Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Meg Explosion    01/10/2014    3 recensioni
Armin Arlert si trova in un ospedale, posto che lui odia a prescindere, ma che dopo un po' comincerà a piacergli poiché una persona gli insegnerà cosa vuol dire amare veramente senza paura di perdersi, perché uno volta che ci si è trovati non si torna più indietro.
Mai come nel momento nel quale ha visto quei occhi si è sentito a casa.
Eremim.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Armin Arlart, Un po' tutti
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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In Equilibrio.

Capitolo 9: un po' tutto








 
How would your life be different if…You stopped making negative judgmental assumptions about people you encounter? Let today be the day…You look for the good in everyone you meet and respect their journey.
- Steve Maraboli
 










-Armin, apri la porta!-
Armin si rotola nel letto, sentendosi male perché non riesce a trovare una pecca nel discorso di Jean, per quanto volesse non fosse vero. Anche se la tristezza è bella se essa è scritta, vissuta è tutta un’altra cosa. Non ci sono paesaggi che ti fano sentire meglio, non ci sono le parole esatte per descriverla e vivere con una persona che sta male è già triste, ma amare una persona così fragile? L’onore di non soffrire per lungo tempo imparando anche una lezione di vita è dato solo ai personaggi principali.
-Armin, ti prego!-
Non importa quanto si cerchi di pensare positivo, quanta forza si cerca di avere, c’è sempre qualcosa che riesce a buttarti giù, qualcosa che non deve per forza centrare con te, può succedere anche al tuo migliore amico, al tuo amante o ai tuoi genitori. Armin pensa sempre che sarebbe più doloroso vedere qualcuno a cui tiene piangere piuttosto che piangere per se stesso. Non gli importerebbe se tutta la tristezza del mondo diventasse un suo peso a patto che tutti gli altri sorridessero. Ciò che importa sono le persone che gli stanno attorno e che i loro sogni si realizzassero.
-Armin!-
Non c’è nulla a questo mondo che possa competere con il mare, è così importante che dopo la morte dei suoi genitori Armin non ci è mai voluto andare; voleva conservarlo per qualcosa di bello. Tutte le creature che ci vivono sono così maestose, così belle; non c’è nulla che non vada in loro.
-Apri questa dannata porta!-
Per non parlare di quanto sia bello passare una settimana in montagna, neve e maglioni. L’aria fredda che sembra purificare i polmoni, un abbraccio caldo; non c’è nulla di meglio.
-Mi sto stufando!-
E le città d’arte? Con i loro edifici decorati, il loro tocco romantico, le loro storie… il mondo è così bello.
-Mi sta preoccupando!-
Perché ami tanto il mondo?
-Sto entrando!-
Forse perché i ricordi più belli si fanno in posti più belli di un ospedale?
-Prendo la chiave, Armin!-

 
Forse perché ti senti così chiuso in queste mura?
Cosa?
Queste mura, Armin, sono troppo alte perché siano scalate.
Non capisco!
E’ semplice, sei troppo piccolo e debole e nessuno ti aiuterà stavolta.
Che cosa dici, spiegalo!
Mi dispiace, non posso. Per quanto tutto questo sia ingiusto.

