto e lei gli si appoggiò al fianco con la schiena. Alzò gli occhi verso il cielo stellato; la luna era ormai nel pieno della sua fase calante e a breve ci sarebbe stato il novilunio. Cercò la costellazione del Cacciatore, poi trovò quella dell'Orso e quella del Falco. I ricordi la colsero, frammenti delle nottate passate con gli amici ad imparare i disegni delle stelle e i significati che li accompagnavano. Si abbandonò ad essi per un poco, finché non furono troppo duri da sopportare e la malinconia prese il sopravvento. Allora riabbassò lo sguardo e lo puntò verso l'oscurità fra gli alberi, e si concentrò per distinguere i vari rumori notturni, escludendo il russare di Alistair e il crepitio del fuoco: il frinire delle cicale e di qualche grillo dei boschi, il gagnolio di una volpe, l'ululato lontano di un lupo, il bubolare di un gufo…

Ma neppure quello servì, perché ascoltare quei suoni le fece sentire la mancanza della voce degli halla. Frustrata, sibilò un'imprecazione. Ascher uggiolò e lei si spostò per abbracciargli il collo e fargli una carezza. «Ha ragione Morrigan, vero? Prima o poi dovrò farmene una ragione.» Non poteva andare avanti così ancora a lungo, a macerarsi nel rimpianto e nell'avvilimento. Con uno sbuffo, posò la testa contro la morbida pelliccia del lupo e rimase così per qualche minuto, coccolandolo e ricevendo conforto da quel contatto, prima di riprendere la sua guardia.

Alla fine delle sue due ore si alzò per andare a svegliare Leliana, scrollandola senza una parola, e poi si stese avvolta dalla propria coperta. Tuttavia, fra i ricordi che quella sera avevano deciso di non darle tregua e gli incubi che a loro volta parevano non volerle concedere un riposo decente, Luniel ebbe un sonno agitato e infine, quando si svegliò per l'ennesima volta, si arrese. Si tirò a sedere e si mise la coperta sulle spalle. Ascher non c'era, evidentemente si era allontanato per un giro notturno.

Dall'altra parte del falò stava Alistair. «Altri incubi, eh?» esordì il giovane.

Non si prese la briga di rispondergli, a parte un vago mugolio d'assenso.

Lui annuì, con fare comprensivo. «È uno degli effetti del cambiamento che subiamo dopo l'Unione, come già vi accennai. A dire il vero, pare che per chi l'affronta durante un Flagello sia ancora peggio.»

«Ma che fortuna.» Il sarcasmo grondò da ogni sillaba. Luniel non stentava a crederlo, comunque: erano più le notti in cui aveva almeno un incubo di quelle in cui riusciva a dormire.

«Oh, be', come già vi dissi, prima o poi dovreste riuscire a tenerli a bada.» Vi fu qualche attimo di silenzio. Alistair si grattò la nuca, dopodiché aggiunse: «Immagino sia il caso che vi informi un po' su cosa cambia in noi dopo l'Unione, a parte diventare immuni alla Corruzione. Duncan non ve ne ha parlato, vero?»

«Neanche mezza parola» confermò lei, piuttosto caustica. «Mi ha solo raccontato quando e perché si è formato l'Ordine, e mi ha spiegato qualcosina sui prole oscura, tipo che quelli più bassi e tozzi sono i Genlock, che gli Hurlock sono invece quelli più alti e massicci… si era dimenticato degli Ogre, a quanto pare… e poi ci sono quegli altri, che non ho ancora visto, gli Sh-she… Sha…» S'impappinò, non ricordandone il nome.

«Sharlock» le venne in aiuto Alistair. «Ma li chiamiamo per lo più Shriek, a causa dello stridio tipico che emettono. Quelli sono davvero tremendi: sono molto svelti e agili, il loro grido talvolta stordisce le persone e, in più, le lunghe lame che tengono sulle “mani” sono intrise del sangue di prole oscura. Questo li rende quasi più pericolosi degli altri.»

«Sì, me l'aveva detto. Bestioline simpatiche» commentò Luniel. Si allungò a spingere nel falò un ciocco mezzo bruciato, che stava per cadere fuori, ed esortò: «Andate avanti.»

«Dunque, sapete già che possiamo percepire i prole oscura.»

Un vago cenno d'assenso. «Però non so come.»

