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Autore: Lerenshaw    27/09/2014    3 recensioni
Il bancone appena tirato a lucido, un bicchiere di whisky e un uomo. Rinchiuso nel suo silenzio, egli cingeva il bicchiere con presa salda, la testa leggermente china, come se stesse scrutando la bevanda color ambra. Il barista lo fissava con un certo sospetto, mentre puliva una delle bottiglie che aveva usato quella sera, strofinandola più e più volte fino a farla luccicare. Perché era ancora lì? Quell'uomo… nonostante il bar avesse chiuso già da mezz'ora, egli era ancora lì, seduto, muto, e non aveva ancora dato un sorso al suo drink. Cercava di farsi beffa di lui? Tsk, i clienti! Nonostante fosse suo compito capirli, e a volte ascoltarli e consolarli, così come si ascoltano i migliori amici, non riusciva proprio a comprenderli.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ranmaru Kurosaki, Reiji Kotobuki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Suonarono ancora una volta, prima che il barista  potesse raggiungere la porta. Poteva davvero trattarsi di un cliente? L’insistenza con cui suonavano adesso il campanello lo stava innervosendo. Erano appena le quattro del mattino ed era molto stanco. Se si fosse trattato di uno scherzo…! Non appena appoggiò la mano sul pomello si sentì un po’ teso. Esitò un attimo prima di girarlo e aprire così la porta. E se fosse stato qualche malvivente in cerca di soldi? Magari voleva rapinarlo o… nah, non era il caso di pensare al peggio. Scosse la testa per scacciare via quei cupi pensieri e con decisione, finalmente, girò il pomello, spalancando la porta.
I suoi occhi strabuzzarono per la sorpresa. Davanti a sé c’era proprio lui, Reiji Kotobuki, il possessore del portafogli. Respirava affannosamente, i capelli erano leggermente scompigliati, gocce di sudore gli grondavano dalla fronte e aveva uno sguardo molto preoccupato; ne doveva dedurre che avesse cercato l’oggetto in questione dappertutto. Senza batter ciglio, il barman lo fece entrare e accomodare ad uno degli sgabelli presso il bancone.
-Grazie mille…- rispose l’altro, mentre tentava di riprendere fiato.
L’altro corse subito a prendere un bicchiere e offrirgli un po’ d’acqua, poi si sedette accanto a lui per rassicurarlo e farlo calmare. Era in un pessimo stato e finché non si fosse accertato che stava bene, non si sarebbe mosso minimamente da lì. Reiji bevve in un sorso il bicchiere d’acqua che l‘altro gli aveva gentilmente offerto, poi lo poggiò sul bancone. Respirava ancora affannosamente e faceva lunghi e profondi respiri per aiutarsi a recuperare il fiato. La sua ricercava doveva esser stata estenuante e chissà per quanto tempo aveva corso! Ad un tratto, il moro prese a fissare gli occhi eterocromatici dell’altro.
-Scusi… ma ho bisogno di chiederle… un favore.-
-Ehi, non sforzarti. Sta’ tranquillo. Ce l’ho io.-
Il moro lo guardò confuso, alzando un sopracciglio.
-Non  ti preoccupare. Ho io il tuo portafogli. Sei tornato per quello, no? Aspetta qui e riprenditi, mentre vado a prendertelo.-
A quelle parole e un sorriso appena abbozzato del barista, Reiji si sentì più sollevato. Fece un sospiro di sollievo quando apprese la  notizia, contento che i suoi soldi e i suoi documenti erano al sicuro e non in chissà quali mani. Quel barista… per fortuna era stato lui a trovare l’oggetto smarrito! Lo osservò mentre la sua figura spariva dentro una stanza dietro il bancone e aspettò il ritorno della figura amica con un sorriso stampato sulle labbra. Tutto è bene quel che finisce bene, no? Passò giusto un minuto e finalmente lo vide uscire sventolando il portafogli con la mano destra.
-Eccolo qui. Ti è caduto quando il tuo amico se n’è andato e gli sei corso dietro.-
-La ringrazio davvero tanto, signore. E’ stata una lunga giornata per me! Grazie a Dio non mi tocca chiuderla in bellezza. Già…- rispose il moro, fissando il suo triste sguardo su alcune bottiglie dietro al bancone.
