Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: nafasa    07/10/2008    1 recensioni
Rimasi paralizzato. Ero in trappola. Tenni fissi gli occhi nel punto in cui avevo visto qualcosa, con la mente che valutava frenetica le possibilità di fuga e i muscoli rigidi, pronti a scattare. Ma feci un balzo in piedi, quando dall’ombra emerse la cosa più strana che avessi mai visto. “Quo vadis, gnat?”
Genere: Malinconico, Fantasy, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO TRE: IL DISCORSO DI ZABLUDA

La prima stupida domanda che mi venne in mente riguardava come mai non avesse né coda né pinne e non fosse nel mare, ma la repressi all’istante. Non era possibile. Semplicemente non era possibile. Così glielo dissi. Ma ciò non la fermò. Aveva giurato.

“Mi hai fatta giurare su Wyvern. Ora non posso mentirti. Come facevi a saperlo?”

“E’ stata la prima cosa che mi è venuta in mente, non era niente di premeditato.”

Ed era la realtà.

“Da dove comincio?”

“Beh direi che un buon punto sarebbe dirmi come ti chiami.”

“Nella tua lingua, o in una delle tue il mio nome è Zabluda, radoznao. Sono una sirena, o meglio, lo ero. Aspetta. Vieni qui.”

“Perché?”

“Io ho giurato. Ora tocca a te. Quello che ti racconterò non lo devi dire a nessuno, fino a che non lo decido io. Ti metto un Vincolo di Silenzio.”

“Spara.” Dissi, e mi avvicinai. Non sapevo perché mi stavo facendo trascinare in quello strano e assurdo gioco. Le sirene non esistevano. Quella ragazza era pazza. Stava delirando. Doveva essersi fatta di qualcosa. E allora il sogno? La mia testa era una grande confusione, e penso questo sia stato uno dei motivi che mi portarono a credere a quella storia. L’altro era molto semplice. Era una novità. La ragazza, Zabluda, mi incuriosiva. Non poteva essere vero. Ma se lo fosse stato? Avevo un disperato bisogno di sognare, di credere in qualcosa, per folle che fosse. Così mi avvicinai. Puzzava.

“Accetti di non dire niente della mia storia a nessun essere senziente fino a quando lo vorrò io?”

Mi poggiò un dito sulla fronte.

“Che roba è?” non potei trattenere una risatina, ma lei rimase terribilmente seria.

“Lo giuri?”

“Va bene, lo giuro.”

Apparentemente non successe niente. Zabluda tolse il dito dalla mia fronte e fischiò, il cane ricomparve. Camminò lentamente fino alla sua padrona e si distese al suo fianco, enorme, appoggiando la testa su una gamba della ragazza. Io mi rimisi seduto.

“Ora dimmi come ti chiami.”

“Liron.”

“Liron, ho chiamato Wyvern perché siamo una cosa sola. Le sirene hanno una parte umana e una animale. Qui non potevo venire come sirena, quindi mi hanno dovuta cambiare. Hanno separato la mia parte umana da quella animale. È stato parecchio doloroso. Dovevano togliermi la mia parte da pesce, perché per quello che devo fare sarebbe stato troppo scomodo. Potevano trasformarmi in una centaura, ma qui non ce ne sono, e neanche fauni e simili. Così hanno optato per spezzarmi, così do meno nell’occhio.”

Stavo per dirle che un centauro forse avrebbe dato meno nell’occhio di lei con il suo cane, ma non lo feci.

“Sono stata sorteggiata per fare da Specula, da finestra. Quello che hai visto nei miei occhi è reale. È quello che sta accadendo nel mio mondo. O almeno in un pezzetto. Ma solo mentre eri Tutto. Quello che hai visto quando eri te stesso non è mai successo. Hai proiettato quello che ti passava per la testa in una visione. Avevo bisogno che tu mi dicessi quello che hai visto perché io non posso vedere quello che accade nel mio mondo. Sono stata pensata come oggetto. Ti ho fatto vedere Moore per sapere se funzionavo. Devo fare la mia funzione.” Il tono della sua voce era molto duro. Non le piaceva fare la sua funzione. “Sono stata mandata in questo mondo per il vostro capo. Sono una specie di messaggio per lui. Attraverso di me può vedere che succede a Moore, nel mio mondo, non so come lo chiamate voi, e se gli piace. Quindi portami da lui.”

Cosa voleva? Cos’era? Era convinta che io conoscessi questo capo? Ero esterrefatto. Il nostro capo? Cosa blaterava quella? Il capo di chi? Moore? Cos’era quel posto?