Ne ho bisogno! Perché nessuno mi dice niente? Perché non riesco a farcela da solo? Cosa c’è che non va in me? Perché sono così debole? Sono solo un peso, vero? Tutti mi trattano bene solo perché ho un passato difficile, lo fanno solo per questo. E’ tutta pena quella che hanno negli occhi, anche quando avrebbero dovuto essere straniti dal fatto che uscivo con un ragazzo, poi con una ragazza, poi con un ragazzo e così via; hanno solo fatto un sorriso strano e mi hanno detto “se ti rende felice”. Vorrei che mi avesse reso felice! Vorrei che il mio continuo cercare per la persona che mi facesse sentire bene avesse dato dei frutti! Volevo andare fiero e dire il nome dell’essere che mi amava! Voglio qualcuno che duri, qualcuno che mi faccia venir voglia di vivere solo per vederlo sorridere! Ne ho bisogno, veramente, veramente bisogno, perché sono un peso che deve essere portato, anche se non lo voglio! Da solo non posso stare.
-Armin! Piccolo mio, perché piangi?- la zia di Armin entra nella stanza trovando suo nipote con la faccia sul cuscino.
-Sono solo un…-
-Ehi, no, va tutto bene. Chi ti ha fatto male, hm?-
La zia mette la sua mano sopra i capelli di Armin, scompigliandoglieli leggermente.
-Sono io che continuo a farmi male-
-E’ il mondo che è stupido, non di certo tu, mon amour-
La zia di Armin, pur non avendo nessun rapporto sanguigno con Armin, l’ha sempre trattato come uno dei suoi figli e ogni volta che le vede non può far a meno di sentire ancora quei occhi gelidi che aveva quando era così piccolo.
-Voglio solo stare solo-
-Così puoi pensare ancora? Nah, mi servi giù, tuo cugino non sa nemmeno prendere in mano una scopa-
Armin si alza dal letto e segue sua zia cominciando ad aiutarla nel pulire un po’ il salotto, ma niente migliora, le parole di Jean continuano a farsi breccia nella mente di Armin.
 
 



