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Autore: Paddy_Potter    28/09/2014    1 recensioni
Ciao a tutti! Questa storia è il proseguimento di "A Brother to Save", una mia fanfiction terminata l'estate scorsa. Qui narrerò di Orion Black, di come la sua giovinezza non fu così tranquilla come immaginiamo. Ora che entrambi i suoi figli se ne sono andati, tristi ricordi affiorano alla sua mente. Con uno slancio di fantasia ho aggiunto un nuovo personaggio, destinato a cambiare molte cose nella famiglia Black e a riportare alla luce alcune verità che sono state taciute.
Ma forse non è troppo tardi per salvare la situazione.
Perché, alla fine, anche le stelle più nere riescono a brillare.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Orion Black, Regulus Black, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Marionette
 
 
 


 
Quando Orion raggiunse il pianterreno, notò subito che una tagliente freddezza permeava l’aria.
Suo padre e sua madre ostentavano sguardi indifferenti, dai quali penetrava però un immenso fastidio. Volgendo l’attenzione verso i genitori di Isabelle, il ragazzo notò le stesse espressioni avverse, celate dietro leggeri sorrisi evidentemente forzati. L’unica persona che non dava l’impressione di voler abbandonare quel luogo il prima possibile era Lucretia, la quale, affrontando silenzi alti come muri e sguardi astiosi, tentava in tutti i modi di fare conversazione. Non appena ebbe notato la presenza di Orion, gli lanciò un’occhiata allarmata.

Il ragazzo si fermò al termine delle scale ed Isabelle fece lo stesso, anche lei irrigidita dall’atmosfera tesa.
“Molto bene, è stato un piacere.” Sentenziò il padre di Orion, alzandosi e stringendo la mano alla signora Robinson, anche se dalla sua voce traspariva quanto poco credesse nelle sue stesse parole.
“Altrettanto, signor Black.” Rispose la donna allo stesso modo e, scambiati i dovuti convenevoli, i Black raggiunsero il porticato e se ne andarono.
Orion ebbe appena il tempo di lanciare un ultimo sguardo ad Isabelle, sperando di trovare nei suoi occhi una spiegazione all’accaduto, ma incontrò la stessa espressione stupita e sconcertata che era dipinta anche sul suo volto.
Tuttavia, prima di sparire alla sua vista dietro la porta d’ingresso, la ragazza gli lanciò un fugace sorriso.
 
