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Autore: AlexiaZiam    18/09/2014    0 recensioni
Liam è un semplice ragazzino di New York, che vive nell'area di Brooklyn con sua madre. Non ha mai conosciuto suo padre, è morto quando era ancora in grembo e sua madre non ne parla spesso. La sua è grigia e monotona, ma lui non ha idea di che cosa nasconde la sua piccola e apparentemente insignificante esistenza. Non conosce la sua vera identità. Non sa che cos'è e che cosa è, e desidererebbe tanto scoprirlo. Ma ciò lo porterà ai confini dell'impossibile, in un mondo completamente nascosto agli occhi degli umani... Riuscirà a scoprire tutti i segreti che hanno sempre regolato i suoi quindici anni di vita?
Questa è una fanfiction fantasy, ispirata a Harry Potter, Percy Jackson e Shadowhunters... Spero che vi piaccia.
Genere: Fantasy, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Liam Payne, Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Givers








Capitolo2: Andiamo... dove?








Liam si avvicinò alla superficie ora leggermente mossa dalle stesse onde post- urto, e tese una mano verso il liquido verdastro. Le dita indugiarono leggermente sulla superficie fredda e delicata. 
Poi qualcosa spuntò dai meandri oscuri del lago.
Degli occhi color acquamarina iniziarono a fissarlo con acuta curiosità, e dei capelli rosso fuoco volteggiavano attorno al capo della creatura appena emersa dal lago. Era bella, i tratti del viso delicati, le mani veloci ancora immerse nell'acqua trasperente. E Liam non potè fare a meno di rimanere estasiato da tanto splendore e bellezza.
Riavvicinò la mano ponendola sui capelli morbidi e setosi della giovane, ed ella si sollevò un po' di più dall'acqua per poter guardare il quindicenne negli occhi del colore delle castagne. 
Per un frammento di tempo, Liam non sapeva se fossero secondi o minuti, si fissarono a vicenda. La ragazza continuò a guardarlo, non più negli occhi ma su ogni più piccolo centimetro del viso. Sembrava che lo stesse analizzando come uno scienzato fa con un campione al microscopio.
E il povero ragazzo non potè far altro che rimanere incantato e fissare la sua splendida figura. La pelle del colore del miele era completamente bagnata e sembrava quasi ricoperta da una membrana sottile e invisibile, un po' come la pelle degli anfibi.
"Che cosa è?" si chiese Liam, senza mai smettere di fissarla. Piegò la testa di lato e tentò di squadrare anche la parte ancora nell'acqua del suo esile e leggero corpicino, e fu allora che la risposta balenò davanti ai suoi occhi. La ragazza non aveva gambe sottili e aggraziate come Liam se le era immaginate, al loro posto c'era una lunga coda di pesce azzurra, o almeno così sembrava attraverso il putrido colore dell'acqua. Quella cosa, se così la si poteva definire, non era umana. Era una sirena.
Immediatamente nella mente del ragazzo si susseguirono velocissimi immagini e pensieri su tutto ciò che sapeva su quelle creature. Da piccolo aveva visto infinite volte il cartone "La Sirenetta", ma in quel momento qualsiasi informazione gli sembrò fittizia. Non poteva certo basarsi su un cartone per definire i tratti di una sirena... O forse doveva.
La creatura estrasse lentamente una mano dall'acqua, così che Liam potè notare le unghie lunghe e ben curate. Afferrò delicatamente le dita di Liam, allontanandole dalla sua testa, e portandole a sfiorare la superficie lucida del lago.
Dopo pochi secondi la mano di Liam era completamente immersa nell'acqua, come il corpo della sirena e lui stesso non se n'era neanche accorto, troppo occupato a esaltare l'estrema bellezza della ragazza. Ma non sapeva neanche cosa stava facendo...
La testa della sirena cominciò a immergersi lentamente nel lago. Prima scomparve il mento appuntito, poi le labbra rosse come mele, il naso delicato e a poco a poco gli occhi azzurri.
