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Autore: xniallscoolguitar    28/09/2014    0 recensioni
“Sorellona, alzati. E' tardi, dobbiamo andare a scuola!” e fu a quelle parole che la ragazza scattò in posizione eretta, colta da un'improvviso attacco di panico.
Eh? Scuola? Ma non è sabato? Erano questi le domande che affollavano la mente della povera Cora, che ancora non riusciva a collegare il cervello.
Con un gesto veloce si scrollò di dosso i pesanti piumoni che la tenevano imprigionata su quel materasso, così morbido e invitante, prima di correre verso il calendario personale appeso al frigorifero.
Oggi è il diciassette, e il diciassette è... merda!
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E mentre la ragazza era immersa nel suo mare di pensieri, la campanella trillò facendola sobbalzare e per poco non cadde dalla sedia, ma riuscì in tempo ad evitare una figuraccia, ad afferrare le sue e correre come un fulmine verso il suo armadietto.
Sicuramente ora vi starete chiedendo del perché della sua agitazione, vero?
Beh, perché alla prossima lezione ci sarebbe stato matematica, e matematica era una – o meglio l'unica – materia che aveva in comune solo con Louis e questa volta non si sarebbe tirata indietro.
Che la vendetta verso Eleanor Calder abbia inizio.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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II

 

 

 

 

 

 

