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Autore: _Rainy_    25/09/2014    2 recensioni
Un regno diviso in quattro terre. Un governo sbagliato. Non un tiranno assetato di potere contro cui combattere, ma una malattia pericolosa. L'11a cacciatrice di taglie della Terra del Fuoco che torna al mestiere per cui è nata con un'ultima, pericolosa missione, che le cambierà la vita.
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Un regno diviso in quattro terre. Un governo sbagliato, con a capo la propria madre. Una fragile principessa dovrà scontrarsi con una realtà che le è sempre stata nascosta fin da bambina : il suo regno sta morendo. E solo lei realizza che il nemico contro cui combattere è molto più vicino di quanto sembra.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Duncan, Gwen, Scott | Coppie: Duncan/Gwen
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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20. (Dawn)

Erano partiti dopo una sola notte.
Non aveva neanche fatto in tempo a disfare la logora sacca di tela che custodiva le poche cose che possedeva.

All’alba era stata svegliata da Lindsay, che aveva ordinato a tutti di alzarsi e prepararsi per la partenza, perché Scott aveva decretato che rimanere lì era troppo pericoloso.
Alla richiesta di spiegazioni di qualcuno, Lindsay aveva risposto che secondo Scott le truppe della regina alla ricerca della figlia erano più vicine di quanto si potesse pensare.

- Dove siamo diretti? – Aveva chiesto Dawn.

Lindsay l’aveva squadrata da capo ai piedi:
- Alla città di origine di Scott. Dice che lì saremo al sicuro e che ha dei veloci affari da sistemare…

L’intera squadra aveva annuito e si era preparata alla partenza.

E così, dopo qualche giorno di marcia erano giunti alla città di Scott.
Il ragazzo si rabbuiava sempre di più man mano che si avvicinava a quel luogo e George aveva spiegato che il capo non aveva bei ricordi di quel posto:
- Si dice che fosse un luogo intriso di magia nera e violenza.  E’ uno dei pochi villaggi dove la ricchezza non è sufficiente per pagare i Rastrellamenti in denaro, annualmente, perciò vengono ancora svolti scegliendo tra le persone delle cavie per i laboratori reali. Si dice  anche che da giovane Scott non fu mai scelto, perché godeva di favoritismi da parte della regina… In effetti dobbiamo i suoi contatti a corte a quei favoritismi, che non si sono mai del tutto estinti…
- George! – La voce severa di Scott lo aveva ammonito. – Stai cercando di screditarmi? Ah, vediamo se dopo qualche giorno a pane e acqua ti verrà ancora voglia di sproloquiare sul mio conto…

George era ammutolito e così l’intera squadra.
Dawn aveva contratto le labbra in una linea sottile, decisa ad andare a parlargli più tardi.

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Il villaggio si era lentamente trasformato in una città, ma era ancora estremamente povera.
Le guardie reali scorrazzavano liberamente per le strade ciottolate e ogni tanto entravano sghignazzando in qualche negozio, portando via qualcosa.
Le locande erano perennemente chiuse e solo qualche generale ubriaco ne usciva, insieme a tutta la sua squadra.
L’intera città trasudava miseria, che era resa ancora più evidente dagli innumerevoli vagabondi sempre alla ricerca di un riparo dalla pioggia e dalle sgualdrine che di notte abbondavano ai lati della strada, cercando di attirare l’attenzione con tatuaggi e vestiti dai colori sgargianti.
Intorno al villaggio si estendevano numerosi campi, ma il terreno non era particolarmente fertile ed era molto difficile far crescere un raccolto che riuscisse a mantenere una famiglia per un anno intero o sei mesi. I colori che si scorgevano dall’alto della Torre , ossia la sede del Governatore reale, erano sbalorditivi: il verde scuro dei boschi, il perenne grigio plumbeo del cielo e distese di coltivazioni in tutte le tonalità del giallo o del marrone, per poi lasciare spazio a un grande campo di fiori velenosi spontanei, dall’accecante blu elettrico.