Vedendo la figura scomparire Liam parve svegliarsi da un sonno profondo e sobbalzò per lo stupore. Aveva sempre creduto che una cosa o, meglio, un incontro del genere fosse impossibile. Doveva aver avuto un'allucinazione, ipotizzò, un'allucinazione dovuta al fatto che non aveva mangiato quasi nulla nè a colazione nè a pranzo. "Il cibo è fonte di vita". Le parole del suo professore di scienze rimbombarono nella sua mente come un lontano eco, ed in quel momento era troppo sconvolto per prestarvi davvero attenzione. "È meglio che ritorni da loro" pensò. "Louis sarà preoccupato".
Fece per andarsene ma solo allora si accorse che la sua mano era ancora stretta in quella della creatura. Tentò lentamente di sfilarla, ma la presa si fece ancora più forte. Cominciava a sentire le unghie della creatura conficcarsi nella sua pelle ad ogni suo movimento, e iniziò a divincolarsi tentando di liberarsi. Strattonò violentemente il braccio, ma la mano rimase sott'acqua, stretta in quella della sirena. Tentò ancora ma non ci riuscì. Era troppo forte, non sarebbe mai riuscito a batterla.
Con questa consapevolezza, si lasciò andare distrutto, senza mai distogliere lo sguardo dalla ragazza-pesce, che continuava a fissarlo attraverso l'acqua sporca e fredda. Vedeva gli occhi azzurri fissi sul suo viso e le labbra aperte quasi come a volerlo chiamare. Non sentiva alcun suono, ma era sicuro che quella cosa stesse parlando. Lo percepiva. Lo sentiva nella sua testa.
Tentò di divincolarsi ancora di più, ma la sirena lo attirò violentemente a sè, facendo sprofondare tutto il suo braccio nell'acqua. Liam si aggrappò a una delle liane dell'albero, tentando di resistere, ma l'unico risultato che ottene fu uno scossone che gli fece dolere ancora di più il braccio immerso.
La bestia lo continuava a tirare sempre più forte verso il lago, e lui rimaneva aggrappato a quel fragile ramo dell'albero, che era la sua unica ancora di salvezza. Sapeva bene che se si sarebbe arreso non sarebbe riemerso mai più.
- Liam! Che cosa stai facendo?- Una voce straordinariamente familiare irruppe nel pallido silenzio del salice piangente. Silenzio che però era diventato il puro tormento del ragazzo. 
Liam voltò di scatto il viso, verso quel suono così confortante, e lo vide. Louis stava avanzando preoccupato verso di lui, quasi a passo di marcia. I secondi che impiegò a raggiungerlo gli sembrarono secoli...
- Liam si può sapere che cazzo sta succedendo?- chiese il ragazzo poggiandogli una mano sulla spalla tesa e dolorante. La sirena intanto aveva smesso di tirare, ma teneva comunque la mano stretta intorno a quella di Liam. Stringeva le sue dita come se fosse una pinza, e il povero ragazzo arrivò a non sentirsele neanche più. Il freddo dell'acqua non aiutava...
- Louis... Aiutami...- riuscì a dire, prima che uno strattone violento lo portasse anche la sua testa nell'acqua. La sirena tirava e tirava e lui la vedeva. Guardava invano i suoi occhi splendere nell'acqua torbida come un faro nella nebbia, e vedeva le sue unghie impregnate del suo sangue continuare a graffiare e dilaniare la sua pelle. Un senso di profonda nostalgia invase il suo petto e la sua mente, battendo nel suo corpo, come un altro cuore palpitante. Si sentiva freddo e smarrito. Rivide tutti i momenti più belli della sua vita: le passeggiate al parco con sua madre, il giorno in cui lei gli insegnò ad andare sull'altaleno e lui si sbucciò un ginocchio, il primo incontro con Louis... Rivide tutto, e il bello è che erano passati solo pochi attimi. Per la prima volta nella sua vita si convinse che il tempo era una realtà fittizia, creata dall'uomo solo per soddisfare la necessità di scindere il mondo in dimensioni. Perchè in realtà il tempo non esisteva... Il concetto di tempo era vago, un tempo poteva essere un secondo, un mese, una vita, un secolo. Tutto era un tempo e tutto non lo era.
