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Autore: Bradamantee    22/09/2014    3 recensioni
Spencer si è appena trasferita a casa di alcuni amici di suo padre dall'altra parte dello Stato. La famiglia Smith ha un figlio della sua età, David, che, anche se all'inizio sembra simpatico e dolce, in seguito si mostrerà per quello che davvero è: uno stronzo.
Cosa succederà a Spencer se quello che da subito gli era sembrato il peggiore degli uomini sulla faccia della Terra sarebbe diventato il padrone del suo cuore?
E cosa succederà a David quando tutto quello in cui crede verrà messo in dubbio dai due occhi color cioccolato che maai avrebbe sopportato?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 1
 


“Ci trasferiamo!”
Queste erano le parole che mi aveva detto mio padre due mesi fa mentre stavamo guardando un episodio di “How I met your mother”.
Per poco non mi strozzai col boccone di pizza che avevo appena preso.
Trasferirci? Ma perché! Stavamo così bene, noi due, nella nostra casa che non riuscivo a capire il motivo che lo aveva spinto a questa decisione.
Forse a causa di mia madre? Impossibile, erano passati troppi anni.
Mia mamma era morta quando ancora andavo alle elementari e da quel momento fu mio padre ad occuparsi di me con tutte le sue forze e dovevo ammettere che aveva fatto un ottimo lavoro.
Non dico di essere la figlia modello, tutta perfetta, ho fatto anche io qualche cavolata, parecchie, ma nel complesso mio padre è riuscito davvero bene nel suo lavoro da genitore.
Perciò, se non per via dei ricordi che ancora conservava questa casa di mia madre, perché dovevamo andarcene?
Mio padre mi aveva spiegato che gli avevano offerto un posto importante nella sede centrale dell’azienda per cui lavorava, che tuttavia si trovava dall’altra parte del paese, per questo non aveva potuto rifiutare.
Ma le notizie non erano ancora terminate.
Già, perché il nostro non sarebbe stato un vero e proprio trasferimento con tanto di casa nuova in una nuova città. No, noi saremmo andati a vivere a casa di un vecchio compagno di università di mio padre.
Amico che, per la cronaca, io non avevo mai sentito nominare.
“Vedrai Spencer che la famiglia di Carl ti piacerà, starai bene con loro, hanno anche un figlio della tua età”
Aspetta, perché continuava a rassicurare solamente me?
“Ah, non te l’avevo detto?”
“No papà, quale dettaglio hai dimenticato di dirmi?”
Mio papà continuava a guardare la televisione senza il minimo accenno ad alcuna risposta.
“Papà!” urlai lanciandogli contro una crosta della pizza che non avevo mangiato e che ormai era diventata fredda.
“In pratica il mio nuovo datore di lavoro mi ha detto che dovrò viaggiare parecchio quando mi sarò sistemato nella nuova sede”
“Definisci parecchio” non capivo, ci dovevamo spostare entrambi in una nuova città e poi sarei rimasta lì da sola per chissà quanto. Non aveva molto senso, tanto valeva rimanere qua.
“Non lo so di preciso, mi hanno detto che dovrò andare in giro per il paese a promuovere i nuovi modelli usciti sul mercato e, visto che non mi fido a lasciarti da sola a casa per troppo tempo e poiché sei ancora minorenne, ho chiesto a Carl se per lui non era un problema ospitarci, te soprattutto. Il mio sarà per lo più un “tocca e fuggi” da quanto mi hanno spiegato”
Avevo capito bene, lui non ci sarebbe stato, mio padre che per dieci anni era rimasto al mio fianco senza mai abbandonarmi nemmeno una volta, adesso mi lasciava da sola a vivere con una famiglia di estranei per quanto ne sapevo. No, non mi andava bene.
Ma tutti i miei tentativi per fargli cambiare idea si rivelarono inutili, a volte gli ero stata talmente addosso che mio padre aveva perso la pazienza urlandomi contro.
Insomma, ciò che era stato deciso non si poteva cambiare.
Così dopo due mesi mi ritrovai in macchina a guardare fuori dal finestrino le case che sfrecciavano velocemente andando a confondersi col passato che mi stavo lasciando alle spalle.
Fu guardando quelle abitazioni e ascoltando le canzoni che passavano alla radio che mi addormentai.
Mi svegliai un paio d’ore dopo quando fuori c’era già la luna ad illuminare quella notte.
“Siamo quasi arrivati tesoro”
Ci misi un po’ a mettere a fuoco il paesaggio fuori poiché tutto era buio ma non i sembrava poi così differente da quello di casa mia.
Magari in questo modo mi sarei ambientata più facilmente. Mi piaceva essere ottimista.
Raggiungemmo la casa dell’amico di mio padre, mi risultava difficile pensarla come casa mia, che erano ormai le dieci di sera passate. Avevamo viaggiato per tutto il giorno e quello di cui avevo bisogno in questo momento era un bel letto dove sprofondare.