Nessuno dei due disse nulla per qualche minuto. Reiji continuava a fissare le bottiglie, come se si fosse incantato, assorto in chissà quali pensieri e ricordi, chissà quali preoccupazioni. Di contro, il barista non sapeva cosa dire o fare per aiutarlo. Si sentiva leggermente a disagio e per esasperazione si portò una mano alla fronte. Quella scena gli pareva familiare, in un certo senso. Si trattava forse di un dejà vu? Sperava vivamente che gli eventi dell’ultima volta non si sarebbero ripetuti ancora. Non aveva intenzione di starsene lì impalato a fissare una persona imbambolata, ignara del fatto che magari qualcuno avrebbe voluto lasciare il locale e andarsene a dormire. Senza neanche pensarci due volte, prese un highball, un bicchiere dal fondo cilindrico, dal collo di media altezza, e lo poggiò su una base dietro il bancone, un piano in granito verde su cui erano poggiati alcuni strumenti del mestiere. Con un rapido scatto si voltò verso l’alto scaffale tappezzato di liquori ed esaminò attentamente le stesse bottiglie che il suo cliente stava guardando. Cosa poteva preparargli per farlo rallegrare? Aveva bisogno di qualcosa che lo risvegliasse da quel torpore, una bevanda capace di risollevargli il morale e, magari, qualcosa che potesse dargli un’improvvisa carica di felicità, di fiducia o di autostima. Nonostante l’atteggiamento allegro e spensierato di Reiji, il barman sapeva benissimo che nascondeva sentimenti irrequieti. Tra l’altro, anche se adesso non lo avrebbe ammesso così su due piedi, soprattutto ad un estraneo, a meno che non fosse stato ubriaco, era stato proprio il moro ad ammettere con franchezza la propria invidia nei confronti del più piccolo. Tuttavia, non poteva mentire a se stesso. Anche se ci avesse provato, quanto altro avrebbe potuto durare così? Era evidente che qualcosa non andasse e finché non ne avesse parlato lui di sua spontanea volontà, nessuno avrebbe potuto aiutarlo e il problema non si sarebbe risolto.
Finalmente, dopo averci pensato su per un momento, ebbe un’idea. Prese un paio di bottiglie e si voltò verso il bancone, dove l’altro pareva esser ancora in trance. Scosse la testa, impietosito per la vista, poi versò con estrema cura prima del rum, attento a non versarne più del dovuto, spremette una fetta di lime e infine versò il contenuto dell’ultima bottiglia, il cui liquido era trasparente come l’acqua. Dopodiché, prese un cucchiaio dal manico allungato, la cui parte centrale ricordava una spirale, e mescolò la bevanda con molta cura e attenzione, onde evitare che il cocktail potesse rovinarsi. L’ultimo tocco per completare il drink fu l’aggiunta di un goccio di Q Tonic.
-Ehi! Su, bevi questo. Ti rimetterà in sesto.- disse, posandogli il bicchiere sul bancone.
L’altro prese a fissarlo, piuttosto incuriosito dalla bevanda che il barista gli aveva gentilmente preparato.
-Grazie…- disse con un filo di voce, mostrandosi piuttosto confuso e sospetto; non smetteva di esaminare il cocktail, scrutandolo da ogni angolazione possibile.
-Tranquillo, non è avvelenato. Bevilo e subito ti sentirai meglio.-
Reiji alzò appena un sopracciglio, senza pronunciar parola, poi buttò un’occhiata al suo alcolico, successivamente al barista, e ripeté la cosa un paio di volte, finché l’altro non scosse nuovamente la testa con un rumoroso sospiro, poi gli intimò di bere il cocktail, con un ringhio. Spaventato, il moro diede finalmente una presa salda al bicchiere e lo portò alle labbra, bevendolo tutto d’un sorso, con sguardo piuttosto rassegnato: cos’altro avrebbe potuto andare storto quel giorno?
Quando posò il bicchiere sul piano in legno, mosse le pupille per guardarsi intorno, come se stesse cercando qualcosa. La sua espressione malinconica non era ancora svanita, eppure c’era qualcosa di diverso in lui. Posò i suoi occhi sul barista.
-Cosa… cos’era questa bevanda?-
-Rum & Q Tonic. So che è un pochino forte, ma… pensavo ne avesse bisogno.-
-No, non è quello il problema. Trovo che sia buono. E poi… in qualche modo mi sento più sollevato.-
Il barman sorrise. - Ne sono contento. Se vuole, posso prepararle un altro bicchiere.-
-No… sarà meglio che vada. Sa, domani lavoro. Ho bisogno di riposare. La ringrazio ancora per il portafogli… e per il drink, ovviamente.-
Scivolò dalla sedia e ricacciò il portafogli nella giacca. Dopodiché, fece un cenno con la testa al barista e si avviò verso la porta. Giusto prima di uscire, la mano appoggiata sulla maniglia senza far pressione, voltò il capo verso l’altro.
-Oh, dimenticavo. Vorrei provare ancora quel drink, la prossima volta.-
E con quelle parole svanì oltre la stessa, chiudendola alle spalle.
Che tipo strambo, pensò, e un sorriso ingentilì il suo volto, gli angoli della bocca leggermente arricciati. Scosse la testa, dopodiché finì di sistemare il locale e chiudere definitivamente.