I suoi occhi si chiusero automaticamente, come se due pesi fossero appesi alle sue palpebre, e molto lentamente sentì il sonno abbracciare il suo corpo... Ma non era sonno.








*  *  *








Louis si aggrappò alle gambe sottili di Liam, tirandole con tutta la sua forza verso di sè. Aveva capito immediatamente che cosa stava succedendo. E quel qualcosa coincideva con una sola parola: sirena.
Avrebbe dovuto sospettarlo, pensò. Ultimamente c'erano stati numerosi avvistamenti di interi branchi. Era pericoloso aggirarsi nelle acque del fiume o del mare in quel periodo. Appunto, nelle acque del fiume e del lago. Non avrebbe mai pensato che quelle ripugnanti creature potessero spingersi persino nei laghetti di Central Park. "Deve esserci un collegamento col fiume sotterraneo" ipotizzò. "Altrimenti come sono arrivate?" 
Tirò con tutta la sua forza e riuscì a farlo riemergere di poco, almeno fino alla testa in modo che potesse respirare. Il suo migliore amico non era mai sembrato così pesante!
Svelto come una lepre, legò una liana al piede del ragazzo per tenerlo fuori. Sapeva benissimo cosa doveva fare. Alla Città gli avevano insegnato una cosa sul conto delle sirene: non rinunciavano mai a una preda. Una volta che avevano preso di mira qualcuno, uomo o donna che sia, sfruttavano i loro poteri di incantatrici per attirarli e li annegavano nell'acque. Nessuno sapeva che cosa facevano dei loro corpi. Alcuni ritenevano che li mangiassero, altri che semplicemente si divertissero a uccidere per placare un istinto vecchio di milioni di anni. Creature come le sirene vivevano sulla Terra da molto tempo prima dell'uomo.
Estrasse il coltello dalla cintura con uno scatto fulmineo e imprevedibile. Intanto schizzi d'acqua raggiungevano persino i rami più alti dell'albero, facendo tremare le liane come se ci fosse una burrasca. 
Louis si chiese cosa stessero pensando i passanti, vedendo un albero muoversi. Non potevano certo attribuire la colpa al vento, visto che le chiome degli altri alberi si muovevano appena. 
Presto sarebbe arrivato qualcuno, e se doveva fare qualcosa doveva farlo adesso...
Si avvicinò alla sponda del lago, fissando verso il basso la splendida figura della sirena. Il suo capo si sollevò, mostrando gli occhi del colore dell'oceano e i capelli di un rosso fiammante. L'acqua torbida faceva sembrare la sua pelle ruvida e sporca, ma il ragazzo sapeva benissimo che era liscia e rosea come quella di un maialino.
"Che cosa sto facendo?" si rimproverò immediatamente, scoprendosi a fissare quella bellissima ragazza. La bellezza delle sirene era sempre l'ostacolo più difficile da affrontare. Riuscivano a sottrarti alla ragione con un semplice sguardo.
C'era un solo modo per sconfiggerle e Louis lo conosceva bene. Era uno dei pochi che sapeva metterlo in pratica...
Così lasciò che la sua mente ripetesse quella immagine e con un colpo secco conficcò il coltello nella testa della ragazza-pesce. Il sangue macchiò l'acqua già sporca di suo, e gli occhi della ragazza si spensero come lampadine fulminate. Il suo corpo si accasciò sul fondo basso del lago come un sacco di patate, e i capelli volteggiarono un'ultima volta verso l'alto.
Nonostante fossero creature così malvagie e ripugnanti, Louis trovava sempre difficile uccidere una sirena. Doveva essere per la loro somiglianza con gli esseri umani, pensò. Ma si trattava di "somiglianza" e non di "uguaglianza".









*  *  *











Gli occhi di Liam si riaprirono di scatto, come se fossero quelli di un robot piuttosto che quelli di un umano. Tossì ripetutamente, tentando di far ripartire il respiro che in quel momento sembrava mancargli. Si sentiva i polmoni in fiamme, e un senso di affanno aveva stretto il suo cuore, come se avesse appena corso una maratona.