*
 

“È totalmente inaccettabile!” esclamò James Robinson non appena la porta di casa si fu richiusa. “Dei puristi in tutto e per tutto! E per di più così legati all’idea della razza e della loro innata superiorità! Ci siamo totalmente sbagliati sul loro conto, Glenda. Non sono affatto cambiati, esattamente come ti avevo detto. In fondo, una singola generazione non sempre può fare la differenza…”
Il signor Robinson si abbandonò sul divanetto, sbottonandosi nervosamente la giacca e lisciando via le pieghe dai pantaloni, evidentemente turbato dalla conversazione svoltasi con i Black.
“Scusatemi, mi sono persa qualcosa?” chiese Isabelle, quando anche la madre si fu accomodata di nuovo.
In quel momento i signori Robinson si resero conto che la figlia non era presente quando la discussione era avvenuta.
“Oh, Isabelle, c’è stato un piccolo battibecco tra tuo padre e il signor Black, nulla di cui tu ti debba preoccupare.” Tentò di minimizzare Glenda. Non voleva che suo marito si infervorasse di nuovo, quindi tentò abilmente di cambiare argomento. “Non sarebbe un’ottima idea quella di fare una passeggiata per Diagon Alley vista la bella giornata?”
Purtroppo Isabelle non aveva affatto intenzione di desistere così facilmente.
“A me sembra proprio di dovermene preoccupare, visto che avete tentato di combinarmi il matrimonio senza nemmeno chiedermi cosa ne pensassi di lui!” proruppe, adirandosi e incrociando le braccia al petto. Lanciò un’occhiata gelida ai genitori: se volevano tenerla fuori dal discorso, avrebbero dovuto pensarci prima.
“Isabelle, tesoro, una signorina non incrocia le braccia in quel modo, è un’abitudine degli uomini…” la riprese piano la madre, in un ultimo tentativo di divagare.
“Non – mi – INTERESSA! Me lo potevate anche dire!” esclamò a quel punto, decidendo di abbandonare del tutto il protocollo.
“In questo momento non ha importanza, Isabelle.” La fermò il padre, ora più calmo. “Visto che comunque non se ne farà niente. Hanno ideali troppo distanti dai nostri, non voglio imparentarmi con gente di tal genere.” Concluse, allentandosi i primi bottoni della camicia.
Tu non vuoi imparentarti?” sibilò glaciale la ragazza.
Ma come potevano escluderla così? Era lei che avrebbe dovuto sposarsi, lei che avrebbe dovuto cambiare casa, lei che avrebbe dovuto passare la sua vita con un ragazzo che appena conosceva!
“Avresti dovuto sentirli, bambina. Il loro argomento preferito sembra essere la loro insensata superiorità sui Babbani, il signor Black è stato davvero insistente su questo punto. Fortunatamente abbiamo scoperto in tempo di non condividere gli stessi valori.” Commentò Glenda, inserendosi nella conversazione per dare alla ragazza il tempo di calmarsi.
Isabelle, infatti, ne approfittò per prendere un respiro profondo e poi rispose.
“Tralasciando il fatto che voi non dovreste avere il diritto di combinare la mia vita a vostro piacimento, e vi assicuro che su questo argomento ci torneremo al più presto, sono certa che Orion non la pensi come i suoi genitori.” Affermò alla fine, tentando di mantenere un tono non troppo tagliente. La cosa le riuscì piuttosto bene, anche perché la voce le si addolcì automaticamente nel pronunciare il nome del ragazzo.
“Non importa, Isabelle.” Le rispose il padre. “I suoi genitori, e presumibilmente l’intera sua famiglia, sono così arretrati da sostenere ancora l’idea della schiavitù degli elfi domestici. Anche se il ragazzo in sé non la condivide, cosa che mi pare molto strana, comunque prima o dopo dovrai incontrare i suoi familiari.”
La ragazza fece per rispondere, ma la madre la anticipò.
“A proposito del ragazzo…” s’intromise infatti la donna, “…credo sia meglio che tu stia alla larga da Orion per un po’, mia cara. Anzi, non cercare di incontrarlo mai più.”

In quel momento, Isabelle si sentì gelare.
 
 
*


“Posso avere la sfrontatezza di chiedere cos’è successo?” prese parola Orion non appena ebbero raggiunto il soggiorno, senza nemmeno degnarsi di nascondere il sarcasmo.
Circa cinque minuti dopo si sarebbe totalmente pentito di aver posto quella domanda, ma in quel momento ne era del tutto inconsapevole. L’occhiata d’avvertimento di Lucretia, infatti, l’aveva raggiunto troppo tardi, quando ormai la domanda era posta.

“Mi pare che tu ce l’abbia!” gli rispose secco suo padre, accomodandosi nella poltrona e passandosi stancamente una mano sugli occhi. Per il signor Black quella era stata decisamente un pomeriggio da dimenticare. Non solo avevano rischiato di imparentarsi con degli innovatori ignari del valore inestimabile del proprio sangue, ma aveva pure dovuto subirsi una predica riguardo ai diritti degli elfi domestici da parte di quel Robinson! Che errore inconcepibile che avevano fatto…

