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Autore: Kaimy_11    15/09/2014    2 recensioni
Si può scoprire come una guerra possa unire, invece che dividere.
In un mondo tanto attento alle regole, alle leggi, una trasgressione può diventare bella e importante quanto un fiore nel deserto.
Forse amare significa trasgredire, forse per un capofazione degli Intrepidi proteggere qualcuno per lui importante potrebbe essere un rischio troppo grande.
Ma come rinunciare ad una persona capace di essere forte e testarda quanto lui, ma che al tempo stesso sa come dare pace al suo cuore tormentato?
Sarà davvero il fuoco che scioglie il ghiaccio, o il ghiaccio a spegnere il fuoco?
In guerra e in amore tutto è permesso...
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'The reason '
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8. Mia

 

 

 

-Credo che tu abbia preso qualche botta in testa di troppo, negli ultimi giorni!- La provocò Will, ridendo.

Aria alzò gli occhi al cielo e si mise in posizione di difesa. Gli scontri erano quasi terminati, così gli iniziati avevano diverso tempo libero da dedicare agli incontri amichevoli.

Sul ring, Edward e un’altra ragazza stavano combattendo da diverso tempo, altri ragazzi si allenavano correndo, qualcuno facendo flessioni, la maggior parte era impegnata in piccoli duelli proprio come lei e Will.

Lo scontro vero fra loro due c’era stato giusto la settimana prima e, con immensa fatica, la ragazza era riuscita a vincere portandosi come ricordo un occhio nero e una mano dolorante. Ma Will si era accasciato a terra dopo tutti i calci presi allo stomaco e non si era più alzato.

Fortunatamente Aria non aveva dovuto combattere contro Sasha.

-Non ricordarglielo poverina, credo abbia battuto un record. Insomma, nello stesso giorno ha battuto la testa due volte ed è pure svenuta due volte…- Intervenne proprio la bionda, poco distante.

Will rise.

-Fatemi sapere quando avete finito di prendermi in giro!- intervenne Aria, avanzando verso Will e colpendolo ad una spalla con un pugno.

Christina e Tris, molto amiche di Will, assistevano da lontano provando fra di loro qualche tecnica di combattimento appresa.

-Andiamo, non essere permalosa, è solo che adesso posso vincere! Voglio dire, ti ci vorrà del tempo per riprenderti dalla caduta…- disse Will, avanzando con i pugni alzati verso di lei.

Aria si spostò e lo spintonò via con forza. –Sono perfettamente in grado di batterti una seconda volta!-

Dopo la sua caduta al Pozzo, Aria si era ritrovata in infermeria e ci era rimasta per un giorno intero, dovendovi passare anche una notte. A quanto le era stato detto, durante l’atterraggio dopo il suo volo di diversi metri dal sentiero che saliva verso il centro di controllo, aveva compiuto alcune rotazioni involontarie che le avevano permesso di scaricare il peso della caduta su più parti del corpo invece che su una sola. Per cui niente ossa rotte, solo diversi tagli e ferite che erano state abilmente medicate. La ferita sulla testa, la più preoccupante, fortunatamente si era aperta e aveva sanguinato invece di formare un coagulo all’interno. Le erano stati applicati dei punti, spalmata una crema di fattura Erudita per accelerare il processo di guarigione e, dopo qualche ora in osservazione, era stata dimessa.

L’unico segno dell’incidente rimaneva la macchia violacea sullo zigomo destro, che le creme degli Eruditi non erano riusciti a risanare del tutto. I tagli sulle braccia erano scomparsi, ma il livido sul volto ci avrebbe messo un po’ di più a guarire.

-Credo di doverti dare una dimostrazione!- disse Aria, afferrando Will da un braccio e piegandoglielo dietro la schiena.

Il ragazzo protestò dal dolore. –Va bene, va bene, mi stai facendo male adesso!-

-Cosa devi dire?- lo punzecchiò Aria, stringendo la presa al braccio.