- Liam? Liam, tutto ok?- Louis era inginocchiato al suo fianco, una mano poggiata sulla spalla dell'amico. Il suo sguardo era preoccupato, notò Liam. Molto preoccupato. E così doveva essere anche il suo.
Tutto quello che era accaduto era impossibile, e sapeva benissimo di non aver avuto un'allucinazione. Quella cosa era reale, molto reale e aveva tentato di ucciderlo... Di togliergli la vita...
- Si... Si...- riuscì a rispondere con voce roca e affaticata. Un'altra scarica di tosse gli fece cacciare un po' dell'acqua che gli ostruiva le vie respiratorie. I polmoni sembravano bollire nel suo petto, come acqua sul fuoco.
Louis tirò un sospiro di sollievo ridacchiando leggermente.- Te la sei vista brutta...
- Che cos'era quella... Cosa?
A quella domanda il volto del ragazzo si incupì di botto. I suoi occhi persero l'energia che li aveva animati fino ad ora, e gli angoli della sua bocca si piegarono verso il basso. Sembrava quasi un bambino pronto a scoppiare in un sonoro pianto. - Liam... Non...
- Che cazzo è successo?- chiese il ragazzo, con un tono spaventato e allo stesso tempo agguerrito. Si alzò e iniziò a camminare nervosamente avanti e indietro. Non si fermava un attimo, sembrava quasi che i movimenti lo aiutassero a calmarsi, anche se Louis sapeva bene che non era così. Ogni singola mossa non faceva altro che aggiungere legna alla fiamma di ira e paura, accesa nel suo cuore.
- Liam...- Louis tentò di mettergli una mano sulla spalla per farlo calmare, ma il suo amico lo allontanò con una violenta scrollata di spalle.
- Quella cosa ha tentato di uccidermi...- urlò. - L'hai vista, vero? Ti prego dimmi che l'hai vista e che non sto diventando pazzo...
Tommo sospirò, incerto sulle parole da dire. Sapeva bene di non dover dire nulla a Liam secondo i patti, ma ora che aveva visto, che cosa cavolo doveva fare? - Si... L'ho vista...
Liam si girò a fissarlo, gli occhi ridotti a due fessure minacciose e terrificanti. - E dov'è finita?
- Ecco... Vedi...
- L'hai uccisa?- chiese, alzando all'improvviso il tono di voce. Adesso sembrava un pazzo per davvero, notò Louis.
- Eh già...
- Tu hai ucciso... quella... cosa?- chiese, ancora incredulo, e stavolta Tommo gli rispose semplicemente annuendo. Capiva che cosa significava scoprire una cosa del genere, c'era passato anche lui quando aveva nove anni. - Come hai fatto?
- Ecco Liam... Non importa il mezzo ma il fine.
- E questo cosa significa?
- Significa che gli ho ficcato un coltello in testa...- "Be' prima o poi la verità viene sempre a galla, meglio prima che poi" pensò. Ma lo sguardo che Liam gli lanciò dopo, lo fece subito pentire di ciò che aveva fatto. Lo stava solo spaventando.
- Tu cosa? - chiese terrorizzato. Gli occhi color nocciola erano spalancati come due finestre in estate, e la bocca serrata fino a disegnare una dura e fredda linea. - Sei un assassino...
- Liam aspetta...- riuscì a fermarlo appena in tempo. I suoi occhi lo fissarono spaventati e confusi. Vederlo in quel modo lo stava distruggendo. - Non è come pensi...
- Ah no?- La sua era una domanda terribilmente retorica. - Hai ucciso una persona innocente...
- Primo non era una persona - iniziò Tommo, con un tono calmo e paziente. Come faceva a non capire che lo stava solo aiutando, si chiese. Era la persona più diffidente che conosceva. - Secondo ha tentato di ucciderti...
A quell'informazione Liam spalancò di nuovo occhi e bocca, come se si fosse appena ricordato di qualcosa di fatalmente importante. "Lo ha detto lui stesso, è un bene che glielo ricordassi" si tranquillizzò Lou. Parlare in quel modo con Liam lo stava mettendo in enorme difficoltà, soprattutto se pensava che tutto questo era accaduto per colpa sua. Se lui non avesse fatto quella discussione con lui prima, Liam non sarebbe scappato e probabilmente non sarebbe stato attaccato da una sirena.
