Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Tellie    13/09/2014    1 recensioni
«Dio, quanto mi sei mancato, Hazza.» gli scompigliò i capelli.
Avevo già sentito parlare di 'Hazza'. Louis mi aveva detto che era un soprannome che aveva dato al suo migliore amico in seconda superiore, mentre lui veniva chiamato 'Boo-Bear' per qualche strano motivo.
«Erika, vieni» mi fece cenno di avvicinarmi «Harry, questa è Erika, la mia ragazza; Erika questo è Harry, il mio migliore amico.»
«Piacere Harry, Louis mi ha parlato di te.» gli strinsi la mano,sorridendogli.
«Piacere mio, Louis non la smetteva di parlare di te quando ci sentivamo.» mi avvertì,mettendo in mostra delle tenere fossette che ho avuto l'occasione di notare solo ora.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Trentaquattresimo capitolo.
Image and video hosting by TinyPic
 




Wherever You Are mi riempiva le orecchie mentre aspettavo l’autobus.
Il tempo era troppo brutto per andare in motorino, e dovevo andare al cinema con Charlotte che voleva assolutamente vedere il film con Selena Gomez, e l’unica persona che poteva trascinare con lei ero io.
Non capivo perché dovevo andarci, aveva un ragazzo che la portava ovunque.
«Non lo vedrei il film con Niall,» spiegava ogni volta che glielo dicevo «mangia troppo rumorosamente.», ed io ogni volta facevo finta di crederle, perché sapevo che il motivo non era davvero quello.
Poteva essere magari un fattore che contribuiva, ma forse aggiungeva –e ometteva- il fatto che non voleva lasciarmi a casa a poltrire depressa ascoltando Ed Sheeran.
Mi tenevano sotto stretta sorveglianza, Greg voleva perfino seguirmi in bagno!
Sapevo che si stavano preoccupando, ma non era un po’ troppo? 
Salii sul bus, le cuffie nelle orecchie che adesso stavano passando un cantante italiano, e mi appoggiai alla ringhiera, dato che non c’erano posti liberi.
Mi guardai attorno, per vedere se conoscevo qualcuno: in fondo nessuno, all’inizio neanche, al centro.. cazzo.
«Mi segui?» domandò, il sorriso strafottente sul volto.
«Per quale motive dovrei farlo, Louis? Non sono più il tuo cagnolino.» incrociai le braccia al petto.
«Non mi sembra che tu abbia opposto resistenza quando mi hai seguita in camera.» si leccò le labbra.
Si inumidì le labbra, prima di baciarmi di nuovo. Strinsi le dita fra i suoi capelli, mentre lui fece scorrere le mani lungo tutto il mio corpo.
«Un momento di debolezza capita a tutti.» feci vagare lo sguardo altrove.
Era strano trovarsi in sua presenza adesso: prima, il fatto che andassimo a letto insieme era una cosa normale, ma adesso.. non sapevo classificarlo come errore, perché era come tornare alla normalità, alla routine quotidiana, l’essere con Louis.
Come puoi odiare qualcosa che ti fa star bene?
«Quindi ammetti che è successo. Ti ricordi tutto.» mi fece capire dove voleva arrivare.
«Se fossi ancora la mia ragazza..» sussurrò al mio orecchio «ti direi quanto ti amo..»
«Tu lo hai fatto per primo.» lo guardai negli occhi per un attimo, poi tornai a guardare fuori dal finestrino.
«Ma non lo sono..» gli ricordai «quindi puoi dire ciò che vuoi..»
Non sapevo neanche guardarlo in faccia, dannazione! Mi ci perdevo, in quegli occhi, e potevo ricadere in tentazione, e questo non doveva succedere, non di nuovo.
Una volta okay –più o meno-, una seconda non era concessa. Dovevo solo riuscire a stargli lontana il più possibile: ma come potevo, se me lo ritrovavo perfino in autobus?
Respirai profondamente, riprendendo possesso della musica.
Selezionai Demi Lovato e aspettai di arrivare al cinema.
L’autobus era sempre più pieno, sempre più persone salivano, anche perché quello era l’autobus che portava in più parti della città –al centro commerciale, al cinema, in centro- e di conseguenza il più preso da tutti.
Non sapevo quante altre persone potevano entrare, già io ero spiaccicata contro il finestrino e se mi spostavo un altro pochino verso destra, avrei potuto usare Louis come cuscino.
Una vecchia signora entrò dalla porta centrale con le buste della spesa, il che costrinse tutti noi a farle spazio, ed il ragazzo di fianco a me mi spinse.
Diciamo che l’equilibrio non era mai stato il mio forte, unito poi al pavimento bagnato.. Barcollai verso destra, sbilanciandomi notevolmente, finendo dove non volevo andare.
Poggiai le mani sulle sue spalle, cercando di non finire rovinosamente a terra, e lui mi prese per i fianchi. Lo guardai negli occhi, terrorizzata. Ero finita a sedere sulle sue cosce che mi sorreggevano, come tanto tempo prima.
Mi guardava perplesso. «Menomale che ci sono io, a salvarti, altrimenti chissà dove saresti.» mi canzonò scherzoso.
Mi faceva incazzare come non mai. Chi si credeva, il Dio del mondo?
Non era indispensabile.
«Avrei volute scoprirlo.» borbottai infuriata, facendo per rialzarmi.
La sua presa sui miei fianchi si strinse. «No, ti prego» parlò «resta.»
Continuai a guardarlo negli occhi, non sapendo cosa dire. Il tono supplichevole della sua voce non l’aveva notato solo la parte di me che era ancora attaccata a lui.
Abbassai lo sguardo, impotente di fronte a tutta quella situazione.
Perché doveva avere ancora quell’effetto su di me? Era frustrante.
Pensavo che fosse del tutto passato, e poi è tornato tutto insieme e tutte le emozioni e i sentimenti che provavo per lui si sono ripresentate tutte insieme, senza preavviso, come se io le rivolessi indietro.
