Presero
l’impala
e si diressero di nuovo a Lexington e, anche stavolta, Dean
lasciò la guida a
Sam.
Dean era
taciturno e non aprì bocca per tutto il viaggio se non per
rispondere a monosillabi
al fratello.
Arrivarono in un
paio d’ore e parcheggiarono l’auto in un vialetto
sterrato che si addentrava
per qualche chilometro nel bosco dove avevano seppellito il cadavere
della
strega.
“Meno male che
non l’abbiamo bruciata”, disse Sam,
“Altrimenti avresti detto addio ai tuoi
attributi per sempre”.
“Sam, non dirlo
neanche per scherzo. Sono donna da meno di una settimana e
già non ne posso più.
Ma chi ha detto che sono il sesso debole?”, disse Dean,
atterrito al solo pensiero
di rimanere così a vita.
Sam allora non
poté trattenersi dall’infierire ulteriormente e
ribatté, “Su, non farla tanto
tragica. Tutto sommato ti è andata bene. Qualche altro
giorno e ti sarebbero
venute anche le mestrua…”
“No, non… osare nemmeno
pronunciare quella parola”, lo interruppe Dean, mentre
scendeva dalla macchina,
avviandosi nel bosco, verso il luogo dove avevano sepolto la donna.
Sam prese le
pale dal portabagagli e il kit del pronto soccorso e si
incamminò dietro al
fratello.
Dopo qualche
minuto arrivarono nella piccola radura dove avevano seppellito la
strega e Sam,
dopo aver posato la cassetta a terra, allungò una delle pale
a Dean, che lo
guardò senza accennare a prenderla.
“Allora? Non ho
intenzione di passare qui tutta
la notte”,
gli disse.
“Non vorrai mica
far scavare una signora”, rispose Dean.
Sam fece il
gesto di guardarsi intorno con la testa e rispose, “Non vedo
nessuna signora.
Prendi la pala e datti da fare”.
Dean controvoglia
la prese e iniziò a scavare insieme al fratello. Dopo una
mezz’ora, sudato e
con il fiatone, gettò la pala a terra e andò a
sedersi, poggiandosi con la
schiena ad un albero.
“Dean, che diavolo
stai facendo?”, lo rimproverò Sam.
“Non ce la
faccio più. Abbi un po’ di comprensione”.
Sam stava per
ribattere in malo modo, ma poi si rese conto che non stava fingendo,
era
veramente sfinito e lo lasciò in pace, continuando a scavare
da solo.
Dopo un’altra
mezz’ora sentì
finalmente il corpo sotto
la pala.
“Dean prendi una
siringa dalla cassetta del pronto
soccorso. Vediamo se riesco ad aspirare
qualcosa”, disse mentre con il
coltello tagliava il sacco che conteneva il cadavere.
“Che schifo, c’è
una puzza insopportabile”, esclamò Sam, coprendosi
il naso e la bocca con un
fazzoletto”.
Dean si
accovacciò vicino al fratello e gli porse la siringa. Mentre
Sam scostava un
altro po’ il sacco per potere infilare la siringa nel corpo e
aspirare un po’
di sangue, Dean fu investito da un odore nauseabondo.
“Oddio, sto per
vomitare”, disse allontanandosi dalla fossa.
Sam nel
frattempo aveva finito. Si rialzò e riprese la pala, per
richiudere la buca.
“Dean, tutto
bene?”, chiese al fratello.
Dean aveva lo
stomaco sottosopra ma era riuscito a trattenersi dal rigettare e
rispose,
“Diciamo di si. Posso farcela”.
Dopo una decina
di minuti Sam aveva riempito di nuovo la fossa e aveva sparpagliato
sulla
superficie un po’ di foglie, in modo da coprire la terra
smossa.
“Ok, possiamo
andare”.
“Grazie al cielo”,
rispose Dean.
Arrivarono al
bunker poco prima di mezzanotte e Sam si mise subito
all’opera. Raccolse tutti
gli ingredienti di cui aveva bisogno, e li sistemò in una
ciotola.
Dopo aver
aggiunto il sangue della strega gli mancava solo una parte della
vittima dell’incantesimo,
ossia di Dean, che nel frattempo si era dileguato.
Lo chiamò, ma
non ebbe risposta. Andò a cercarlo in cucina e in bagno, ma
non c’era. Allora
provò nella sua camera, ma la porta era chiusa a chiave.
“Dean, sei li
dentro?”.
“Si, dammi un
paio di minuti e arrivo”, rispose senza aprire.
“Ok, sbrigati”,
ribatté Sam un po’ perplesso.
In effetti Dean
comparve nella biblioteca poco dopo, con un sorrisetto malizioso
stampato sul
viso.
