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Autore: Itsakira    27/09/2014    1 recensioni
Per la prima volta nella storia dell'umanità, Dio decide di dare una seconda possibilità a un ragazzo morto in un incidente di nome Edwyn. Questo, ormai angelo, potrà tornare umano solo se, nella mezzanotte esatta della notte del suo compleanno, quindi prima di invecchiare ancora, riuscirà a baciare la donna che, se non fosse stato investito, avrebbe fatto parte della sua vita. Il problema è, quindi, trovarla. Liz entra apparentemente per caso nella sua vita, e da quel momento iniziano a capitarle cose molte strane, avvenimenti paranormali. Qualcuno cerca di ucciderla. Gli inferi si sono ribellati, i dannati e i demoni sono pronti a combattere per impedire che Edwyn sfrutti una possibilità che a loro non è stata data. La guerra tra i mondi inizia quando capiscono che ucciderli non è semplice. Dove porterà tutto questo?
Il cielo si fece scuro, il vento mi scompigliava i capelli. Guardavo, dal punto più alto della collina, il mio campo di battaglia. Lo aspettavo, con lo stomaco aggrovigliato, pronta a combattere. Non sapevo se il mio cuore avrebbe retto all’impatto. Poteva una ragazza, fragile e umana, uccidere un demone, per salvare un angelo, di cui era innamorata?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 - Angelo e Lupo
Camminavo sul marciapiede diretta alla scuola superiore di Portsmouth nello stato di Virginia, tutt’altro che impaziente di raggiungerla.
« Ciao Liz! » un mio vecchio amico mi salutò, agitando la mano, sorridendo. Io mi chiedevo perché fossero tutti così contenti di tornare a scuola dopo il weekend della seconda settimana di ottobre, l’ultimo che si diceva, fosse soleggiato prima dell’inverno. Risposi con un cenno.
Ero totalmente annoiata, scocciata, nervosa, irritata e chi ha più ne metta: la mia auto non aveva voluto saperne di partire e io, già in ritardo, ero stata costretta a raggiungere la scuola – dove già non mi andava di andare – a piedi.
Mi chiamo Elizabeth, ma preferivo esser chiamata Liz. Non amavo andare a scuola, ne studiare, ne fare sport, ne impegnarmi in qualcosa di particolare. La mia massima aspirazione era rilassarmi il più possibile davanti alla tv, o uscire con i miei amici e fare acrobazie con il mio skate board.
Odiavo gli sguardi curiosi della gente, quando vedevano una ragazzina altissima dai capelli castano scuro –quasi nero- lunghissimi e liscissimi e dagli occhi grandi e color ghiaccio. Avevo il viso da brava ragazza, ma sapevo di non esserlo.
Ho sempre amato tutto ciò che è strano e proibito.
Annoiata, percorsi il viale davanti scuola più lenta possibile. Raggiunsi l’aula fingendo di ascoltare i discorsi della mia amica che camminava accanto a me. La verità è che dovevo ancora svegliarmi del tutto e collegarmi con la realtà.
Mi accomodai, nell’aula di inglese, al mio solito posto accanto a Marie. La mia compagna di banco aveva i capelli biondo cenere e gli occhi castani, e mi seguiva in ogni corso. Non ci lasciavamo mai sole.
Dall’ultimo banco mi sporsi per scorgere cosa succedeva alla cattedra, dove tutti gli occhi dei presenti stavano guardando. Un ragazzo altissimo – probabilmente quanto me, o più – stava in piedi accanto alla scrivania del professore, che si affrettava a presentarlo.