Durante tutto il tragitto che la separava dal suo armadietto, Cora si ritrovò ad essere insultata in – forse – tutte le lingue possibili del pianeta, e non poteva di certo dare a quelle persone che, poverette, erano finite sulla sua traiettoria. In parole spicce, aveva combinato una strage: non solo era inciampata più e più volte nelle sue stesse scarpe, ma aveva anche rischiato di trascinare con sé metà del corpo studentesco che si trovavano con lei in quel corridoio. Comunque riuscì a salvarsi in corner, fortunatamente.
Ovviamente, sorvolando il piccolo incidente di calcolo, la ragazza era riuscita ad arrivare incolume all'aula di inglese giusto in tempo e si stupì notando la casse quasi al completo.
Ah giusto, le interrogazioni... si ricordò la ragazza, che non si scompose minimamente. Lei l'aveva già fatta, anzi se l'era fatta anticipare di proposito dalla professoressa, sapendo che i suoi turni al lavoro sarebbero diventati più pesanti nello stesso periodo delle verifiche e Cora sapeva che la sua addizzione, ovvero lei più lavoro, più matematica non avrebbe dato un ottimo risultato. Già, lei e i numeri non andavano affatto d'accordo.
E così la ragazza, spinta da un moto di sollievo, entrò in classe. Tendo a precisare che cercava di nascondere quell'ombra di sorriso che le minacciava di dipingersi sul suo volto, mentre camminava a passo lento verso il banco di Louis Tomlinson.
Inutile mettervi al corrente del fatto che il suo cuore aveva iniziato a battere come un tamburo, che quasi non le minacciava di uscirle dalla gabbia toracica e che lo stomaco, al solo pensiero di doversi trovare accanto a quella meraviglia, iniziò a popolarsi di farfalle. Ma quello che raggiunse proprio il colmo fu il cervello, che in quel momento non riusciva neanche a creare una frase di senso compiuto.
Ehy Lou, il posto è libero? Nah, troppo scontato pensò Cora, maledicendosi per la sua sfacciataggine. Non poteva mica chiamarlo “Lou”, lei? Non era una sua amica né tantomeno conoscente, nulla di tutto ciò.
Uhm, c'è qualcuno seduto qui? Neanche questo va bene, troppo banale! Pensò stizzita ed esasperata, avanzando perfino l'ipotesi di girare i tacchi e sedersi altrove ma, quando arrivò a quella conclusione, si ritrovò difronte al ragazzo. Impallata, come al solito.
Bene, se avesse ricominciato a balbettare, sarebbe stata la fine della sua breve vita e avrebbe, come minimo, dovuto trasferisi in antartide, essere adottata da dei pinguini e andando a vivere in un igloo.
“Serve aiuto?” chiese il ragazzo con una voce cristallina, munito di un sorriso divertito stampato in volto, notando il leggero disagio che aleggiava sul viso della ragazza che si era fermata a fissarlo da più di cinque minuti.
Ma se era così maledettamente bello, lei che ci poteva fare? Mica poteva coprirsi gli occhi in sua presenza?
“Uhm, beh, no. Volevo solo, ehm, chiederti se questo posto fosse libero” aveva detto velocemente lei senza – o almeno quasi – la presenza di qualche balbettio, ma comunque il rossore sul suo viso non diminuiva, anzi. Il suo rossore era direttamente proporzionale alla vicinanza con Louis Tomlinson.
“Wow” esclamò lui, parecchio divertito “Allora parli? Ed io che credevo che sapessi solo balbettare” e a quella piccola costatazione amichevole, Cora non potè evitare di mettere su un piccolo broncio. Aggiungo anche leggermente offesa.
Cioè, non era mica colpa sua se era timida? No, un momento. Lei non era affatto timida, ma sicuramente qualunque tipo di ragazza, se fosse vicino al ragazzo che le piace, reagirebbe nello stesso identico modo, giusto?
“Già” sospirò lei leggermente affranta, prendendo posto e sedendosi accanto a lui e lasciando cadere la zaino malandato lungo il pavimento.
“Ma il mio è solo un modo per depistare le persone, sai, per poi coglierle di sorpresa con la mia avvenente parlantina, il che serve parecchio dato che se volessi commettere un omicidio, nessuno penserebbe mai che sia stata io” borbottò Cora con un espressione alquanto diplomatica sul volto, come se quello che stesse dicendo avesse anche solo un briciolo di senso, infatti si aspettava anche delle risate da parte sua, che con sorpresa non arrivarono.
“Beh, non fa una piega. E poi, detto francamente, non hai la faccia di una che commette omicidi. Non lo penserei neanche se ti vedessi con i miei stessi occhi” ridacchiò, prima di partire con un altra domanda.
“Ma dimmi, chi uccideresti mai?” chiese curioso il ragazzo, guardandola attentamente con i suoi occhi blu. Non credeva che una ragazza del genere covasse odio per qualcuno. Beh, ad essere sinceri non credeva proprio che un tipo come lei riuscisse a covare sentimenti come l'odio. No, non faceva proprio per lei. La timidezza e la dolcezza, forse quelle si che le calzavano a pennello.
“In questa scuola?” chiese e Louis per tutta risposta annuì.
Beh, la risposta era facilissima: Eleanor Calder, ecco chi avrebbe tanto voluto far fuori in quel momento. Ecco chi avrebbe voluto togliersi di torno, una volta per tutte, così da non ricordare più i brutti ricordi. Perché si, anche se Cora non voleva assolutamente ammetterlo, c'era qualcos'altro che la spingeva ad odiare così tanto quella ragazza tutta niente cervello, e non solo il fatto che le aveva rubato il ragazzo di cui era cotta. Lei era la prova concreta che i suoi non c'erano più. Perché lei c'era sempre stata nella vita di Cora, durante il pirma e il dopo, e vederla ogni giorno non faceva altro che ricordarle che era tutto vero, che non era un incubo dal quale si poteva fuggire svegliandoti, perché gli occhi sono già aperti e vigili, e questo Cora non poteva proprio accettarlo.
“Tutti” si lasciò sfuggire, sospirando, facendo rimanere il ragazzo di stucco, sfogliando distrattamente il suo libro di matematica i cerca di qulcosa che avesse potuto catturare la sua attenzione, ma non accadde. Le parole matematica e interessante non adrebbero mai inserite in una stessa frase, a meno che non siano divise da un “non è”
“Uccideresti anche me?” chiese increspando le labbra e mettendo su un piccolo broncio, il quale fece spuntare un piccolo sorriso sul volto di Cora e lei lo ringraziò di cuore per avergliene strappato uno.
“Nah, a quanto pare tu non fai parte della mia lista” ammise divertita chinando la testa in avanti e lasciando che delle ciocche scivolassero sul suo viso.
“Perfetto, vorrà dire che sarò un tuo complice” esultò divertito agitando un pugno in aria, prima di raggelarsi sul posto al suono di una voce gracchiante e agghicciante.
“Tomlinso, interrogato. Ora vedremo chi esulterà”.





Angolo autrice: 
ecco il secondo capitolo, ragazze!
Inutile dirvi che spero vi piaccia e 
tengo a ringraziare le ragazze che l'hanno messa
nelle preferite/seguite/ricordate
Spero in recensione ç__ç
xx


xniallscoolguitar

   
 
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