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Autore: Piumadoro    21/09/2014    3 recensioni
Rieccoci al secondo anno.
Se il primo è stato pieno di guai qui si aggiungono cose come il Quidditch, molto importante.
Senza parlare dell'amore.
E dei segreti.
Il secondo anno di Star ad Hogwarts comincia in modo confuso...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Siamo Stelle Cadute'
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I signori Potter si alzarono insieme quella mattina come da molti anni ormai, Henry allungò la mano verso Susan stringendole il fianco e facendola sorridere. Adorava come la moglie potesse sorridere come una ragazzina in quei loro momenti, era stato quello a farlo innamorare di lei: il suo bellissimo e spontaneo sorriso così fresco. Già allora al loro sesto anno ad Hogwarts la faceva sembrare una ragazzina di prima, e adorava anche il fatto di averla scoperta molte volte a girovagare di notte per i corridoi della scuola.
Si vestirono e andarono in cucina dove dopo pochi minuti li raggiunsero Alphard e Regulus.
“Siete sicuri di non voler restare ancora un po’?” Domandò Susan gentile.
“Oh, no. Questa è la vostra vacanza, direi che siamo stati già abbastanza invadenti. Spero solo che Sirius non combini troppi guai.” Replicò Alphard.
“Non avete affatto disturbato, la vostra è stata una gradita compagnia.” Assicurò Henry.
“E non ti preoccupare per Sirius, c’è Star con loro, saprà stare attenta abbastanza da impedire che finiscano ad Azkaban.” Garantì la signora Potter.
“Perfetto, grazie.” I due Black si avviarono fuori dalla proprietà e infine si smaterializzarono.
I signori Potter decisero di prendere le bici per fare un po’ di compere per la colazione, ma non si aspettavano che addentrarsi nelle stradine dei campi di ulivi fosse così suggestivo, presero tutto il necessario, tornarono indietro per una breve colazione tra loro e ripartirono lasciando un messaggio ai ragazzi che sarebbero tornati per il pranzo, o forse no.

….

Star si era già svegliata parecchie volte, aveva sentito partire lo zio e il fratello di Sirius, e poi aveva udito i suoi genitori uscire in bici, tornare, fare colazione e ripartire. Di solito riprendeva sonno quasi subito ma ora che la casa era crollata nel più profondo silenzio, ad esclusione del soffio del vento e del cinguettare insistente degli uccellini, le sembrava tutto troppo strano per poter dormire.
Remus si svegliò attorno alle nove, mugolando dal suo lato del super letto quadruplo.
“’Giorno!” Lo salutò allegra.
“Devo dirti una cosa!” Esclamò Remus.
“Bolide, deve aver riempito a fondo i tuoi sogni per ricordartelo di prima mattina!” Replicò lei sconvolta.
“Si, insomma, io…” Cominciò il ragazzo ma fu interrotto dalla voce di James.
“BUUUUUUUON GIORNO!”
Sirius saltò in piedi in quel preciso momento come richiamato dalla presenza sveglia di James, non dalla sua voce ovviamene, perché Star non voleva credere di aver gridato quasi tutti i giorni per svegliare Sirius inutilmente e James al primo grido ci riesce perfettamente.
“Allora gente che si fa?” Chiese Sirius.
“Siamo soli in casa, direi colazione. Anche perché io ho fame!” Propose Star un po’ irritata.
“Che hai?” Le chiese James.
“Sul serio, Sirius giù sveglio, veramente?” Sbottò lei stizzita.
I ragazzi risero e si avviarono a fare colazione.
Dopo essersi abbuffati con pane, marmellata, latte, thè e altra roba buona, come la cioccolata apparsa come per magia dalla valigia di Remus, il quartetto si mise il costume e scese le scale fino in spiaggia. Vi rimasero tutto il giorno, a tuffarsi, a schizzarsi, a ridere e scherzare, Sirius si scatenò più del solito come per rimediare al tempo perso il giorno precedente.
All’ora di pranzo ci volle un elenco completo di gustose ricette ideate dalla signora Potter per convincere i ragazzi ad uscire dall’acqua e andare a mangiare.
Rimasero anche il pomeriggio in spiaggia, videro il sole tuffarsi dietro gli scogli ma non si arresero. Il clima era perfetto e restare in acqua con il cielo ormai scuro faceva uno strano effetto, quasi come se fossero di nuovo ad Hogwarts a tuffarsi di notte dal pontile.
“Ragazzi!” Gridò Henry dalla casa. “Forza dai! E’ ora di cena e dovete anche farvi la doccia, poi se volete potete scendere nella piazza del villaggio da soli!”
James e Sirius si scambiarono uno sguardo d’intesa. “Festa!” Esclamarono insieme.
“Siamo perduti!” Sospirò Remus dando il via alle risate di Star.
Si lavarono e si cambiarono, solo due giornate di sole e già James e Remus invocavano la crema per la loro pelle scottata mentre Star e Sirius aveva un perfetto colorito mielato.
“Vi invidio ragazzi.” Rivelò Susan accennando a questi ultimi. “Alla vostra età io diventavo un’aragostina come James.”
Star rise. “Evvai! Batti il cinque fratello di abbronzatura!” Festeggiò con Sirius debuttando in una serie di balletti di vittoria e James dovette minacciare i due di tranciare i rapporti con loro per farli smettere.
Per la loro uscita i signori Potter dettero ai ragazzi il coprifuoco alle undici e mezzo e poi uscirono di casa per fare una passeggiata romantica al chiaro di luna sotto insistenza dei ragazzi.
Star che per tutta la cena aveva indossato solo la bianca camicia di cotone arricciata sul bordo superiore con le maniche cadenti sulle spalle e abbastanza lunga da farle da mini, molto mini abito, si infilò finalmente i pantaloni: un paio di pantaloncini in jeans a vita alta e talmente corti da mettere in perfetto risalto le sue lunghe e abbronzate gambe. Gli abiti uniti ai capelli raccolti distrattamente con un fermaglio di conchiglia e agli orecchini grandi e circolari la facevano sembrare più grande.
“Faremo una figuraccia con lei vestita così!” Constato Sirius.
“E sono anche più alta di voi! Che bello!” Si esaltò la ragazza.
“Si, lo sappiamo, lo sappiamo!” La spense subito James prima che partisse di nuovo a mettersi vicino ai suoi amici uno a uno per far notare meglio i centimetri di differenza.
“Allora, andiamo?” Chiese Remus stupito dal look dell’amica.
“Certo!” Fece James.
Usarono le bici ma il viaggio senza l’afa giornaliera sembrò più breve del giorno prima, e anche meno competitivo. Arrivati nella piazza principale, se così si poteva chiamare quel rettangolo piastrellato di roccia bianca ormai lucida per l’usura, misero le bici in un angolo sicuri che nessuno avrebbe osato rubare dei simili catorci, e si aggirarono per i tavolini esterni dei bar alla ricerca di qualcosa da fare.
Remus inciampò nella sedia di un ragazzo che si stava per alzare da un tavolino sovraffollato di adolescenti.
“Scusa!” Dissero insieme in due lingue diverse.
“Hei gente!” Cominciò a strepitare James in inglese. “E’ qui che ci si diverte?”
I ragazzi Babbani lo fissarono un po’ sorpresi e abbozzarono qualche parola in inglese che sembrava più una lista che una frase di senso compiuto. In qualche modo dopo svariate risate e tentativi di mimo James e Remus capirono di essere stati appena invitati a sedersi con loro e si voltarono vittoriosi verso Sirius e Star che capendo perfettamente entrambe le lingue li fissavano divertiti, si sedettero a loro volta e cominciarono a presentarsi in italiano.
“Ciao, noi siamo studenti della Gran Bretagna in vacanza qui.” Cominciò Sirius.
“Io sono Star, loro sono Sirius, James e Remus. Io parlo l’italiano come seconda lingua e capisco anche ill dialetto quindi se non riuscite a spiegarvi bene sono a vostra disposizione, anche Sirius sa l’italiano ma solo a livello accademico, credo.”
“Allora perché non hai tradotto prima ai tuoi amici così facevamo a meno di complicarci la vita?” chiese una ragazza sbuffando.
“Perché? Perché così era più divertente.” Replicò Star con un alzata di spalle.
Il gruppetto si presentò ma erano circa quindici nomi uno sopra l’altro e non erano semplici da ricordare.
I Malandrini si inserirono subito dividendosi. Remus finì a parlare con due ragazzi dall’aria molto intelligente tra cui quello dello scontro con la sedia che tentavano di parlare inglese con frasi elementari. James parlava al rallentatore con una ragazza che ridacchiava e arrossiva in continuo. Sirius discuteva sciolto con un gruppetto misto da sei. Star cercava di imparare usi, tradizioni, e dialetto dal resto della compagnia.
Il tempo passò in fretta e tutti i Malandrini in qualche modo furono informati delle grandi feste presenti in quel paesino, infatti da un po’ una banda suonava allegramente al centro della piazza su un padiglione rialzato spandendo musica un po’ ovunque. I ragazzi Babbani ordinarono per loro gelato, dolci tipici, granite tradizionali e bibite internazionali. Sirius adocchiò un paio di vecchi nel tavolo vicino che giocavano a carte e chiese di poter imparare. Uno dei ragazzi si offrì di tornare a casa a prendere il suo mazzo dato che abitava molto vicino e quando tornò tutto il gruppo venne munito di carte e Star dovette tradurre le regole a suo fratello e a Remus. In men che non si dica arrivarono le undici e passarono, il grande orologio sul campanile affacciato alla piazza non suonava mai e Remus mollò di colpo le carte notando l’ora tarda.
Si scusarono con i Babbani e recuperarono in gran fretta le bici cominciando a pedalare come dei pazzi per tornare a casa.
“Hai fatto scalpore, Star. La tipica ragazza straniera bellissima e misteriosa.” Commentò Sirius per metà ancora indeciso tra l’italiano e l’inglese.
“Tappati la bocca idiota! Tu e gli altri due eravate osservati dalle ragazze come uccelli esotici.” Replicò lei.
“Uccelli esotici eh?” Ribatté Sirius malizioso.
“Sei un porco amico caro!” Lo prese in giro James.
“Vorrei rivederli, stavo imparando così tante cose! Sapete che qui usano ancora delle erbe medicinali per curare alcuni piccoli malanni?” Raccontò Remus.
“No, ma dai! Studia anche in vacanza?” Sbuffò Sirius.
“Lascialo stare!” Lo ammonì Star.
“Ok, ok! Ci siamo ragazzi!” Sirius indicò la casa e i quattro accelerarono ancora di più.
Varcarono il portone d’ingresso solo alcuni minuti dopo il coprifuoco e i signori Potter nemmeno si accorsero del ritardo. Chiacchierarono un po’ raccontando loro dei nuovi amici e poi si spostarono subito alla loro camera.
“Tesoro tu e Remus avete le due stanze libere, ricordi?” Chiese Susan a Star.
“Oh, si, mamma. Ma non credo le useremo! Scusa!” Fece lei con tono gentile e un po’ rammaricato.
Passarono ancora qualche ora in compagnia come la sera precedente e poi si addormentarono, in realtà solo Sirius e James si addormentarono. Remus rimase sveglio e poi invitò Star a seguirlo in terrazzo.
“Allora?” Domandò la ragazza.
“Volevo ringraziarti, non l’avevo ancora fatto a dovere.” Spiegò lui.
Star lo fissò perplessa.
“Al Ministero, per come mi hai difeso con il Ministro.” Le ricordò il ragazzo.
“Ah, si! Sciocchezze, Rem!”
“No! Non lo sono! Sei stata coraggiosa, mai nessuno, nemmeno i miei genitori, si erano presi la briga di difendermi per quello che sono, sei la prima.” Remus abbassò lo sguardo e la sua voce si spense.
Lei invece sorrise e lo abbracciò. “Lo farei, altre mille mille volte, e lo farò! Stanne certo. Lo farebbero anche James e Sirius.”
“Si, lo so.” La voce rotta dall’emozione, le mani che corsero sulla schiena di Star per stringerla a sé. “Ma tu, lo hai fatto per prima. E’ stato molto bello.”
“Ne sono felice, vorrà dire che lo farò più spesso, se solo poche frasi mi fanno…” La ragazza si bloccò.
Remus alzò lo sguardo senza smettere di tenerla tra le sue braccia. “Si?”
“Non piangi, e non sei arrossito, ne hai i tuoi soliti complessi mentali.” Notò lei.
“Dunque?”
“Bè, è il primo abbraccio così che mi dai, se bastano alcune frasi per questo, sul serio potrei cominciare a dirle più spesso.” E con un ultimo sorriso scivolò via tornando a dormire a lasciando il povero ragazzo fermo in piedi con le stelle a brillare su di sé.