« Ragazzi, questo è Edwyn Swift. Si è appena trasferito a Portsmouth, viene dal Texas. Spero lo accogliate meglio possibile in questo corso. »
Il nuovo arrivato si affrettò, con passo fluido, ad accomodarsi occupando l’unico posto libero, proprio davanti alla cattedra. Aveva i capelli castani, il cui ciuffo restava retto, ma senza gel; e indossava una t-shirt blu con una stampa davanti e un paio di jeans chiari. Per tutta la lezione, non vidi che le sue spalle ampie. Ma Edwyn non mi interessava, a differenza del resto della classe, compresa Marie, che lo considerava come la nuova attrazione della città, il giocattolo nuovo. Appena la lezione finì con qualche minuto d’anticipo, i ragazzi vicini a Edwyn lo accerchiarono, presentandosi e facendogli qualche domanda. Io raccolsi le mie cose in silenzio, annoiata, aspettando che la campanella suonasse per scappare via e procedere con il prossimo corso, impaziente della fine della mattinata. Accesi il cellulare e scrissi parole apparentemente senza un senso nel memo: 15 Ottobre, Edwyn Swift, come la cantante. Poi la campanella suonò e chiusi l’applicazione aperta del cellulare di fretta, il quale salvò velocemente i dati acquisiti.
Lasciai passare prima Marie, che raggiunse presto la porta. Mentre percorrevo svelta il corridoio centrare nell’aula tra le due file di banchi, lo sconosciuto, in piedi, mi fissava, ormai solo. Mi fermai, incerta sul da farsi. Voleva che mi presentassi?
I suoi occhi dal taglio molto maschile, ma elegante, blu oceano mi guardavano senza preoccuparsi del mio giudizio. Senza vergogna. Una parte di me ne era lusingata, ma un’altra si offese. Dopotutto, era lui l’ultimo arrivato, toccava a lui presentarsi. Mi toccai i capelli, poi la maglietta nera extralarge di Marilyn Manson. Avevo qualcosa che non andava, qualcosa fuori posto?
Decisi che qualunque cosa gli fosse passato per la testa non era importante, anzi, mi avrebbe sicuramente irritata, come quelle occhiate. Distolsi lo sguardo da Edwyn e, con disinvoltura e fare da dura, raggiunsi la porta senza accennare alcun saluto.
Marie mi aspettava a metà corridoio.
« Hai fatto amicizia con lo Swift? » mi chiese.
Pronunciato così, il nome di Edwyn sembrava la marca di qualche panno particolare per spolverare, come quelli nelle pubblicità. Pensando allo spolverare, mi ricordai della casa e, di conseguenza, della cucina. Aprii la stessa pagina di memo che poco prima avevo iniziato a scrivere e aggiunsi Crostata al cioccolato. Dovevo assolutamente imparare a fare quella deliziosa crostata che avevo assaggiato qualche giorno prima a casa di Marie.
Mi ricordai della domanda che quest’ultima mi aveva posto.
« No » risposi « Anzi, mi sta antipatico fin da subito. »
« Chissà perché si è trasferito qui. » si chiese la mia amica.
« Non lo so, e non mi interessa sinceramente. » annunciai.
Intanto, eravamo arrivate all’aula di matematica. Ci accomodammo ai nostri posti e seguimmo –o,almeno,fingemmo di seguire- la lezione.
Arrivammo leggermente in ritardo al corso successivo, quello di disegno geometrico. Io e la mia amica ci sedemmo al solito posto.
« Ehi, Liz! Di nuovo in ritardo? Chissà dov’eri, eh? » ridacchiò una ragazza di nome Kate.
Ero sempre stata sotto il mirino di Kate, ma non avevo mai trovato una spiegazione precisa. Io, obiettivamente, non avevo nulla più di lei, che era bellissima e popolare.
Probabilmente si divertiva con le altre sue amiche civettuole a prendere in giro chi non aveva il suo grado di popolarità e stima.
In molte imitavano il suo modo di vestire e di comportarsi e atteggiarsi, cercando di racimolare qualche briciolo di ammirazione. Persino Marie, a volte, vestiva come lei, e questo mi faceva parecchio incazzare. Io non vestivo assolutamente come le altre studentesse del mio liceo, a borsette costose e raffinate preferivo le tasche dei miei jeans strappati e ai top di marca preferivo le mie magliette di qualche taglia più grande, o le felpe o le t-shirt delle mie band preferite.
