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Autore: theodelrey    01/10/2014    0 recensioni
Una madre perde la figlia in un ballo di dolore che conosce solamente lei. Comincia ad immergersi nella sua vita raccontadogli della propria, si immergere nel proprio panico che l'ha cullata dolcemente.
Dopo avere trovato il suo diario, Elsa, decide di scrivere delle lettere alla figlia morta. Ci sono due campane che suonano, da una parte abbiamo la madre disperata che cerca di capire il perchè del suicidio della sua piccola, e dall'altra abbiamo lei, Caia. Un animo felice, controccorente, che lascia un segno indelibile del proprio essere.
Questo romanza racconta del girotondo della sopravvivenza, che ogni giorno è una lotta continua per continuare a vivere per se stessi e per chi, ormai, non c'è più.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ho trovato il tuo diario, Caia. Era sotto il letto, insieme a qualche vecchio calzino rosa intriso di polvere. Era lì il tuo cuore. Non l'avevo mai visto nella tua camera o in mano a te, era un tuo segreto, una cosa che ti tenevi dentro in più. Vorrei leggerlo, figlia mia, si vorrei leggerlo. A distanza di settimana io ancora non ho capito il motivo del tuo suicidio, davvero. Non ho mai capito nulla di te, non ho mai indagato da madre, non ho scavalcato le tue barriere. Mi sono lasciata cullare dalla tua indifferenza distratta, dal tuo dolore mancato. Ci sono stata quando ti servivo, e in quel momento ho fatto il mio meglio. Ma, io non so il perchè sei morta. Certo, si, so come sei morta, ma il perchè non lo so. Spesso i suicidi sono quelli che odiano la propria vita, che non trovano soddisfazione in nulla del loro fare. Davvero eri così, tesoro? Davvero odiavi il mondo e tutto quell'odio ti ha portato alla morte? Per questo ho deciso di leggere il tuo diario, e nel farlo, ti racconterò un po' di me. Non ci siamo mai scambiate le mancanze, non ci siamo mai messe a tavolino per discutere del proprio passato. No, ci siamo colmate da lontano, come si fa con le dighe che dividono il mare. Ci siamo scavate. Siamo due cascate d'acqua io e te, siamo due fili veloci che scontrano forza tra di loro. Ti prego, perdonami. Non sono una brava persona, le brave persone non si intrufolano nel diario delle figlie, ma io ho bisogno di sapere, Caia, ho bisogno di capire. Devo trovare la soluzione al mio dilemma di madre, ma ti parlerò di me, promesso. Ti racconterò di cose che ho tenuto dentro il mio cuore per una vita, le ho lasciate morire dentro di me e no su un diario di cartone. Le ho allevate, come mostri, e le tenute dentro, come cani. Il passato, figlia mia, non è mai la parte migliore di noi stessi. Certo, spesso vorremmo tornare ad un singolo momento ormai finito della nostra vita, mentre in altre situazioni siamo incuriositi dal futuro. Io amo il presente, lo amo da morire. Perchè tutto quello che accade nel presente diventa velocemente trascorso o desiderato. Non hai tempo di pensare, è già tutto fatto, è già tutto andato, puoi solo sperare. Si muore anche nella speranza sai? Ci si annega come stupidi in quel mare. Ma tu non sei morta nella speranza, no, tu sei una persona migliore. Io penso che le persone migliori, quelle per cui ne vale sempre la pena, siano quelle che purtroppo si perdono dietro amori impossibili, che impazziscono per qualcuno che non le amerà mai, che ad essere felici ci hanno provato una volta o due e poi hanno smesso, perché tanto la felicità non è roba per loro. Le persone migliori sono quelle che vanno convinte, sono quelle che al primo “ti amo” non credono mai, sono quelle che lo sanno che innamorarsi non è da tutti e per un’ora d’amore sacrificherebbero anni di vita. Le persone migliori non si lasciano impressionare dai complimenti, dal sesso, dai grandi gesti. Le persone migliori si innamorano per motivi assurdi, ché a raccontarli gli viene da sorridere. Penso che le persone migliori soffrano tanto per essere quello che sono. E tu hai sofferto molto, lo so, lo sento da madre. Per questo sono qui, per questo ho il tuo diario tra le mani. Per convincerci di quello che non so, per rendermi partecipe ad una tua realtà che non esiste più. In questa lunga e calda giornata di fine Agosto ti racconterò di me, Caia, e tu mi racconterai di te. Perchè svuotarsi a vicenda le proprie malinconie non fa mai male, e tu il dolore non lo senti più. Ti farà paura sapere certe cose e io avrò paura di sapere certe cose di te. So che eri corteggiata da molti ragazzi, so che eri uno diamante grezzo in mezzo a tanta noia. Ma la tua bellezza sta nello sguardo, nel giocare con la tonalità della voce. Quando vuoi entrare nel cuore altrui, Caia, tu usi ogni parte del corpo. Ed è una cosa che ho amato molto di te. Sono stesa ancora sul tuo letto, ho detto a tuo padre che non c'ero tutto il giorno per finirti di scrivere di me, finirti di raccontarti le mie bugie. Voglio la tua attenzione, anche se non ci sei. Ma per me ci sei, ci sei sempre stata figlia mia.
   
 
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