Scott conosceva la sua città e non aveva avuto difficoltà a rimediare un posto dove dormire per tutti, nel fienile sul retro di una locanda dalle finestre tristemente sbarrate e dall’aspetto decrepito. Il locandiere aveva preteso una tariffa extra, ma in fondo non vedeva molto denaro e Scott aveva pagato la cifra abbastanza alta senza rimorsi.

Una volta sistemati nel fienile, tutti avevano manifestato il desiderio di riposare, Scott per primo, ma urgeva discutere del loro piano d’azione e il rosso non si fece attendere:
- Compagni, ormai siamo giunti a destinazione. Domani qui si terranno i Rastrellamenti e un funzionario reale verrà a scegliere chi sacrificare per il regno. – Ci fu un mormorio di sdegno. Scott levò una mano al cielo e proseguì. – Ma noi possiamo cambiare questa situazione! Noi accenderemo la miccia che farà esplodere la bomba della rivoluzione, amici miei! Noi, domani, ci opporremo a questo sistema e mostreremo che… - Fece una pausa ad effetto. – Questo regno è nostro!

La squadra non poté trattenersi e esplose in urla di approvazione e grida di sostegno. Dawn era molto stanca per il viaggio, ma esultò con il resto del gruppo e si avvicinò discretamente a Scott.
Quando furono definiti i turni di guardia la ragazza insistette perché Dylan la svegliasse al termine del suo turno, sostituendo Lindsay, in modo che avesse un po’ di tempo per parlare con chi di dovere, in privato…
Rivolgendo un ultimo cenno d’intesa a Dylan, si addormentò, pregando che rispettasse i patti.

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- Dawn… Avanti Dawn… Principessa! Sveglia! – Sussurrò Dylan, quando più forte gli era possibile evitando di svegliare gli altri.

La Principessa si destò lentamente dal mondo dei sogni, riluttante ad abbandonare quel dolce torpore, ma poi improvvisamente ebbe la consapevolezza di doversi svegliare per un motivo preciso:
- Si Dylan. Ci sono. – Si tirò su di scatto e quasi urtò la testa del compagno di squadra, che ridacchiò e si scostò, visibilmente divertito dalla goffaggine della Principessa.

- Be’, allora prego, buon turno di guardia… Hai un’ora, dopodichè sveglia George. Per misurare un’ora capovolgi quella clessidra lì… - E indicò una clessidra di legno che era appoggiata sull’erba, vicino a dove Dylan si era seduto per fare la guardia.

Dawn annuì e si sedette contro il legno umido della porta, scrutando l’orizzonte, composto da campi e successivamente dal fitto bosco, in lontananza. Dopo un po’ rientrò e verificò che tutti fossero profondamente nel mondo dei sogni sventolandogli più volte un fazzoletto davanti agli occhi, ma nessuno si mosse.
Infine si avvicinò a Scott e gli sfiorò il braccio con una candida mano, che ormai stava iniziando a riempirsi di dolorose piaghe dovute al brusco cambiamento di vita che la Principessa era stata costretta a fare.
Non appena la punta delle sue dita sfiorò il braccio di Scott, scoperto a causa della manica della casacca che era scivolata verso l’alto, il ragazzo si svegliò e grazie agli eccezionali riflessi afferrò il pugnale riposto strategicamente vicino alla sua mano e atterrò Dawn, balzandogli sopra con uno scatto fulmineo e puntandole la lama al collo.
Era ancora mezzo intontito dal sonno, ma si stava riprendendo in fretta e la sua presa era ferrea. La ragazza cacciò un urletto che fece rigirare nel sonno qualche compagno e si accorse che aveva un braccio sopra la testa, tenuto saldamente da una mano di Scott, mentre invece tutto il resto del corpo era bloccato da quello del ragazzo che ci era sgraziatamente balzato sopra, la mano al pugnale.

<< Che situazione imbarazzante… >> Pensò Dawn con un accenno di frivolezza, mentre la vicinanza del rosso cominciava sia ad imbarazzarla sia a darle sicurezza, mentre tutto il suo corpo si metteva in allerta.

Scott la riconobbe e divenne del colore dei suoi capelli, le guancie si accesero di un rosso fuoco e cercò di evitare lo sguardo della Principessa, pregando che nessuno si svegliasse. Si scostò quanto più in fretta possibile, ma non si alzò in piedi per allontanarsi.
- Dawn! – Il suo nome pronunciato da lui dopo tanto tempo ebbe l’effetto di una boccata d’acqua fresca sulla ragazza. – C-Cosa stai facendo?!