………….
“Ahhhhhhhh!” L’urlo della signora Potter svegliò di colpo i Malandrini.
In un attimo i quattro ragazzi erano pronti a combattere con le bacchette alzate, nel caso di Sirius con la mazza da Battitore, nel caso di Star a mani nude.
“Che c’è!” Gridò James spaesato ma pronto a qualsiasi cosa.
“Tesoro,” Riprese con calma Susan fissando Star. “che ci facevi sotterrata tra questi bruti?” Accennando poi a James e Sirius.
“Ehm, dormivo.” Rispose la ragazza senza riuscire a collegare bene tutti i fatti.
“Ma, Star, hai una stanza tutta tua! E Remus sei qui anche tu?!” Si stupì sempre di più la signora Potter.
“Ma, dai! Mamma! Se vogliamo dormire tutti insieme lasciaci fare, no! Non è mica un crimine!” Sbottò James esasperato.
“Susan! Che fai! Non li starai rimproverando per la cosa delle stanze, vero?” Henry arrivò attirato dalle urla.
“Si…ma…” Cercò di spiegarsi la donna.
“Andiamo, lasciali fare. Facciamo colazione?” Il signor Potter trascinò in cucina sua moglie e i ragazzi li seguirono ancora in pigiama per mangiare qualcosa, e con qualcosa si intendeva ovviamente metà del tavolo imbandito a nozze.
La mattinata trascorse leggera, tutti insieme andarono a fare altre compere, anche se molto più consistenti. Poi pulirono la piscina nel terrazzo e pranzarono. Nel primo pomeriggio i signori Potter si godettero un riposino mentre i ragazzi chiacchieravano in cantina cercando di rendere il posto più abitabile, togliendo qualche metro di polvere e cambiando le amache con quelle nuove comprate il mattino.
“Mi piacerebbe una cosa del genere nel capanno infondo al giardino.” Commentò James.
“Si, carina come idea, le amache, magari dei materassi giganteschi.” Concordò Star.
“Ma di che parlate?” Chiese Remus.
“Abbiamo un gigantesco capanno con il soppalco nel giardino ed è nostro e vorremo renderlo il quartier generale dei Malandrini, però per iniziare i lavori dovreste venire a casa nostra, lo possiamo colorare, sistemare, modificare, metterci dentro tutto ciò che vogliamo.” Spiegò James entusiasta.
“Che cosa mega!” Esclamò Sirius stupito.
“Quando torniamo a casa cominciamo a metterlo a posto, vero? Ci vorrà molto lavoro.” Preannunciò Star.
“Moltissimo lavoro, se è grande come dite!” Fece Remus. “Ma sarà bellissimo!”
“Ragazzi salite! Riempiamo la piscina!” Il signor Potter li chiamò dal piano di sopra e loro non si fecero aspettare. Salirono fino in terrazza come dei lampi, agganciarono la canna al rubinetto e aprirono al massimo indirizzando il getto nella vasca.
“Ah, siete già qui!” Henry li raggiunse sorridente e lanciò uno sguardo al loro operato, poi sorrise rilassato e si sedette su una poltroncina di vimini subito raggiunto da Susan.
I Malandrini riuscirono a stare buoni per qualche minuto, poi James, che teneva la canna dell’acqua, bagnò Star. La ragazza per tutta vendetta lo fece cadere nella vasca mezza piena. Sirius corse in aiuto dell’amico appropriandosi del getto e sparandolo contro la ragazza, Remus allora fece il cavaliere e pestò casualmente il tubo bloccando così l’acqua. Sirius guardò verso l’apertura della canna tra le sue mani, stupito da quel inceppo e Remus ne approfittò per mollare il piede e far ripartire il getto lavando l’amico da cima a fondo.
“Ragazzi!” Cercò di intervenire la signora Potter ma fu investita dall’acqua sollevata da James e che sarebbe stata destinata a Remus. Il signor Potter allora si avvicinò a loro e venne centrato dal getto dell’acqua ancora in potere di Sirius che stava annaffiando chiunque gli capitasse a tiro. Fra schizzi, grida e risate, bagnandosi tutti dalla testa ai piedi, riuscirono finalmente a riempire la piscina e per inaugurarla Henry alzò di peso tutti i ragazzi e sua figlia uno ad uno gettandoli dentro completamente vestiti.
“Oh, bhè! Bagnati per bagnati!” Sospirò infine Susan entrando a sua volta nella piscina assieme al marito.
Giocarono in terrazzo per molto e infine fecero anche una capatina al mare senza cambiarsi, tanto non avrebbe avuto senso. Nuotarono con le maglie e i pantaloncini tentando di restare comunque a galla.
Dopo cena adulti e ragazzi si divisero nuovamente per un’altra serata nella piazza del villaggio.
I Malandrini rincontrarono lo stesso gruppo di ragazzi Babbani e rimasero ancora con loro a chiacchierare, gesticolare e giocare a carte finché gli Italiani non chiesero loro di trovarsi insieme al mare il giorno dopo.
Ovviamente accettarono anche se i Babbani avevano un’altra spiaggia in cui incontrarsi, si fecero spiegare come raggiungerla e poi tornarono a casa in fretta e furia.