Il sonnellino in macchina non mi era bastato.
“Eccoci arrivati” esordì mio padre col sorriso stampato in faccia anche se dal suo volto si vedeva tutto il bisogno che aveva di riposare.
Scesi dall’auto con zero voglia di metter piede in quella casa, che più che casa sembrava una villa in pieno stile hollywoodiano.
Se questo era l’effetto che faceva al buio figuriamoci alla luce del giorno!
Avevamo lasciato l’auto fuori dal cancello che si era subito aperto non appena citofonammo.
Percorremmo un lungo vialetto di ciottoli con affianco siepi di cui non riuscivo ad identificarne il tipo per la scarsa luce.
Un piccolo portico riparava l’ingresso della casa.
Non avevamo nemmeno poggiato il piede sulla soglia che la porta si spalancò lasciando uscire un signore di bassa statura e con una calvizie prominente che si gettò letteralmente tra le braccia di mio padre.
“Simon, amico mio! Che bello rivederti, era da troppo che non ci vedevamo, dalla riunione degli ex alunni tre anni fa!”
“Ciao Carl, anche per me è un piacere rivederti” e si abbracciarono allegramente.
“E questa ragazza deve essere Spencer. Ragazza mia lasciatelo dire sei proprio una bella signorina!” arrossii e ringraziai mentalmente la fioca luce che riusciva a nasconderlo.
“Grazie Mr. Smith, è un piacere per me conoscerla” sorrisi porgendogli la mano che lui rifiutò poiché mi cinse tra le sue braccia.
“Suvvia lascia perdere tutte queste formalità e chiamami semplicemente Carl. Ora entriamo che dentro sono impazienti di conoscervi”
Detto questo entrammo e ci ritrovammo in un immenso salone luminoso, vi erano persino delle candele sulle mensole che creavano un’atmosfera di pace e ospitalità.
Appena ci vide la signora Smith che era seduta sul divano si alzò e ci accolse con un sorriso caldo e accogliente.
“Tu devi essere Spencer!” urlò a momenti mentre mi stritolava nella morsa delle sue braccia.
C’era un qualche tipo di fissa per gli abbracci da lasciare, letteralmente, senza respiro in quella casa?
“Sono così felice che tu sia arrivata, ci voleva proprio un’altra femmina in questa casa di maschi nullafacenti”
“Nullafacenti a chi mamma?” disse il ragazzo che era appena entrato nella sala da una stanza laterale.
Era davvero un bel ragazzo: capelli neri, occhi verdi e fisico da atleta. Sì, proprio un bel ragazzo.
“Piacere io sono David” si rivolse a mio padre porgendogli la mano.
Chissà se anche lui aveva la fissa per gli abbracci stritolanti...
“Piacere Spencer” sorrisi e fece anche lui di rimando.
Era anche gentile; magari il soggiorno in questa casa non sarebbe stato poi così male.
“Ma il piccolo di casa dov’è?” chiese mio padre a Lydia, la signora Smith.
“L’ho mandato a dormire perché si stava facendo troppo tardi ma di certo domani non vi darà pace curioso com’è” e ridemmo tutti alla sua affermazione.
“Spencer, immagino che tu sia stanca, se vuoi ti mostro dov’è la tua stanza” si offrì David prendendo la mia valigia. Acconsentì e lo seguì su per e scale finché non si fermò in fondo al corridoio di fronte a quella che sarebbe stata la mia camera.
Entrai e un forte rosa shocking mi colpì immediatamente.
Passi per l’eccentrico colore delle pareti la camera non era niente male: un letto a una piazza e mezza, una scrivania dal lato opposto affiancata da un armadio doppio a parete. Molto carina.
“Spero che la stanza ti piaccia” mi disse alle spalle David.
Stavo per voltarmi e ringraziarlo quando il colpo secco della valigia che toccò il pavimento mi colse di sorpresa.
Mi voltai di scatto vendendo…un altro David?
Mi si avvicinò, scuro in volto e con un ghigno sadico che non prometteva nulla di buono.
“Stammi a sentire ragazzina. Potrai aver abbindolato i miei genitori col tuo faccino da angioletto ma non l’hai di certo data a bere a me”
Deglutì non sapendo dove volesse andare a parare con quel suo discorso senza senso ma iniziava a inquietarmi.
“Tu qui sei solo un’intrusa, un’approfittatrice quindi non provare nemmeno a pensare di fare di testa tua perché, in questa casa, tu non sei nessuno.  Perciò patti chiari e…no, nessuna amicizia. Guardati bene le spalle” disse infine mentre si richiudeva la porta dietro di sé.
Forse mi ero sbilanciata un po’ troppo presto e la mia permanenza qui sarebbe stata tutt’altro che tranquilla.




SPAZIO AUTRICE

Ciao a tutti!
Pubblico questa nuova storia a cui tengo molto e mi piacerebbe davvero tanto sapere cosa ne pensate con una recensione.
Non vi chiedo molto, semplicemente di perdere pochi attimi del vostro tempo per rendere felice questa pazza ragazza cche ha bisogno del vostro supporto.
Al prossimo capitolo
Ale
  
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