-Levi, secondo te dovrei dirglielo?-
Eren è nel caffè dell’ospedale e guarda mentre Levi si toglie il camice e, con molto orgoglio, sfoggia la maglia che aveva preso a un concerto dei Nirvana.
-Dopo tutto rimanete tutti piccoli, arroganti e manipolatori bambini-
-Seriamente, cosa devo fare? Dirgli “Ehi Armin, forse non ti ricordi ma qualche anno fa in chi sa quale universo, tu ed io eravamo soldati e sconfiggevamo creature alte 15 metri o più che ci volevano mangiare; in più eravamo tipo super extra migliori amici e io ti voglio ancora troppo bene per lasciare che tutto questo…-
-Smettila di blaterare, non devi dirglielo, mi dispiace. Nemmeno quattrocchi si ricorda del suo amore per i titani, cazzo vuoi che si ricordi Armin? Meglio se ne stanno fuori, sai…-
Levi si ferma e si sistema gli orecchini.
-… è meglio che tutti vivano questa vita senza avere incubi ogni notte, poi…-
Ora, con cautela, inserisce il piercing di metallo luccicante nel naso.
-… magari qualcun altro se lo ricorda; quel Berthold è un soggetto da tenere sotto occhio-
Eren si sistema la maglia del pigiama e torna a guardare Levi, lui sì che l’ha vissuta la sua vita; i tatuaggi sulle braccia, che di solito sono coperti dal camice, lo dimostrano. “Vorrei poter vivere anch’io” si dice Eren.
Dopo la morte di sua madre gli si è aperto un nuovo mondo, o meglio, ha confermato la teoria degli Universi alternativi, o quella della reincarnazione? Non si sa, niente ha un effettivo senso nella mente di Eren; ha ricordi precisi di ciò che era, di ciò che faceva e di chi gli stava accanto, e non riesce proprio a lasciare andare quegl’incubi orrendi: sua madre mentre viene mangiata, sua sorella mentre lo protegge, tutta l’umanità che crede in lui e che lo chiama “L’ultima speranza”; il suo migliore amico che non faceva niente che non fosse per il bene di tutti, senza mai pensare a se stesso; dando tutto, compreso il suo corpo, pur di aiutare, pur di non essere un peso.
-Ero un titano, bastava un morso e Bum, i miei problemi venivano schiacciati, ma ora, per quanto ci provi, non ce la faccia più; niente può più essere schiacciato.
-Io avevo un fisico statuario, ora ho perso un po’ di muscoli, chi è che sta peggio, e Jeager?-
-Tu continui a essere un figo, un grande cazzo Levi, sei l’uomo che ha lavorato più duramente nella ricerca per una cura al cancro, a diciassette anni stavi già facendo il piccolo prodigio in giro per Università, guarda me, a diciassette anni tutto ciò che sto facendo è saltare da una visita all’altra, lasciare che dottori del cazzo mi esaminino il cervello e che mi diano stupidi farmaci che non mi aiuteranno in niente dato che i mio corpo li rigetta! Sono ancora un titano, Levi, solo che devo trovare il modo per…-
-Trasformarti? E poi? Cosa credi succederà? Basta, devi dimenticare tutto, questa è la tua vita, l’hai già fottuta all’inizio, vedi di non farlo per il resto-
Eren sghignazza mentre Levi viene sguardato da vecchiette (probabilmente  per i tatuaggi) alle quali ha probabilmente salvato la vita. Levi rimane comunque impassibile e mette via il suo candito camice.
-Perché non ti cambi negli spogliatoi? Aspetta, fammi indovinare, sono troppo sporchi?-
-Attento che te li faccio pulire come ti ho fatto pulire il bagno nel castello, ricordi?-
Eren ha i brividi, ma per un momento è bello poter parlare di ciò che erano, ciò che hanno fatto, senza menzionare le morti o la merda che è successa.
-Hai rivisto Petra? O Mike?-
-Petra è sposata e ha dei figli-
-Mi dispiace, Levi-
Levi fa schioccare la lingua, facendo intendere tutta la sua indisposizione nel parlare di questo argomento. Eren si chiude la bocca e guarda, con un po’ di pietà e tanta ammirazione, mentre Levi si scompiglia i capelli.
-Non lo dai un abbraccio al tuo cadetto preferito?- dice Eren, aprendo le sue braccia
-Non sei il mio cadetto preferito, Jeager-
-Mi hai spezzato il cuore! Chi è il tuo cadetto preferito, allora? Mikasa?-
-Nah, il tuo pseudo-fidanzato-
-Armin?-
-Lui è intelligente, bravo, simpatico e ordinato; tutto ciò che tu non eri, stupido-
-Se potessi trasformarmi giuro che ti starei già mangiando-
-Abbi rispetto, moccioso-
Eren ride mentre Levi si allontana, lasciando le anziane arpie sconvolte dalla vista di una persona che, dio non voglia, è diversa.
Eren è disteso sul suo letto, si mangia le unghie delle dita e fa il conto alla rovescia.
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Arriva Hanji, puntale come sempre, con delle capsule. Forse sono dei farmaci nuovi, forse sono quelli che prende da qualche settimana; poco cambia, lo faranno stare male comunque.
-Ehi ragazzone, ingoia queste, amico mio-
-Se le ingoio mi dai una caramella?-
-Sei lo fai senza lamentarti chiamo Reiner che ti venga a dipingere il viso-
Eren sorride al pensiero di Reiner che dipinge il viso di tutti quei bambini che sono in ospedale. L’ha visto una volta, mentre, con il viso tutto colorato, giocava con quei fanciulli che si divertivano a colpire, sporcare e buttare a terra quel colosso biondo che è Reiner.
-Non vedo l’ora, Hanji- Eren si ferma un attimo e lasciare cadere il suo sorriso –mi faranno sentire male, promettimi che appena ci saranno degli effetti collaterali mi farai smettere, ora è veramente importante che io stia bene-
-Per stare bene devi prendere delle medicine; queste comunque sono sempre le stesse; potrai comunque fare il pesce lesso intorno ad Armin per un bel po’-
-Non intendevo questo, è che è tanto che non ho episodi maniacali o depressevi e voglio stare su questa onda, sai, stare bene ancora per un po’-
-Nah, secondo me c’è anche un altro motivo-
Eren riconosce quel tono di voce, il “ora-sto-diventando-la-tua-psicologa-quindi-devo-essere-super-professionale”.
Eren non ci casca più però, non fa più il difficile.
-Sì, ok, voglio passare più tempo possibile con Armin-
-E perché?-
Fanculo i “perché”, tutti non fanno altro che chiedertelo, ma non c’è mai un perché e se c’è, tutte le persone lo costudiscono come un tesoro più prezioso della loro vita.
-Perché è mio amico-
-Amico? Lo conosci da poco, però gli hai subito detto ciò che hai passato-
-Lui mi ascolta, sempre, ed è più di un amico, ai miei occhi; è come se ci conoscessimo da una vita-
Quando si parla di coincidenze.
Hanji se ne va salutando, soddisfatta dalle informazioni che ha ricavato da questa chiacchierata.
 