……………

Il mattino dopo i ragazzi si svegliarono praticamente all’ora di pranzo, mangiarono qualcosa in fretta e poi salirono in sella alle bici per raggiungere la località balneare indicata dai ragazzi Babbani.
A metà strada, lungo una via soleggiata Star si fermò e scese dalla bici.
“Che fai?” Le chiese James fermandosi a sua volta.
“Andate avanti, vi faccio una foto!” Rispose lei decisa.
“Perché?” Fece Remus.
“Siete bellissimi sulle bici con gli zaini con gli asciugamani in spalle, non voglio dimenticarmi questo momento, è bellissimo.” Spiegò lei.
I tre ragazzi la accontentarono e poi Sirius cominciò a canticchiare Surfin Usa dei Beach Boys e presto tutti e quattro si ritrovarono a cantarla a squarciagola muovendo una mano a onda per infrangere il vento che soffiava loro contro.
Arrivarono in una spiaggetta di poche pretese, sotto qualche ombrellone, nella parte con gli scogli meno ripidi e più lisci, stavano alcuni gruppi di famiglie con i bambini e gli anziani, i ragazzi erano invece accampati con solo gli asciugamani alcuni metri più in la dove le rocce lasciavano spazio ad un campetto di ulivi che dava quasi subito sul mare attraverso una scogliera alta due o tre metri.
“Direi che oggi faremo un bel po’ di tuffi!” Li incoraggiò Sirius lanciandosi per primo verso i Babbani.
I Malandrini poggiarono gli zaini e stesero gli asciugamani vicini tra loro ma presto molti Italiani si spostarono accanto a loro, le storie di vita inglese erano troppo interessanti anche se i quattro ragazzi avevano già rivelato di essere stati per la maggior parte del tempo in un college, ma anche questo pareva affascinante per i Babbani.
Dopo un po’ alcuni ragazzi decisero di tuffarsi per un bagno e i Malandrini accettarono di buon grado.
“Cosa sono quelle cose?” Chiese Sirius in italiano ad un ragazzo indicando le pinne ai suoi piedi e la maschera che portava appesa al collo.
“Te lo mostro.” Replicò quello sorridente tuffandosi di testa senza timore. Sirius lo seguì con James, entrambi molto curiosi, Remus si tuffò con i soliti due ragazzi e Star seguì un gruppetto misto anche esso attrezzato con maschere e pinne.
“Oh mio cielo! E’ bellissimo! Posso vedere benissimo sott’acqua e guarda come si nuota bene con le pinne.” Esclamò esaltata Star dopo aver provato l’attrezzatura.
“Tu vedi già benissimo sott’ac…” Cercò di ricordarle James ma lei gli spinse il viso sotto la superficie e gli sussurrò all’orecchio “Io non vedo una Mazza da Battitore sott’acqua, vero?” quindi lo lasciò respirare di nuovo e gli italiani li fissarono straniti.
“Gara di schizzi!” Gridò Star e presto tra mille urla e fiotti d’acqua la faccenda venne dimenticata e i due fratelli vennero lasciati in parte.
“Non mi avrebbero capito comunque.” Bofonchiò James in tono di scuse.
“Non voglio correre il rischio.” Replicò Star ma poi fu investita dall’acqua sollevata da Sirius e James fu tirato in mezzo alla battaglia dalle grida di aiuto di Remus.
Quando si fece sera i ragazzi tutti insieme tornarono al villaggio in bici e Star scattò molte foto, una ragazza si offrì di scattarne lei un paio per immortalare tutti e di nuovo la macchinetta fotografica di James passò di mano in mano.
Arrivati alla piazza si separarono per darsi una sistemata e cenare.
“Allora, come è andata?” Domandò Susan ai ragazzi mentre divoravano tutto il cibo sulla tavola.
“Benissimo, ci siamo divertiti un mondo!” Assicurò James.
“Hanno delle maschere e delle pinne, sono bellissime!” Commentò Sirius.
“Si, si può vedere sott’acqua alla perfezione!” Continuò Remus.
“Vorreste comprarle? Potremmo cercare un negozietto che le venda domani.” Propose Henry.
“Si, grazie papà!” Esclamò Star ridendo allegra e cominciando a saltellare in giro canticchiando.
“Sta sera usciamo di nuovo con i ragazzi.” Avvisò i suoi genitori James.
“Ancora?” Chiese la signora Potter.
“Susan, lascia che si divertano! Sono in vacanza!” Sbottò Henry.
I due coniugi iniziarono un bisticcio amichevole su come si comportavano loro da giovani e i Malandrini sgattaiolarono via per cambiarsi e poi uscirono di casa salutando i signori Potter ancora intenti nella loro discussione.
Passarono un’altra fantastica serata con l’unica pecca che uno dei ragazzi li derise per il fatto che avevano un coprifuoco, non era sua intenzione essere offensivo ma James e Sirius un po’ se la presero.
Era difficile tenere a bada quei due. Avrebbero voluto fare qualsiasi cosa, quella sera iniziarono a spostarsi dalla piazza. Una piccola porzione del gruppo Babbano composta da ragazzi e ragazze più grandi chiese loro di seguirli in un luogo più appartato e i due ragazzi si voltarono verso Star e Remus, anche loro compresi nell’invito.
Star intercettò lo sguardo di Remus. “Ah, noi due no, grazie, ci troviamo bene qui, siamo tipi tranquilli.” Rifiutò lei con garbo.
James e Sirius premevano dalla voglia di seguire gli italiani ma tentennarono un po’.
Li rassicurò Star nelle loro menti e così i due accettarono.
“Perché li hai lasciati andare?” Si preoccupò Remus.
Lei scrollò le spalle e si volse a parlare con un paio ragazze che le stavano raccontando come avrebbero voluto mettersi con i due ragazzi più belli.
James e Sirius tornarono giusto in tempo per correre a casa in fretta a furia, salirono sulle bici e cominciarono a pedalare spediti.
“Dunque?” Domandò loro Remus con aria di accusa.
“Non abbiamo fatto niente!” Esordì James.
“Non sai mentire lo sai?” Gli fece notare Star.
“Abbiamo assaggiato un po’ di alcolici, solo assaggiato.” Raccontò Sirius.
“Ok.” La ragazza chiuse la faccenda.
“Ok?” E Remus la riaprì. “Non è per niente ok!”
“Dai Rem, guardali! Non sbandano nemmeno un pochino, sono perfettamente in loro. Direi che sono stati bravi e hanno saputo dove fermarsi.” Ribatté Star.
Remus sbuffò e James e Sirius si sorrisero trionfali.
Si misero subito a letto quella notte e sfiniti si addormentarono subito.

…………

“Buon giorno mondo! Oggi è sabato!” Sbraitò Star.
“E dunque?” Le chiese un assonato Sirius.
“Sta sera c’è il falò! Non lo sapevate? I ragazzi ci hanno invitato a fare un fallò sulla spiaggia! Sarà fortissimo!” Spiegò la ragazza tutta esaltata.
“Si, ok. Ma è questa sera, quindi lasciaci dormire.” Brontolò James.
Remus sospirò osservando i due ragazzi rigirarsi nel letto e riaddormentarsi. “Andiamo a fare colazione?” Suggerì, Star accettò di buon grado e si misero in tavola con i signori Potter che promisero loro di andare a cercare le attrezzature per il mare.
Girarono molti negozietti prima di trovarne uno giusto. Star comprò per sé tutto blu cobalto, Remus optò per il giallo e il verde, per Sirius e James volevano prendere delle attrezzature rosa per vendicarsi ma decisero di non farlo per non far sprecare soldi ai signori Potter e comprarono tutto rosso e giallo.
A pranzo Star prese un grande respiro.
“Ieri sera ci hanno invitato ad un falò per oggi, quindi staremo in spiaggia tutto il pomeriggio più la sera fino sempre a mezzanotte se volete.” Annunciò ai suoi genitori. “Possiamo?”
“Certo che si, e se volete tornare anche un po’ più tardi ci va bene, basta che non facciate mattino.” Acconsentì Henry.
“Grazie!” Si stupì la ragazza correndo ad abbracciare i signori Potter.
“Ma dai, pensavi che ci dicessero di no?” La schernì James.
“Se fosse stato per te, te lo avremmo proibito.” Chiarì Susan severa provocando uno scroscio di risate attorno al tavolo.
Così nel primo pomeriggio i ragazzi partirono verso la spiaggia e fortunatamente per loro il vento li rinfrescava impedendogli così di cuocere sotto il caldo sole.
Arrivarono alla spiaggia e furono accolti con calore, in breve si ritrovarono a giocare a carte all’ombra, perché non si scherza col sole di primo pomeriggio. Dopo molte partite finalmente si tuffarono, si misero tutti in cerchio dove potevano toccare il fondo con i piedi e giocarono a frisbee. Quando si stancarono nuotarono, parlarono, fecero snorkeling e presto il sole cominciò a calare.
I Babbani spiegarono loro quale legna raccogliere e dove metterla in modo da non far prender fuoco al campo. La spiaggia si svuotò e loro rimasero soli ad accendere il falò, cominciò piano, come i loro discorsi attorno ad esso, e poi si innalzò caldo e forte e la serata cominciò ad animarsi di risate. Mangiarono di tutto, dalla carne alle verdure, tutto arrostito sul fuoco. Nonostante fossero così differenti anche nella lingua i Malandrini si integrarono benissimo al resto del gruppo. Non c’era età, non c’erano provenienze, c’erano solo loro ed era bellissimo.
A mezzanotte fecero un bagno tutti insieme, l’acqua era stranamente calma e calda, il problema fu uscire poiché dovettero aspettare che il vento si calmasse per non congelarsi.
“Sapete, noi al nostro college abbiamo un lago.” Cominciò a raccontare Star quando furono tutti di nuovo riuniti attorno al fuoco.
“Oh, si! Ci siamo caduti dentro moltissime volte.” Assicurò Sirius.
“Abbiamo fatto un pontile, e spesso ci tuffiamo da lì, anche di notte, come voi ora, ma l’acqua è di sicuro più scura e melmosa, mentre qui è limpida e… beh, bellissima.” Continuò la ragazza.
“Che dite?” Chiese James.
“Star raccontava del nostro pontile.” Gli spiegò Sirius.
“Ah, che bello, e ha detto loro degli Gne-Gna?” Domandò Remus.
Star rise e accontentò Remus parlando agli italiani delle loro infrazioni alle regole e dei dolcetti blu cobalto.
“Devono essere buoni, qui la domenica mattina si va sempre a comprare le pastine per il pranzo.” Replicò una ragazza sorridente cercando di non tremare per il freddo.
“Davvero? Ci andiamo anche noi domani?” Fece Sirius a Star. Lei annuì e tradusse la loro idea per James e Remus che furono d’accordo.
I ragazzi si fecero spiegare dove avrebbero potuto trovare la pasticceria e poi l’argomento si spostò su altro.
Troppo presto venne l’ora di tornare a casa, il gruppo spense il fuoco e inforcò le bici. Le stradine erano terribilmente buie tanto che le risate e i sussurri sembravano provenire da ovunque, le poche bici munite di fanale rischiaravano la strada a tratti cercando di impedire a tutti gli altri di finire nelle buche o andare in mezzo ai campi.
I Malandrini proseguirono oltre la piazza e non si sa come ma riuscirono ad arrivare a casa sani e salvi anche senza fanali.

