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Autore: Nidham    16/09/2014    3 recensioni
Breve elucubrazione della mia ladra nel momento piu' triste del videogioco, quando una scelta porta a tragiche conseguenze. Fatemi conoscere il vostro parere, visto che è anche il mio primo tentativo^^
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Non diventiamo assurdi” iniziò a protestare Oghren, ma l'elfo lo interruppe.

“Mi sta bene” alzò le mani, quasi in un gesto di resa, poi le strinse a pugno, alzando appena il tono. “Mi sta bene qualsiasi cosa, purché ci decidiamo a darci da fare.”

Alistair annuì, senza parlare, senza più la forza di dire o fare alcunché.

Erano partiti per trovare una speranza e tutto ciò che avevano ottenuto era un oscuro, disperato baratto, senza nessuna garanzia di successo.

“Mettergli fretta non sarà una mossa vincente” Morrigan scosse la testa, disgustata dalla forza appena scoperta in chi, per debolezza, li aveva costretti ad arrivare a tanto. “Non c'è niente di facile in ciò che andremo a tentare, Alistair. Se credi che Zevran si limiterà a passeggiare per i bucolici sentieri dell'Oblio, conversando amabilmente coi demoni e cogliendo margherite oniriche da offrire in dono al drago in cambio dell'anima di Eilin, ti sbagli.”

“Non ho mai pensato niente del genere” le guance del re si erano appena soffuse di un tenue rossore, mentre rifiutava di abbassare lo sguardo di fronte a quello gelido e severo della maga. “Ma ci sono dei principi che non posso dimenticare.”

“Come l'ultima volta?” era un colpo basso, Morrigan ne era consapevole, ma era anche stufa di paladini che brandissero lame scintillanti per distruggere le loro migliori possibilità. “Gli stessi principi per cui l'hai sacrificata e di cui dicevi di esserti pentito?”

Se l'avesse colpito con una palla di fuoco non avrebbe potuto fare più danno: fu come se Alistair avesse incassato fisicamente quel colpo, barcollando e piegandosi leggermente su se stesso, sprofondando ancor più profondamente nell'incubo di sensi di colpa dai quali non aveva mai saputo riemergere del tutto.

Strinse gli occhi e digrignò i denti così violentemente che Zevran credette di vedergliene sputare almeno un paio, ma non una lacrima uscì dalle sue palpebre serrate, non un lamento dalle sue labbra.

Da quando Eilin era morta, sembrava che non sapesse più piangere.

Era strano e forse ironico, ma si era trasformato proprio in ciò che la sua amata aveva provato a diventare dopo quella notte terribile, in cui aveva scelto la morale al posto dell'amore, la tragedia al posto della dannazione. Era un guscio vuoto, un re e non un uomo, un titolo privo di corpo e anima.

Eppure faceva male sentirsi dire ciò che in ogni stante aveva continuato a ripetersi: potevi evitare tutto questo, stupido caprone senza cervello! Potevi salvarla.

Ma la salvezza che avrebbe potuto donarle non avrebbe mai assunto la forma che tutti i suoi compagni si aspettavano. Alistair non avrebbe mai potuto giacere con la strega e contribuire a generare il possibile distruttore di tutto il mondo conosciuto. Davvero si era meravigliato che una persona retta e coraggiosa come Eilin prendesse anche solo in considerazione l'idea e tuttora continuava a meravigliarsene; stavano combattendo proprio contro il male che gli proponevano di salvare, come poteva aver senso? Ma c'era qualcosa che avrebbe potuto e dovuto fare, al di là dei patetici doveri impostigli da una vetusta burocrazia, c'era una scelta che non aveva saputo trovare il modo di compiere, impastoiato in una debolezza di carattere che non aveva giustificazione, in una stupida spirale di timori e incertezze politiche che non avrebbero dovuto interessarlo.

“Avrei dovuto morire al suo posto” sussurrò, senza aprire gli occhi. “Avrei dovuto mandare al diavolo Eamon, il regno e la dannata corona. Il Ferelden si sarebbe trovato un altro sovrano, anche migliore di me, ma voi stessi mi avete impedito di mettere in atto il mio piano. Eilin me l'ha impedito. Avete brigato e truffato affinché fosse lei a recarsi alla torre, solo perché credevate giusto non costringere la nostra terra a sopportare il peso di eventuali lotte intestine per il potere o perché lei lo credeva giusto e voi l'avete appoggiata. Cosa pretendete che faccia? Ora sono ciò che avete voluto che fossi e non sceglierò un nuovo flagello, al posto della salvezza di un'anima, neanche della sua.”

“Farò in modo che non ce ne sia bisogno” per quanto capisse le ragioni del suo compagno, Zevran non poteva in alcun modo condividerle. “Il passato è passato, non ha senso recriminare o distribuire colpe, vere o presunte. Preoccupiamoci del futuro. Salverò Eilin prima che il demone distrugga la prigione del mio corpo e si liberi nel mondo. Se è l'unica strada possibile, sarà quella che percorreremo.”

“Non ti serve un limite di tempo, oltre a tutti gli altri problemi, Zevran” brontolò ancora la maga. “Avrai già abbastanza guai senza dover pensare allo scorrere dei minuti.”

“Eppure dovrò farlo” la sua voce fu una sferzata, secca e tagliente. “E so che tu sarai in grado di aiutarmi. In fondo è per impedire che il sortilegio ci sfugga di mano che ti serve l'aiuto di Alistair, no? Quindi è ovvio che nessuno di noi voglia lasciare un demone libero per il mondo. Dovrò entrare nella città nera prima che siate costretti a qualche gesto estremo, era già preventivato.”

Era la verità, Morrigan lo sapeva, eppure odiava dover concordare con quel santarellino piagnucolone che adesso sapeva esporre le sue idee con tanta convinzione, quando solo pochi mesi prima aveva saputo appena balbettare il suo amore all'unica amica che lei avesse mai avuto.

“Eilin è morta” Zevran le strinse la spalla, ignorando il suo gesto di allontanarlo. “Abbiamo contribuito tutti, lei per prima, al suo sacrificio. Ora contribuiamo a salvare la sua anima e poi potremo riposare in pace.”

“Non tu” avrebbe voluto ribattere la strega. “Tu sarai dannato, sarai la scintilla del prossimo flagello, una scaglia sulla coda di un drago marcescente!”

Ma tacque e si diresse al pentolone, senza più degnare nessuno di loro di uno sguardo.

C'erano moltissimi ingredienti da miscelare per ottenere il filtro che avrebbe potuto, forse, sostituire la procedura usata dagli antichi magister, sempre che il tomo la riportasse in maniera corretta. C'erano decine di formule e passaggi complicati che richiedevano la più assoluta concentrazione.

Non aveva tempo di concedersi distrazioni ed era un bene, perché non aveva più voglia di pensare, di ricordare, di soffrire. La magia era sempre stata la sua forza e il suo rifugio, avrebbe dovuta sostenerla anche in questa prova.

“Sarà tutto pronto per domani” disse soltanto. “Lasciatemi sola, adesso.”

Zevran avrebbe voluto protestare che non avevano ancora una notte e un giorno da concedersi, ma sarebbe stata una lamentela inutile e infantile, un'altra stupida perdita di tempo.

Annuì, uscendo nell'aria umida della palude, fissando il pallido sole che coraggiosamente sfidava la maleodorante coltre di nebbia che lo soffocava e pregando ogni divinità conosciuta e sconosciuta che il tramonto arrivasse presto, portando con sé la speranza di un ultimo sogno.

  
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