-Che hai ragione, sei più forte di me. Ahi, mi stai facendo male!-

Aria lo lasciò andare e scoppiò a ridere.

-Non hai pietà neppure per gli amici, che cattiveria!- sentenziò scherzosa Sasha, scuotendo addirittura la testa per fingersi indignata.

Aria rise ancora.

-Già, ha ragione!- disse Will, massaggiandosi il gomito dolente. –Un po’ di rispetto almeno per me, dopo tutto quello che ho fatto per te!-

Aria sapeva che stava solo scherzando, ma avvertì un nodo in gola.

Will aveva fatto molto per lei in passato, era vero, e vederlo lì a scherzare tranquillamente con lei, come se nulla fosse cambiato rispetto ai giorni in cui erano fra gli Eruditi, le riempì il cuore di gioia.

-La prossima volta lasciami vincere però, okay?- le disse Will, avvicinandosi per scompigliarle i capelli.

Quando le fu vicino, Aria non riuscì a trattenere il fremito del suo cuore, così gettò un braccio attorno al collo di Will e lo stritolò in un abbraccio, premendo la tempia contro quella del ragazzo.

-Grazie Will!- gli disse sottovoce, seria.

Will capì, si divisero e la guardò con un sorriso sincero, facendo un cenno con la testa. –Vedi di fare la brava d’ora in poi, non ci sarò sempre io a guardarti le spalle!-

Aria scosse la testa. –Devo ricordarti che sono più forte di te?-

-Come vuoi!- le rispose il ragazzo, avviandosi verso la sue amiche Christina e Tris.

-Cos’era quello? A me non mi abbracci mai!- protestò Sasha, incrociando le braccia al petto.

-Finiscila!-

Era vero però, Aria non era tipo da abbracci, al massimo da spinte affettuose, ma mai da abbracci. Era difficile per lei aprirsi a qualcuno, permettere ad un'altra persona di entrare in contatto con lei e di scavare dentro il suo animo. Era molto più facile difendersi, difendersi sempre, e valutare ogni contatto prima di accettarlo.

-Eravate amici anche prima vero, quando eravate ancora Eruditi?-

Alla domanda di Sasha, Aria sollevò lo sguardo.

Con Will era diverso però, lui era sempre stato suo amico, si fidava di lui, e non era riuscita a trattenersi, concedendosi così un puro gesto d’affetto come un piccolo abbraccio.

-Io non avevo tanti amici,- Continuò Sasha. –Gli altri erano tutti così… gentili e pacifici, era difficile per me trovare qualcuno con cui giocare da piccola. Adesso che sono fra gli Intrepidi è tutto diverso.-

Aria si guardò le scarpe e sospirò. –Credo sia il destino dei trasfazione. Will, infatti, era il mio unico amico…-

 

Pioveva a dirotto.

Sembrava quasi una pioggia irreale da quanto era forte. Cadeva insistentemente, goccia dopo goccia, creando un frastuono insopportabile e ingrigendo totalmente l’atmosfera.

Quando il ragazzino undicenne che correva per la via principale del proprio quartiere, si fermò di colpo vedendo la figura seduta sui gradini davanti alla porta di una casa, la piccola non lo guardò neppure.

Il bambino si avvicinò e vide che si trattava di una bambina della sua stessa età, che se ne stava lì seduta sotto la piaggia, con i capelli e i vestiti fradici.

-Ariana, che stai facendo?- urlò per sovrastare il rumore costante del temporale.

Si fermò proprio davanti a lei, mettendosi una mano davanti agli occhi per proteggersi dall’acqua.

La bambina non rispose subito, era immobile con le ginocchia al petto e la mani sulle gambe, lo sguardo puntato per terra. –Mia madre dice che dato che mi comporto come un animale, devo stare fuori, proprio come un cane…- Disse poco dopo, parlando con un tono neutro e basso, tanto che il ragazzino dovette sporgersi per sentirla.

