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Autore: LyraB    09/10/2014    2 recensioni
Il caso Doyle è più intricato del previsto: pochissimi sospetti, alibi di ferro e mancanza di prove. Non basterà nemmeno l'aiuto di una vecchia conoscenza del CBI per risolverlo, anche perchè nel frattempo John il Rosso ha deciso di tornare in campo, pronto a tutto pur di distruggere definitivamente il suo eterno rivale. Tra disegni su Disneyworld, tazze di tè ormai fredde e cartelloni di prima elementare, sarà l'ultimo incontro tra Jane e la sua nemesi. Un incontro che potrebbe rivelarsi più scioccante del previsto.
-- Seguito di "Scarpette Rosse"
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Red John, Teresa Lisbon, Un po' tutti | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Al di là del rosso dell'arcobaleno'
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Il mattino successivo Grace, Wayne e Kimball trovarono Patrick disteso sul divano, con le braccia incrociate dietro la testa e gli occhi chiusi. Il suo respiro lento e regolare poteva sembrare quello di una persona addormentata, ma il consulente era sveglio, sveglio ed attento a quello che lo circondava: Grace che faceva una relazione al pc, ticchettando rapida sui tasti; Wayne che sbadigliava sonoramente, convinto che nessuno potesse notarlo, e Kimball che sistemava le sue cose sulla scrivania, riordinandola metodicamente come ogni mattina.
A quei rumori così familiari si aggiunse il suono di costose scarpe sul linoleum, la cui cadenza era inconfondibile: Ray Haffner.
- Buongiorno a tutti. - Salutò, avvicinandosi.
- Buongiorno. - Grace fu la sola a replicare. Wayne e Kimball si limitarono ad alzare gli occhi dai loro computer.
- Ho due annunci da fare. - Disse poi, appoggiando la giacca e la ventiquattrore sul tavolo.
Al vedere che Patrick non dava nemmeno segno di averlo sentito, si avvicinò al divano.
- Jane. Sto parlando anche con te. Alzati. -
Patrick rimase fermo e in silenzio.
- Jane! - Sbottò Ray, dando un colpo al divano con un piede.
Patrick non si mosse, limitandosi a rispondere con tono piatto:
- Sto dormendo. Non ti sembra che io stia dormendo? Non è educato pretendere che io risponda. -
- Adesso basta con i giochetti, Jane. So cos'hai fatto. -
- Davvero? Spiegamelo, perchè credo di non saperlo io. - Rispose Patrick, rimanendo immobile sul divano senza nemmeno aprire gli occhi.
- Sei andato a fare un sopralluogo in una scena del crimine che non è di nostra competenza! -
- Non so di cosa tu stia parlando. -
- Non prendermi in giro! Sono stato chiamato dal capo di Vaughn, il poliziotto della territoriale che stazionava a casa di quel morto fuori città. Ha detto che siete andati a fargli visita. Tu e quell'idiota senza spina dorsale di Rigsby. - Si voltò verso Wayne e lo indicò con fare minaccioso. - Ti avevo detto di tenerlo d'occhio e non ne sei stato capace. Non credere che non ci saranno conseguenze! -
Wayne lo guardò aprendo e chiudendo la bocca un paio di volte, incerto se arrabbiarsi o spaventarsi davanti a quell'intimazione. Ray però aveva già perso interesse per lui ed era tornato a rivolgersi a Patrick:
- Ieri sera sono stato dal capo e ho ottenuto il permesso di buttarti fuori dalla squadra per insubordinazione e ripetuta infrazione delle regole. Sei fuori dal caso. - Disse fissandolo con occhi gelidi. - Inizia a fare le valigie, Jane, perchè entro stasera sarai fuori anche dal CBI. -
Patrick si mise seduto molto lentamente e altrettanto lentamente si alzò in piedi. Fissò Ray negli occhi per un lungo momento, poi sorrise divertito.
- Sai una cosa, Ray? Non sei il mio capo, non mi puoi cacciare. Solo Lisbon può farlo. -
- E qui arriva il secondo annuncio. Lisbon si è presa un periodo di aspettativa, il capo ha messo me a capo della squadra fino a nuovo ordine. -
- Un periodo di aspettativa? - Domandò Grace incredula. - Non l'avrebbe mai fatto senza avvisarci. -
- Jane, tu ne sapevi qualcosa? - Intervenne Wayne.
- Non vedo perchè lui debba saperne qualcosa. - Disse Ray. - Gli affari di Teresa sono fatti suoi, non deve spiegazioni a nessuno. Soprattutto non a Jane. -
- Jane? - Lo incalzò Kimball.