“Avevi detto che mi spiegavi tutto. Invece mi stai confondendo ancora di più! Non so di che capo parli, non ne ho la minima idea! E non ho mai sentito parlare del tuo mondo.”

“Smrt! Di che capo vuoi che parlo? Di quello del vostro popolo! Di quello che ha mandato un bel pezzo di voi nel nostro mondo! Di quello che tuba con la Regina! Di quel govno de peacock che…”

Non riuscivo a muovermi. Quella era una pazza scatenata. Anche Wyvern stava ringhiando. E poi in che lingua parlava? Io veramente quel capo non lo conoscevo. E non lo conoscevo perché non ne esistevano. Neanche uno. Non che io sapessi. Dalla Guerra non c’era più nessuna forma di governo. I capi si erano fatti tutti fuori tra loro. E poi la Guerra se la ricordavano a stento i vecchi! Come poteva pensare che ci fosse un capo?  A patto che nel suo mondo non si sapesse proprio niente di qui. Ma non mi sembrava. Pazzesco. Ero l’immagine stessa dell’incredulità. Zabluda aveva smesso di urlare e respirava profondamente. Poi parlò, con la voce calma e ragionevole di chi deve spiegare a un bambino piccolo perché non si può urlare in chiesa.

“Scusa se non riesco a rimanere fissa sulla tua lingua. Me le hanno insegnate tutte insieme. Non puoi non conoscere il capo del tuo popolo. Mi stai mentendo. Forse non lo conoscerai di persona, ma saprai dove si trova. Non occorre che cerchi di proteggerlo da me. Posso insultarlo. Ma non posso nuocergli. E una volta che sarò davanti a lui non potrò nemmeno parlare. È molto facile l’incantesimo per zittire, e uno come lui lo saprà fare di sicuro. Mi hanno lasciato la voce solo per poterlo trovare. E di certo non si arrabbierà con te, perché sono un dono che dovrebbe gradire molto. Anzi, sono sicura che ti ricompenserà se mi porti da lui. Non hai motivo di temere. Sono solo una Specula.”

E mi prese una mano tra le sue. La cosa mi faceva sentire molto stupido. Lei parlava e parlava di cose che non esistevano come fossero tra le più ovvie del mondo e io fossi un deficiente che non capiva. Così con lo stesso tono da persona molto paziente le risposi.

“Zabluda, dico sul serio, il mio popolo non ha un capo.”

Si scostò.

“Smrt. Posso provare se dici la verità?”

“Che mi devi fare?”

Non volevo essere la cavia di altri esperimenti balordi.

“Solo guardarti negli occhi. E tu resterai qui.”

“Va bene, fallo se non credi alla mia parola!”

Puntò gli occhi nei miei. Di nuovo. Ma questa volta non cominciarono a muoversi, rimasero solo degli occhi spettacolari. Ora potevo osservarli bene. Sembravano blu, ma erano fatti da un’infinità di pagliuzze di sfumature diverse.

“Liron, il tuo popolo ha un capo di cui tu sia a conoscenza?”

“No.”

Il blu mi entrò dentro. Era gelido, ma elettrizzante. Avere qualcosa di estraneo nel corpo non è una sensazione comune. Soprattutto non così in profondità. A scavare dentro. Come quando si beve dell’acqua troppo fredda e la si sente scendere giù fino allo stomaco. Poi Zabluda imprecò e tutto finì. Scattò in piedi e il mastino con lei. Parlottava e declamava in lingue che non conoscevo a Wyvern, che uggiolava camminando incerto e senza stare fermo. La ragazza era agitatissima e andava su e giù per lo spiazzo di terra arida dimenando le braccia.

Aveva scoperto che le dicevo la verità. Ben le stava. Ora era nei guai. Cercava un capo che non esisteva. Pensai a quando avrei raccontato quella storia incredibile a mio fratello. No, non avrei potuto. Il Vincolo. E poi credermi? Chi mi avrebbe mai creduto? Ero solo e intimidito con una ragazza esagitata e pazza che poteva far vedere altri mondi con gli occhi e un cane grande come un vitello che guaiva per calmarla. Incredibile. Paradossale. Surreale. Comico.

Bellissimo.

Zabluda si calmò e si sedette di nuovo.

“Tu sei un umano.”

Annuii divertito.

“Certo, sei uguale a quelli del mio mondo.”

“Ma non erano sirene?”

“Anche umani. Sono arrivati anche umani a Moore. Non sappiamo come. Non pensavamo che qualcuno in questo mondo avesse abbastanza magia da aprire un varco. Per tutte quelle persone poi.”