…….

“Che ci fate già svegli?” Star arrivò alle spalle dei suoi genitori quel lunedì mattina mentre i due erano intenti ad osservare il fuoco che aveva appena guizzato di verde per l’ultima volta prima di spegnersi.
“Siamo stati chiamati per un emergenza, credo che dovremmo andare proprio, ma saremo di ritorno martedì sera, ok?” Le spiegò Henry.
“Possiamo lasciarli nelle tue mani?” Chiese Susan accennando ovviamente agli altri Malandrini.
“Remus mi aiuterà a tenerli a bada.” Replicò Star tranquilla, poi aiutò i signori Potter a partire e rimase sola nella cucina.
Decise di scendere alla spiaggetta e fare un bagno. Mentre l’alba sorgeva, riflettendosi sui suoi capelli facendoli baluginare di oro e carezzandole la pelle già abbronzata in modo perfetto, la ragazza pensava al giorno prima. A come si erano persi la mattina per cercare la pasticceria che Sirius e James erano sicuri fosse da “quella parte” finché Remus non lì guidò nella giusta direzione. Pensò alle ore passate in cantina a parlare del più e del meno e a cercare di creare una nuova invenzione. Infine arrivò a rivivere gli scherzi pomeridiani sulla spiaggia e la sera passata nella piscina a osservare i fuochi d’artificio sparati dai Babbani in occasione di qualche loro festa, erano stati fantastici. E dopo i fuochi avevano osservato le stelle, e avevano parlato.
Star uscì dall’acqua e salì di corsa in casa. Il sole si era alzato più in fretta di quanto pensasse.
“Hei! Che succede?” Fece Remus nel vederla entrare in casa ancora bagnata con la camiciola bianca che le aderiva al corpo e i capelli incrostati di sale, gli occhi che avevano preso la stessa sfumatura del mare dove l’acqua era ancora non troppo alta. Una visione assurdamente bella per il ragazzo che si ritrovò a squadrarla dalla testa ai piedi.
“Ero andata a fare un bagno, dove sono…” Rispose lei ma venne interrotta da James e Sirius che entrarono a passo di marcia in cucina per riscattare la loro colazione.
“Dove sono mamma e papà?” Domandò James.
“Sono andati via, un’emergenza, hanno detto torneranno per domani sera e lasciano tutto in mano a me.” Spiegò Star.
“Si ha senso.” Stabilì Sirius.
“Ovvio che ha senso, sono ordini di adulti.” Sbottò James.
I due ragazzi si sedettero al tavolo pesantemente ma dopo qualche secondo i loro sguardi si incrociarono con una scintilla folle negli occhi.
“Questo vuol dire…” Cominciò James.
“…che questa sera siamo liberi di fare festa!” Concluse Sirius.
Remus fece per replicare qualcosa di intelligente ma Sirius lo zitti. “Non dire nulla, non puoi impedircelo, non ne hai il potere, andremo a fare festa!”
“Star?!” Si disperò Remus osservando i suoi due amici battersi il cinque e improvvisare piccoli balletti di gioia.
“Ragazzi, ehi voi due!” Gridò lei, James e Sirius si calmarono. “Ok, sta sera potete andare con i ragazzi più grandi ma noi verremo con voi e vi terremo d’occhio. Al primo sgarro siete a casa.” Decretò.
I due annuirono e poi ricominciarono a esaltarsi.
“Dovremo recuperarli col cucchiaio questa notte.” Previde Remus.
“Speriamo di no. Non possono essere così incoscienti.” Cercò di tirarlo su la ragazza ma non funzionò molto bene.
Per tutto il pomeriggio in spiaggia con i ragazzi Babbani Remus stette sulle spine e cercò Star ogni cinque minuti per assicurarsi che nessuno avesse ancora parlato di festa. Andò tutto bene fino al tramonto, quando i ragazzi li salutarono in piazza.
“Sta sera siamo senza genitori!” Esultò Sirius.
“Ah, bene! Allora ci venite al Blue Deep a fare un po’ di casino?” Li invitò un ragazzo più grande.
Sirius si allargò in un magnifico sorriso, Star si irrigidì appena.
“Che ha detto, che ha detto?” Si preoccupò Remus.
“Si, che ha detto?” Fece James.
“Siamo invitati a fare casino, sta sera.” Riferì Sirius. “Ci stiamo.” Accettò poi in italiano, decisero le ultime cose come l’ora e il luogo d’incontro e poi si divisero.
“Sei preoccupata?” Domandò strafottente James alla sorella.
“Un po’, mi piacerebbe se evitaste di fare eccessivamente gli splendidi.” Ribatté lei pacata.
“Ma ovvio che è preoccupata!” Sbraitò Remus. “Voi due?! In un locale?! Con gente più grande?! Non vi riporteremo mai a casa!”
“Calmiamoci tutti, faremo i bravi, promesso.” Sirius riportò la pace.
Cenarono cercando di indovinare quali canzoni avrebbero sentito e se ci fosse stato un po’ di rock inglese, infine si prepararono ad uscire.
James e Sirius indossarono dei jeans scuri sbrindellati, delle maglie artisticamente rovinate e le loro All Star, Remus puntò su qualcosa di più “intero” semplici jeans chiari e una maglia blu. Quando Star uscì dalla stanza però Sirius e Remus non poterono fare a meno di fissarla con tanto d’occhi. La ragazza portava i capelli sciolti in morbidi boccoli sopra la spalla destra, indossava un corpetto stretto e nero con rifiniture cobalto e una gonna a pieghe in tema di quadri rossi oro e neri, ai piedi aveva le sue All Star ovviamente. Il cordoncino di cuoio con il sassolino dei Malandrini si infilava nella scollatura a cuore non troppo profonda ma abbastanza da provocare qualche infarto. Le labbra erano tinte di rosso fuoco ma non in modo eccessivo e gli occhi erano contornati di nero. Sembrava decisamente più grande anche nel modo in cui camminava e si muoveva, era sicura, elegante, sembrava pronta ad andare ad una serata di gala come a salire su un palco e accendere un concerto.
“Stai bene.” Fu il sincero complimento di James, l’unico in grado di parlare.
“Grazie, allora, andiamo?” Chiese lei.
Salirono in sella alle bici.
“Ma riesci a pedalare con quella gonna?” La prese in giro Sirius.
“Certo!” Ribatté lei offesa.
“Intendevo senza mostrare al mondo le tue mutande.” Continuò il ragazzo.
“Non è così corta questa gonna!” Sbuffò Star.
Arrivarono presto davanti alla pizzeria d’asporto alla quale si erano dati appuntamento. I ragazzi più grandi erano già lì.
“Salve gente!” Sirius si tuffò subito tra loro con James al seguito e il gruppo cominciò a camminare come sotto un comando silenzioso.
“Questo, novellini stranieri, è il Blue Deep.” Disse una ragazza decisamente carina indicando il locale che si stagliava di fronte a loro. Entrarono e le luci e gli effetti li colpirono subito quasi quanto la musica sparata ad altissimo volume, per la maggior parte straniera ma ce n’era anche di italiana. I ragazzi presero da bere per tutti e mentre Sirius e James accettarono ogni bicchiere e ogni invito da parte delle ragazze Remus e Star si gettarono in pista.
“Sai che non sono un grande ballerino!” Le ricordò Remus.
“Preferisci bere?” Gli domandò lei.
Il ragazzo fece segno di no con la testa e la seguì nei movimenti, secondo Star non ballava affatto male.
Secondo Remus lei era splendida, ogni suo gesto era una provocazione e pensò che presto si sarebbe sentito in imbarazzo ma non fu così, si sentiva invece sicuro di sé come mai prima. Anche quando lei si avvicinò per ballare un lento e loro erano vicinissimi lui riuscì a mantenere la calma.
“Questo tipo di musica mi piace molto di più.” Cercò di fare conversazione il ragazzo.
“Io non saprei, mi piacciono tutti e due i tipi, dipende dai momenti. In questo momento direi che un lento ci va.” Commentò Star, lo sguardo dritto in quello dell’amico. In tutte le altre coppie le ragazze si appoggiavano ai ragazzi ma lei no, lei era vicina, molto vicina, ma non troppo, non era soffocante, era bella, e si lasciava guidare nei passi anche se sarebbe stato meglio il contrario dato che Remus la portò spesso a sbattere contro altri ballerini ma nessuno ci fece caso.
Le ore passarono più in fretta del previsto.
“Oh Bolide!” Urlò Star sgranando gli occhi in direzione del bancone del bar.
Remus seguì il suo sguardo e trovò Sirius e James seduti sulle alte sedie a conversare con delle ragazze che ci stavano decisamente provando con loro e non andavano sul sottile.
“Tredici anni, ma dico io!” Sbuffò la ragazza.
“E’ normale, credo. Lo fanno tutti.” Le fece notare Remus. “E poi era a te che andava bene.”
“Si certo, ma hanno bevuto troppo.”
“A me non sembra.”
“Fidati, lo sento.” Star lo prese per mano e si allontanarono dalla pista. Lei si frappose fra James e un nuovo bicchiere colmo di alcol.
“Dobbiamo andare, temo.” Disse ai suoi due amici.
“Oh, no così presto?” Si lamentarono le ragazze.
“Già, così presto?” Fece loro eco Sirius.
“Si. Subito.” Insistette Star. Le ragazze si dileguarono alla ricerca di nuove prede.
“Come mai? Noi non siamo ubriachi.” Disse James con un tono strano.
“Non lo siete perché non vi siete ancora alzati in piedi.” Replicò lei.
James e Sirius si alzarono pronti a dimostrare di essersi perfettamente controllati, invece barcollarono e le loro viste si appannarono, la testa girava ad entrambi e un senso di nausea li pervase.
“Dicevate?” Brontolò Star. Con l’aiuto di Remus li portò fuori dal locale.
“Dai, Star, sappiamo camminare da soli. Guarda.” Cominciò Sirius staccandosi da lei e prendendo a barcollare al centro della strada fortunatamente poco trafficata.
“Non abbiamo mica bevuto tanto sai. Solo qualche bicchierino.” James si allontanò da Remus e raggiunse Sirius mettendogli un braccio attorno alle spalle e i due cominciarono a ridere insulsamente.
“Sai amico,” Mugugnò Sirius. “quelle ragazze me le sarei fatte.”
“Si anche io!” Concordò James.
“Ooookay!” Esclamò Star allontanando i due e cercando di indirizzarli verso le bici.
“Sai che sei bellissima?” Le chiese Sirius fissandola negli occhi. La ragazza sbuffò.
“Hey, come facciamo a portarli a casa? Cadranno ogni due metri in bici.” Le ricordò Remus.
“Devono vomitare, così forse saranno un po’ più…” la ragazza fu interrotta da un rumore sospetto di rigetto e liquido che si schiantava a terra. “Ecco il primo.” Sospirò voltandosi a guardare James in piedi nel bel mezzo della stradina in cui si trovavano, intento a fissare tremante una pozza di vomito.
“Lì ci sono dei cespugli.” Indicò Remus rassegnato. Condussero i loro amici in un campo, fortuna che ne erano praticamente circondati e li aiutarono svuotarsi il più possibile. Poi cercarono di far salire i due ancora tremanti sulle bici e tenendo una mano sul loro manubrio si avviarono piano verso casa.
Vomitarono ancora lungo il tragitto ma sempre di meno. Una volta a casa Remus e Star li portarono in bagno.
“Non sono pulitissimi.” Notò Remus.
“Lascia perdere, laviamo loro il viso e le mani, togliamoli i vestiti e gettiamoli in un letto con un lenzuolo sotto, speriamo che abbiano ormai finito di rigettare.” Decise lei.
“Sto bene, lo giuro sto bene. Non sono ubriaco!” Continuò James sempre strascicando il tono. Sirius era silenzioso e ormai si reggeva abbastanza fermo sulle sue gambe.
Li portarono in camera e Star cominciò a spogliare suo fratello mentre Remus cercava un lenzuolo rovinato. Prima che lui tornasse, la ragazza passò a togliere i vestiti di Sirius. Quando arrivò ai pantaloni il ragazzo le bloccò la mano ghignando.
“Vuoi fottermi, tesoro?” Mormorò riuscendo chissà come a sembrare comunque elegante nonostante le occhiaie, il puzzo di alcol e vomito e la pelle imperlata di sudore.
“No, direi di no.” Replicò Star calma ridacchiando un po’ per l’assurdità della situazione.
Sirius si alzò in piedi e si tolse gli ultimi indumenti da solo consegnandoli alla ragazza. “Grazie.” Sussurrò. “E scusa se non abbiamo mantenuto la promessa.” Poi si infilò sotto le coperte e si addormentò mentre James cantava allegro di nuovo in bagno.
“Ho trovato le lenzuola!” Esultò Remus.
“Mettile sul letto di James, a Sirius non servono. Vado a recuperare mio fratello.”
Quando gli unici due sani riuscirono a mettere James a letto e a farlo addormentare si concessero qualche minuto sotto la doccia, a turno, e poi salirono in terrazzo.
“Mi sono divertito.” Commentò Remus.
“Anche con il vomito?” Scherzò Star.
“Te l’avevo detto che avremmo dovuto raccoglierli con il cucchiaino.” Brontolò lui.
La ragazza rise. “Avevi ragione, ma guarda il lato positivo, è solo l’inizio!”
“Cosa c’è di positivo in questo?”
“Che ti divertirai ancora di più.”
I due risero ancora e poi decisero di andare a dormire a loro volta.