- Liam lascia che ti spieghi...- lo pregò con voce calma. "Meglio andarci piano" pensò. Ai suoi occhi il suo amico appariva come un cucciolo di cervo indifeso. - Devi ascoltarmi...
Incrociò le braccia sul petto con aria superba.- Va bene. Spiega...
- Non qui.
- Come sarebbe a dire "non qui"?
- Non ora e tantomeno non in questo posto.- tentò di spiegargli, ma lui non poteva neanche minimamente sospettare il pericolo che si corre a fare determinati discorsi. Per di più in un posto dove c'è appena stato un attacco.
- E allora quando?
Louis abbassò il tono di voce per non farsi sentire da nessuno oltre a Liam. Ormai ci sono spie dappertutto, ed è pericoloso parlarne persino in casa.- Più tardi... A casa tua...








*  *  *








- Cosa cavolo è successo?- La madre di Liam era davvero sconvolta, la sua voce oscillava da un'ottava all'altra come un pendolo. Non poteva credere a quello che era successo, soprattutto dopo anni passati a proteggere il figlio da qualunque cosa appartenesse a quel mondo.
Liam non rispondeva, se ne stava sulle sue. Lo sguardo era fisso sul legno del tavolo a cui si erano seduti, mentre la labbra tremavano leggermente per il fumo proveniente dalla tazza di the bollente. La signora Payne era stata carina a prepararci il the, ma non credevo che quella fosse la situazione adatta.
- Louis!- mi richiamò. Il silenzio del figlio doveva averla convinta a rivolgersi a lui, pensò. Amava la mamma del suo migliore amico: era dolce, simpatica e molto estroversa, ma a volta sapeva essere davvero una rompiscatole.
- Ecco signora... Vede...- provai a dire, ma lei mi bloccò con un velocissimo gesto della mano. 
La donna dai capelli biondi e il sorriso facile puntò minacciosamente l'indice contro il viso del ragazzo.- Niente "signora" o "vede", adesso tu mi spieghi cosa è successo per filo e per segno e senza i tuoi soliti insopportabili giri di parole...
"Wau! È stata piuttosto diretta!" pensò Louis. In quel momento il dito della signora gli sembrava quasi un coltello pronto a dilaniare la sua carne senza pietà.
Trotterellò leggermente con le dita sul tavolo mentre sceglieva le parole giuste. La madre di Liam era delicata quanto il figlio, e lui lo sapeva fin troppo bene. - Liam è stato attaccato da una sirena...
La donna sgranò gli occhi stupita, ma il suo più che stupore era puro terrore. Ok, magari quello non era il modo giusto, ma che altro poteva dire, si chiese. Prima o poi lo avrebbe comunque scoperto, quindi...
- Questo è impossibile!- esclamò con voce spezzata. Il suo sguardo rimaneva fisso sulla mano insanguinata del figlio, le unghie della sirena avevano svolto un bel lavoro. A dir poco perfetto, visto che non smetteva di sanguinare da almeno venti minuti, notò Louis. Avevano cercato di medicarlo al meglio, ma non trovavano le bende. - Non ci sono sirene a New York...
Louis abbassò lo sguardo. I contatti con gli altri givers, lo tenevano informato su cosa accadeva nei dintorni. La madre di Liam invece era del tutto ignara di ciò che stava succedendo.- Le vedette hanno avvistato alcuni branchi vicino alla costa...
- Che cosa? E tu ora mi avverti?
Liam ci guardò confusi. - Aspettate le vedette. Volete dire che le persone guardano le sirene dai grattacieli di Manhattan?
- No Liam. Restane fuori!- tagliò corto la madre, più decisa che mai a proteggere il figlio. Lo aveva sempre fatto, e non sembrava avere intenzione di smettere ora. - Louis. Perchè non me lo hai detto?
