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Autore: reggina    05/10/2014    6 recensioni
Per ogni successo c'è un prezzo da pagare. Per ogni sorriso, conquistato faticosamente, c'è una difficoltà a fare da contraltare. Il mondo dei contrari dà e toglie. Ma, fino a che punto, il destino sarà infido e spietato con Julian?
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jun Misugi/Julian Ross, Yayoi Aoba/Amy
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La partita benefica tra medici ed infermieri si era, presto, trasformata in una sgambettata tragicomica: tra errori grossolani sotto porta, falli al limite del regolamento, strappi muscolari e contusioni dovuti ai blandi allenamenti e alla scarsa tenuta fisica degli improvvisati atleti.

Per dovere di cronaca le due marcature per i medici portavano i nomi del dottor Johnson e del dottor Ross: due gol facili, facili ma che avevano fatto gonfiare il petto dei due improvvisati attaccanti.

Sugli spalti, accanto a sua madre, Julian filmava ogni secondo di quell'esilarante incontro: un ottimo alleato con il quale ricattare Gregory in futuro!

"A quanto pare i tuoi allenamenti non hanno dato i frutti sperati, eh Julian?"

Lo provocò Andy, sorridente, sistemandosi meglio sulla gradinata. Il ragazzo mise in standby la fotocamera del suo cellulare e sorrise.

"Ma se papà e il dottor Johnson sono quelli più in palla!"

Sua madre non si scompose.

"Sarà. Sono certa che se ci fossi tu in campo non ci sarebbe storia!"

Osservò tranquilla.

"Comunque verrò a vedere la tua prossima partita. E anche quella dopo. E quella dopo ancora."

Continuò la donna trincerandosi dietro una finta impassibilità. Julian la guardava meravigliato: era dal torneo di Yomiuri Land, dalla maledetta partita contro la New Team, che sua madre non ne aveva più voluto sapere di andare allo stadio.

"Come posso divertirmi mentre ti vedo giocare con la tua vita?"

Lo aveva bacchettato una volta, l'unica volta in cui Julian le aveva chiesto di essere lì per sostenerlo, per capirlo.

Lo stupore del figlio non la lasciò indifferente ed Andy scoppiò in una risata cristallina.

"Non è detto che il calcio non possa piacermi! Soprattutto dopo questi exploit di papà!"

Si alzò e iniziò a ricacciare le sue cose in borsa: avevano lasciato Himala a casa con Diwata ma la mamma non riusciva a stare troppo senza la sua bambina.

"Io ora devo andare: tu continua a filmare ogni fantastica azione di papà. Avremmo buone prove contro di lui."

Andy gli strizzò l'occhio, con il suo aplomb da donna della giustizia, poi gli scompigliò i capelli. Certe volte quelle tenerezze in pubblico, che i suoi genitori avevano preso a manifestargli quasi fosse stato un dodicenne, imbarazzavano Julian. Il più delle volte, però, era ben felice di quelle attenzioni.

"Ricorda a papà di passare a comprare il latte prima di tornare a casa. Io vado: devo ultimare i preparativi per la festa di questa sera!"

Una festa per Himala. Sarebbe venuta anche Amy: Julian non stava più nella pelle.

"Davvero potrebbe piacerti il calcio?"

Chiese all'improvviso Julian, come a volere un'ulteriore conferma. Sua madre, che si era già avviata, sostò un momento e gli sorrise.

"Dopotutto ho un campione in casa!"

Lui non replicò. L'emozione per quell'attestato di fiducia fu stemperata dal tifo indiavolato che le figlie del dottor Johnson facevano per il loro papà.


**** ****

Gregory accartocciò la lista della spesa e la frugò nella tasca dei pantaloni. Le braccia sue e di Julian colme di sacchetti della spesa: nessuno dei due avrebbe saputo spiegare, in maniera convincente, ad Andy come mai avessero comprato il doppio delle cose spuntate su quel promemoria.

"La mamma non ci manderà mai più da soli al centro commerciale!"

Osservò Julian mentre sistemavano le compere nel cofano.

"Beh buon per noi, no?"

Fece Gregory, ben lieto di essere esonerato da future incombenze domestiche.

"Almeno non torneremo a casa carichi come muli!"

L'osservazione di Julian colpì il padre. Il dottor Ross lo studiò quasi volesse accertarsi di non aver commesso un'imprudenza.

"Accidenti Julian, non avrei dovuto farti portare tutti quei sacchetti. Ti senti bene?"

Va bene preoccuparsi per lui ma non voleva di certo che i suoi genitori diventassero super apprensivi!

"Sto benissimo, papà. Piuttosto, quello malconcio tra noi due sembri tu!"

Osservò solidale il ragazzo. Julian aveva ragione: aveva i polpacci indolenziti e non c'era un solo muscolo di cui non si sarebbe lamentato.

"Eh ragazzo mio il tuo vecchio era abbastanza fuori allenamento!"

Poi prese le chiavi dell'auto e le fece oscillare davanti al naso di Julian prima di porgergliele.

"Che significa?"

Fece confuso lui, incerto se accettarle.

"Io devo riposare un po' le gambe e lo spazio attorno al centro commerciale è abbastanza ampio per far pratica. Vorrai pur prendere la patente prima o poi, no?"

Julian non stava più nella pelle: certo presto avrebbe compiuto diciotto anni ma non si aspettava proprio che suo padre trovasse il tempo per insegnargli a guidare.

"Avanti. Vediamo di che pasta sei fatto, campione. Ti avverto che io sono un istruttore inflessibile!"

