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Autore: ScarletSecret01    21/09/2014    1 recensioni
Questa è una raccolta di storie che meritano di essere raccontate. È la voce di chi non può parlare. È una trasposizione di emozioni. Delle storie fatte di pronomi personali e verbi all'imperfetto, affinché possano rivivere nel lettore.
Questa raccolta è una speranza.
Questa raccolta è solo la verità: tante storie che colmano vuoti, che accontano cosa succeda davvero nel momento più profondo: quello della sofferenza. Ma non solo; sono tantissime le gradazioni di emozioni con cui le storie si fanno largo all'interno dell'animo umano.
Questa raccolta è la mia sfida.
Spero che "The Circle" vi piaccia, buona lettura!
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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Erano passati due mesi da quell'addio. Quell'addio non voluto, di cui non aveva capito l'essenza. Questo la distruggeva. Ogni dannata mattina, appena alzata, si chiedeva se quel giorno sarebbe andato meglio degli altri, se non l'avrebbe visto, o se sarebbe arrivato qualcuno che avrebbe preso il suo posto. Però i giorni passavano e non succedeva mai nulla.

La pioggia scrosciava sul vetro della finestra, rifletteva debolmente il bagliore della luna. Li vicino vi era una sedia. Una sedia di legno con sopra una coperta. Lei era in cucina, affaccendata a farsi una tisana che la facesse dormire. Il suo viso era distrutto, rigato dalle lacrime, gli occhi infossati, le occhiaie viola. I suoi occhi castani avevano sempre fatto trasparire ciò che era, ma adesso, così lucidi da sembrare verdi, erano dei solchi impenetrabili. Si riusciva solo a capire una cosa: lei era vuota. Era stata completamente svuotata. Svuotata da quell'amore non corrisposto, dal lavoro che non le piaceva, dal suo sogno ormai infranto, dallo sguardo amareggiato delle persone che voleva bene, da sua madre, da quello che la gente chiama "Dio", da tutto. Ogni singola cosa aveva succhiato via un pezzo della sua anima. E non respirava. Le era stata tolta anche l'aria. Questo era successo quando aveva cercato di soffocarsi, ma alla fine non ce l'aveva fatta, era una debole, lo era sempre stata. 
Mentre versava la tisana nella tazza, le venne uno dei suoi soliti attacchi di mal di testa.
D'altronde erano le 4:30 e lei non dormiva da 22 ore, c'era da spettarselo. Si avvicinò alla finestra e, sorseggiando la tisana, guardò fuori. Era incantevole come la notte tutto si fermasse, fin da bambina era stata affascinata dal buio. La notte quando si svegliava stava a guardare la luna per ore. Poi si riaddormentava, e la mattina arrivava tardi a scuola. Sua madre non aveva mai capito. Non aveva mai cercato di aiutarla. Si era sempre limitata a sgridarla perché dormiva troppo. Lei non poteva ribattere perché sarebbe andato tutto peggio, allora si limitava ad annuire e a promettere di comportarsi meglio. Come se fosse facile, come se fosse tutta una questione di "comportamento". È questo che gli adulti non riuscivano a capire; il fatto che non tutto sia come credono loro. 
Lei , infatti, a 4 anni aveva giurato a se stessa che non sarebbe mai stata come loro e che se mai avesse avuto figli, loro sarebbero stati orgogliosi di averla come madre. Ma adesso tutto stava peggiorando. Aveva paura di non farcela. Di diventare chi non voleva essere. Di restare sola. Adesso che lui non c'era più, era sprofondata nelle tenebre; non che lui ci fosse stato molto nella sua vita, ma era riuscito a farsi notare. Perché lei era così. Era indifferente. Viveva una vita che non le apparteneva, e di conseguenza le persone non erano altro che ombre. Poi un giorno d'ottobre era arrivato lui. Non riusciva a capire cosa l'avesse fatta innamorare, ma non le importava, perché lui provava la stessa cosa. Tutto andò bene. Fino a quando, una notte di pioggia proprio come quella, lui non le mandò un messaggio dicendole che era finita. Lei rimase impietrita davanti allo schermo del cellulare, disposta a credere che fosse tutto uno scherzo, ma purtroppo era tutto reale. Si era sempre chiesta come mai le piacesse così tanto la pioggia e quella notte, seduta davanti alla finestra, con la tazza fumante in mano l'aveva capito. La pioggia è il pianto del cielo. È ciò che accomuna la fragilità umana con l'infinito. 
Andò a prendere uno dei suoi libri preferiti, d'altronde per tutta la sua vita non aveva fatto altro che nascondersi tra le pagine, tra le vite di tutte quelle storie. Ad un tratto le parve di sentire un rumore. Si riavvicinò alla finestra e vide che qualcuno da sotto stava lanciando sassolini. Si sporse per capire chi fosse, ma le bastò un attimo per rendersene conto. Sotto  casa sua c'era ad aspettarla il suo lui. Scese di corsa le scale e aprì di scatto il portone. Si guardarono: probabilmente l'occhiata più lunga della storia. Lui era li, con i suoi jeans strappati, il suo cappellino a righe e le sue scarpe rosse. Lei con il suo chignon, il suo maglione largo e i suoi leggings. La pioggia si mescolava alle lacrime scese sui loro volti. Si avvicinarono...
Lei sobbalzò sulla sedia della cucina. Era mattino e la tempesta era passata. Evidentemente la tisana aveva fatto il suo dovere.
   
 
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