 


Armin controlla il telefono poco dopo che suo cugino ha annunciato la fine delle pulizie.

Da: Marco
Cos’ha fatto Jean?


“Povero Marco, devi convivere con le stronzate di Jean ogni giorno”
Da: Eren
Skype

“Vago”

Da:Eren
hai skype??? Se sì allora il mio nome è donottouchme e c’è il wifi libero al bar1 ti chiam, ok?? Xx


“Credo stia cercando di dirmi che vuole sentirmi su skype”

Per: Eren
io sono arminarlert, ti chiamo ora!


Armin apre il computer e aspetta. Dieci minuti dopo sta guardando Eren mentre cerca di sistemarsi le cuffie; lo sente imprecare e lo vede arrabbiarsi.
-Ehi, grand’uomo, problemi con le cuffie?- dice Armin, ridendo.
-Queste nuove tecnologie sono il prodotto della magia nera, Armin-
-Magia nera?-
-Sì, sì, per esempio, ancora non capisco come funziona la webcam
Armin ride, portandosi le ginocchia al busto e mordendosi il labbro. Erano anni che non aveva una cotta per qualcuno, nemmeno si ricordava come ci si senta. Spera che non finisca mai, gli piace sentire il suo cuore battere anche solo pensando a una persona, adora svegliarsi e pensare a una persona sola, rende tutto molto più facile.
Lui si sveglia alle sei del mattino, pensando a quanto bello è passare ore al telefono con Eren; aiuta i suoi zii a preparare il bar e pensa a quando un giorno potrà farlo con Eren al suo fianco, magari in pigiama mentre bevono un po’ di caffè. Poi tocca ai compiti, che per la prima volta nella sua vita gli sembrano troppo difficili da capire perché la sua mente è in un altro mondo, si prepara da mangiare immaginandosi di cuocere un po’ di pasta anche per Eren e questo lo fa sentire meno solo e distante. Mangia velocemente per poi prendere Alfredo e correre verso la casa di riposo nella quale i suoi nonni riposano, appunto. Suo nonno non peggiora, ma nemmeno migliora, se ne sta seduto su una sedia a rotelle provando stanchezza per ogni piccolo movimento che compie. Sua nonna a stento cammina e se lo fa la sua schiena è così inarcata che solo a vederla fa male. Armin non ha mai notato tutte queste cose prima dell’infarto e prova disgusto verso se stesso, pensa che avrebbe potuto fare qualcosa per aiutarli; smettere di leggere o studiare per qualche secondo e fare tutti i lavori, sente un nodo in gola che non riesce a togliere e come sempre, prima che lui cominci a piangere di fronte a tutti gli anziani, arriva un messaggio da Eren; di solito è stupido, senza senso, indecifrabile, ma Armin ama anche solo pensare che qualcuno gli invii messaggi in un’ora x del pomeriggio, senza voler iniziare una vera conversazione.
I giorni nei quali Eren non ha nessuna visita medica, Armin li passa stando con lui tutto il pomeriggio. Lo accompagna a passeggiare nel giardino dell’ospedale o passa del tempo con Berthold, prestandogli qualche libro.
Ride con Reiner e i bambini che lui fa divertire semplicemente prendendoli in braccio. Ascolta i genitori ringraziare il suo nuovo amico e vede tutte le lacrime che scendono dai loro occhi. Pensa a quanto è bello l’amore che provano le madri e i padri è così pieno e sincero e Armin sa di esser stato il bambino più fortunato al mondo perché in pochi anni ha imparato cosa veramente significa quell’amore e vorrebbe imitarlo, ma non ci riesce; non lo chiamerebbe blocco emotivo, ma gli succede qualcosa del genere dentro.
Poi guarda Eren e tutto sparisce. C’è solo lui e niente sembra mettersi di fronte a loro. E’ semplicemente magnifico ciò che prova per lui perché è vero, sincero e migliore di tutto quello che i libri ti preparano a vivere. Il cuore non batte sempre troppo velocemente, solo nei momenti importanti e ti sembra di morire mentre lo fa. Non è tutto rose e fori, ma i problemi si spostano al secondo posto.
Prova sollievo nel lasciare l’ospedale, di solito verso le cinque del pomeriggio, ma vorrebbe solo non lasciare mai più Eren.
Arriva a casa, fa i compiti, prepara la cena e aiuta nel bar.
Addormentarsi è difficile perché Eren gli invia mille messaggi o pretende che si vedano su skype, ma ad Armin non potrebbe mai sembrare stupido o fuori luogo, si sente anzi molto meglio.
Poi c’è Jean che gli invia altrettanti messaggi con scuse (metà scritte da Marco, perché Dio non voglia che Jean mostri la parte umana di se stesso)
Armin decide d torturarlo ancora po’ con la classica tortura del “ok” scritto dopo venti minuti dall’ultimo messaggio inviato. Geniale e malvagio, ciò che serve.
Anche dopo due settimane continua con quella tattica.
 