Mi girai verso di lei rivolgendole uno sguardo gelido. « Non oggi, Kate. Non sono proprio in vena, sappilo. »
Mentre Kate ridacchiava, immaginai che uno dei bidelli entrasse in classe e annunciasse due, quattro giorni, una settimana, un mese di vacanza. Scoraggiata, scacciai quel pensiero surreale che mi dava sollievo e, allo stesso tempo, mi innervosiva. Quei mesi che mi separavano dalle vacanze primaverili non sarebbero passate tanto in fretta con Kate nello stesso corso. Sennonché …
« Poverina, starà piangendo » diceva lei, ridendo. « Anzi, no. Non credo che i satanisti come quell’orrendo cantante piangano sul serio. »
Mi alzai dalla sedia, raccogliendo in fretta le mie cose.
« Scusami » dissi a Marie, che mi guardava perplessa. « Davvero non le sopporto più »
Il professore mi guardò, torvo. « Breeze, cosa stai facendo? »
« Me ne vado, prof. » Mi girai verso Kate, e le sorrisi. « Proprio non ce la faccio a dividere l’ossigeno della stanza con certa gente. »
Il prof disse qualcosa, arrabbiato, a cui non badai.
« Scappi, Liz? » ghignò Kate.
Senza pensarci, afferrai il pennarello della lavagna e lo lanciai con precisione verso il viso di Kate. La presi in fronte. Avrebbe dovuto colpire un occhio.
Il professore cominciò a urlare. « Breeze, in presidenza! » ma lo ignorai completamente.
Dopo aver posato i miei libri nell’armadietto, feci per raggiungere la segreteria, ma qualcuno mi investii e caddi a terra.
« Ehi, attento a dove vai! » gridai mentre mi rialzavo, guardandomi intorno sperando che nessuno abbia assistito alla scena della mia caduta.
Il ragazzo con cui mi ero scontrata si stava rialzando, ma intanto mi fissava cauto con uno sguardo che interpretai curioso con i suoi occhi blu. Restai a guardare questi ultimi perdendomi nell’oceano profondo, senza abbandonare la mia espressione ostile. Dovevo mantenere una certa credibilità!
« Scusami » disse Edwyn. L’avevo riconosciuto, tanto mi era rimasto impresso. Mi guardava, come qualche ora prima in aula. Quell’occhiata era quasi intima, come se volesse entrare prepotentemente nella mia vita o leggere attentamente i miei pensieri.
Girai i tacchi e feci per andarmene.
« Tu sei Elizabeth Breeze, giusto? » chiese, gentile. « Ti ho riconosciuta, sei nel mio stesso corso di inglese. »
Mi girai. « Non eri di corsa? » lo guardai in cagnesco.
« Sì, stavo andando nell’aula di disegno artistico. Per caso sai dov’è? Credo di essermi perso, e sono in ritardo. Tu non hai lezione? »
Sembrava che non avesse notato il mio tono di voce irritato e nervoso, perché era calmo e gentile. Possibile che un novellino dovesse farmi perdere tempo?
« Non ho lezione. » Ammisi infine. « Seguimi »
Lo condussi fino all’aula di disegno artistico, che aveva la porta aperta. Lui entrò, con le spalle curve come per chiudersi a riccio e nascondersi dall’imbarazzo.
« Salve » mormorò.
L’insegnante, altissimo ma molto magro, quasi ossuto, sulla sessantina, alzò il volto chino su di un foglio sulla cattedra. « Tu devi essere Edwyn Swift. » concluse. « Sei in ritardo, ma non importa. Siediti pure in quel banco vuoto. »
Il suo tono era umile, quasi bonaccione, ma serio. Appena Edwyn si spostò per avviarsi verso il banco a lui destinato, il professore mi notò nella mia posizione, in piedi, a fissarlo, a poche spanne dalla porta.
