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Autore: Clitemnestra    14/09/2014    1 recensioni
Anni fa il mondo è stato sconvolto dalla scoperta di creature alate denominate Hankara e dalla guerra che ne è stata scaturita. Una lunga e devastante guerra che ha visto sia Umani e Hankara combattersi e morire. Una guerra che dura per secoli e sembra senza fine. Ma anche un fiore, nonostante le devastazioni, riesce a sopravvivere
Genere: Azione, Guerra, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 3
Mi tremano le mani.
Il mondo intorno a me prende a vorticare ferocemente.
Cerco di aggrapparmi, ma le mie dita abbracciano l’aria.  Lancio un urlo di frustrazione, ma nessuno se ne accorge; sono tutti impegnati a guardare gli Hankara ammassarsi sul palco per essere fucilati.
Ho bisogno d’ aria: ho la gola chiusa dalla bile.
Sgomito tra la folla, ma la gente è troppo accalcata e non riesco a passare.
Sento qualcosa di caldo rigarmi una guancia. Sto piangendo.
Mi asciugo frettolosamente gli occhi con la mano: se qualcuno mi vedesse piangere potrei essere scambiata per una traditrice.
Nel frattempo i soldati hanno sparato agli Hankara  e il loro corpi sono riversati sul palco mentre il sangue gocciola dalle ferite. I più vicini all’impalcatura tendono le mani per “ringraziare” il legno marcio ghignando, ma le guardie glielo impediscono. Che fanatici.
Mia madre mi supera e si mescola alla folla. Non ho voglia di andarla a cercare, ritornerà a casa da sola.
Faccio per andarmene quando una mano mi ferma.   Mi giro: è David.
Le labbra piene schiuse in un sorriso e gli occhi felici sembrano bramare un mio commento sulla sua decisione.
Ma dentro di me sento montarmi la rabbia feroce, distruttiva come il fuoco. La mia mano si alza gli tiro uno schiaffo. Sento la sua mascella pulsare al mio tocco e quando ritiro la mano riesco a distinguere la forma di cinque dita sul viso.
-Figlio di puttana!- urlo. Molte teste si girano nella nostra direzione –Quando cazzo avevi intenzione di dirmelo!?-
David si massaggia la mascella dolorante –Mi dispiace Clia io…-
-Tu cosa?!-
-Dovevo dirtelo…- ammette sconsolato, poi mi strattona –Vieni ti devo parlare in privato- aggiunge.
Passiamo in mezzo alla folla , inosservati. Tutti sono troppo impegnati a lanciare verdura contro i corpi degli Hankara che sono stati fucilati. Tra poco però quell’ammasso di cadaveri scomparirà avvolto da fiamme azzurrognole. Così funziona per gli Hankara, quando i loro corpi diventano freddi scompaiono. Anche io vorrei che succedesse così al mio corpo, ma io sono Umana.
Io e David ci fermiamo, siamo arrivati in un parco ai margini della piazza. E’ un posto abbastanza piccolo occupato gran parte da un laghetto dove sguazzano le anatre. Lo chiamiamo il Posto degli Amanti perché si dice che proprio sulle sponde del lago s’incontravano due amanti che vennero poi uccisi dai rispettivi padri quando scoprirono il loro segreto.
-Mi dispiace , Clia, avrei dovuto dirtelo…- la voce di David mi risveglia dai miei pensieri.
-Si avresti dovuto.- lo interrompo io acida.
-Si, -distoglie lo sguardo – solo che io sono stufo di essere preso in giro da tutti, sono stufo della mia vita …-
-David ti rendi conto che non vai a fare una gita! Vai in guerra, dove la gente muore in continuazione, dove rischierai la vita! Te ne rendi conto!-
Abbasso lo sguardo.
-Hai pensato come staranno i tuoi se non torni?! Come faranno?! – due lacrime iniziano a solcarmi le guancie –Hai pensato come starei io?!-
-Mi dispiace- sussurra, mi prende il viso tra le mani –Mi dispiace.- poi  mi bacia.  No, non era questo ciò che volevo. David si scosta un poco e mi baciò di nuovo. Il tocco delle sue labbra era morbido. Sporgo appena le labbra e le rilasso in un’ eco fievole del bacio ricevuto. David incoraggiato, mi posa ancorale labbra sulle labbra e sento sul viso il tepore dell’alito. Socchiude la bocca e io mi scosto in fretta Mi stacco.