Tante persone… la Sparizione

La Regina stessa ha fatto fatica a farmi passare a me in tutte e due le parti. Ma tutti quelli. Bisogna essere molto potenti. Così l’umano che lo ha fatto si è dichiarato capo del suo popolo. Ha dei contatti con la Regina. E anche per quello ci vuole un bel po’ di magia. Dev’essere un uomo potente. Ed essendo tu un umano non ho sbagliato mondo.”

Ragionava ad alta voce, facendo dei gesti con le mani, tendeva ed intrecciava i fili immaginari del problema. E uno di questi fili la collegava con la Terra. Ed era un filo piuttosto grosso. La Sparizione.

“Queste persone che tu dici quanto tempo fa sono arrivate da voi?”

“Non so se calcoliamo il tempo alla stessa maniera… aspetta… il tempo che ci si mette a costruire navi come quella che hai visto. Il tempo che ci si mette a scoprire che si è in un altro mondo. Il tempo che ci si mette a trovare le sirene. Il tempo che ci si mette a trovare il modo di cacciarle, catturarle e ucciderle. Il tempo che ci si mette a scoprire che una sirena morta vale molto di meno di una viva. Il tempo ce ci si mette a costruire delle vasche piene di acqua sulle isole per tenere dentro chi si cattura. Il tempo perché chi tenta di fuggire da quelle vasche, luoghi di stupri, di torture, di spettacolo, di umiliazione, di morte, capisca che è inutile, che si morirebbe disidratati uscendo. Il tempo di capire che anche costituendo un esercito non si riuscirebbe a vincere gli uomini. Il tempo di scoprire che il loro tocco provoca terribili piaghe alle nostre squame. Il tempo che ci vuole per capire che ribaltare le navi fa morire quelli che ci provano. Il tempo che ci è voluto alla Regina per cercare un accordo. Il tempo che ci è voluto per trovare un accordo con questo capo che non esiste. Un accordo che prevede che non si catturino più selvaggiamente le sirene, ma ogni anno verranno fornite due coppie direttamente dalla Regina alle loro vasche. In cambio le sirene si impegnano a proteggere i marinai che vanno per mare a costo della loro vita! Il tempo che ci vuole perché una Regina delle sirene si umili a tal punto da mandare una sua stessa suddita trasformata come dono per suggellare il patto che tenta di fermare la carneficina del suo popolo a un capo che non esiste!”

Si bloccò. Piangeva. Mi guardava con quelle pozze di oceano che aveva nel viso e piangeva. Se avevo ancora qualche dubbio, questo svanì all’istante. In quel momento capii che era tutto vero.

Mi sollevai sulle ginocchia e lentamente, con un dito, le accarezzai una guancia pallida, tirandole su una lacrima. Abbassò gli occhi sul mio indice e si scostò. Si toccò gli occhi e mi guardò con aria interrogativa.

“Cos’è?”

“Cosa?”

“Quest’acqua.”

Non sapevo cosa risponderle. Avevo un groppo in gola.

“Sono lacrime. Stai piangendo.”

Sfiorò una ciglia, raccolse una lacrima e si guardò il dito. Poi lo leccò.

“Gli umani perdono mare dagli occhi? In voi c’è del mare?”

“Non è mare è solo… una cosa che c’è negli occhi.”

“Ma è salato come il mare. Come hai detto che si chiama?”

“P-piangere.”

Guardò di nuovo il suo dito. Poi il mio. Li intrecciò.

“Non avevo mai pianto prima.”

Ci guardammo ancora qualche attimo, mentre il sasso che sentivo nello stomaco cresceva a dismisura. Fu lei ad abbracciarmi. Si buttò su di me di getto, affondando la testa nell’incavo del mio collo. Sentivo le sue ultime lacrime sulla mia pelle. Il mare dei suoi occhi. Poi la abbracciai anche io. Forte. Molto forte. E il peso si sciolse.

Aveva un odore cattivo. Quasi fetido. Lo riconobbi. Era l’odore che aveva il pesce morto sulle spiagge che avevo visto da bambino. Lo respirai a fondo, nonostante mi facesse schifo. Finché non lo sentii più. Rimanemmo abbracciati molto a lungo, senza che mi eccitassi. Ad un certo punto Wyvern si distese vicino alle nostre ginocchia. Un alito di vento passò tra i nostri capelli. Un pezzo della stoffa di Zabluda si mosse lievemente. Forse era il sacco della spazzatura. Le sussurrai nell’orecchio.

“Io non ti mollo più.”

E rise.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: nafasa