Will scosse il capo, guardò la sua camicia azzurra bagnata e poi la sua amica, sempre più inzuppata. –E ti ha detto anche di restare proprio sotto la pioggia a prenderti un malanno?-  le disse ad alta voce, indicando con la testa la tettoia del capanno lì di fianco.

Vedendo che non rispondeva, Will l’afferrò da un braccio e la trascinò al riparo sotto la tettoia, dove il rumore della pioggia era anche meno insistente. La bambina lo seguì obbediente, in silenzio.

-Cosa hai combinato sta volta?- le chiese il ragazzino, alzando gli occhi al cielo.

Ariana si strinse nelle spalle. –La palla di mia sorella era finita sulla grondaia in cortile…-

-E tu che hai fatto?- chiese lui. –Ti sei arrampicata per riprenderla?-

Per il tono che usò, la bambina non riuscì a trattenersi e si liberò in una risata. –Sì!- ammise.

Anche Will rise, mentre scuoteva la testa.

Ariana si strinse ancora nelle spalle, decisamente più serena rispetto a qualche minuto prima, ma non disse nulla. La presenza dell’amico però, le era molto d’aiuto. Era riuscita a non piangere isolandosi sui gradini davanti la porta di casa, affogando i suoi pensieri e dispiaceri sotto la pioggia prepotente, sperando che l’acqua le lavasse via di dosso le spiacevoli sensazioni.

Ma Will era stato più efficace.

-Senti,- iniziò quest’ultimo. –Stavo tornando a casa per la merenda, e mia madre mi rimprovera sempre perché dice che non porto mai nessuno a giocare con me. Potresti venire anche tu, così lei sarebbe contenta di farti assaggiare i suoi biscotti e di vedere una mia amica, e poi non dovresti restare qui al freddo!-

Ariana si voltò timidamente verso la casa, ed abbassò la testa.

-Ascolta, mi dispiace dirlo, ma tua madre non si accorgerà nemmeno che ti sei allontanata. E, se dovesse accorgersene, magari si prenderà un bello spavento e così impara a lasciarti fuori!- disse Will.

La bambina rise insieme a lui.

-Quei biscotti sono davvero ottimi, ed io non posso certo mangiarli da solo. Allora, voi venire con me?- Le chiese.

Guardò un’ ultima volta la propria casa e, dopo di che, Ariana si voltò verso il suo amico e sorrise. –Grazie Will!-

 

Non era mai stato bravo con le gentilezze, perciò, quando la vide camminare da sola nel corridoio in penombra, la prese da un braccio e la trascinò in una zona cieca per le innumerevoli telecamere che sorvegliano la residenza.

Nonostante l’avesse colta alla sprovvista arrivandole alle spalle, lei non oppose resistenza, quasi sapesse anche senza vederlo che era lui. Così la trascinò in un angolo appartato e la fece voltare verso di sé, spingendola delicatamente con le spalle contro la parete.

-Ehy!- La salutò brevemente, senza tuttavia incrociare il suo sguardo.

I suoi occhi si persero sui contorni del suo viso, seguendo la forma della testa avvolta da un manto morbido di capelli neri e, per ultimo, sulla macchia violacea che ricopriva il suo zigomo.

-Ehy!- disse lei, con tranquillità assoluta.

Non si mosse, non disse nulla. Restava semplicemente lì ad osservarlo con quel suo sguardo freddo e le labbra sensualmente corrucciate. Sollevò il mento e attese, con così tante cose che avrebbe potuto dire, evidentemente, aspettava che fosse lui a parlare. Come al solito, lei non aveva niente di cui scusarsi, quella mossa spettava a lui.

E, come sempre, lui non avrebbe mosso un solo muscolo verso quella direzione.

-Avanti!- Le disse allargando le braccia. –Dimmi tutto ciò che hai da dirmi!-

Aria sollevò un sopracciglio e la sua espressione si fece ancora più distante e altezzosa.