“Eccoti
finalmente. Si può sapere cosa stavi facendo. Morivi dalla
voglia di tornare te
stesso al più presto e poi sparisci
così?”.
“Beh Sam, quella
in cui mi trovo è una situazione unica e irripetibile. Avevo
la possibilità di
dare una risposta ad uno dei grandi interrogativi della scienza, e non
potevo
tirarmi indietro, non so se mi spiego”.
“Veramente no.
Puoi essere un po’ più esplicito?”
“Avanti Sammy,
non dirmi che non ti sei mai chiesto se una donna provi le
stesse… sensazioni
in determinate circostanze”.
A quel punto Sam
afferrò cosa intendeva il fratello.
“Ok, ora mi sono
esplose nella mente delle immagini che mi perseguiteranno a
vita”.
“Dai Sammy, non
fare sempre il puritano. Non sei curioso?”
“Ok, qual è la
risposta al grande interrogativo?”, lo assecondò.
“Ti piacerebbe
saperlo. Posso dirti che, ripensandoci, essere donna ha i suoi lati
positivi”,
rispose Dean.
“Ma ora
facciamola finita. L’incantesimo è
pronto?”, aggiunse.
“Quasi, ho solo
bisogno di un po’ del tuo sangue”.
Dopo aver
aggiunto anche il sangue di Dean Sam pronunciò una formula
in latino e gettò un
fiammifero nella ciotola, da cui si sprigionò una fiamma
azzurrina.
“Sam, non
succede niente. Sei sicuro di aver fatto tutto bene?”, chiese
Dean un po’
ansioso.
“Si, ho seguito
tutto alla lettera. Probabilmente ci vorrà qualche ora
perché funzioni. In
fondo non sei diventato donna subito, quando la strega ha fatto
l’incantesimo”.
“Andiamo a
dormire e vedrai che domani sarai di nuovo un uomo”, aggiunse.
“Spero proprio che
tu abbia ragione Sammy”.
Versò le sette
del mattino Sam fu svegliato dal rumore della porta che si spalancava e
da Dean
che lo chiamava.
“Fratellino
svegliati. Guarda, sono di nuovo io, in tutto il mio splendore.
È tornato tutto
al suo posto, ho controllato”, disse, posando una mano
sull’inguine.
“Sono contento
Dean. Come uomo sei fastidioso, ma come donna eri
insopportabile”.
Dean stava per
uscire dalla stanza quando Sam lo richiamò, “Dean,
preparami la colazione, e
poi ci sono i vestiti da lavare”.
“Come scusa?”,
gli chiese il fratello.
“Sarò il tuo
schiavo per un mese. Ti ricorda qualcosa?”.
“Va bene”,
rispose Dean con rassegnazione, “Ma non esagerare,
fratellino”.
Sam passò la
giornata a comandare Dean a bacchetta, intenzionato a sfruttare al
massimo il
mese che aveva a disposizione.
La sera, verso
le nove, Dean si preparò ad uscire. Sam era in biblioteca e
quando il fratello
lo salutò gli chiese dove stesse andando.
“Ti ricordi la
barista dell’altra sera ? Devo sincerarmi che funzioni tutto
alla perfezione, e
chi meglio di lei potrebbe aiutarmi in questo?”
“Sei veramente
incorreggibile. La tua incursione nell’altra metà
del cielo non ti ha insegnato
proprio niente”, rispose Sam.
“Qui ti sbagli
fratellino. Ho imparato due o tre trucchetti che mi saranno molto utili
con le
signore. Se prima ci sapevo fare ora le farò impazzire
Sammy. Lo faccio per
loro, sai. Perché sono un inguaribile altruista”.
Fece l’occhiolino
al fratello e si avviò per le scale.
Sam non si
lasciò sfuggire l’occasione e gli urlò
dietro “Dean, sei sicuro che sia
prudente andare da solo? Qualche cattivone potrebbe
aggredirti!”
“Ah, ah, come
sei spiritoso”.
“E mi
raccomando, non bere troppo. Non ci sarò io a riportarti a
casa in braccio”,
continuò.
“Mi sfotterai
finché vivremo, vero Sam?”.
“Puoi
scommetterci, fratellone. Finché vivremo. E anche
oltre”, rispose Sam
ghignando, mentre Dean si chiudeva la porta alle spalle.
N/A -
Eccoci arrivati alla fine della storia. Grazie a tutti voi che l'avete
letta e spero che vi siate divertiti a leggerla come io mi sono
divertita a scriverla. Un ringraziamento particolare a tutte voi che vi
siete prese qualche minuto per recensire la storia, e a chi
vorrà farlo.