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L’indomani, il barista pensava ancora a ciò che era successo quella notte. Gli eventi di poche ore prime erano ancora vividi nella sua mente e occupavano in essa un grande spazio. Pensarci gli metteva una certa allegria. Reiji gli era…sì, simpatico. Beh, era un tipo che serbava moltissime soprese. Non era facile da comprendere, ma qualcosa l’aveva imparata. Un suo collega barista, tempo addietro, gli aveva insegnato a riconoscere dei segnali trasmessi dal corpo che permettevano di capire la vera natura di una persona, il loro vero stato d’animo, o il loro vero io. Ecco, essere un barista, diceva, non era questione di saper preparare un drink o meno. A lui spettava anche un altro compito, di natura più umanistica: saper ascoltare i clienti ed esser per loro come degli amici, dei confidenti. Per poter fare ciò, era necessario capire la loro natura, studiare attentamente il cliente dal modo in cui parlavano, dalla loro postura, dal drink che ordinavano… piccole cose che però dicevano molto del suo conto. Quel tipo ne aveva fatta di strada nel mondo dei baristi e sicuramente ne sapeva più di lui. Gli era ancora grato per quegli insegnamenti e chissà, sperava che un giorno si sarebbero rivisti per scambiare ancora due chiacchiere, consigli… roba da baristi.
Non era nemmeno mezzogiorno. Vagava da solo per le strade di Tokyo, girovagando per il mercato. Aveva un sacco di cose da fare tra cui la spesa e l’acquisto di merce per il bar. Passando accanto ad un negozio di televisori, la sua attenzione fu catturata dal programma che veniva mandato in onda proprio in quel momento. I suoi occhi eterocromatici si fecero grandi per lo stupore.
 
Una sala circolare, parquet, pareti gialle, una finta finestra sul lato più lungo, piante, tante piante sparse qua e là per il salotto; al centro della stanza, una poltrona di aspetto piuttosto regale, come fosse appena uscita dall’inventario di un antiquariato, situata sulla sinistra, mentre più a destra c’era un divano color rosa pastello, lungo tanto da poter ospitare quattro o cinque persone. Sulla prima poltrona era seduta una giovane donna giapponese dai lunghi capelli scuri e lisci appena piastrati, un sorriso smagliante e indosso abiti dai colori sgargianti. Sulla seconda era seduto, invece, un ragazzino dai capelli azzurri e l’aria vagamente annoiata. Quando la telecamera lo riprendeva, la linea dritta che gli faceva da bocca diventava lievemente ricurva.
-Buongiorno a tutti, cari telespettatori. Oggi abbiamo il piacere di presentare l’esclusiva intervista con la star del momento: Ai~ Mikaze!-
-‘Giorno.- fece il ragazzo, abbozzando un sorriso e ondeggiando la mano.
-Ci dica, signor Mikaze, come si sente ad essere la star più promettente e più giovane del mondo dello spettacolo?-
-Confesso che non mi sento affatto così importante. Sono un semplice ragazzo come molti miei coetanei.-
-Ahaha, modesto come sempre, signor Mikaze! Suvvia, lei è una grandissima star! Ci racconti qualcosa sul suo nuovo singolo, Futari no Monogram!-
-Mi lusinga, signorina. Ebbene, so benissimo che è prematuro parlare di un nuovo singolo, ma in ufficio continuano ad arrivare lettere su lettere e così non abbiamo potuto dire di no alle innumerevoli fan che mi supportano. Grazie mille, ragazze.- disse, facendo un finto sorriso e socchiudendo leggermente gli occhi.
-La data è già stata decisa? Alcuni informatori fidati ci dicono che nel giro di due settimane potrebbe già essere in commercio.-
-Ecco… L’unica cosa che posso dire a riguardo è: continuate a seguire “Radio A.I.dol.-
-Avete sentito ragazze? Per maggiori informazioni sul nuovo singolo dovrete ascoltare la trasmissione radiofonica “Radio A.I.dol”, frequenza 97.05.-
 
Ai Mikaze. Già, ricordava perfettamente quel ragazzino. Il fenomenale cantante che aveva avuto uno strepitoso successo in poche settimane. Tuttavia, una cosa continuava a sfuggirgli: perché non sembrava affatto entusiasta del suo lavoro? Inoltre, non si sforzava minimamente di mostrarsi interessato ai fan, o di provare amore per il suo mestiere! Come se tutti potessero essere cantanti! E tanto famosi, per giunta! Ripensò proprio alla conversazione del giorno prima, al moro costantemente depresso, molto probabilmente a causa del suo insuccesso come cantante, e alle parole del piccoletto: cosa poteva esserci di più importante della sua attuale posizione? Certamente, essere un idol non era cosa facile fra continui impegni di lavoro, spettacolo, cinema, tournée , festività importanti sempre bloccate per “cause di forza maggiore”, eppure, poteva  vedere il lato positivo della cosa: soldi, fama, tutte cose che gli avrebbero sicuramente dato un futuro migliore. Con i soldi poteva permettersi tutto no? Ad ogni modo, chi  avrebbe potuto reggere una vita fatti di sacrifici, se non con una buona motivazione o una forte passione? Entrarci era difficile e rimanere nel giro era una missione suicida. Scosse la testa, quando il suo sguardo si posò incuriosito su un gruppo di ragazzine appiattite contro la vetrina, interessate all’intervista, squittendo ogni qualvolta Ai apriva bocca. Scosse ancora una volta la testa, sospirando, dopodiché si rimise in marcia.