Rimasi seduta su di lui, le mani attorno al suo collo, lo sguardo ovunque fuorchè su Louis, che aveva come un must nel guardarmi. Non ne voleva sapere di perdermi di vista, non si perdeva neanche un mio movimento.
Spostai per un secondo gli occhi su di lui, e mi ci persi.
L’attimo dopo feci scorrere le mani fra i suoi capelli, lui strinse ancora i miei fianchi e le nostre labbra si scontravano. Risentii quella familiare sensazione che si provava quando baciavo e stavo con lui. Lo sentii sorridere, poi mi morse il labbro inferiore.
Passò una mano sulla mia guancia, accarezzandola, poi scese sul mio collo e vi lasciò tanti piccoli baci, succhiando poi in un determinato punto.
Chiusi gli occhi, reclinando la testa indietro, per poi riportare le mie labbra sulle sue stringendolo per i capelli.
Cercai di sistemarmi meglio su di lui, ma la posizione me lo impediva.
Sapevo che era assolutamente sbagliato ciò che stavamo facendo, ma come si poteva rifiutare una persona che ti aveva amato che ti rivoleva improvvisamente, e la tua parte razionale non si opponeva neanche?
Ero arrabbiata con lui, ma più di tutti con me stessa: come potevo continuare così, se poi dopo stavo male?
«Non possiamo continuare così.» sussurrai sulle sue labbra, gli occhi ancora chiusi.
«Lo so, ma non posso farci niente.» rispose a sua volta, lasciandomi un bacio a stampo.
Restammo in silenzio, fronte contro fronte, gli occhi suoi nei miei finchè non dovetti scendere, e lo salutai con un bacio all’angolo della bocca, cercando di non voltarmi una volta scesa.
Mi diressi verso l’entrata del cinema, trovando già la mia amica con due biglietti in mano di fronte al negozio dei dolci.
«Smettila.» mi rimproverò Charlotte, non appena mi vide.
«Che c’è?» domandai, perplessa.
Che diamine, non poteva averlo già capito.
Mi aveva messo delle telecamere addosso, perché altrimenti non sarebbe stato possibile.
«E se poi ci stai male di nuovo?» aggiunse.
«Ma di che parli?» alzai un sopracciglio.
«Sentiamo, chi te l’ha fatto quel succhiotto? Come mai hai le labbra più gonfie del normale? E i tuoi capelli, perché sono più arruffati?» chiese tutta di fila «non sono stupida, non sono nata ieri. E l’unica persona che può averti fatto questo, sappiamo entrambe di chi si tratta.»
Abbassai lo sguardo, beccata in pieno in flagrante. Non era giusto così. Loro sapevano tutto su di me, sapevano tutti i miei segreti e tutti i miei movimenti. E non potevo neanche provare a nasconderlo! Non potevo più avere una vita sociale, adesso? Sbuffai spazientita.
«E’ stato Louis, va bene? Ci siamo baciati in autobus per una coincidenza casuale» parlai velocemente «ma non è possibile che io non possa fare niente. So che volete solamente proteggermi e tutto quanto, ma lasciatemi vivere ogni tanto. E’ la mia vita, e non posso decidere come va. Se potessi gli starei lontana, ma come faccio? Forse ho represso i miei sentimenti per troppo tempo, e sono saltati fuori tutti insieme, non lo so. Non posso controllare ogni cosa che riguarda Louis, e neanche voi potete. Quindi, lasciamo il caso al caso, okay? E lasciamo che le cose avvengano, perché non ne posso più di programmare e vedere i miei programmi andare in fumo.»
Charlotte rimase per un po’ in silenzio. Mi guardava negli occhi, cercando di capire cosa stessi pensando, ma non so se ci riusciva.
Mi ero sfogata di tutto, più o meno, di tutta la rabbia repressa, di tutta la delusione.
Mi faceva piacere il fatto che volessero proteggermi e che non volessero che mi facessi male, ma non potevo imparare dai miei errori se non me lo lasciavano fare, né se non mi facevano analizzare le mie cazzate.
«Andiamo a vedere il film, okay?» cambiò argomento, sorridendo nervosa.
Mi condusse verso la sala, restando in silenzio per tutta la prima parte del film.
Si limitava a fare qualche commentino stupido –come suo solito-, come se non fosse successo niente. L’avevo vista scrivere al telefono un paio di volte, e sicuramente stava avvisando Greg, Niall e Zayn della mia enorme cazzata.
La mia vita sentimentale era andata a puttane, dato che era diventata argomento comune.
Alla fine del primo tempo andò a prendere le patatine, dato che mi era presa una leggera fame.
Presi quelle piccanti e quelle al formaggio –sicuramente anche Charlotte aveva un leggero languorino-, andando verso la cassa per pagare.
«Reprimi i tuoi dolori nel cibo, adesso? Lo sai che poi ti vengono i fianconi?» mi domandò retorica una voce dietro di me.
«Se ho fame mangio, non devo rendere conto a te.» gli risposi, non guardandolo neanche in faccia.
«Oh, poverina. Non ti vuole nessuno?» Harry Styles mi si parò davanti, il sorriso canzonatorio sul volto.
Testa a Cipresso si mostrava a me in tutto il suo splendore: una camicia bianca immacolata, dei jeans chiari e degli stivaletti marroni, e perfino una bandana fra i capelli.
Mi salì un istinto omicida verso di lui –più del solito, più del normale- e cercai di reprimerlo, davvero, ma mi riuscì poco.
Avevo sete di vendetta, ed era il momento della mia rivincita.
«Non mi vuole nessuno, dici?» alzai un sopracciglio «allora, questo succhiotto me lo sono fatta da sola? Ah, e perché non chiedi al tuo ragazzo dov’era la notte del suo compleanno? Perché non gli chiedi dov’è sparito per un’ora buona? E perché non senti se indossa un altro profumo?» incrociai le braccia al petto «io credo che dovresti.»
Lo superai, pagando le mie patatine, tornando in sala dalla mia amica.
Boom.
Game over, stronzetto.