Era palesemente perplesso. La ragazza gli sorrise e gli prese una mano:
- Scott, va tutto bene? Ti ho visto ansioso in questi giorni… C’è qualcosa che ti tormenta vero?
- Ehm… - Il ragazzo rimase inginocchiato vicino alla Principessa, lo sguardo fisso a terra e le lasciò la mano. – Nulla, va tutto bene.
- Scott… - Sussurrò Dawn.

Ad un tratto lo sguardo del ragazzo divenne gelido:
- Principessa, domani ci aspetta una sfida importante. E’ meglio se riposa un po’.
- Scott, perché mi parli così? – Chiese Dawn, perplessa e ferita dal gelo che avvertiva nella voce del ragazzo.
- Perché?! – La fissò rabbioso, alzando la testa di scatto e lasciandole la mano. – Tu non ti sei fidata di me, ma hai deciso di nascondermi le informazioni che ti aveva dato l’uomo incappucciato. Perché Dawn? Perché ti ho portato via di casa?! Davvero avresti preferito restare?!

La ragazza sapeva perfettamente che aveva ragione:
- Non so cosa mi sia successo, ma abbiamo avuto un dialogo particolare ed era stata una giornata movimentata… Ma io mi fido di te! – Poi, incapace di tenersi tutto dentro, liberò il proprio cuore dal grande peso che lo attanagliava. -Abbiamo solamente parlato delle origini del morbo, mi ha raccontato la storia di Ftio e Nora e mi ha chiesto di mettere una buona parola per lui quando la mia migliore amica mi raggiungerà…

Prese alcuni lenti respiri e sfiorò la mano di Scott. Il ragazzo la afferrò con decisione e si avvicinò incredibilmente a Dawn:
- Davvero questo è tutto quello che vi siete detti?
- Be’… - La ragazza era molto a disagio a causa della vicinanza di Scott e il suo cuore aveva iniziato a batterle più forte. – In effetti mi ha anche detto di non fidarmi di te… - Scott abbassò nuovamente la testa, così la ragazza si affrettò ad aggiungere. - …Ma io mi fido! Scott, io ho molta fiducia in te!

Il ragazzo la fissò a occhi spalancati.
Entrambi si guardavano come se fosse la prima volta: il ribelle misterioso e la principessa dall’animo puro.
In quel momento due cuori presero a battere più forte, mentre un timido sentimento cominciava a farsi strada al loro interno con più forza di quanta ne avesse mai impiegata prima.
- Tu ti fidi di me? – Sussurrò Scott, quasi incredulo.
- Certo che mi fido del mio salvatore. – Sorrise lei.

Ad un tratto l’incantesimo si ruppe e Scott distolse lo sguardo e la ragazza comprese che non le aveva detto tutto, ma che non sarebbe mai riuscito a confessare quello che celava, forse per timore o forse per vergogna:
- Vedi Dawn, io… E’ difficile da dire, ma da quando ci siamo incontrati al castello non faccio che pensare a quel giorno e… Be’… Faresti meglio a non fidarti troppo… - Concluse bruscamente il ragazzo, lasciandole la mano e rigirandosi dall’altra parte, facendo finta di dormire.

La ragazza rimase molto perplessa da questo suo atteggiamento e anche leggermente ferita nell’animo, ma non disse nulla se non un timido “Buonanotte, Scott”, prima di andare a svegliare George.
Avrebbe voluto confortarlo, avrebbe voluto chiedergli tante cose e molti “perché?”, ma tacque e andò a coricarsi.
Gli ultimi granelli di sabbia erano appena precipitati sul fondo della clessidra.