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Era passato qualche giorno da quando aveva visto l’intervista. Nel frattempo aveva fatto le sue dovute ricerche, preso da un impeto di curiosità. Sapeva che non avrebbe trovato molto, ma tutto ciò che aveva scoperto erano informazioni inerenti la carriera del giovane A.I. - il suo fantasioso nome d’arte. Girava voce su internet che le due lettere, oltre che ricordare il suo nome, erano l’acronimo di qualcos’altro, ma nessuno ne conosceva l’origine, né il cantante si era mai azzardato a parlarne. “E’ un segreto” diceva. Era un prodigio sin da piccolo, aveva letto, e il suo talento era  stato finalmente riconosciuto dall’intera nazione. Inoltre, era anche un musicista. Insomma, era nato per essere nel mondo della musica. Del suo amico, però, non aveva scoperto molto. Certo, aveva inserito il suo nome nel motore di ricerca, ma i risultati erano innumerevoli e c’erano molti omonimi. Ammesso che avesse trovato qualcosa, rimaneva un dubbio: si trattava davvero di lui?
-Scusi, un midori, per favore.-
Una voce molto debole e gentile lo colse alla sprovvista.
-Mi scusi, ma non abbiamo ancora aperto.- rispose, voltandosi verso il suo cliente.
Non appena ebbe di fronte a sé il suo cliente, sgranò gli occhi per lo stupore. Di fronte a sé c’era il ragazzino dai capelli azzurri, il quale ricambiava lo sguardo sorpreso del barista in cagnesco, la mano nascosta dentro la giacca, pronta a prendere qualcosa. Il più grande sorrise, scuotendo leggermente il capo.
-Non ce n’è bisogno. Chiuderò un occhio per stavolta.-
Senza proferire il parola, il ragazzo si ricompose, ricacciando in tasca una banconota, molto probabilmente. Mentre il barman prendeva le bottiglie e seguiva a preparare il drink, Ai guardò il locale con sguardo inespressivo, leggermente snob.
-Reiji mi ha detto che questo è il miglior bar di tutta Tokyo…- iniziò, riflettendo ad alta voce. -Eppure, mi sembra molto comune. Non capisco cosa ci trovi di speciale in questo posto.-
L’altro non si scompose. Aveva appena finito di versare il contenuto in un bicchiere e stava mescolando i due liquidi, quando il più giovane aveva espresso i suoi pensieri, ma evitò di esprimersi sull’opinione dell’idol. Abbozzò leggermente un sorriso, rallegrato del fatto che al moro piacesse il locale. Infinte, fece scivolare il bicchiere sul bancone, porgendolo al ragazzino. Ai osservava il bicchiere avvicinarsi con sguardo vuoto, privo di emozioni, la testa ora lievemente china.
-Mi fa piacere che il tuo amico abbia trovato di suo gradimento questo locale. Potrebbe trattarsi del drink speciale che gli ho offerto l’altra sera?-
Non ebbe alcuna reazione a quella domanda. Il giovane avvicinò lentamente il bicchiere a sé, mettendo le mani a conchetta attorno al gambo, e prese a fissare la bevanda dal colore quasi fosforescente.
-Per drink speciale intendi quello che gli hai offerto per pietà?-
Quelle parole furono alquanto inaspettate e il barista non spiaccicò parola per qualche minuto. Probabilmente sì, si trattava di pietà prima ancora di essere altro, ma voleva davvero aiutarlo. Anche se non era ancora suo amico, voleva esserlo e stargli vicino come tale. Capiva che il moro aveva bisogno di aiuto e aveva un aspetto molto angosciante. Qualunque “amico” avrebbe cercato di tirare su quello in difficoltà, no?
-…. Volevo solo aiutarlo. Le uniche due volte in cui è entrato in questo bar da solo, Reiji si è sempre mostrato triste. E’ palese che voglia confidarsi con qualcuno e che cerchi aiuto, ma… non vuole parlarne e di certo non sarò io a forzarlo. Gli ho semplicemente offerto un drink che lo rallegrasse un po’, tutto qui. Non faresti anche tu così, se ti trovassi in una simile situazione?-
-Finché non mi capiterà, non saprò mai cosa sarò in grado di fare. Mi occupo solo del presente e delle sue certezze, non di ipotetiche realtà che potrebbero non avverarsi mai.- rispose freddamente Ai, continuando a fissare la bevanda, ora giocherellando con un’oliva posta sull’orlo del bicchiere.