«È come un ronzio nella testa, ai margini della nostra mente. Molto fastidioso, devo dire.» Alistair si sfregò la punta del naso. «All'inizio è piuttosto confuso, ve ne accorgerete, ma poi sarete in grado anche voi di capire quanti sono e a che distanza, in base all'intensità del ronzio.» Lei non fece commenti e lui riprese: «Oltre a questo, talvolta possiamo avere delle visioni, perché ci colleghiamo alla loro… uhm, "mente collettiva", diciamo. E di solito quando si dorme è peggio. Comunque varia da persona a persona. Ci sono casi rari che non accusano alcun disturbo, mentre altri hanno problemi d'insonnia per tutta la vita. Suppongo che siano solo i più sensibili.»

Che bella prospettiva, pensò Luniel, fissando le fiamme e augurandosi di non appartenere a quell'ultima categoria. Se avesse continuato ad avere incubi ogni notte, sarebbe impazzita nel giro di un mese, ne era sicura.

«Poi, e di questo credo ve ne siate già accorta, ci aumenta l'appetito. Nel mio caso è stato il primo cambiamento che ho notato: mi svegliavo in piena notte con la sensazione di morire di fame. Potrete chiedere conferma a Nevan, quando ci riuniremo a lui. Mi alzavo nel cuore della notte per saccheggiare le provviste, a volte con Nevan stesso, e divoravo ogni cena come se fosse l'ultima, e avevo il viso sempre coperto di sugo o di rimasugli vari. Quando sollevavo lo sguardo, gli altri Custodi Grigi mi guardavano… poi scoppiavano a ridere a crepapelle.»

Rise a sua volta, al ricordo, e Luniel si accorse di star sorridendo, malgrado tutto. «Tutto qui, allora» disse la ragazza, sforzandosi di mostrarsi più rilassata di quanto in realtà fosse, dato che l'idea di incubi costanti per il resto della vita la sconfortava non poco. «Fame da lupi, brutti sogni e un fastidioso rumore nella testa.»

«Ehm» fece Alistair, mordendosi un labbro. Pareva a disagio e nei suoi occhi c'era un'espressione spaventosamente seria. «A dire il vero ci sarebbe un'altra cosa…» Esitò. «O meglio, due.»

«Cosa?» lo incalzò lei, sentendosi di nuovo in allarme.

«Be', grazie al rito dell'Unione diventiamo immuni alla Corruzione, perché la prendiamo dentro di noi, ma… questo cambia qualcosa nel nostro fisico. Non è che diventiamo proprio sterili, tuttavia ci risulta molto più difficile procreare.» Il giovane le lanciò un rapido sguardo, poi riabbassò gli occhi e riprese a parlare, seppur più frettolosamente. «Inoltre… è come aver ingerito un veleno con un effetto molto, molto lento. Ci aspettano forse altri trent'anni di vita, se siamo fortunati. La Corruzione è una condanna a morte, né più né meno. Alla fine il nostro corpo non la sopporterà più e… be', non so con esattezza cosa succeda, ma immagino che si rischi di diventare dei ghoul. Di sicuro so soltanto che, quando per un Custode giunge l'ora… e se ne accorge perché gli incubi aumentano e peggiorano… sì, insomma, quando succede la maggior parte dei Custodi Grigi si reca ad Orzammar per scendere nelle Vie Profonde e morire in battaglia piuttosto che… aspettare. È la tradizione.»

Luniel rimase muta, sconvolta. Alistair non aggiunse altro e per parecchio tempo gli unici suoni furono soltanto il crepitio delle fiamme e lo scoppiettio della legna, e talvolta il verso lontano di qualche animale notturno che, al momento, lei era troppo stravolta per poter riconoscere.

Trent'anni. Se andava bene. Questo significava che sarebbe morta a neanche metà della sua vita, dato che i Dalish erano assai più longevi degli umani e superavano abitualmente i cent'anni. E non avrebbe potuto avere figli, con molta probabilità. Lo trovò orrendamente ingiusto e non riuscì a frenare le lacrime. A che razza di esistenza l'aveva condannata, Duncan? A una vita scandita da un inesorabile conto alla rovescia di cui non conosceva nemmeno il termine? Serrò i pugni sulle ginocchia, cercando di trattenere almeno i singhiozzi.