Julian montò al posto di guida. Dopo i primi, disastrosi, tentativi in cui rischiò addirittura di ingolfare il motore; grazie ai suggerimenti di Gregory la sua guida si fece più sicura.

"Accosta lì!"

Julian eseguì, con una frenata piuttosto brusca.

"Per fortuna che avevamo la cintura!"

Lo apostrofò Gregory. Poi dal cruscotto estrasse una cartellina e la porse al figlio.

"Cos'è?"

"Un regalo per te! Anzi per noi!"

Aprì e trovò tre biglietti aerei per la Tasmania.

"Andiamo in Australia?"

Chiese scettico. Il dottor Ross si abbandonò contro lo schienale.

"Io, tu e la mamma. E Himala forse. Come quando eri bambino!"

"Perché?"

"Devo mantenere una promessa. Non ho il coraggio per portarti sulla nostra isola: lo sai che non sopporto il freddo! Ma possiamo andare nella nostra città!"

"Ross, la storica citta delle Midlanes..."

Lesse Julian sulla brochure informativa annessa. Poi saltò al collo del padre: un 'impulsivo gesto da ragazzino che non si era mai concesso.

"Oh papà sei fantastico!"

**** *** ****

Himala era un'incantevole bambolina nel suo vestitino rosso con fascia annessa attorno ai capelli ancora biondicci. Tutti gli invitati facevano a gara per coccolarla, per prenderla in braccio o sbaciucchiarla. E lei, abituata ad avere tanta gente intorno, era perfettamente a suo agio.

Julian era un po' infastidito dal fatto che, per una sera, non era lui ad erogare tante attenzioni alla sorellina ma, alla fine, si diede dello stupido.

Per una sera poteva anche distrarsi e provare a divertirsi: avere Amy lì con lui era un buon incentivo per cambiare, per essere più aperto e solare.

La ragazza era stata la prima ad arrivare tra gli invitati e vederla con Himala sulle ginocchia, inesperta anche nel darle il ciuccio, aveva colmato di tenerezza il cuore di Julian.

"Riuscirai a stare lontano da Amy per ben tre settimane, quest'estate?"

Gli aveva sussurrato il dottor Ross scoprendolo imbambolato a fissare le sue donne. . Julian aveva captato il divertimento del padre nel metterlo in imbarazzo quando c'era di mezzo Amy e aveva risposto con un'occhiata di fuoco per poi tossicchiare e riprendere il controllo. La ragazza non aveva capito niente di quel siparietto tra padre e figlio.

Lanciò un'ultima occhiata ai suoi genitori impegnati in una conversazione con una vecchia coppia di amici e poi sgattaiolò in giardino.

C'era una bellissima luna piena ma nessuno sembrava aver approfittato di quel posto di quiete. Eccetto una figura.

Julian sorrise e, quatto quatto, le arrivò alle spalle cingendola alla vita.

"Credi che la luna diventerà rossa se ti do un bacio?"

Le bisbigliò all'orecchio. Amy sussultò: dapprima per la sorpresa, poi per quelle parole.

"Julian vuoi farmi prendere un infarto?"

Si finse sdegnata portandosi una mano al petto, vicino alla scollatura.

"Il problema lo avremmo solo a parti inverse!"

Se ne infischiò lui. Amy voltò la testa: alcune ciocche erano sfuggite dal disordinato chignon e le solleticavano la fronte, facendola più ragazzina, più bella.

"Sei uno scemo!"

Posò una mano sulla gota di Julian e non si oppose quando lui la scostò e se la portò alle labbra.

"L'altro giorno mia ha telefonato Pearson. Quasi sicuramente mi convocherà per la prossima partita: potrò giocare solo uno spezzone di gara ma va bene così!"

Le raccontò, tranquillo.

"Una bella notizia, no?"

Julian si strinse nelle spalle.

"Per me, certo. Per mia madre un po' di meno!"

"Tua madre?"

Fece eco, confusa, Amy sedendosi sul ciglio di un muretto.

"Ha promesso che verrà a vedere tutte le mie partite...Dovrà viaggiare fino a Stoccolma!"

Amy rise all'immagine dell'integerrima signora Ross scendere, trafelata e disordinata, da un aereo di linea.

"E tu ci verrai, Amy?"

La domanda, comprensibile e inaspettata, le fece riacquistare un'espressione seria ma dolce.

"Io per te ci sarò sempre, Capitano!"

Lui le prese la mano e le sorrise: per gratitudine, per la comprensione e per compensazione, per affiatamento.

Per amore.

Avrebbe voluto trovare le parole più belle per renderla partecipe di tutte le emozioni che lei gli aveva fatto scoprire ma non trovò niente di sensato da dire.

"Comunque se mi dai quel bacio sono sicura che la luna diventerà verde!"

Fu Amy ad anticiparlo.

"Verde?"

"Sì, verde di invidia!"

Ora sapeva che Amy era la sua Himala più grande, più importante. Necessario e perfetto miracolo.


*********** **********

Grazie, grazie, grazie davvero di cuore a chi ha seguito questa storia, a chi l'ha inserita tra le preferite e le seguite.

Un grazie gigantesco a chi ha avuto la pazienza di recensire, a chi ha seguito la storia dal principio aiutandomi, con i suoi preziosi commenti, a capire meglio i miei personaggi e a farmi venire sempre nuove idee.

Di idee ne ho ancora molte: se riuscirò a trovare il bandolo della matassa sarò felice di pubblicare presto una nuova storia. Sperando di ritrovarvi!

Per ora non posso che lasciarvi con un ennesimo grazie :)

   
 
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