-Faceva così schifo?- sembrava un po’ offeso.
In verità non è stato male, anzi non pensavo fosse un abile baciatore. Scuoto la testa . Quel bacio era un piacere condiviso.
Le labbra di David si schiudono: percepisco il tocco della punta della lingua e mi irrigidisco. Mi solletica le labbra fin quando non mi sente rilassarmi e mi succhia il labbra inferiore. Mi sento cogliere da una leggera vertigine.
-Ti amo. - mi sussurra
-Ma sono ancora arrabbiata con te.-
Sorride –Lo so.-
La sua bocca cerca la mia. Apro le labbra, esito poi la sua lingua s’insinua tra i miei denti. E in quel momento uno strano tepore s’impossessa di me. Ho l’impulso di toccargli la pelle, i capelli, sentire i suoi muscoli e le sue ossa. Quando le lingue s’incontrano invece di sentirmi imbarazzata provo un fremito di piacere.
Interrompe il bacio e cerca di riprendere fiato.
Mi indica il riverbero dei un raggio di sole –Lo vedi quel raggio di sole che colpisce l’acqua del lago?-
Annuisco.
-Be … quello è il mio regalo d’addio.-
Lo stringo a me, sento il suo cuore battere forte contro lo sterno –Ti prego non andartene, resta con me- mormoro.
-Devo farlo, Clia, lo sai anche tu: una volta data la propria parola … –
-E allora scappiamo. Andremo a Gueta nessuno saprà di noi, cominceremo una nuova vita. Io e te e basta.-
Sorride appena –Non posso,- poi torna serio- l’onore e la patria prima.- si batte un mano sul petto tre volte.
-Fanculo te, l’onore e la patria. Se  muori sai cosa gliene frega alla patria e il tuo onore è andato a farsi fottere.-
Scuote la testa –Mi dispiace Clia, ma devo andare.-  Si stacca da me –Tra poco partirà il treno e non voglio perderlo.-
Annuisco –Cerca di tornare va bene? –
-Certo. Ucciderò qualche Hankara anche per te!- esclama.
Poi si volta e inizia a correre. Non ho voglia di seguirlo.
Appena la sua sagoma scompare dalla mia vista scoppio a piangere.
Mi accuccio tra l’erba. Sono di nuovo sola, abbandonata.
Piango , piango . Il raggio di sole sull’acqua grigiastra del lago non scompare.
Sulle labbra ho ancora  il suo sapore.
Sento una mano posarsi sulla mia spalla, alzo il viso arrossato.
Occhi gelidi coperti da occhiali spessi mi guardano con dolcezza. Sembrava che avesse i capelli in fiamma. E’ la signorina Turh.
-Coraggio- mormora –Vedrai che tornerà.-
Scuoto la testa –Le statistiche dicono che due su quei cinquanta ragazzi ce la fanno- dico amareggiata.
-E lui sarà il terzo vedrai.-  
Mi aiuta ad alzarmi .
-io dovrei andare a casa- mormoro .
-Bene, dovevo giusto parlare con tua madre.-  si batte una mano sulla coscia –Vedi che coincidenza!-
Ma tutte e due sappiamo benissimo che lei mi è venuta a cercare proprio per quello!
-Oh si giusto.-
Iniziamo a camminare.
Passiamo davanti alla piazza, che ora si è svuotata del tutto ad eccezione di quattro spazzini che puliscono il palco.
-Com’è stato il resto? – chiedo indicando la piazza.
La vedo rabbuiarsi –Sai come al solito, lo stesso discorso del sindaco su quanto sia importante vincere e bla bla bla le solite cose.-
Continuiamo a camminare e arriviamo davanti a casa mia.
La porta è aperta, segno che mia madre ce l’ha fatta a trovare la strada.
Facciamo per entrare quando chiedo –Ma prof lei come faceva a sapere che ero lì?-
La sua espressione assume un’aria nostalgica –Una volta ci andavo anche io , con un mio amico.- Senza aggiungere altro entra mentre io la guardo stupita.
 
 
 
  
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