…….

Remus e Star passarono la mattinata a svolgere in tranquillità la maggior parte dei loro compiti estivi mentre James e Sirius dormivano finalmente tranquilli in camera. La notte non era stata semplice per nessuno, Sirius si era alzato ancora a vomitare un paio di volte mentre James non riusciva praticamente a smettere di rigettare o fare cose stupide. Ma alla fine era arrivata l’alba e con essa un po’ di riposo.
I due ragazzi sobri pranzarono soli e poi andarono a fare un bagno al mare per togliere gli ultimi residui di quella notte appiccicosa. Quando tornarono a casa James e Sirius erano in piedi a bere del thé tenendosi la testa fra le mani.
“Ecco qui i festaioli!” Urlò Star per dispetto.
“No, ti prego, niente rumori violenti.” La supplicò debolmente Sirius.
Remus passò una pentola e un mestolo alla ragazza.
“Sei cattivo, Rem.” Commentò lei fingendosi dispiaciuta e poi cominciò a sbattere il mestolo sulla pentola provocando una forte emicrania nei due ragazzi. Quando smise, dopo molte deboli richieste e imprecazioni, i due ragazzi la fissavano con odio.
“Era la nostra piccola vendetta, non è carino pulire i bagni e il vostro vomito non profuma di rose.” Spiegò Remus un po’ stizzito.
“Scusate.” Mormorò James.
“Ci dispiace.” Lo assecondò Sirius.
James alzò lo sguardo su sua sorella, un misto di colpevolezza e disprezzo per se stesso, lei sorrise gentile e gli posò una mano sulla spalla.
“Provate questa.” Remus offrì loro una pozione dall’aria non molto invitante ma i due ragazzi la bevvero ugualmente e poco dopo cominciarono a sentirsi meglio.
“Facciamo un giro in paese venite?” Chiese loro Star.
James e Sirius annuirono. Durante la strada verso il villaggio i due festaioli si fecero raccontare tutto quello che non ricordavano.
“Beh, pare che ci siamo divertiti, prima di alzarci in piedi.” Commentò Sirius beccandosi occhiate velenose da parte di Remus.
I ragazzi si fermarono ad un bar sedendosi dentro per ripararsi un po’ dalla calura pomeridiana, in un angolo sconsolato stava un tavolo infilzato da delle asticelle. Star vi si avvicinò curiosa seguita dai suoi amici.
“Cos’è?” Chiese James.
“Un calcio Balilla.” Rispose Sirius. “Vi mostro come si gioca.”
Il gioco li appassionò da subito, cambiarono spesso le squadre creando un mini torneo e smisero di giocare solo una volta giunto il tramonto.
Ormai James e Sirius si erano completamente ripresi e ridevano come sempre mentre preparavano la tavola per la cena.
“Sta sera tornano a casa i nostri genitori.” Ricordò Star a tutti scrutandoli uno a uno. Sirius e James deglutirono sonoramente. “Non una parola.” Decretò lei.
“Sul serio?” Si stupì Sirius.
“Ovvio, se lo dicessimo le nostre vacanze sarebbero finite.” Spiegò Remus.
I ragazzi si inventarono una tranquilla storia di un’altra serata con i ragazzi Babbani al loro solito tavolino esterno del bar in piazza e la raccontarono con aria assolutamente convincente ai signori Potter di ritorno.
Per quella sera avevano anche organizzato una gara tra adulti e giovani in un gioco di carte appena imparato, così passarono la notte in famiglia.