-

Il sole filtrava dal tetto del fienile, fatto di lastroni di pietra irregolari coperti con della paglia ormai appassita.
Un fastidioso raggio di sole che sembrava un fascio di fili dorati, si era andato a posare su una palpebra di Scott, che inevitabilmente si era svegliato.
Era rimasto a fissare il soffitto per qualche ora, sperando che una nuvola coprisse quel fastidioso raggio, ma le sue preghiere non erano state ascoltate e non era riuscito a riaddormentarsi.
Allora si era alzato e aveva preso arco e frecce per andare a rimediare qualcosa da mangiare. Sulla porta del fienile, che non si chiudeva neanche più completamente, si era voltato e aveva osservato la sua squadra fidata, più Dawn.

In particolare i suoi occhi avevano indugiato sul viso pallido, i lineamenti aggraziati e quasi angelici, per nulla rovinati dal pallore della pelle, sui capelli morbidamente stesi sul cuscino improvvisato, sul petto che dolcemente si alzava e si abbassava…
Sorrise amaramente, odiandosi per quello che sarebbe successo quel giorno.

Uscì dal fienile, ma non ebbe bisogno di cacciare della selvaggina, perché il gestore della locanda aveva provveduto a rimediare del pane, del latte e del formaggio che aveva lasciato in un cestino vicino alla porta, riparato dal sole. Il ragazzo ne osservò il contenuto, soddisfatto e lo riportò dentro, dove con suo enorme stupore si erano svegliati anche altri membri della sua squadra.

Noah, che avrebbe dovuto essere di guardia, era miseramente addormentato davanti alla porta. Scott lo svegliò, dandogli uno scappellotto come rimprovero e gli diede l’ordine di svegliare tutti.

Consumarono la colazione in fretta, senza dire nulla e quando fu l’ora di partire per andare nella piazza principale ad attendere il funzionario reale, Scott rivolse un cenno d’assenso all’intera squadra e tutti annuirono come risposta, pronti a sostenere il loro capo.

Si misero in marcia e in pochi minuti arrivarono nella piazza principale, lastricata di pietre grezze e circondata da case di contadini, umili e spoglie.
Era esattamente come Scott lo ricordava.
Si sedettero a terra e attesero per lunghe ed interminabili ore, durante le quali tutta la città di riunì in piazza, intorno a loro, incitandoli a compiere quanto promesso.

Ad un tratto uno squillo di trombe si diffuse dapprima cautamente, poi con violenza per tutta la città e una vocina gracchiante annunciò:
- Si raduni l’intera città, la regina in persona Courtney è in arrivo nella piazza principale per gli annuali Rastrellamenti. Tutta la città, ribadisco, tutta la città deve essere presente con i propri giovani figli.

Poi la voce tacque e Dawn si accasciò a terra.
Sua madre?! Qui?!

Scott non si mosse, ma chiuse gli occhi, una calda lacrima che scivolava lungo la sua guancia e che venne prontamente asciugata da una frettolosa mano.

-

La regina arrivò in groppa a un grande cavallo bianco, avvolta in un mantello rosso bordato di pelliccia e scortata da truppe di guardie a cavallo, che la circondavano come pedine intorno alla regina degli scacchi.
Si fermò e scrutò la folla senza dimostrare particolare interesse:
- Cittadini, è la vostra regina a parlare. Inchinatevi.

Tutta la folla riunita in piazza si abbassò fino a terra, senza esitazione.
Dawn fece la stessa cosa dubbiosa. Dopodichè tutto crollò.

La regina scrutò tra la folla nuovamente e non appena avvistò la squadra di Scott ghignò. Esaminò le facce di ogni membro della squadra, fingendo di non notare Dawn, anche se la ragazza sapeva perfettamente che la madre l’aveva vista. Quando vide Scott lo sguardo della regina si illuminò:
- Scottuccio! Oh, mio caro, quanto mi sei mancato!

Dawn trasalì.
Scott, a capo chino, si voltò per un istante a guardarla, poi si diresse verso la regina e la aiutò a scendere dal cavallo, dopodichè Courtney si esibì in un teatrale e appassionato bacio con Scott, che la strinse tra le braccia.

Dawn quasi svenne.
Fu Courtney a mettere fine al bacio. Prese fiato e sorrise benevola a Scott, che si voltò e osservò Dawn negli occhi. Nelle sue iridi Dawn leggeva del pentimento, ma si rifiutava di credergli. Si rifiutava anche solo di pensare che qualcosa di quello che sentiva di condividere con Scott fosse reale.
Per la prima volta nella sua vita, Dawn provò un senso di gelo e vuoto nel cuore. Lo sguardo si indurì, le mani si strinsero a pugno, le labbra disegnarono una sottile linea inespressiva.