Eccolo, il vero prezzo da pagare. Non il rischio di morire durante l'Unione, bensì tutto quello che attendeva il Custode nel caso l'avesse superata. Per forza veniva tenuto tutto segreto. Chi mai avrebbe accettato simili condizioni e simili rischi?

Luniel alzò gli occhi lacrimanti verso l'altro Custode. «Qualche altra sorpresa di cui dovrei essere al corrente?» domandò con voce rotta, senza riuscire a trattenere l'amarezza.

«A parte il fatto che moriamo giovani e l'intera faccenda dello sconfiggete-il-Flagello-da-soli? No, direi che ho esaurito le sorprese» rispose lui, usando un tono allegro che, per quanto falso, contrastava oltremodo con l'atmosfera cupa creatasi.

La giovane elfa lo fissò stranita e da qualche parte dentro di sé trovò la forza di emettere una breve, spezzata risata in mezzo al pianto e alla disperazione che la dilaniavano senza tregua. «Bene, allora posso tornare a dormire e ad aspettare qualche altro incubo.»

«Luniel…»

«State zitto» sibilò. «Non dite un'altra parola.»

Alistair tacque e lei tornò a distendersi. Rannicchiata su un fianco, i pugni stretti contro la bocca, impiegò ogni sua forza per non scoppiare a piangere come una bambina.


Esisto ancora! Non ci credevate, eh? Ma no, non ho fatto come il Creatore e non ho voltato le spalle a questo fandom. La cosa più sorprendente è che ho già pronto il prossimo capitolo. Per una settimana me ne sono stata da sola in una casa in collina, praticamente in mezzo al nulla (LA PACE, SIGNORI MIEI! LA PACE!), e ne ho approfittato per concludere il capitolo 9 (che, com'è ovvio, è stato in lavorazione per settimane perché finiva sempre per non convincermi) e per iniziare e finire anche il 10. Non vi dico che anche l'11 è quasi pronto per pura scaramanzia. Come minimo mi esplode anche il pc nuovo...

Ah, sì, già che c'era due mesi fa il mio HP ha deciso di tirare le cuoia, costringendomi a una spesa imprevista. E a tornare su Windows. Ancora peggio, Windows8. È stato il panico, giacché negli ultimi cinque anni ho utilizzato Linux (meno male che nel negozio mi hanno messo su un'installazione per poterlo usare con l'interfaccia di Windows7).

Ma passiamo oltre. In primo luogo, per quanto riguarda la frase seguente:

- «Ricordate quando vi dissi che mi sembravate una bambina triste? Ecco, mi aspettavo che tiraste giù qualcuna delle vostre numerose divinità.» -

il copyright sul "tirare giù le numerose divinità" va alla mia beta Shainareth, la quale, nel controllarmi il capitolo dove Alistair faceva la considerazione di cui sopra, commentò appunto che si sarebbe aspettata che Luniel snocciolasse i suoi dèi. E in effetti sarebbe stato parecchio nel personaggio, se non fosse che in quel momento la mia piccola nevrastenica dalish era troppo stanca per reagire prontamente. Quindi si è limitata a fissarlo come un baccalà.

Poi, a proposito della succitata elfa sempre più incarognita col mondo... sì, lo so che ormai non la sopporta più nessuno, ma pazientate ancora un capitoletto. Giuro che la faccio ridimensionare! Anche perché se no finisce che la faccio accoppare da un prole oscura e la storia la proseguono gli altri. °-°

Ok, direi che con gli sproloqui posso chiudere qua. Sperando che il capitolo vi sia stato gradito, ringrazio tutti e vi rimando al prossimo, che pubblicherò dopo il week-end, in quanto domani e nei prossimi due giorni non avrò sicuramente il tempo materiale per farlo.

Se non me ne dimentico... ù.u"




L'angolo degli approfondimenti

- Il verso della volpe e del gufo. Voi lo sapevate che una gagnola e l'altro bubola? Io no! XD È stata un'impresa scoprirlo; su in collina la connessione internet era un tantino, come dire, semi-inesistente... per riuscire a scoprire quale fosse il verso di quei due animali mi ci è voluta quasi un'ora perché non si caricavano le pagine! Ma ora sappiamo che verso fanno, ecco. Immagino che siate tutti più felici. XD



P.S. Sono in fibrillazione per Dragon Age: Inquisition. Sappiatelo. ♥
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Dragon Age / Vai alla pagina dell'autore: Mikoru