-Probabilmente hai ragione. Si tratta di punti di vista.- rispose l’altro, rimettendo a posto le bottiglie appena usate. -Tuttavia, non riesco ad essere indifferente a certe situazioni, a volte.-
Nonostante quell’avverbio fosse enfatizzato, isolato alla fine della frase, il piccolo idol non si scompose. Sembrava un robot, impassibile ad ogni questione umana inerente le relazioni sociali, i sentimenti, ogni cosa che andava oltre le equazioni matematiche in esso scritte, leggi universali che dettavano il suo comportamento.
-Potrai provarci quanto vuoi, ma dubito che le cose cambieranno.-
-Che intendi dire?- replicò il barista, voltandosi di scatto verso il ragazzo dai capelli azzurri e chinandosi leggermente sul bancone.
-Quello che ho detto. A breve te ne accorgerai anche tu.-
Ai strinse con forza il gambo del bicchiere e lo portò alla bocca, bevendo in un sorso il liquido color smeraldo. Dopodiché, poggiò lo stesso con molta lentezza, poi portò una mano alla giacca, prese una banconota di grosso taglio dal taschino interno e la poggiò sul bancone. L’altro sospirò.
-Non so dove vuoi arrivare col tuo discorso, ma… insomma, non puoi piombare qui prima dell’orario di apertura, farmi un discorso simile e piazzarmi come sempre una banconota di grosso taglio con molta nonchalance! E’… assurdo!-
-Hai ragione.- disse l’altro ritirando la banconota e ricacciandosela in tasca. -Fa’ finta che io non sia mai venuto qui, allora, e che non abbia mai iniziato questa discussione.-
Il barman si morse appena il labbro, pensando che forse non avrebbe dovuto dire quelle parole, vedendo come i suoi guadagni andavano via con la stessa velocità del loro arrivo. E quel ragazzino, poi… era davvero difficile riuscire a parlarci! Ma come facevano quei due ad essere amici?  Scosse la testa in rassegnazione.
-….. Va bene, lo scoprirò da me. Sarà molto più facile che farla parlare.- replicò, cercando di non mostrare segni di impazienza dopo l’ultimo gesto compiuto dal suo cliente.
Intanto, il piccolo si stava preparando per lasciare il locale, aggiungendo alcuni indumenti e accessori al suo look, probabilmente per sviare i paparazzi e passare inosservato per le strade della città.  Lo sguardo inquisitore del ragazzo al bancone si posò su di lui, scrutandolo dalla testa ai piedi. Effettivamente, il barista avrebbe voluto fargli qualche domanda in più, ma sapeva che non avrebbe avuto una risposta certa. Inoltre, doveva studiare il modo più adatto di porgli la domanda, poiché anche quello avrebbe influito sull’esito. Però, non ce ne fu il tempo.
All’improvviso, si udì un rumore metallico, alcuni campanellini che tintinnavano ogni qualvolta la porta del bar fosse aperta, un’esigenza del barista in caso non fosse stato al bancone. Non era ancora arrivato l’orario di apertura, ma i clienti arrivavano già? Ma che cos…? Il  barman si voltò in direzione della porta e, in attonimento, strabuzzò gli occhi nel vedere che il cliente appena arrivato era proprio la persona di cui stavano parlando qualche minuto addietro, Reiji.
-Ai-chan!! Che piacevole sorpresa vederti qui!- disse il moro avvicinandosi a passo spedito verso il bancone, con le braccia spalancate e un sorriso a trentadue denti. -Sei venuto qui perché te ne ho parlato così tanto? Hehe.-
-Oh, Reiji. Volevo solo gustarmi in solitudine un drink. - rispose il ragazzino, alzando leggermente il volto verso l’amico. Poi si voltò verso il barista e disse -Beh, sembra che oggi sia il tuo giorno fortunato.- E con tali parole salutò il moro e varcò l’uscio, lasciandosi tutto alle spalle.
-Scusalo.- fece il ragazzo con sguardo dispiaciuto.
Prima di riprendere il suo discorso, si sistemò su uno sgabello, poggiando i gomiti sul bancone e aspettando che il barman si riprendesse. Questi  era rimasto scioccato dalla scena, sbattendo un paio di volte le palpebre, cercando di capire cosa fosse successo. Dopo qualche secondo, però, si riprese e decise di rivolgere le sue attenzioni sul suo coetaneo.
-Ai è una persona particolare. Non è cattivo, ma ha questo suo atteggiamento molto distaccato verso tutti. Non parla molto e non ama dare confidenza al prossimo. Anch’io ho difficoltà con lui, spesso non ci intendiamo, ma… la nostra “convivenza” è forzata e quindi devo sforzarmi di trovare un modo per andarci d’accordo. Non è male, quando riesci finalmente a parlarci.-
-“Convivenza”? Che intede?- chiese l’altro, incuriosito dalle sue parole.