…………

Venerdì la signora Potter decise di svegliare i ragazzi di mattino presto per farsi aiutare nelle pulizie mentre lei e il signor Potter andavano a fare la spesa dato che avevano quasi finto tutto ciò che si potesse mangiare.
“Che noia! Avrei preferito visitare un’altra cittadina antica con il porto come mercoledì piuttosto di pulire.” Brontolò James.
“Non era male, è stato carino cenare poi in riva al mare tutti insieme e le mele caramellate erano buonissime.” Replicò Star.
“Vero, e quei piatti di pesce? Una delizia! E poi tutte quelle stradine…” Le diede man forte Remus.
“E James che cade in acqua?” Sospirò nostalgico Sirius.
“Sei stato tu a spingermi!” Gli ricordò James.
“Sciocchezze, eri ancora instabile da lunedì!” Ribatté Sirius.
Star e Remus ridacchiarono mentre i due bisticciavano.
“Ieri sì che ci siamo divertiti, comunque!” Cambiò argomento James.
“Si, tutto il giorno in spiaggia con i Babbani! E’ stato divertente, come sempre.” Concordò Sirius.
“A me è piaciuto giocare a calcio Balilla tutta la sera.” Ricordò Remus.
“Sei diventato un campione in quel gioco.” Commentò Star.
“Quindi oggi pomeriggio torniamo alla spiaggia con i Babbani?” Chiese James.
“Si, perché no!” Accettarono tutti gli altri.
Dopo di che continuarono a pulire la casa sotto le direttive di Star e prima che i signori Potter tornassero era già tutto pulito e il pranzo era quasi pronto. Per premio ebbero tutto il pomeriggio e la sera liberi così i ragazzi si avviarono verso la spiaggia.
Un altro pomeriggio a giocare a frisbee, carte e fare snorkeling passò in fretta, con l’unica differenza che Sirius e James sembravano aver trovato delle ragazze.
“Ti piace?” Sussurrò Star a suo fratello mentre si asciugavano lontano dagli altri che iniziavano una nuova partita a carte.
“E’ carina, e mi piace passare del tempo con lei, usciamo insieme sta sera.” Le rispose tranquillo James. “E tu?”
“Credo che starò con Remus, non che i ragazzi qui non siano carini, credo, ma non fa per me avere una storia estiva.” Replicò lei.
“Giusto, brava sorellina.” Commentò il ragazzo scompigliandole i capelli e correndo via.
“Sono più alta di te!” Gli ricordò gridando Star.
Presto venne il tramonto, tornarono tutti a casa e James e Sirius uscirono con le loro fiamme naturalmente senza dirlo ai signori Potter, così Remus e Star dovettero uscire con loro e rimasero senza fare nulla.
“Andiamo al bar con gli altri Babbani?” Propose Remus.
“Naa, camminiamo un po’ tranquilli, ok?” Suggerì lei, era vestita con dei normalissimi pantaloncini di tela azzurra e una maglia verde chiaro, il viso non era truccato affatto e i capelli erano raccolti in modo distratto con una matita, eppure era molto bella comunque, anche se sembrava più graziosa, più semplice.
Camminarono in silenzio finché Star  non sobbalzò piano afferrando la mano di Remus e indicandogli un parco con un viale pieno d’archi antichi illuminati da torce.
“E’ bellissimo, andiamo?” Chiese la ragazza e lui annuì sorridendo. Si addentrarono sotto gli archi e sembrava tutto così antico, così magico, persino le stelle brillavano di più.
Si sedettero su un muretto in disparte, i visi a malapena illuminati dalla fioca luce.
“A che pensi?” Le chiese.
“A Hogwarts, vorrei rimanere qui, e è strano perché Hogwarts per me è sopra ogni cosa ma sento come un istinto che mi dice che sarebbe meglio se rimanessi qui.” Rispose Star fissando un arco, poi si scosse e tornò a sorridere. “Che scemenza! Non vedo l’ora di tornare ad Hogwarts e di provare le materie nuove!”
Parlarono delle nuove materie a lungo finché non parve loro che James e Sirius potessero aver finito di stare con le loro ragazze e così tornarono in piazza e attesero al tavolo con gli altri ragazzi Babbani finché effettivamente i loro due amici non si fecero vivi.
Tornarono a casa cercando di non badare troppo alle esagerazioni nei racconti dei due, cose come “Voleva proprio portarmi in una stanza d’albergo da quanto la facevo impazzire ma io insistevo a rimanere lì, insomma, sono giovane ancora.”.  Dovettero anche fermarsi in terrazza per finire di ascoltare le loro storie e quando finalmente si decisero a scendere tutti per andare a letto la signora Potter li rimproverò un pochino.
…………..

Quel pomeriggio in spiaggia le ragazze di Sirius e James stavano proprio dando il meglio di loro, o il peggio.
“Vieni, Rem.” Lo invitò Star osservando con una punta di disprezzo le due ragazze. Il ragazzo si alzò e la seguì lungo il campo di ulivi che costeggiava la spiaggia, si fermarono solo quando anche il rumore delle voci del gruppo si fu attutito.
La ragazza di distese a terra fra le sterpaglie e Remus stese l’asciugamano che si era portato dietro sedendocisi sopra.
“C’è spazio anche per te se vuoi.” Le fece notare.
“Oh, no. Sto bene qui. Sul serio! Distenditi pure.” Lo incoraggio lei.
Remus si distese e in poco tempo si ritrovò a sonnecchiare cullato dal dolce rumore di onde che si infrangono sugli scogli.
“Tu credi che riuscirò mai a trovare un ragazzo?” Chiese all’improvviso Star.
“Credo che questo sia l’ultimo dei tuoi problemi.” Ribatté lui aprendo appena gli occhi.
“Tu dici? A me però non piace ancora nessuno, non particolarmente.” La ragazza fece un attimo di pausa e poi ricominciò. “No, sul serio, tu credi che io sarei capace di comportarmi come quelle ragazze?”
Remus si puntellò sui gomiti alzando il busto, fissò l’amica e rise. “Non so, forse.”
Lei gli fece la linguaccia e poi il suo sorriso si trasformò in qualcosa di provocante. In un attimo si spostò sopra il ragazzo seduta sul suo ventre, le gambe ai lati di lui, fissandolo negli occhi.
“Hem, Star?” Balbettò Remus.
“Tu credi che non riuscirei a comportarmi in modo superficiale…” Cominciò la ragazza e il suo tono aveva qualcosa di diverso, di strano, lei allungò le mani fino a toccare quelle del ragazzo e poi si avvicinò a lui sporgendosi in avanti. Remus indietreggiò con il busto finché non si ritrovò di nuovo disteso, Star accoccolata su di lui.
“Star?” La richiamò più deciso ma lei si era addormentata o almeno così pareva. Sospirò rassegnato e attese che si svegliasse o si spostasse fissando il cielo sopra di lui.
“Hei, piccioncini!” Una voce lo svegliò, aspetta, si era addormentato?
James e Sirius erano in piedi davanti a loro con la luce arancione del tramonto che colorava le loro pelli ormai scure.
“Non è colpa mia! Si è distesa così!” Si affrettò a spiegare Remus.
“Calmati, so com’è fatta mia sorella.” Sbuffò James poi si chinò a toccare la spalla della ragazza che si svegliò subito con un sorriso sulle labbra.
“Credo di aver bloccato la circolazione di Remus in vari punti.” Mormorò lei alzandosi.
Remus non aveva mai dormito con una ragazza addosso ma era sicuro che non avrebbe dovuto sentirsi perfettamente fresco e riposato come se nulla fosse stato poggiato su di lui.
Tornarono a casa da soli, a quanto detto da James e Sirius loro avevano ordinato agli altri di andare mentre li cercavano.
Passarono la sera a casa in terrazza e non stettero spesso tutti insieme, si divisero in coppie sempre diverse per parlare o ascoltare.
“L’ho baciata.” Disse James a Star.
“Com’è stato?” Si incuriosì lei.
“Non un gran ché. Beh emozionante ma non tutta ‘sta cosa.” Rispose lui neutro.
“Vorresti trovare una ragazza che ti faccia provare un colpo al cuore solo nello stringerla a te, vero?” Insinuò la ragazza.
Suo fratello la guardò sorpreso prima di ricordarsi che lei leggeva nel pensiero, nel suo in particolare.
“Sarebbe bello.” Le concesse.
“La troverai, ma quante hai intenzione di provarne prima di lei?”
James sorrise furbo. “Tutte quelle che capitano.” Scherzò.
Risero a lungo e poi sui riunirono agli altri due, non parlarono ma rimasero solo lì a fissare le stelle finché non decisero di comune accordo di dormire, lì, sotto il cielo, all’aperto.