- Le informazioni sono privilegi dei membri dell'Alleanza...- ribattè lui acido, ma si pentì subito del suo tono. In fondo sapeva che la donna si era allontanata dal Consiglio solo per proteggere il figlio...
- Aspettate quale Alleanza?- chiese Liam, ma venne subito messo in silenzio da un'occhiata truce di sua madre. Sorseggiò il suo the, raggomitolandosi sulla sedia come un coniglio cacciato dai cani.
La signora riportò lo sguardo su Louis, più incazzata che mai.- Speravo che conoscendo me e la mia situazione, mi avresti fatto un cenno...
- Mi dispiace non faccio eccezioni, come dice il proverbio "dura lex sed lex"...
Liam si intromise violentemente nella discussione, non riuscendo più a rimanere nell'ombra. - Scusate ma state parlando di me o di qualcos'altro?
Lou sospirò. - Di te e di qualcos'altro. 
Non appena quelle parole diventarono suoni nell'aria, la donna lo guardò con sguardo assassino, come a dire di non fare mai più un imprudenza del genere. Perchè, si chiese Louis. Perchè doveva tenere il figlio lontano dal mondo a cui apparteneva realmente? Perchè doveva continuare a isolarlo, e a riempirlo di "medicine", come se queste potrebbero accecare i suoi occhi. - È inutile che continua signora Payne, stamattina non ha fatto colazione, il "contatto" si è rotto...
- Stamattina non hai bevuto il latte!- esclamò indignata rivolta a suo figlio. Liam non l'aveva mai vista così arrabbiata, da quando aveva incendiato la cucina tentando di preparare la pasta. Ricordava prfettamente l'espressione del suo volto quel giorno, ma quell di adesso gli sembrava persino peggiore. "Porca miseria! Ora si scatena il pandemonio!". - Perchè l'hai fatto?
Il ragazzino scrollò le spalle.- Non avevo fame...
- Ok...- La donna parve riflettere un attimo. Le sopracciglia sul suo volto si corrugarono, lasciando comparire due soffici rughette sulla sua fronte. Gli occhi si chiusero, mentre le mani lisciavano tutta la pelle del viso. - E ora che facciamo?
La domanda era rivolta a Louis, più che a Liam, e il ragazzo lo capì immediatamente. Era consapevole di essere l'unico in grado di aiutarla, o meglio di aiutarli, in quel momento, e doveva assolutamente trovare un modo per farlo. - Potrei proteggerlo io, porto sempre dei coltelli con me...
- Non credo sia abbastanza. Se la protezione della pozione è saltata allora vorrà dire che presto fiuteranno il suo odore...
Liam spalancò occhi e bocca indignato.- Aspetta mi avete fatto bere una pozione, mi avete tipo drogato? E poi chi mi dovrebbe seguire? C'è tipo un maniaco che mi pedina?
- No Liam!- rispose seccamente la madre. Pareva più seccata e allo stesso tempo spaventata che mai.
- Ma che cosa siete? Delle specie di stregoni?
- No ecco Liam, noi siamo...- fece per dire Tommo, ma la signora lo interruppe bruscamente. "Dura a mollare, vero?" pensò Lou, ponendosi in un secondo tutte le solite domande che si faceva da quando aveva conosciuto Liam.
- Persone totalmente normali...
Louis si alzò di colpo dal tavola. Non sopportava più quella storia. Lei non aveva il diritto di fare una cosa del genere.- Oh andiamo Karen! Non puoi ancora insistere con questa storia!
- Quello che faccio con mio figlio non è affar tuo!
- Ah no? Vedi ecco, Karen- sputò quelle parole come se fossero veleno. Pronunciare il nome reale della madre del suo migliore amico non gli era mai sembrato così naturale... - Liam ha quindici anni, l'età della scelta dei givers. O forse, hai dimenticato i costumi del tuo popolo?
Lei abbassò il tono, evidentemente dispiaciuta, ma Louis era arrabbiato, aveva represso la sua ira per troppo tempo, era giunto il momento di riscattarsi. - Non apparteniamo più a quel popolo.
- Oh per favore! Ogni essere umano con sangue magico nelle vene appartiene al popolo dei givers.
