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Autore: Nina_99    17/09/2014    1 recensioni
Era una ragazza controcorrente, che trovava sempre soddisfazioni in ciò che faceva, il cui obiettivo era quello di trovare una sempre più ardua sfida da compiere, punto di partenza per trovare altri obiettivi. E poi, provava a far sempre esattamente tutto l’opposto di ciò che vedeva fare agl’altri, in poche parole. E ben le riusciva.
Una ragazza così, forse, non s’era mai vista; ma la cosa più spiazzante in questa questione –credo –era la consapevolezza di lei, l’intenzione di esser ciò che era.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Onestamente mi si abbutta il cazzo al pensiero di raccontarvi la non longeva storia di questi due, perciò non lo faccio. Quindi proseguo.
 
Anzi, posso dir solo che:

Aveva acquisito una fortezza nuova, una consapevolezza nuova. Lei “la cosa”, il tutto e il niente di quel ragazzo, le sue parole sì tanto esasperare, sì tanto sperate, sì tanto bramate e custodite da quel ragazzo probabilmente plasmarono un mostro più di quanto da mostro si partisse in precedenza. Si sentiva onnipotente, riusciva a prevedere, a capire quell’animo e –quando c’era bisogno di una vendetta –sapeva nuocere con un cinismo impeccabile.
 
Un’anima nera, un’anima sola, un’anima pia.
 
Mai che qualcuno l’avesse capita, avesse interpretato ciò che voleva voleva fare voleva sapere dire intendere. Tutto in lei roteava sul fatto che non fosse né fosse mai stata capita, da nessuno; e lei, motivata da uno stimolo pressoché inusuale, amplificava questo suo agio –ché, di disagio, non si può alludere, in effetti, ma saran punti di vista eh –sfruttandolo.
Sicuramente non era ancora matura. Sicuramente c’era molta strada, verso la Verità. Ma lei riusciva ancora a volare, lo giurava, se lo ripeteva: ce l’avrebbe fatta! Sarebbe riuscita a superare qualsivoglia ostacolo, seppur apparentemente insormontabile, seppur erroneamente minuscolo. Lei avrebbe combattuto! Come era nata per fare! E ce l’avrebbe fatta!
Così scrisse, e scrisse suddette seguenti, piccole parole:
 

Storia di un primo traguardo
Com’è particolare il pensiero che verte sulle frazioni di attività appena terminate.
Il momento in cui hai scalato le prime quote della montagna. Nel momento in cui hai sbagliato, e stavi maledettamente per cadere, eppure un riflesso ha rimediato al tuo passo falso impedendoti la caduta. Siamo solo alla prima pausa, lunga. Eppure sembra che sia passato un secolo da quella folle scommessa con la vita che ti ha riservato un posto di prestigio, qui. Dal momento in cui hai dichiarato che ce l’avresti fatta, a tutti i costi, perché sei più forte; e lo sei.
E’ passata la prima tappa, è stata fantastica emozionante ricca: perfetta. Non hai nulla da rimpiangere. Hai vinto la sfida con te stesso, hai tagliato il traguardo che ti eri imposto, ti sei misurato con le avversità.
Ma quanto ti mancheranno. Le persone con cui hai condiviso la gioia e anche la rassegnazione -momentanea. Con cui hai visto l’arrivo da lontano, esso si è fatto vivo, vegeto.
Com’è bello quando ti svegli la mattina e pensi che il più -al momento –è fatto, e la finestra spalancata, dalla quale entra un’aria fresca, pulita ti incita a gioire, pensare. Che la vita è una sfida: devi dare tutto per vincere. Che la vita non è terminata: devi dare molto altro.
Quanto rimpiangerai le foto, i ricordi, la musica: ogni minuscolo insignificante –agl'occhi degli altri –dettaglio significa qualcosa che ha determinato un evento, un'emozione, un rimpianto.
Piccoli rimorsi e idioti rimpianti, però, non sono riusciti a vincermi, determinarmi. Ho suonato il mio spartito alla perfezione, finora. Verranno brani molto più complicati, ma adesso ho fatto abbastanza.
Ora riposarsi, rimettersi. Domani ci aspetta un'altra avventura: un'altra salita, e, ancora più scoscesa. La mia fronte si bagnerà ma la vincerò.
Quando ti fermi, ti sovvengono i particolari che scaturiscono rimpianti, di una corsa finita.
Ma meglio esserci lasciati che non esserci mai incontrati.
Non dimenticherò tutto ciò che mi hai dato.
Piangere. Nient'altro. Di felicità. Far piovere di commozione l'anno perfetto, gli eventi che ti hanno resa schiava di quella magnifica esperienza che è la vita.
Ritornano le motivazioni, la voglia di procedere. Per un ideale: qualunque. Oppure vincere per il semplice gusto della vittoria, di misurarti, di fare meglio: essere te.
Tutto è determinante. Tutto è raggiungibile: tuo.
C'è tanta strada da fare, ma non è male come te la sei cavata: hai dato tutto, te lo meriti. Daresti tutto per rivivere almeno una gioia già passata, ma, bisogna andare avanti, procedere senza indugio. Ho voluto fortemente la mia bicicletta, ho imparato a pedalare e finalmente posso essere lasciata sola, senza sostegno, senza ausilio. Credo di essere pronta per la prossima sfida: apro gli occhi e mi ritrovo qui, seduta sul letto.
Potrò dire a tutti che sono soddisfatta dei miei cento metri, in vista della maratona. Potrò dire a tutti che non mollerò, lo giuro; cadesse il mondo. Posso dire a tutti che ci credo. Con le mie sole umili forze sopravvivrò.


 
Lei era fiduciosa ed ottimista! Nonostante la sua vita fosse stata volta al peggio, lei riusciva ad estrapolare da essa le cose negative volgerle o lasciarle tali, come meglio ne avrebbe potuto apprendere.

 
Non avrebbe mai posto un confine, a se stessa.
L’unico, forse, ‘’pensavo è bello che dove finiscano le mie dita debba in qualche modo incominciare un tasto avorio’’.
  
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