-Comunque Eren è un figo, su questo devi dire sì- annuncia Armin, che è seduto nella camera di Jean.
-Può essere quanto figo vuole, ma non sarà mai figo come il mio Marco, quindi gli o solo un sette-
-Sette? Scherzi? Marco non scherza, ma Eren, wow, la figaggine di Eren supera ogni limite-
-Ok, ok, diciamo che passa il mio test solo perché ascolta la musica che piace pure a me, non è per niente male ed è anche simpatico, ma come fai a non litigare con lui? Ci ho parlato due volte da quando l’ho incontrato e l’ultima abbiamo discusso su chi avrebbe vinto tra Hulk e Superman e per poco non l’ho ucciso-
-Jean, amico mio, dopo diciassette anni che hai passato con te stesso non hai ancora capito che sei un piccolo bastardo-
-Ti devo ricordare che tu mi hai baciato, vuol dire che mi trovi figo-
-Avevamo quattordici anni e tu piangevi perché avevi paura di essere gay, dopo hai pianto ancor di più, dopo mi hai obbligato a comprarti del gelato, poi lo hai mangiato continuando a piangere in una maniera veramente poco sexy-
-Primis: mi sei saltato tu addosso, ero una preda facile-
-Preda facile? Non hai nemmeno tirato fuori la lingua, eri una tavola di legno; ma come fa Marco a baciarti-
-Glielo chiediamo?- Jean ride, prendendo il suo telefono e chiamando Marco prima che Armin lo fermi.
-Marcooooo, marcu, marchino, marchi marchi-
Armin non riesce a sentire molto, ma ciò che ode non lo rassicura. Marco è preoccupato che Jean sia tornato a bere e Armin riesce a vedere negli occhi di Jean la tristezza che aveva prima di incontrare Marco.
-No, stavo scherzando con Armin, piccolo mio, scusa-
Come prima dal telefono non si sente molto, ma Jean torna a sorridere e poi ride senza ritegno.
-Smettila, stronzo- risata –non parlo così- risata –ti amo- risata.
Armin vorrebbe avere lo stesso, beh, non esattamente lo stesso, Jean e Marco sono veramente troppo sdolcinati, ma a loro piace così e si sentono bene per questo.
-Jean, prestami Marco e fallo diventare il mio ragazzo, ti prego- esclama Armin, stiracchiandosi esagerandone i movimenti.
-Amico, hai già avuto mille esperienze con circa metà scuola! Cosa vuoi da me? Ti sei persino fatto Vivian, c’è-
-Era solo perché l’ho aiutata a fare i compiti e lei mi ha buttato sul letto-
Armin cambia subito espressione ricordandosi di quel momento. Nemmeno gli piaceva Vivian, ma chi è Vivian?
Jena lo nota e si distende vicino ad Armin.
-Povero Armin, devi convivere con il tuo sex appeal fuori dalla norma ogni giorno, povero piccolo sfortunato-
Armin lascia uscire solo un lamento infastidito. Si diverte a uscire con qualcuno, ma non sa cosa lo spinge a farlo. Ogni persona che pensa possa portargli qualcosa di buono finisce per diventare il suo amante.
Per questo gli piace Eren.
La cosa buona che Eren gli porta è l’amore, sensazione che è così semplice che noi tutti la vediamo contorta e complicata.
Amare non è difficile, essere amati lo è molto di più; la fortuna è che si riceve amore se lo si da.