- Ho preso la decisione di allontanarmi, e sai benissimo che ogni singolo giver può fare questa scelta. O forse non conosci bene le regole, carissimo Louis?- Il tono di sfida con cui parlò, fece stringere i pugni al ragazzo fino a farsi rompere a sangue.
- Tu hai preso quella decisione... Ma Liam ha mai avuto una scelta?
A quelle frasi, la donna si sedette di nuovo sconfitta. I capelli biondi le ricadevano davanti al viso, e le labbra erano serrate come la porta di una cella. Gli faceva compassione in un certo senso, ma tutta la pietà nei suoi confronti svaniva se ricordava che cosa aveva fatto per più di quindici anni.
- Rimane comunque il problema di decidere cosa fare.- disse, senza sollevare il volto.
- Be' suppongo che non abbiamo altra scelta...
- Lo so bene, ma...
- Karen- Louis si sedette davanti a lei prendendole le mani delicate quanto quelle del figlio. - Hai commesso molti errori in passato, e se il Consiglio venisse a sapere che gli hai nascosto l'esistenza di tuo figlio per tutto questo tempo le conseguenze sarebbero gravi...
L'intero corpo della donna fu come percorso da un brivido, quando le parole di lui raggiunsero le sue orecchie, veloci come pallottole. Sollevò il viso di poco, giusto per scrutare il giovane ragazzo negli occhi azzurri. - Io voglio aiutarvi, ma sai bene c'è solo una possibilità con cui puoi rimediare ai tuoi errori e proteggere la vita di tuo figlio...
- E quale sarebbe?
Tommo esitò un attimo, convinto che quella parola l'avrebbe sconvolta.- Partire...
Karen sgranò gli occhi impaurita e allo stesso tempo sconvolta. Doveva essere molto tempo che non si muoveva da New York, da quel misero appartamento che aveva comparto con i soldi dell'esilio. Non si era mai allontanata. Mai. E ora anche solo l'idea di poterlo fare la terrorizzava a morte.
- Dobbiamo andare lì?
- Esatto...
- Bene... Sapevo che primo o poi sarebbe successo- Si sforzò di sorridere rassicurante, ma si vedeva perfettamente che stava trattenendo un fiume di lacrime. Poi tornò subito ad essere la donna risoluta e decisa, che il ragazzo aveva visto molte volte nelle foto, la donna che era andata contro il Consiglio, decretando per la prima volta un esilio volontario. - Ma se dobbiamo farlo, dobbiamo farlo subito...
- Partiremo domani, all'alba. Con la luce del sole avremo più possibilità di... - Guardò Liam, tutto impaurito sulla sedia. - Be' hai capito...
- Rimani a dormire qua stanotte, avremo bisogno della tua protezione...- propose senza ombra di minimo imbarazzo. La discussione che avevano avuto poco fa sembrava essere stata dimenticata all'insegna di uno scopo comune: il bene di Liam.
- Molto volentieri, così vi preparerò a quello che vedrete...
- Scusate, ma stiamo partendo?- chiese Liam, sconvolto. Era rimasto in silenzio tutto quel tempo, solo perchè le sue parole erano state intrappolate dalle nostre voci, e moriva dalla voglia di parlare. - Andiamo... dove?
Louis si girò a fissarlo. I suoi occhi sembravano ancora più azzurri, notò Liam. Avevano assunto il colore di un tiepido cielo d'estate o dell'acqua dei mari tropicali. - A Inen Spirit...










Spazio Autrice
Salve raga, cosa ne pensate? So che è soltanto il secondo capitolo ma vorrei sapere cosa ne pensate. La storia vi incuriosisce? È bella? Qualche consiglio da darmi per farla continuare?
In questo capitolo sostanzialmente non accade nulla di troppo sconvolgente, si assiste solo all'inizio dell'avventura. Liam viene attaccato da una sirena, Louis lo salva e decidono di partire per Inen Spirit. Ma che cos'è Inen Spirit? Lo scoprirete molto presto...
Per favore, recensite... A presto



                                                                                              Alessia








   
 
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