-Ah, ecco… non in quel senso, ovviamente! Hehe, io e Ai ci siamo conosciuti in un’agenzia per idol. Attualmente sono impiegato alla “Saotome” come manager, colletto bianco e mansioni minori. Ho conosciuto Ai quando ha varcato la soglia dell’agenzia per un provino come cantante in un gruppo di idol, ma i capi hanno capito subito il suo talento e l’hanno fatto debuttare subito come solista. Una decisione un po’ affrettata, secondo me, ma… sa cavarsela.-
-Capisco…- rispose l’altro, ascoltando il discorso con molto interesse, annuendo ogni tanto.
-Come ho detto, sono una specie di tuttofare e per questo mi è stato affidato spesso l’incarico di fargli da manager, finché quello attualmente in carica non avesse accettato. Stava già lavorando per un altro idol, sempre all’interno dell’agenzia, ma viste le straordinarie doti di Ai, non ha perso un attimo e ha mollato il suo ragazzo per buttarsi su un pesce grosso.- aggiunse, scrollando in fine le spalle. -Sai com’è…-
Il mondo dei cantanti: se sei fonte di guadagno, sei qualcuno, altrimenti puoi soltanto marcire di fame, aspettando un buon samaritano che ti conduca in cima alla classifica, mostrando a chi ha dubitato di te che sei meglio di quanto immaginavano. Un mondo difficile, lo sapeva benissimo, e molto inaffidabile - motivo per cui aveva scartato a priori l’idea di diventare un idol. Pensare a tutto il marciume che c’era dietro il mondo dello spettacolo lo faceva soltanto innervosire… Annuì ancora una volta, poi cercò di sviare l’argomento su qualcosa di più allegro, nonostante fosse nato in lui il desiderio di saperne di più sul moro. Chissà cos’altro avrebbe potuto raccontare del suo lavoro? L’ inizio della sua carriera, i suoi colleghi, il suo capo, i suoi desideri, la sua depressione… già, era evidente che il motivo fosse il suo lavoro, vista la sua posizione.
-E’ una posizione difficile, la sua, ma… sono sicuro che tutto si sistemerà presto. Inoltre, essendo il manager del signor Ai, sono sicuro che la consideri già un amico. Forse anche un fratello!- disse, cercando di fare un sorriso abbastanza rassicurante.
-Probabile…- fece il moro con un tono leggermente malinconico, seguito da un leggero sospiro. -Ma non credo sia così. Quel ragazzo… è davvero difficile da comprendere ed inavvicinabile. Non saprò mai come aiutarlo, se non so cosa pensa. Mi duole pensare che sia finito in un mondo così crudele contro la sua volontà.-
-Come ho detto, signor Kotobuki, il suo amico serba sicuramente dei sentimenti di amicizia per lei, ma lo dimostra con difficoltà. Non si abbatta. A modo suo, le ne è davvero grato.-
Fece un cenno con la testa e gli occhi un po’ socchiusi, il moro, grato delle parole del barista. Erano molto confortanti per lui e sapeva che quella figura non gli avrebbe semplicemente offerto un drink, ogni volta che avrebbe preso posto al bancone, ma gli avrebbe anche offerto supporto morale, se ce ne fosse stato bisogno.
-Per favore, potrei avere ancora un bicchiere di quell’alcolico che mi è stata offerta l’altra sera? Credo di averne proprio bisogno.-
-Subito!- rispose il barista, scattando verso lo scaffale e prendendo le bottiglie necessarie.
Non si perse in chiacchiere e preparò all’istante la bevanda alcolica richiesta dall’ospite, mentre questi inclinava leggermente la testa e la poggiava sul palmo della mano destra, gli occhi ridotti a fessure e intenti a carpire ogni segreto del mestiere.
-Sa,- iniziò con voce più allegra -Lei è una persona molto disponibile, signor Barista. Non solo lavorate con grande passione, servendo alcolici uno dopo l’altro ai suoi clienti, ma si offre anche di dare consigli a chi ne ha bisogno. Anche lei si è mai trovato in una situazione del genere?-
Versò un’ultima goccia di Gin Tonic, prima di sollevare lo sguardo verso il moro. Che strana domanda! Era interessato a conoscerlo meglio o glielo chiedeva giusto per conversare un po’? Inoltre, no… non avrebbe potuto parlare così apertamente delle sue esperienze di vita, del suo passato, di sé. Si sentiva leggermente a disagio, sconcertato, al punto di dover interrompere la preparazione del drink, essendo poco concentrato.
-…..diciamo che non riesco a provare indifferenza verso chi ha bisogno di aiuto. Ma soltanto raramente.- rispose, distogliendo lo sguardo dal suo interlocutore e posandolo sugli strumenti sparsi sul ripiano in marmo.
L’altro intuì che non voleva parlarne, perciò evitò di domandare altro, vedendo soprattutto con quanto disagio e fatica aveva risposto.