« E tu, signorina? Non hai lezione? »
Mi avvicinai all’uscio. « No, io volevo cambiare corso ma … »
« Allora accomodati in aula »
Non capii subito. « Cosa? »
« C’è un posto libero in questo corso » sorrise.
« Ma non so se è adatto a me » replicai.
« Okey, hai ragione. Partecipa alla lezione, così provi. »
Entrai cauta nell’aula.
« Il tuo posto è accanto a Edwyn. Tieni » disse porgendomi un foglio rigido A3. « Disegna qualcosa che ti rappresenti. Voglio vedere cosa sai fare. Lo stesso vale per te, Swift. »
Lo afferrai e raggiunsi il mio banco, sedendomi dove il professore mi aveva indicato. Dopo aver chiesto una matita e una gomma iniziai, dopo qualche minuto di esitazione, a disegnare.
Terminai prima che me ne rendessi conto. In bianco e nero, un enorme lupo, per tutta la sua lunghezza, mi fissava stampato sul foglio.
Abbandonai le braccia sul banco, con le dita che facevano male. Disegnando il lupo, mi ero sfogata e il mio umore risultava calmo e tranquillo, a differenza di prima. E mi ero, quindi, dimenticata della furia e di Kate.
Edwyn fissò il mio lupo. « E’ bellissimo » mormorò. « Sei bravissima »
Per tutta risposta sorrisi appena. « Anche il tuo disegno è bellissimo »
Davanti a Edwyn, un angelo con le ali aperte dominava il foglio bianco. Non era ancora finito del tutto, ma qualcosa, nei tratti dell’angelo, mi ricordava l’autore. Non riuscivo a trovare l’origine di quella assurda sensazione, infondo l’angelo aveva il viso basso, come sfinito, e il ciuffo ricadeva coprendo alcuni tratti del viso; ma le ali, grandi e possenti, erano dritte e forti, come se fossero in gran parte loro a reggere il resto del corpo. Osservai ancora il disegno: era di una bellezza straordinaria. Niente a che vedere con il mio lupo.
Edwyn sorrise, e mi fissò ancora. L’irritazione delle ore precedenti cedette il posto esclusivo all’essere lusingata.
Nell’istante in cui aprii bocca per chiedergli perché mi fissasse, il professore raggiunse il nostro banco. Guardò attentamente il lupo e l’angelo, poi il suo sguardo si posò su noi due. In particolare, si fermò su di me.
Possibile che mi fissino così intensamente tutti? Devo aver sicuramente qualcosa fuori posto oggi, pensai.
« Considerati iscritta a questo corso » disse, con il sorriso compiaciuto di chi ha fatto un grande affare.
La campanella suonò.
Nel memo del cellulare, aggiunsi la scritta Angelo e Lupo.
Un gesto semplice, fatto ingenuamente rispetto a quello che sarebbe successo di lì a poco.

ANGOLO DELL'AUTRICE E rieccomi a commentare il primo capitolo! Le cose si evolvono lentamente, è vero, ma penso che questo rispecchi quello che succederebbe nella realtà. Non amo le storie 'frettolose'.
Qui si inizia a conoscere Liz, un personaggio che amo. Un po' dark, un po' punk, un po'..."a modo suo", sì, probabilmente è così che è il suo stile e il suo pensiero.
Edwyn diventa, al contrario di Liz che non lo è mai stata, subito popolare. Infondo, non ditemi che la faccia da bravo ragazzo non attrae quanto quella da stronzo che tutte amiamo. Forse è questo quello che differenzia Edwyn da tutti i protagonisti maschili dei romanzi recenti: non è il classico bastardo, misterioso e cattivo ragazzo. Forse, questi ultimi due aggettivi vanno attribuiti a Liz.
Comunque, non vi anticipo nulla! Spero leggerete il seguito.
Recensite, recensite, recensite!
Bye :)
  
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