-Non pensi che sia stato un mostro a farti camminare dopo quella caduta?-

A quel punto, Eric la vide fare qualcosa di assolutamente spiazzate: la vide sorridere.

-E perché mai dovrei essere arrabbiata? Non sono debole, e non puoi certo fare favoritismi…-

La sua risposta lo spiazzò, si allontanò leggermente e rimase ad osservarla. Sapeva che era sveglia, ma sentirsi dire quelle esatte parole gli fece provare una sensazione elettrizzante.

-Anche se, forse, era quello che volevi…- il suo sorriso cambiò e passò da dolce a intrigante. Da solare e provocatorio.

Serrò la mascella e fece un cenno con il capo, mai abbassare la guardia con quella ragazzina, non perdeva occasione di provocarlo. La vide mordersi le labbra e guardarlo con attenzione, pronta a cogliere ogni suo segno di debolezza.

Ma era davvero la debolezza che voleva vedere? Se l’avesse vista davvero, però, probabilmente avrebbe provato un altro tipo di emozione. Sarebbe rimasta soddisfatta, certo, ma non solo.

Se la ragazza voleva vedere quel lato di lui allora l’avrebbe accontenta, poiché gli avversari cambiano sempre tattica quando colgono le debolezze del nemico.

Alcuni abbassano la guardia.

Tuttavia non voleva solo valutare la sua reazione, ma anche la propria, poiché non era mai arrivato al punto di mostrare le sue vulnerabilità a nessuno. Quella sarebbe stata un’ esperienza nuova anche per lui, e a lui, le sfide erano sempre piaciute.

Aria era una sfida.

Le accarezzò con la mano la testa, con delicatezza, e poi sfiorò con attenzione il livido sotto il suo occhio destro. –Come stai?- le sussurrò, senza togliere gli occhi dalle sue labbra.

Aria ebbe un fremito, si scostò dal suo tocco e abbassò la testa. –Sono tutta intera!- ammise con un piccolo sorriso.

Colpita.

Come era prevedibile, la piccola lottatrice non aveva più il coraggio di provocarlo, quando era lui ad avvicinarsi a lei in maniera così evidente e intima. Sfuggiva abilmente al contatto, abbassavo lo sguardo e nascondeva il rossore delle guance. Senza contare la dolcezza da cui si lasciava avvolgere come un velo di protezione.

Come il gatto fa con il topo, Eric adorava stuzzicare la sua giovane preda, poiché non solo amava la lotta, ma anche esserne il vincitore.

-Ho visto che tu e il tuo amichetto Will oggi eravate in vena di effusioni, è il tuo nuovo fidanzatino?- le chiese maligno, accarezzandole con la punta delle dita le braccia scoperte.

-Cosa c’è, sei geloso?-

Il più terrificante dei sorrisi gli illuminò il volto. Si passò la lingua fra le labbra e lasciò che il suo ghigno si trasformasse in una piccola risata. Eccola di nuovo lì la lottatrice, con il suo sguardo deciso e il broncio fra le labbra seducenti. Fece scorrere le proprie dita sulla pelle fresca delle braccia di Aria, salendo verso le spalle per poi scendere verso i polsi, in una lenta carezza che in realtà era più simile ad un graffio.

-Forse è ora che tu capisca una cosa, piccola…-

La vide inarcare le sopracciglia a sentire l’ appellativo con cui le si era rivolto, ma non vi prestò attenzione. Al contrario, piegò la testa di lato riservandole un’ occhiata irrisoria ed allargò le labbra in un sorriso beffardo.

Le prese il viso con una mano, facendo scorrere il proprio pollice su quelle labbra che aveva già assaporato. –Tu sei mia!-

-Tu sei pazzo!- gli rispose senza scomporsi, si limitò a spalancare gli occhi e a guardarlo come se fosse un insetto sul punto di saltarle sul viso.

Piegò la testa dal lato opposto e rimase a godersi la sua reazione, sorridendole senza alcun riguardo.