Da: Eren
Oggi ho solo 10min se vuoi passare xxxxxxxxx


-Jean, vado con Alfredo, ci sentiamo-
-Smettila di chiamare il tuo motorino Alfredo, è spaventoso. Comunque, vai da Eren?-
-Sì, ha solo dieci minuti, voglio andare a trovarlo-
-In dieci minuti si può fare tanto- Jean alza un sopracciglio e fa quel sorrisetto marcato “Kierschstein” che sembra sia quasi una presa in giro.
-Zitto verginella- risponde Armin mostrando la lingua.
-Non è colpa mia se il mio ragazzo ha paura di fare qualcosa di sbagliato. Dannazione, sono il ragazzo più sexy del mondo dopo Chris Evans, Marco e te, perché non vuole fare sesso con me?-
-Ti lascio alla tua disperazione e ti avviso che se continui a parlare della tua vita sessuale con me, giuro che ti faccio portare i miei libri nello zaino per una settimana-
Armin e Jean ridono, alzandosi dal letto e andando verso la porta di casa.
 




-Biondino, come va la vita?- Eren è di nuovo fuori dall’ospedale.
-Andrebbe meglio se ci fossi un po’ di più dentro-
-Voglio prendere questa frase come un invito a scoparti- Armin ride e si sistema la coda. “Ma cos’hanno tutti col sesso oggi?” pensa; “è solo un continuo toccare ed essere toccati senza uno scopo preciso, non riesco proprio a cogliere l’intimità che tutti trovano”.
-Volevo dirti che domani verrà mia sorella, Mikasa, per il week-end e dato che lei porta a casa un ragazzo, volevo farlo anch’io-
Eren arrossisce e porta la sua mano alla nuca.
-Vuoi venire a cenare a casa mia? Mikasa porta questo suo amico irlandese ed io mi porto il mio metà londinese, ti va bene? No perché se non ti va bene dico sempre che…- e rieccoci. Eren comincia a balbettare senza freni, le parole spariscono nell’aria e Armin le ascolta, concentrandosi su quanto l’altro stesse arrossendo.
-Sarebbe veramente bello. Devo portare qualcosa? Aspetta, io ho un bar, porto io il dolce, facciamo delle ciambelle che sono la fine del mondo- Armin cambia argomento poiché le uniche volte che ha provato a parlare di famiglia con Eren lui sembrava totalmente indisposto a portare avanti una conversazione.
Così dieci minuti passano in fretta e Hanji ha già preso per le orecchie Eren prima che i due possano salutarsi. Armin agita la mano e lo saluta.
Dio, si dice, sto per incontrare la sua famiglia.




























Note
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Hyello a tutti. Scusate il ritardo ma questo capitolo è stato difficile da scrivere, il perché ancora non lo so, forse ciò messo un po' più di me questa volta, ma, comunque.
Sto lavorando ad una oneshot al momento (a scuola non riuscivo a fare altro che a pensare alla versione femminile di Marco, dovevo fare qualcosa o quella pazzia sarebbe andata avanti per mesi). Quindi, beh, sì, probabilmente la pubblicherò qui.
Ma parlando un po' di questo capitolo, se avete domade potete pormele nelle recensioni o sul mio blog (tumblr) meg-explosion.tumblr.com 
Grazie a tutti! Giuro che domani rispondo alle recensioni! Giuro, giuro T-T
Bacioni <3 
  
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