“Orion, credo tu abbia capito la motivazione di questo incontro…” incominciò suo madre, in tono misurato. Melania Black era stata favorevole fin da subito ad un’unione tra Orion ed Isabelle, ma non appena aveva intuito le incolmabili differenze che c’erano tra le due famiglie, aveva insistito per tornare a casa senza perdere altro tempo.
Ora, però, dovevano spiegare al ragazzo perché avevano organizzato tutto questo alle sue spalle. In linea di massima, Orion, da bravo Purosangue quale era, non avrebbe dovuto prenderla troppo male, ma c’erano sempre da considerare gli influssi deleteri che Ryan Richmond avevano su di lui.
Melania non era molto d’accordo a riguardo di quell’amicizia, ma sembrava una delle poche alle quali suo figlio tenesse davvero, quindi non aveva mai tentato di impedirla, nonostante la (secondo lei) pessima educazione di Ryan.
Rimaneva quindi una sola opzione: spiegare la loro presa di iniziativa verso i Robinson nel modo più calmo possibile.

Peccato che Orion non la pensasse allo stesso modo.
“Sì!” la interruppe il ragazzo. “Fortunatamente per voi ho capito le vostre intenzioni non appena vi siete presentati e, se non ve ne siete accorti, mi sono ampiamente adoperato per non farvi fare brutta figura!” esclamò, mentre la rabbia che aveva provato poco prima rifioriva in lui.
“Orion, siediti.” Lo invitò Lucretia, tentando invano di calmarlo.
La ragazza infatti lo conosceva bene ed era sicura che, in quel momento, il ragazzo non fosse in vena di risposte educate.
Orion la fissò, infuriato, ma si bloccò all'istante, non appena notò quella luce colpevole nei suoi occhi.
Quella consapevolezza lo sconvolse e tentò in tutti i modi di negarla: insomma, si trattava pur sempre di Lucretia, lei non l'avrebbe mai fatto, gliel’avrebbe sicuramente detto…eppure era troppo evidente.
“Tu lo sapevi?” le chiese senza giri di parole, pregando che lei negasse. Non poteva averlo tradito, non ora che tutto si stava capovolgendo…
Lei lo guardò, sperando di riuscire a trasmettergli tutto lo sconforto che provava in quel momento.
“Sì.” Sussurrò.
Un’altra considerazione che Orion avrebbe fatto successivamente riguardo a quella conversazione, sarebbe stata rivolta alla sorella, poiché mai il ragazzo si sarebbe aspettato un tale tradimento da parte sua.

“Bene, benissimo.” Rispose quindi, prendendo un respiro profondo e tentando di mascherare senza successo la delusione che lo assaliva. “Quindi vi siete tutti riuniti a mia insaputa e mi avete programmato i prossimi dieci anni di vita o vi siete limitati al matrimonio?” chiese, sperando si infliggere più dolore possibile con quel tono freddo.
“Orion smettila di comportarti come se tutto questo fosse una novità!” lo rimproverò suo padre, esasperato e furioso. “Sono secoli che le famiglie Purosangue si uniscono così, secoli! Non hai nessun motivo di essere stupito!”
“Ma padre, io…”
“Non mi interessa, è sempre stato così e sempre lo sarà! Comunque, per tua consolazione, non sposerai quella ragazza. Suo padre è una totale causa persa, così liberale e innovativo, è perfino arrivato a dirmi che gli elfi hanno dei diritti! Che siamo disumani ad utilizzarli come domestici!” scosse la testa, appoggiandosi di nuovo allo schienale della poltrona, precedentemente abbandonato per zittire il figlio. “Fortunatamente abbiamo scoperto in tempo di non condividere gli stessi valori…”

Lo stavano escludendo.

Era una decisione che avrebbe cambiato la sua vita e loro stavano decidendone i particolari senza nemmeno prenderlo in considerazione!

Orion rimase in silenzio e fece scivolare lo sguardo da suo padre a suo sorella ed infine a sua madre: la prima sembrava veramente dispiaciuta per l’accaduto e lo guardava in modo compassionevole, ma Orion sapeva che non sarebbe mai riuscito a perdonarla per quell’affronto; la seconda fissava il marito approvando le sue parole, così scioccata dall’errore che stavano per compiere e allo stesso tempo visibilmente sollevata dall’essere riuscita ad evitarlo in tempo.