-E immagino che tu, invece, non sia di nessuno!- gli disse Aria, sul punto di perdere la pazienza, e lo spintonò mettendogli entrambe le mani sul petto.

Si lasciò spostare e fece qualche passo indietro, incrociando le braccia al petto. –Esattamente!- ammise.

-Ed io invece sarei tua?-

-Come ho appena detto!-

Gli rivolse il più disprezzevole degli sguardi, scosse la testa, ed esibì una smorfia. –Forse stai male!-

Detto ciò fece per andarsene, ma lui la bloccò da un braccio.

-Dove credi di andare?-

-Magari trovo qualcuno che ha ancora un po’ di cervello!- rispose lanciandogli un’ occhiataccia.

Il modo in cui passava dalla lottatrice provocante, alla bambina indignata, era disarmante. Ma gli piaceva, sorrise e l’avvicinò a sé tirandola dal braccio da cui ancora la teneva.

-Cosa non ti è chiaro? Sei mia, mi appartieni e nessun altro può toccarti!- le alitò sulle labbra.

Aria si scostò bruscamente dalla presa e lo spintonò ancora, sta volta decisamente più arrabbiata. –E per cosa dovrei essere tua? Perché tu possa farmi quello che ti pare, e poi mandarmi al diavolo quando ti va?- gli ringhiò contro. –Trovati un altro giocattolo!-

Si voltò ancora una volta e fece un passo, ma lui la riafferrò prontamente dalle spalle e appoggiò le proprie labbra al suo orecchio. –Chi ti dice che io voglia giocare con te?-

Eric sentì la ragazza paralizzarsi fra le sue mani, tenendola ancora da entrambe la spalle la guidò davanti a lui, per poterla guardare negli occhi. Vide che era disarmata, senza fiato, con quei suoi occhi blu che lo fissavano intensamente.

-E allora cosa vuoi?- Gli chiese con un filo di voce.

La liberò dalla sua presa e fece spallucce. –Sei troppo piccola per me, perché io possa fare sul serio!-

Aria arricciò le labbra e fece un passo indietro. –Perché, quanti anni hai?-

-Ventidue.-

-Che grande uomo!- lo canzonò, alzando gli occhi al cielo.

-Tu ne hai sedici!-  Le ricordò.

-Fra tre giorni diciassette!- affermò incrociando le braccia al petto. –Per tre mesi di differenza non ho fatto la Scelta l’anno scorso…-

Eric scoppiò a ridere. –Che meraviglia, un anno in più cambia tutto! Allora siamo a posto!-

Aria era infuriata, mantenne le braccia al petto e lo guardò con rammarico. –Da diciassette a ventidue sono solo cinque anni di differenza, cosa ti dà il diritto di trattarmi come una bambina?-

Eric prese un respiro profondo e le accarezzò le spalle con le mani, prendendola poi dal viso. –Perché sei una bambina!- le disse tranquillamente. –Voglio solo che tu faccia la brava e non ti conceda a nessun altro, per il momento.-

Aria batté le palpebre, incredula. –Mi stai dicendo che…-

-Ti sto dicendo che voglio che tu rimanga vergine fino a quando non sarai grande abbastanza!- Le disse, stringendo la presa delle sue mani attorno al suo viso.

-Chi ti dice che io lo sia ancora?- chiese per coprire il suo imbarazzo, ma fingersi decisa non servì a nascondere il rossore delle sue guance.

-So che è così…- le sussurrò ad un soffio dal viso.

Non negò.

-Quando sarà il momento…- disse piano, facendo scorrere le proprie mani lungo le sue braccia, per poi prenderla da fianchi. –Sarò io a farti diventare una donna…-

Con la scarica di elettricità che gli attraversò la nuca, per poi scendergli lungo la schiena e attraversagli lo stomaco, decise che non era ancora il momento di rinunciare a quel contatto che per giorni si era negato. Si avvicinò con il viso al collo della ragazza, le respirò sotto l’ orecchio sinistro, posando poi un piccolo bacio sulla parte di pelle tatuata.

