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Autore: Kathys    07/10/2008    4 recensioni
Dimenticare.
Pare semplice come parola.
Eppure nessuno ci riesce.
O almeno non totalmente.
Questa è la storia di colei che,
come tutti noi,
Non ce la fece mai.
Breve Fanfiction a due Capitoli, in cui per la prima volta sarà presente Jacob in una delle mie storie.
Ary
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buonasera a tutti.

 

Ed ecco terminata questa piccola Fanfiction. Grazie a chi ha letto e commentato.
baci

 

 

 

 

 

 

 

 

§}¤ Goodbye my Lovefriend ¤{§

 

 

 

 

 

 

All'alba, quando l'orologio sul mio comodino segnò le 9:00, ci alzammo.

Era arrivato il momento.

 

- Prendo un mio momento da umana. - azzardai, tentando un sorriso, mentre mi dirigevo verso la porta.

Edward mi scrutò attento, incerto se ridere o no. Alla fine si concedette una risatina, una via di mezzo se così si vuol dire, che m'accompagnò mentre andavo in bagno.

Mi lavai e pettinai, sistemandomi come se mi recassi ad una festa. Ma quella non era affatto una festa.

Rientrando in camera, trovai un grosso pacco accanto ad Edward, sul letto.

Ad una mia domanda inespressa, lui scosse le spalle, sussurrando.

- Alice. -.

 

Sbarrai gli occhi. Sciocca vampira con manie di persecuzione!

Mi azzardai ad aprire il pacco, trovandomi tra le mani un biglietto.

 

 

 

 

Il vestito adatto per

quell'occasione.

 

Lascia che il passato sia il passato, Bella.

Non lasciare che qualcosa o qualcuno

che tu stessa hai abbandonato,

ti faccia soffrire di nuovo.

 

 

Alice

 

 

 

Lessi due volte il biglietto, incredula. Aveva ragione.

- Grazie Alice. - mormorai a occhi socchiusi, aprendo il pacco del tutto.

Afferrando le spalline dell'abito, lo alzai davanti a me. Un tenero fruscio di morbida seta accompagnò il rapido dispiegarsi del lungo abito nero. Semplice, lungo e elegante. Alice aveva ragione, era perfetto.

Insieme, nel pacco, trovai un paio di sandali, neri anch'essi, con due centimetri di tacco. Ringraziai mentalmente l'agilità acquisita con la trasformazione.

 

- Sei bellissima. - esclamò Edward, dopo che mi fui preparata. Il vestito, accompagnato dalle sue scarpe, accarezzava morbido le mie curve. I capelli erano sciolti, a ricader lisci sulle spalle, e al polso destro si trovava un braccialetto, con due pendenti.

Il lupo di legno e il cuore di diamante.

 

Asserii con lo sguardo, esortandolo a sbrigarsi.

- Va bene, ora andiamo per favore. -.

Annuì, e salimmo in macchina. Saremmo potuti andare anche a piedi, ma nessuno dei due aveva fretta.

 

La Bmw rombò in tutta la sua potenza, diretta inevitabilmente a La Push. Eravamo riusciti ad ottenere un permesso speciale, solo per quell'occasione.

Altrimenti non avremmo mai potuto varcare il confine, ne parcheggiare accanto alla casa dei Black.

Il cielo, nuvoloso e allo stesso tempo cupo, preannunciava tempesta.

 

La puzza, mista ai profumi della foresta, mi colpì violenta e decisa, facendomi arretrare per un istante. Edward ghignò, ma se ne pentì non appena incrociò il mio sguardo.

Leggeri come elfi, ci dirigemmo verso la spiaggia, luogo di provenienza dell'odore dei licantropi.

Ma ci fermammo, purtroppo, prima.

 

Il cimitero indiano si trovava a una decina di metri dalla spiaggia. L'ingresso, un arco di legno con alcuni simboli tinti di rosso, m'apparve più opprimente che mai.

Varcando la soglia, riconobbi alcuni tra i miei ex amici. Quil ed Embry mi vennero incontro, lo sguardo mesto. Il primo, ormai sulla cinquantina (così appariva) stringeva una donna anziana, che non feci fatica a riconoscere in Claire. La bimba con il fratellone migliore del mondo.

Accennarono un sorriso, che mai potè contagiare gli occhi.

 

- Grazie per esser venuta, Bella. - mormorò. Si teneva a distanza, ma era felice di rivedermi.

Seth, pochi metri più in là, salutò Edward con un cenno della mano.

Tutti, io ed Edward compresi, arricciavamo il naso. Ma nessuno osò lamentarsi della puzza.

Attraversammo lentamente il cimitero, passando accanto alle tombe di Sam e Emily. Chinai il capo a quelle, sospirando.

 

Il tempo e il suo corso non sono imbattibili per poveri mortali.

 

Poi, finalmente, raggiungemmo la bara, ancora esposta, che era la nostra meta.

 

Perfetta e per qualche modo rustica, la bara, bianca, giaceva accanto ad un cumulo di terra smossa. M'avvicinai, accarezzando appena la scritta incisa sul dorso superiore.

 

 

Jacob Black

1989-2071

 

 

Chiare lettere dorate risplendevano nell'aria opprimente che s'era creata nel cimitero. Il mio cuore, ormai morto, guizzò dal dolore. Strinsi più forte la mano di Edward, che mi strinse a se. Protettivo.