-E’ una cosa che apprezzo. Gli altri baristi mi intimano di lasciare subito il bar quando mi mostro nel loro locale con un muso appeso.- disse, lasciandosi scappare un risolino ironico. -Ma lei mi ha lasciato fare, mi ha consigliato… è la prima volta che ricevo un simile trattamento in un bar. E’ una cosa bella. Voglio dire, mi fa capire che un barista non è un automa e che è un uomo anche lui, una persona sensibile e altruista come me.-
Quelle parole di lusinga… per un breve istante si sentì ancor più a disagio e imbarazzato. Stava ricevendo indirettamente dei complimenti dal suo cliente, il quale stava sottolineando aspetti del suo carattere che non hai mai mostrato apertamente. Aveva iniziato a lavorare come barista dopo la maturità, ma non aveva mai permesso alla sua natura altruistica di venire fuori… a parte in rare eccezioni. E quell’eccezione, adesso, sedeva di fronte a sé.
Ancora imbarazzato, prese un cucchiaio per mescolare le bevande e con molta lentezza iniziò a fonderle, vendendo come gradualmente il colore si alterava, il ghiaccio che prendeva una forma leggermente diversa, finché il mix non rese il liquido tutt’uno. Completò il lavoro aggiungendo una fetta di limone, poi servì il bicchiere al suo cliente.
-Mi fa piacere sapere che i servizi di questo locale siano di suo gradimento. Si senta libero di venire quando vuole e di rivolgersi a me come se fossi il suo secondo confessore, come se questo fosse un secondo confessionale.- rispose, mentre i suoi occhi bicromatici fissarono per un breve periodo le pupille scure del giovane.
-Mi permette anche di chiamarla per nome? Sarebbe bello poter dare confidenza al mio barista di fiducia, non crede?- domandò Reiji con un tono alquanto allegro.
I lineamenti del barman si fecero più duri e uno sguardo di disapprovazione aveva rimpiazzato il precedente sorriso.
-Se la cosa è di suo gradimento, faccia come crede.- rispose in tono secco. -Il nome è Ranmaru.-
-Su, Ranran, non fare il timidone! Ormai sono un cliente di fiducia!- rispose esultante Reiji.
-Ra…Ranran!?- tuonò quello, sgranando gli occhi per l’improvviso cambiamento dalla troppa formalità dell’altro alla piena informalità. -Inoltre, sono soltanto tre, quattro volte che frequenti il mio bar. Non sei un cliente fisso a tutti gli effetti!- replicò, nascondendo l’imbarazzo dietro un tono acido e critico.
-Beh, al momento sembrano poche, ma conto di venire ancora qui. Potrei portare degli amici in futuro!- fu la gioiosa risposta del moro.
Ranmaru scosse la testa e replicò con un mugugno. - Fa’ come ti pare.-
Con un sorriso vittorioso, il moro prese con una mano il bicchiere e lo portò all’altezza della fronte, sollevando leggermente il capo per ammirare l’effetto che la luce creava, filtrando attraverso il vetro trasparente, rifranta dal ghiaccio modellato come rocce dal colore diamantino. La osservò per qualche secondo, ma un gentile ronzio portò il ragazzo a posare nuovamente il bicchiere sulla superficie in legno.
Si trattava del suo telefono cellulare, che aveva nel taschino sinistro della giacca. Con molta calma prese l’apparecchio elettronico e accettò la chiamata.
-Pronto? Oh, signor Saotome! Sì. Sì. Assolutamente. Potrei fare qualcosa a riguardo, ma… d’accordo. Ho capito, sì. Va bene. Sarà fatto.-
Una lunga pausa.
-Erm… a proposito, direttore… Ecco… Mi chiedevo se per caso ha dato una sbirciatina a quel documento che le ho portato stamattina. Sì, ho lasciato tutto in una busta sulla sua scrivania. Come dice?-
Alzò appena le sopracciglia, lanciando un’occhiata all’orologio.
-Sì, nessun problema. Passo subito da lei. A tra poco.-
La calma che possedeva poco prima di prendere il telefono mutò subito in una chiara preoccupazione. Chiuse subito la chiamata, ma gli occhi erano ancora incollati allo schermo. Cosa…? Ranmaru osservò il tutto in silenzio, lucidando la superficie del bancone come se nulla fosse.
-Scusami, ma il lavoro chiama. Prima, però, finirò questo buonissimo drink!- fece Reiji, cercando di apparire poco turbato dalla chiamata e “abbattendo” il temporaneo muro che si era eretto fra di loro.
Dopodiché, riprese il bicchiere in mano e bevve tutto d’un fiato la bevanda. Dopo averlo posato nuovamente, lasciò la sua postazione, rassicurando il suo nuovo amico che avrebbe saldato il conto successivamente.