 
*
 
Rientrai in casa e poggiai le chiavi sul mobiletto dietro la porta, salendo le scale di camera mia. Poggiai la borsa sulla scrivania, sedendomi sul divanetto.
Ero davvero troppo confusa da tutto quello che mi stava succedendo: tutto insieme, neanche un po’ di tempo per rifletterci. Contando il fatto che poi, tutti mi davano contro sul fatto che non dovevo andare con Louis..
Lo sapevo anche io che era sbagliato, ma vorrei vedere loro in una situazione simile.
«Ho provato a chiamarlo tutto il giorno, ma non mi risponde.» Niall si sdraiò sul mio letto.
«Chi, Greg?» chiesi, andando a mettermi la tenuta da casa.
«No, Louis» mi rispose, spiazzandomi «a che ora l’hai visto tu?»
«Certo le notizie corrono veloci..» scossi la testa «alle tre. Avrà il telefono scarico. Hai provato a quello di riserva?»
«Entrambi mi danno segreteria» portò le braccia dietro la testa «e un po’ mi sto preoccupando.»
«Saranno spenti perchè starà scopando con Harry. Non devi preoccuparti.» mi strinsi nelle spalle, fingendo un sorriso in direzione di mio fratello.
Il campanello di casa suonò, e mia madre andò ad aprire.
Dalla mia camera al piano di sopra non riuscivo a sentire chi fosse entrato, ma sentivo che mia madre stava parlando con qualcuno, probabilmente una delle sue amiche del club del cucito o di quello di cucina.
Non me ne curai più di tanto, finchè non bussarono alla mia porta. Testa a Cipresso entrò in camera mia dopo l’invito ad entrare, che nascondeva la rabbia –ma ci riusciva male-.
«Mmh, bella camera.» comment interessato, guardandosi intorno.
«Che ci fai qui?» domandai furiosa, che diavolo voleva adesso?
Perfino a casa mia si doveva presentare? Era davvero il colmo.
«Louis se n’è andato.» decretò, guardandomi negli occhi.







sono stata anche piuttosto veloce oggi.
ho scritto questo capitolo il giorno del mio compleanno, e mi è venuto da scriverlo tutto di fila, quindi non posso fare altro che postarlo.
non vorrei aggiungere altro, il capitolo mi piace, anche se succedono molte cose, non mi dispiace.
ora che ci penso, questo è l'ultimo capitolo -credo-, quindi.. direi che in teoria il prossimo è l'epilogo? ancora non me ne rendo conto.
cioè ora che sto scrivendo non me ne accorgo, ma quando scriverò l'epilogo, lì si che mi verrà da piangere.. questa ff mi e ci accompagna da tanto, e mi dispiacerà lasciarla.
ma.. una volta finita questa, ci sarà una piccola sorpresa che mi frulla in testa da quando ho iniziato questa qua.. quindi come dice niall, stay tuned!
grazie mille per leggere e per le recensioni, significano molto per me.
okay, finisco di rompervi anche perchè è quasi l'una di notte, e devo postare una narry rossa.
xx

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Tellie