- Bene bene, figlia mia. Cosa fai lì impalata, vieni dalla mamma! – Esclamò maligna Courtney.

Dawn non si mosse.

- Forse ti interesserà sapere.. - Continuò Courtney. - ..Che Scott è il Governatore di questa città e, come forse avrai già capito, mio promesso sposo da qualche tempo. E’ sempre stato sotto copertura come messaggero, ma… Ad un certo punto non siamo più riusciti a trattenere la bruciante e reciproca passione che ci unisce.

Dawn rimase nuovamente immobile, a testa bassa.

- Avanti, vieni da tua madre. – Sibilò Courtney con severità.

Dawn alzò lentamente la testa e fissò prima Scott, poi la madre negli occhi:
- No madre. Lei in questi anni ha cercato di annientare la mia identità, prima educandomi secondo i suoi usi e ora facendo questo sfoggio di potere e potenza. Lei non è più mia madre. Lei è solamente un’indegna sovrana che non merita di essere tale. – Poi tacque, la piazza  chiusa in un irreale silenzio.
- Oh bene! – Ridacchiò Courtney. – Guardie. Rinchiudetela nelle segrete del palazzo del governatore. – Poi si rivolse alla figlia. – Avanti Dawn, non ti sei stancata di essere chiusa in prigione? Ti basa venire qui e dare un abbraccio alla tua mamma. – E sorrise. Un sorriso che aveva la forma e la sostanza di un perfido ghigno.

Dawn si allontanò lentamente dalla folla, fissando il terreno arido mentre camminava.
Arrivò davanti alla madre e la fissò in volto, poi senza pensarci fece per abbracciarla, ma levò la mano in alto e fece per abbatterla sulla guancia della regina, quando Courtney stessa le afferrò il polso, ghignando:
- No no mia cara, così non si fa: non ti ho insegnato le buone maniere? Guardie!

Scott scattò, urlando:
- Courtney! Avevi promesso che non le sarebbe stato fatto alcun male!
- Oh Scotty! – La regina ridacchiò e si gettò fra le sue braccia. – Tu hai me, non ti devi più preoccupare di quell’innocua distrazione che è stata mia figlia!

Due uomini alti e massicci presero Dawn per le spalle e la condussero nelle segrete, dove la assicurarono a degli anelli di metallo spessi qualche centimetro, senza fare una piega. Prima di entrare nel palazzo del governatore Dawn alzò la testa e fissò Scott, i cui occhi erano pieni di risentimento e odio per se stesso.
La cella era simile a quelle del palazzo: vuota e spoglia di qualsiasi cosa, con della paglia sparsa qua e là e una finestrella con le sbarre per far entrare la luce del sole, all’alba.
Dawn non protestò e non fiatò, ma quando i due se ne furono andati e fu certa di essere sola scoppiò in un disperato pianto, invocando il nome dell’unica persona che le avesse mai lasciato un vuoto dentro: Scott..

 

{ANGOLO AUTRICE}
Buonsalve a tutti e buon inizio scuola (sigh…) :3
Avete passato una bella estate? Io non mi posso lamentare c: e sono tornata più carica che mai (?) ad aggiornare la mia storiellina che ormai sta per concludersi, sigh sigh…
Ma non vi lascerò da soli, perché ho iniziato un’Originale (la mia prima, yes) Fantasy (perché non riesco a staccarmi da questo genere, no no…) che in realà doveva essere su ATR, ma che alla fine ho deciso di sperimentare con altri personaggi… Il link è questo se volete darci un’occhiata :3:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2822907
Per il resto stop, vi lascio i soliti link e in ogni caso non vi lascerò soli in questo fandom perché (come forse già saprete) ho altre storie in attivo che devo aggiornare al più presto “>.< Ma tutto a suo tempo.
Un grande bacione e un grande buona fortuna per la scuola :3,
_Rainy_
http://raggywords.blogspot.it

   
 
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