Non c’era niente di dolce in quel bacio, né nel modo in cui la teneva stretta da fianchi, ma sentirla totalmente in sua balia gli diede una forte emozione che gli solleticò le gambe e gli infiammò il petto.

La strinse più forte sui fianchi e risalì il lato sinistro del suo collo per assaporarle l’orecchio in un lieve morso, senza ferirla. La sentiva immobile, rigida come una stata e silenziosa, ma era impossibile che non stesse provando le sue stesse emozioni. Il fuoco che gli era esploso nel petto e gli incendiava la gola, il cuore, lo stomaco e scendeva verso il basso, era così potente che di sicuro era arrivato anche a lei. Lo sentiva dai leggeri brividi che la scuotevano appena, dal modo in cui si sforzava di rimanere ferma nonostante il respiro affannoso che non era riuscita a nascondere.

-Quindi è solo l’esclusiva che vuoi? Dopo potrò anche andare con chiunque altro?- disse Aria, gelida.

Si fermò, sentendola parlare nonostante non si fosse mossa. Sollevò la testa e la guardò negli occhi, senza dire nulla. La trapassò con il suo sguardo, cercando ogni sua debolezza, ogni più piccola incertezza dietro quell’espressione gelata.

Aria colse la risposta e serrò le labbra, una strana scintilla le attraversò lo sguardo e gli rivolse l’ennesima smorfia indignata.

Profondamente indignata.

-Non toccarmi più!- Sibilò, poi si voltò e si allontanò da lui.

Eric non la fermò, rimase a pensare ed incrociò le braccia la petto. Evidentemente aveva tirato troppo la corda, sapeva che con lei doveva essere estremamente cauto.

Ma non tutto era ancora tutto perduto.

-Ti va di uscire da qui per un po’?-

Come al richiamo di uno strumento magico, Aria si fermò di colpo e si voltò ad occhi spalancati, cercando di nascondere il suo desiderio.

Il ragazzo nascose un sorriso abbassando la testa e le si avvicinò. Sapeva che tutti gli iniziati soffrivano la reclusione forzata all’interno della residenza, era successo anche a lui d’altronde, ed era deciso ad usare quel bisogno per rimediare al suo sbaglio.

-Magari dopo gli allenamenti, prima di cena, potremmo incontrarci ai binari del treno. Che ne dici?- propose, rimettendole a posto una ciocca di capelli dietro l’orecchio, e lanciando qualche occhiata alle spalle della ragazza per vedere se arrivava qualcuno.

Aria lo guardò e analizzò con assoluta attenzione la sua espressione. Sapeva che non si sarebbe mai scusato apertamente, e che non avrebbe certo ammesso di aver esagerato, ma era arrivata al punto di conoscerlo abbastanza a fondo da cogliere ugualmente le sue intenzioni di riappacificazione. Soppesò fino all’ultimo la propria risposta prima di concedergliela, arricciò le labbra un’ ultima volta, mostrò il suo solito sguardo altezzoso e fece un cenno con la testa.

Eric si concesse un ghigno nella penombra. –Allora a più tardi, piccola!-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua….

 

 

 

Eccoci qui, altro capitolo diciamo particolare!!

Come vi avevo già accennato ad inizio storia, avrei cambiato qualche età. In particolare ho alzato quella di Eric e, per quanto possibile, anche quella di Aria, per renderli più adatti alle tematiche della FanFic. Per la storia d’amore che sto creando mi servivano personaggio un po’ più maturi, in particolare il personaggio maschile, e mi piaceva l’idea che fosse più grande di lei e non più un ragazzino…

Come avrete visto, ho anche messo un immagine, vi avevo lasciato il tempo per farvi la vostra idea del personaggio femminile, coincide con come l’avevate immaginata?

Che ne dite? Fatemi pure sapere le vostre opinioni.

Baci e grazie per aver letto! : ) : ) : )

 

   
 
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