S'accusava del dolore che stavo provando. Era colpa sua, secondo lui.

Eppure sapevo benissimo che la colpa non era di Edward. La colpa era mia e mia soltanto.

Io, una stupida e fragile umana, avevo tentato di imprigionare in una gabbia d'oro un raggio di Sole. Avevo commesso il peccato di desiderare una cosa che mai avreebbe potuto esser mia.

Ed ora, riaprendo la gabbia, ero rimasta sorpresa del fatto che quel raggio, corroso dall'attesa, si fosse spento per sempre.

L'unica mia speranza, era che Jacob avesse trovato qualcuna alla sua altezza.

Eppure sapevo che ciò non sarebbe mai potuto avvenire.

Novant'anni prima, alla mia partenza, gli avevo lasciato una metà del mio cuore. Ancora pulsante di vita, l'avevo strappato con ferocia e l'avevo riposto in un cofanetto, che gli avevo donato.

 

E io, dopo tutti questi anni, ero tornata a riprendermelo, sperando di trovarlo vivo e vegeto?

 

Arretrai, mentre alcuni indiani afferravano la tomba di Jake e la sollevavano.

Il maschio Alfa migliore della storia, ecco cos'era.

Con solennità venne deposto nella tomba, e fu Embry a parlare.

 

- Son certo, che tutti noi vorremmo esprimere il nostro dolore per questa perdita. - esordì, chinando il capo - Ognuno di noi ha il diritto e il dovere di dire quanto gli abbia voluto bene e l'abbia ammirato. Tuttavia... -.

Si fermò, rialzando lo sguardo. Pura onice che m'osservava, mentre la mano destra s'alzava verso di me, in un gesto d'invito.

- Tuttavia credo che Bella abbia il diritto di iniziare. D'esser la prima a parlare, in quanto per anni il cuore di Jacob ha vissuto interamente per lei per quasi novant'anni. Ed in quanto è stato il suo nome l'ultima parola che ha abbandonato il corpo del nostro confratello. -.

 

Fece un passo indietro, lasciandomi il posto, davanti ai presenti. Tirai un sospiro, ringraziando mentalmente il licantropo per avermi concesso di dare l'addio a Jake.

Guardai Edward, che mi annuì.

 

- Beh. - iniziai. La mia voce, musicale e dolce, era contratta da un dolore troppo grande per esser espresso.

 

- Tutti noi conoscevamo Jake. Jake, quel ragazzo che si sarebbe battuto mille e più volte per difendere chiunque. Quel ragazzo che mi aiutò quasi un secolo fa, quando ero diventata un mostro... - mentre parlavo, avevo voglia di piangere. Le parole fluivano straziate e sincere. E via via, il mio capo si volse alla bara.

 

- Jake. Scusa se non sono rimasta. Ti amavo, avevi ragione. - Come faceva male parlare al passato. - Il dolore seguitone era quasi insopportabile, per me. Non oso immaginare cosa tu abbia passato. Rimango sorpresa, ma allo stesso tempo arrabbiata, per il fatto che tu non ti sia riuscito a rifare una vita. Una vita senza di me! Solo questo ti avevo chiesto. -.

 

Mentre parlavo, sentii gli altri allontanarsi senza far rumore. Avevano capito che era il nostro ultimo incontro. E volevano che fosse nostro soltanto.

Edward, in disparte, ascoltava in silenzio. Una smorfia sul volto che tentava malamente di nascondere.

 

Mentre parlavo, alcune gocce scesero dai nuvoloni sopra di me. Goccia dopo goccia, la pioggia mi cadde sui vestiti, sui capelli. A disfarmi quel filo di trucco che mi ero concessa.

 

Il cielo piangeva per me.

 

Mi scappò una risatina, isterica più che altro.

 

- Piove. Visto, Jake? Riesci a farmi piangere anche ora. Sei incorreggibile. - una pausa, un sospiro, e poi ripresi più seria.

 

-Jake eri e sei il mio migliore amico, il mio Sole. Mi spiace davvero averti fatto soffrire in questo modo, ma son certa mi perdonerai. Lo ripeto. Avevi ragione sul mio cuore. Ti amo e ti amerò per sempre. T'auguro, almeno lassù, di trovare la pace. -.

 

Terminai così, soffiandogli un bacio. La terra, mentre parlavo, era stata deposta sulla sua bara.

 

Sulla lapide, a mia richiesta, era stata aggiunta una semplice frase, in fondo.

 

 

Il migliore amico che io abbia mai avuto.

Sei stato il mio Sole, grazie.

Grazie per tutto.

 

 

Mi strinsi nelle braccia, mentre la pioggia iniziava a cadere via via sempre più fitta sul cimitero.

Edward mi cinse da dietro in un abbraccio.

- Sei stata fantastica. Ne sarà felice. - mi sussurrò all'orecchio destro.

C'incamminammo insieme verso l'uscita del territorio degli Indiani, io stretta tra le sue braccia.

 

Alice aveva ragione. Il passato era passato.

E Jacob Black era il mio passato.

 

 

E l'unica cosa che potevo dirgli, ora, era:

 

 

Goodbye my Lovefriend

Addio mio Amico del Cuore

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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