…………

La luce dell’alba colpì gli occhi dei Malandrini svegliandoli.
“Ah, mi sento una tavola di legno da quanto sono irrigidito!” Brontolò James alzandosi e stiracchiandosi.
“Si, non era molto comodo.” Concordò Remus imitandolo.
“Ho dormito su letti più duri.” Commentò Sirius saltando in piedi tranquillo.
I tre ragazzi si girarono verso Star, ancora stesa a terra come fosse stata su un letto di rose, e la fissarono, lei li fissò di rimando.
“Ah, devo dire qulchiossssamsosmomados.” Si inceppò la ragazza.
“Che hai detto?” La schernì James mentre tutti ridevano.
“Uhm… mi sento proprio un po’ dislessica oggi.” Fece lei.
“Torniamo a letto vi prego!” Suggerì Remus.
“Sei così stanco Rem?” Gli domandò Star.
“Un po’ si.” Rispose lui sbadigliando.
“Potremmo tornare a letto, o potremmo andare a prendere le pastine, e poi tornare a letto.” Consigliò Sirius.
I Malandrini si fissarono assonnati.
“Diamoci una mossa.” Sospirò James.
I quattro partirono in sella alle bici e ondeggiando un po’ per il sonno raggiunsero la pasticceria. Il proprietario si spostava da un furgone alla pasticceria impegnato a trasportare scatoloni e sacchi.
Senza nemmeno parlare i Malandrini scesero dalle bici e cominciarono ad aiutare l’uomo, quel signore ricordava loro il signor Hitch.
Il proprietario li ringraziò e fece loro un vassoio speciale di pastine. Lui e Star si scambiarono qualche battuta e poi la ragazza guidò il gruppo fuori dal negozio.
“Non paghi?” Si preoccupò Remus.
“Ce le offre come ringraziamento per l’aiuto.” Spiegò lei.
Tornarono a casa in fretta e si gettarono immediatamente nei letti.
Quando si svegliarono parecchio più tardi incominciò una giornata tranquilla, Susan e Star cucinarono le orecchiette al sugo con le polpettine e dopo le paste tutti scesero in spiaggia e i ragazzi insegnarono ai signori Potter a fare snorkeling.
Il problemi cominciarono la sera quando tutti allegri si misero a cenare in terrazzo, James e Sirius continuavano a riempire di vino i bicchieri dei signori Potter, vino Primitivo e quindi molto forte e con una alta gradazione alcolica ma nessuno ci badò all’inizio. Poi Susan cominciò a ridere troppo spesso e a non riuscire ad afferrare gli oggetti al primo colpo, dopo anche Henry diede spettacolo di sé intonando una canzone un po’ triste.
“Li avete fatti ubriacare!” Remus sgridò subito James e Sirius.
“Non è vero! Hanno bevuto di loro spontanea volontà!” Replicò James.
“Si, ma forse avete mentito loro su quanto è effettivamente pesante quel vino.” Li rimbeccò Star.
I due ragazzi tacquero.
“Mettiamoli a letto.” Sospirò lei.
Fu una faticaccia far filare sotto le lenzuola i signori Potter così allegramente brilli ma alla fine ce la fecero.
“Star, ti giuro che non volevamo proprio farli ubriacare, volevamo solo confonderli un po’ per chiedere loro se domani potevamo uscire con le ragazze.” Spiegò Sirius.
“Che idioti! Potevate usare me come intermediario!” Sbuffò la ragazza.
“Vero!” Esclamò James.
“Ah! Non fate altro che combinare disastri. Non riesco a starvi dietro!” Li riprese Remus.
“Dai, non è così grave.” Cercò di calmarlo Star.
“No, ma immagino dovremmo coprirli di nuovo, vero?” Fece Remus un po’ irritato.
La ragazza sfoderò i suoi immensi occhi dolci e James e Sirius la imitarono. “Ok, ok! Ma nessuno si muove da questa casa per ‘sta sera.” Decretò lui.
Così i ragazzi giocarono a carte e al Gioco del Drago che culminò con una spettacolare e inaspettata vittoria di James.

……………

Il giovedì pomeriggio i Malandrini si trovavano ancora in spiaggia con i Babbani. Quel lunedì erano rimasti chiusi in casa a controllare i signori Potter mentre dormivano beati e quando la sera i due si erano svegliati si sentivano così in forze e riposati che non chiesero nemmeno perché avessero dormito tutto il giorno ed era evidente che non si ricordassero nulla della sera prima. Da lì in poi i giorni erani trascorsi più o meno normalmente come se James e Sirius volessero dimostrare di sapersi comportare bene, anche se uscirono di nascosto con le loro ragazze tutte le sere. Purtroppo Alphard aveva avvisato i Potter che Sirius era nei guai e che lui sarebbe passato a prenderlo più presto del previsto, Remus dal canto suo sarebbe dovuto partire il lunedì per via della luna piena.
In quel preciso momento James e Sirius stavano salutando le loro ragazze, mentre Remus e Star si facevano consigliare qualche spiaggia abbandonata o deserta per il giorno dopo.
“Ma perché non possiamo incontrarci domani? O domenica?” Gli chiese Chiara, gentile e un po’ supplichevole in un inglese stentato.
“Perché Remus sta partendo, e  noi vogliamo stare con lui in questi due giorni.” Le rispose James piano e cercando le parole più semplici in modo che lei capisse. La ragazza lo fissò con quei suoi occhi chiari che facevano contrasto con la sua carnagione abbronzata e i suoi capelli scuri. Era decisamente carina. La baciò piano sulle labbra carnose. “Forse ci rivediamo presto.” Le sussurrò poi. “Penso che io resterò qui, ma non sappiamo bene, quindi voglio salutarti, ok?”
Lei annuì triste, raccolse un involucro del loro pranzo e una penna e scrisse un indirizzo. “Mi manderai molte lettere?” Domandò.
James annuì e la abbracciò. “Devo andare.” Annunciò staccandosi.
Sirius qualche metro più in là stava ancora parlando col suo italiano fortemente accentato che secondo Beatrice era decisamente sexy.
“Forse te ne andrai presto?” Fece lei un po’ scocciata. “Non sai nemmeno quando parti?”
“Sono uno spirito libero, baby.” Replicò lui facendo spallucce.
La ragazza mise su un broncio molto bello, aveva gli occhi marrone cioccolato e la pelle scurita dal sole come tutti gli italiani che avevano incontrato, i suoi capelli erano morbidi e castano chiaro, le sue labbra sapevano esattamente come spingere chiunque a baciarle. “Non mi aspettavo te ne andassi così presto.”
“Sono cose che capitano, lo sapevi.” Continuò Sirius imperterrito e anche un po’ disinteressato. Lei era bella, certo, ma non gli faceva battere il cuore come dicevano tutti.
“Allora vai.” Sbottò Beatrice. Sirius le rubò un altro bacio, così per farla arrabbiare di più e si allontanò deciso senza mai voltarsi indietro mentre la ragazza già sentiva il suo cuore spezzarsi.
James e Sirius raggiunsero James e Star già in sella alle bici.
“Dunque la spiaggia?” Chiese Sirius.
“Wow, sei molto triste.” Commentò Star.
“Non mi interessa molto.” Sirius allontanò l’argomento con un gesto della mano.
Remus sospirò. “Dicono che c’è un piccolo campo di ulivi abbandonato che da su una spiaggetta nascosta e nella quale è poco facile arrivare.” Raccontò Remus.
“E’ perfetta.” Aggiudicò James.

…………..