Cosa doveva fare? Come doveva reagire? Doveva fare qualcosa, si trattava del suo futuro! Non potevano deciderlo loro in base ai loro comodi, non era giusto! Ci doveva essere un modo per fermare tutto questo, doveva solo trovarlo.
Provò a pensare all’ultima volta che c’era stato un litigio in famiglia per colpa sua: com’è che ne era uscito?
Dopo che Orion ebbe scandagliato la sua mente alla ricerca di quel ricordo, stranamente senza alcun risultato, finalmente capì: non c’era mai stata nessuna lite per colpa sua.

Si rese conto che, in passato, anche se ciò che doveva fare non gli piaceva, lui l’aveva sempre fatto, perché era giusto farlo per non causare problemi in famiglia.
Vide che goni singolo suo atto di ribellione era stato placato in tempo dall’autocontrollo che i suoi genitori gli avevano imposto, così da non destare problemi.
Notò che, ogni volta che la sua vita era stata decisa da qualcun altro, lui non aveva posto domande né obiezioni, si era adeguato e basta.
Perché era giusto farlo.
O, meglio, perché gli era stato detto che era giusto farlo.
E perché lui aveva finito con il crederci.
Non si era mai chiesto se i suoi parenti fossero nel torto, se il mondo si potesse vedere anche sotto un’altra luce. Non ci aveva mai neanche lontanamente pensato, troppo preso nell’esercitarsi con la dialettica. Si era semplicemente fidato del loro giudizio, trasformandolo nel suo.
E solo ora, dopo venti anni di tacita approvazione, si accorgeva di non essere stato altro che una marionetta, un trofeo da esibire occasionalmente.
Tutta la sua frustrazione, tutta la sua rabbia soffocata svanirono, lasciando il posto ad una landa desolata di fredda delusione.

“Speravo foste migliori di così…” sussurrò, più a se stesso che ad altri, ma quando lo ebbe detto si rese conto che le sue parole non avevano senso. La sua famiglia era sempre stata la cosa migliore, la cosa più pura a cui avesse mai potuto aspirare. Per la sua mente, almeno fino a qualche tempo prima, non esisteva qualcosa di superiore ad essa. Ora però era sceso dal piedistallo, aveva visto com’era realmente la sua casa, com’erano tutte le persone di cui si era fidato…aveva visto che erano tutt’altro che perfette.

Mai come in quel momento Orion si sentì solo, come un unico libro sopra un’immensa scrivania, come un solo bicchiere posato sulla tavola, come l’ultima marionetta abbandonata sul palco.

Mai come in quel momento, Orion si sentì indicibilmente lontano da casa.
 
 
 
 
 
 
Angolo autrice
Lo so, è passato un mese dal mio ultimo aggiornamento, e mi vergogno totalmente e fin nel profondo di me per questa lunga attesa, ma avevo momentaneamente perso l’ispirazione e poi è cominciata la scuola, che mi ha assorbita peggio di una spugna…ma sono tornata. Forse aggiornerò meno spesso rispetto al periodo estivo, ma troverò il modo di comparire più o meno ogni due settimane!!
Allora, in sunto, ci sono i nostri due piccioncini che sono costretti a scendere dal mondo delle nuvole a causa di un bel problema: le famiglie non vanno d’accordo, e questo tra i Purosangue doveva decisamente essere un disastro. Abbiamo anche la presa di coscienza di Orion, che qui è stata un po’ smorzata dalla delusione, ma che vi assicuro avrà ancora più sfaccettature e produrrà effetti importanti sulla storia a partire dal prossimo capitolo.
Una domanda: non sono troppo psicanalista, vero? Cioè, mi soffermo troppo a lungo sulle decisioni fondamentali dei personaggi? Se lo faccio è perché sono davvero importanti e complesse, non è che una persona stravolge la sua vita in due ore giusto perché non ha altro di meglio da fare…solo non vorrei risultare prolissa.
Ora me ne vado, lasciate un commento per dirmi cosa ne pensate;)
Anna
 
 
  
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