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Ebbe una serata molto impegnativa, ma ciononostante riuscì a cavarsela come sempre. Era stanco e non vedeva l’ora di chiudere il locale e tornare a casa per farsi una bella dormita. Mentre sbrigava le faccende all’interno del locale, si domandava quale fosse il motivo della chiamata di quel pomeriggio. Beh, pensandoci bene, poteva trattarsi soltanto di rogne. Il mondo dello spettacolo mascherava una realtà piuttosto fastidiosa, di cui nessuno era a conoscenza. Chi lo era, invece, fingeva di non saperne nulla a riguardo e preferiva vederne il lato positivo. Ecco perché non era diventato un idol. A che pro, poi? Non voleva cantare per delle ragazzine invaghite del suo look stravagante, o cantare canzoni d’amore troppo mielose, o fare estenuanti tournée in paesi asiatici di cui non conosceva il nome. Apprezzava la musica, ma come forma di svago personale, da suonare in privato con qualche amico, al massimo. Ad ogni modo, quel poveretto ci era dentro e sembrava amare quel mondo.
Aveva ormai finito di sistemare il locale, ma i campanelli appesi alla porta tintinnarono. Un cliente. E molto probabilmente sapeva già di chi si trattasse.
-Reiji?- domandò, guardando verso la porta.
Non ricevette alcuna risposta. L’ospite si trascinò verso il bancone e si lasciò cadere su uno sgabello, poggiando le braccia sul bancone e poggiando la testa su di esse.
-Un bicchiere del solito, per favore.- rispose il moro, senza degnare di uno sguardo il barista, con voce appena udibile.
Cosa poteva essere successo a quell’incontro? Aveva paura a chiederglielo.



//angolo dell'autrice//
salve a tutti!  scusate l'immenso ritardo con cui posto questo capitolo, ma ho avuto un po' di problemi che hanno ostacolato la stesura del capitolo e la sua pubblicazione, ma adesso è tutto passato e con una mente più rilassata e serena riesco a pensare meglio alla storia :D ad ogni modo, grazie a tutti quelli che hanno recensito e che stanno supportando la fan fiction! scusate se non ho risposto prima, ma lo farò adesso, proprio dopo il capitolo - che spero sia stato di vostro gradimento (tra l'altro ho scritto di più stavolta!)-, come si soleva fare ai vecchi tempi *ride*

Un ringraziamento a:

-Starishadow ben fatto! spero che siano presto aggiunti, perché ho intenzione di scrivere altro su di loro *coff coff* li adoro tanto quanto adoro gli starish, onestamente! soprattutto reiji e ranmaru!  sono contetissima che ti piaccia l'ambientazione (anche se come  ho detto, mi sono ispirata a un drama CD della serie) provando a immaginare una possibile storia. Haha, mi dispiace, ma non ti farò spoiler! :3 lascerò che siano gli attori a rivelare i propri segreti, a tempo debito! ;)

-Lyel cara, quanto tempo! :D chiedo viena per la lunga attesa, ma spero che la lunghezza del capitolo ti renderà felice (anche se a me piace scrivere più di 10 pagine a capitolo)! ti ringrazio per le info utili che mi hai passato,  riguardo i prezzi dei cocktail e il resto e fortunatamente qui non ho dovuto cimentarmi con la conversione in yen -mi farà diventare pazza!- spero che anche in questo capitolo Ai sia stato di tuo gradimento, anche se credo mi vorrai uccidere per quella parte XD XD ma non me ne pento, perché è troppo divertente... sai, giusto per sdrammatizzare un po'! e sì, quei due sono una bella coppia! mi piacciono molto insieme! come una mia amica mi ha fatto notare, ricordano un po' tokiyaxotoya, che sono la mia coppia preferita, perciò... ;)

-pinky_neko grazie mille! mi rende felice sapere che il primo capitolo è interessante, nonostante la storia vera e propria debba cominciare! ^^ e ti ringrazio per i complimenti sul mio stile! comunque sia, come dicevo a Starishadow, l'idea per la trama mi è venuta in mente pensando a un drama CD di Utapri in cui si parla di un ipotetico lavoro degli idol se non fossero cantanti e a quell'idea ho aggiunto un tocco personale (per fortuna esiste wikipedia e per fortuna ci sono dei siti utili per quanto riguarda il mondo dell'alcool!). spero che la trama possa appassionarti sempre più, man mano che progredisco con la storia e.... grazie mille per il supporto! :) stay tuned!

Vi ringrazio ancora per il supporto e per l'interesse verso questa storia, soprattutto per averla inserita tra le storie seguite! ^^ spero di aggiornare presto la storia con un nuovo capitolo e spero di non deludervi! alla prossima! ^_^ (perdonate il disastro che l'html ha combinato rendendo la storia un mattone per i vostri occhi, ma devo capire come funziona e penso che ne modificherò l'aspetto nei prossimi giorni!)
 
   
 
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