L’alba cominciò a sorgere e i Malandrini si alzarono dai letti.
“Già svegli?” Chiese Henry seduto al tavolo a gustarsi un buon the servitogli da Susan.
“Si, volevamo…” Cominciò James, ma la sua voce si spense, attorno ai ragazzi si sparse un’aria triste come di chi sente che qualcosa di bello sta per finire.
“Ci piacerebbe andare in una spiaggia da soli, qui nei dintorni, per tutto il giorno, pranzo e cena compresi. Vorremmo dormire lì e tornare a casa domani mattina tardi.” Spiegò Star nel tono più umile che le riuscì.
I signori Potter si scambiarono uno sguardo preoccupato.
“Ragazzi…” Attaccò la signora Potter con un piccolo sospiro. “Non è un problema che restiate in una spiaggia con molta gente tutto il giorno, ma una spiaggia deserta? Potrebbe succedervi di tutto!”
“Sentite, capisco come vi sentite, ma non credete che sia esagerato passare una notte così lontani, da soli, nel bel mezzo del nulla?” Le diede man forte Henry.
“Giusto.” Si rassegnò Remus.
“Scusateci.” Sirius si voltò abbattuto per tornare in camera.
“Mamma, papà, vi prego. So che sembra pericoloso, ma non lo sarà, faremo attenzione, non ci tufferemo da posti sconosciuti e cercheremo di fare attenzione agli scogli, se qualcosa andasse molto male o se venissimo attaccati useremo la magia, non è proibita nei casi di estrema necessità. Non faremo gli eroi nè i balordi. Volgiamo solo… solo…” Cercò di insistere Star ma si bloccò quando notò i suoi genitori intrattenere una discussione con gli sguardi, peccato che lei sapesse leggere nel pensiero.
Mezz’oretta dopo, quando il sole era ormai appena uscito dal suo rifugio notturno, i quattro ragazzi partirono in bici cantando allegri con gli zaini pieni di cibo e attrezzature.
Ebbero qualche difficoltà a trovare la spiaggia ma alla fine riconobbero la torretta abbandonata che svettava sopra la bassa scogliera dalla quale attraverso degli scalini malridotti si accedeva alla spiaggia, ovvero un ammasso di scogli pungenti. Trovarono una conca profonda un metro circa con il fondo di sassolini e ciottoli e decisero di sistemarsi lì, preparando già la legna per il falò in un angolo.
“E’ tutto così strano.” Commentò James quando tutti in costume si misero sul bordo di uno scoglio pronti a tuffarsi.
“Un po’ si.” Replicò Star sorridendo. “Voi che siete così svegli e attivi la mattina presto? Mai visto!”
Sirius e Remus risero un po’, i due fratelli si sorrisero e si presero per mano poi James afferrò quella di Sirius e Star quella di Remus e si tuffarono nell’acqua ancora fredda.
Nuotarono a lungo senza dirsi niente, aspettandosi a vicenda, nuotarono e basta, sempre avanti quasi a voler attraversare il mare intero. Quando l’acqua sotto di loro cominciò a farsi troppo profonda e la riva troppo lontana decisero di fermarsi galleggiando placidi a pancia in su per riprendere fiato.
“Ragazzi, tutto questo mi sembra troppo definitivo, come se fosse la nostra ultima estate, invece è solo la prima e poi manca poco ad Hogwarts.” Disse Sirius.
“Uhm… E’ tutto così bello qui.” Sospirò Remus.
“Cosa ti è piaciuto così tanto, Remus? Avere Star appiccicata a te?” Lo prese in giro James.
“NO! Cioè, si, ma no!” Si agitò il ragazzo, tutti risero.
Tornarono alla spiaggia, giocarono a carte fino a che il sole non li scaldò del tutto, poi fecero snorkeling, mangiarono i panini del pranzo mentre Sirius cercava di insegnare qualche parola italiana a James che non pronunciava nulla nel modo giusto.
“Prova con ‘cioccolata’, James.” Lo incitò Star.
“Choc-co-le-ta.” Scandì il povero ragazzo facendo esplodere tutti in risate.
“La cioccolata è buona.” Disse Remus in italiano con qualche imperfezione.
“Wow, e questa frase dove l’hai imparata?” Gli chiese Sirius.
“Dai ragazzi con cui parlavo, mi hanno insegnato alcune frasette.” Rispose l’interessato.
Per digerire giocarono a carte e risero per ogni stupidaggine e nel pomeriggio ritornarono in acqua.
Il sole cominciò a calare dietro la scogliera.
“Non ci asciugheremo mai se non usciamo ora.” Fece loro notare Star.
“Giusto, quindi forza.” Remus cominciò a nuotare verso la riva ma James e Sirius lo superarono gridando metà sott’acqua qualcosa come  “Chi arruoua proma alla torruetta vince!” così partì una corsa scatenata verso la torretta abbandonata, inciampando e scivolando sugli scalini
La porta era aperta così salirono in cima e a cielo aperto fissarono il sole tramontare sui campi in silenzio mentre tutto attorno a loro friniva e raspava e il vento scuoteva le chiome degli alberi.
Tornarono alla spiaggia un po’ a tentoni e accesero il fuoco alla svelta, o meglio: Sirius accese il fuoco alla svelta.
Per tutta la notte parlarono di cose senza senso e si raccontarono terribili storie dell’orrore come quella del povero dolce Lupo Mannaro che veniva attaccato e schiantato a terra dalla terribile strega Piumadoro. Risero molto e cantarono anche. Finché non si addormentarono e piano piano il fuoco si spense.
Remus si svegliò ma non si mosse, fissò James dall’altra parte del mucchietto di cenere che poche ore prima era stato il loro falò, e vide qualcosa muoversi lentamente verso il suo amico. Era un ombra, come uno spesso e fluido mantello che avesse avuto vita propria. Scivolava lento verso di James appena visibile grazie alla luce della luna ormai quasi piena.
Un Lethifold, pensò subito il ragazzo, ma poi si dette dello stupido, quegli animali erano rari e vivevano in climi tropicali, non di sicuro dove c’era così tanto vento, ma il vento, Remus lo notò solo in quel momento, si era calmato. C’era una strana afa attorno a loro, si appiccicava alla pelle e ti faceva sentire fuori posto, ecco perché si era svegliato, era in un bagno di sudore.
L’animale si avvicinò sempre di più a James e Remus scattò, sapeva che l’unico modo per allontanarlo era un Patronus, sapeva però anche che lui non era ancora mai stato in grado di riuscirci, ma doveva proteggere i suoi amici. Afferrò la bacchetta e pensò con tutto se stesso a quel momento in cui i Malandrini lo avevano accettato come uno di loro e poi pensò a Star, in piedi davanti al Ministro della Magia a prendere le sue difese.
“Experto Patronum!” Gridò a gran voce, una forte luce argentea lo accecò per un attimo, vide l’ombra fuggire via inseguita da un animale a quattro zampe che somigliava molto ad…
“Un lupo.” Mormorò Star in piedi accanto a lui, la luce si spense e anche James e Sirius si alzarono per fissarlo.
“Ma che succede?” Chiese Sirius con la bocca impastata dal sonno.
“Un Lethifold.” Spiegò Remus ancora un po’ frastornato. “Lì.” E indicò dove James era disteso.
“Mi hai salvato la vita!” Esclamò il ragazzo correndo ad abbracciare l’amico.
“E per di più con un vero Patronus!” Calcarono Sirius e Star ammirati.
“Ecco, da lì, direi di si!” Gridò una voce italiana non molto lontana alla quale seguirono rumori strani, alla fine da dietro uno scoglio comparvero due uomini con una cassa che lasciarono sul bordo della conca e vi saltarono dentro.
“Vi ha attaccati?” Chiese quello che pareva più anziano.
“Si, ma il nostro amico lo ha scacciato, non è nei guai, vero?” Spiegò Star.
“Assolutamente no.” Rispose l’altro, i visi dei due erano irriconoscibili e non solo per il buio anche per le varie cicatrici che li deturpavano.
“Grazie a te lo abbiamo catturato, lo hai stordito per bene. Siete minorenni?”  Fece il primo dando una pacca sulla spalla a Remus.
“Che dice?” Si interessò James.
“Inglesi!” Esclamò il secondo e poi cominciò a parlare in inglese.
“Comunque si, siamo minorenni, dovremmo iniziare il terzo anno a Hogwarts a breve.” Rispose Sirius nella sua lingua madre.
“Accidenti! Un Patronus completo così giovane. Senti, noi due ci divideremo così io potrò passare al vostro Ministero e chiarire tutto, va bene. Come ti chiami?” Propose il primo.
“Remus Lupin.”
“Bene, grazie ancora, e tu mangia qualcosa di dolce.” Li salutò il secondo uomo e poi entrambi sparirono nel nulla.
“Oh, che cosa mitica! Aspetta solo che la raccontiamo a tutta Hogwarts!” Si esaltò James.
“Ma se hai capito solo metà del discorso!” Lo rimbeccò Star.
Tornarono a dormire e James si distese accanto a Remus proclamandolo suo protettore personale titolo che Remus accettò con un commento sarcastico che faceva notare a tutti che se avessero seguito i suoi consigli dall’inizio non si sarebbero mai cacciati in nessun guaio.
Il mattino dopo erano così stanchi che l’alba non li disturbò, furono i granchi a farli svegliare di soprassalto.
I quattro ragazzi si godettero l’ultimo bagno in quella meravigliosa spiaggia e poi cominciarono a raccattare tutti i loro oggetti.
Appena varcarono la porta di casa, Susan li afferrò uno ad uno stringendoli forte preoccupata.
“Un Lethifold!” Gridava Henry.
Star cercò di calmarlo e alla fine riportarono l’ordine e la tranquillità in casa.
Nel pomeriggio uscirono tardi per andare alla loro spiaggietta e permettere a Sirius di fare l’ultima nuotata prima di cena, la quale si svolse in uno strano silenzio teso.
Alphard arrivò a passo di carica con Regulus al seguito.
“Forza, spero che tu abbia i bagagli pronti, qui se non torniamo a casa in meno di un quarto d’ora finisce male!” Fu l’unica cosa che disse lo zio.
I malandrini si salutarono appena e poi James, Star e Remus si godettero una placida serata malinconica nella piscina in terrazzo.

…………..

Alle prime luci del mattino dopo i signori Lupin arrivarono in casa come degli uragani, era stata loro spiegata tutta la storia del Lethifold e furono gentili perché non incolparono nessuno, dissero che erano cose che accadevano ovunque se dovevano accadere e furono fieri del loro figlio, ma dovettero portarlo comunque a casa a causa della luna piena.
Così i Potter rimasero soli. Non resistettero che qualche ora dopo di che decisero di fare le valige e sgomberare la zona.

……….

Star e James passarono altri pomeriggi al mare in Inghilterra, ma era tutto così cupo dopo lo splendore dell’Italia. Quel pomeriggio decisero di prendere gli zaini e filare in esplorazione della spiaggia, tanto per fare qualcosa di diverso.
Star si portò una piccola tela da disegno e degli acquerelli e mentre James sedeva davanti a lei di spalle così da poter fissare il mare, raccontandole fiabe Magiche, lei disegnava allegramente.
Quando finì James si spostò dietro di lei per vedere meglio il disegno, lo fissò per un attimo e poi si rese conto di essere lui quello nel ritratto. I dettagli erano molto curati per essere fatto con gli acquerelli, i chiaro e scuro erano ottimi e lui aveva la mano alzata come per disegnarle la storia nel cielo. Il ragazzo abbracciò la sorella da dietro le spalle e la strinse a sé. Rimasero lì, fermi, a respirare semplicemente insieme.
Ancora insieme.

****

Gente, l’estate è finita! Non saprei che altro dire perché ho usato tutte le parole che avevo per questo capitolo e infatti sono bloccata. Bè, questo è l’ultimo capitolo di questa seconda storia e troverete il terzo anno sempre qui sul mio sito fra un po’ di tempo…. Non so quanto…. Dipende da quanto tempo liberò avrò.
Fino ad allora,
ciao ciao

  
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