Patrick non distolse lo sguardo da Ray, ancora in piedi davanti a lui, e rispose in tono piatto:
- No, Cho. Non ne sapevo niente. -
- Tutto questo non è da Lisbon. - Sentenziò Grace cupamente. - Non mi piace questa storia. -
- Stare con Jane vi ha reso paranoici quanto lui, ritenetevi fortunati se non vi sbatto fuori tutti insieme. Lisbon non c'è e io sono in capo alla squadra al suo posto, fine della storia. E adesso tornate al lavoro, il caso di Warren Doyle è ancora aperto. -
Afferrando giacca e borsa uscì dall'open space a lunghi passi, sparendo in direzione dell'ufficio di Teresa.
Intanto, nell'open space, Grace fissava gli altri agenti con gli occhi preoccupati.
- Anche a me questa storia non convince. - Disse Wayne, in risposta alla sua aria dubbiosa.
- Dobbiamo scoprire dov'è Lisbon. - Replicò Kimball.
Patrick si avvicinò alla scrivania di Wayne e li guardò tutti e tre con un'aria insolitamente seria e determinata negli occhi azzurri. In mano aveva il libro che aveva sfogliato tutta la notte.
- La troverò io. - Disse, serio.
- E come pensi di fare? - Domandò Wayne.
- Seguirò un filo rosso. - Disse Patrick, sibillino.
Appoggiò il libro sulla scrivania e poi sparì fuori dalla porta. Wayne si sporse per leggerne il titolo - Leggende e racconti dall'oriente - senza però ottenere le risposte che cercava.


Il rumore di una porta che sbatteva in lontananza svegliò Teresa.
Non sapeva quanto tempo fosse passato da quando si era concessa un po' di riposo, ma i suoi muscoli intorpiditi le dicevano che era ferma da troppo tempo nella stessa posizione; mentre cercava di riattivare la circolazione nelle gambe indolenzite le parve di udire dei passi.
Tese l'orecchio per ascoltare meglio quello che accadeva fuori da quel ripostiglio buio, ma l'unico suono che lo riempiva era il battito violento del suo cuore.
Il pensiero di essere ad un passo dall'incontrare di persona John il Rosso le fece rizzare i capelli sulla nuca.
Non avrebbe dovuto addormentarsi, avrebbe dovuto rimanere sveglia e escogitare un piano.
Gentilmente svegliò Dorothy, scostandole i capelli dal viso.
- Dorothy. Dorothy, sveglia. -
- Ancora cinque minuti. - Mormorò la bambina.
- Tesoro, ascoltami bene: dobbiamo essere sveglie. Se qualcuno scende qui non possiamo farci trovare addormentate. -
- Hai sentito qualcuno aprire la porta? -
- Sì, ma… -
- È Patrick che viene a prenderci? -
- Non lo so. - Sussurrò Teresa, posandole un dito sulla bocca per impedirle di parlare ancora a voce così alta. - Se la porta si aprirà dovrai fare esattamente quello che ti dico: dovrai scappare e correre finchè puoi, il più lontano possibile da qui. Ci penserò io a fermarlo, se cercherà di inseguirti. -
- Non voglio andare via da sola. - Rispose la bambina. - Quell'uomo fa tanta paura. Lui ha… ha spinto giù dalla finestra il mio vero papà. Eravamo in quella stanza, loro gridavano, lui lo ha spinto forte e poi… -
La voce di Dorothy si spense in un sussurro e la bambina tirò su col naso.
Teresa le prese il viso tra le mani e le accarezzò le guance, posando la propria fronte contro quella di lei.
- Devi essere forte, Dorothy, devi essere coraggiosa: sarà facile come sconfiggere la Malvagia Strega dell'Ovest. -
Dorothy si limitò a tirare su col naso.
- Ci riuscirai? Mi prometti che sarai coraggiosa e correrai, se la porta si apre? -
- Te lo prometto. - Mormorò Dorothy. - Ma tu vieni con me, vero? -
- Ma certo. - Disse Teresa, cercando di suonare più sicura di quanto non fosse in realtà. - Verrò dietro di te, sta' tranquilla. -
Si alzò in piedi lentamente, riprendendo il controllo delle sue gambe intorpidite, e strinse la mano di Dorothy nella propria.
In quel momento il rimbombo di passi pesanti spezzò il silenzio.
Era lo stesso rumore che aveva avvertito prima di addormentarsi, un suono lontano di passi su gradini metallici, un rumore che riecheggiava in stanze vuote, moltiplicato dal silenzio che fino a quel momento aveva riempito il posto dove si trovavano.
Dorothy gridò nascondendo il viso contro le ginocchia di Teresa, proprio come aveva fatto la prima volta che si erano incontrate.
- È lui, mamma. - Disse con la voce rotta. - Li conosco i suoi passi. -
- Sta' tranquilla. Ce la caveremo. Devi solo essere pronta a scappare. - Mormorò Teresa, appoggiando una mano sul capo della bambina, con tutti i sensi all'erta e pronta a reagire davanti a qualunque evenienza.
I passi si fermarono a pochi centimetri da loro e qualcuno prese ad armeggiare con un lucchetto e delle serrature, facendole scattare meccanicamente una dopo l'altra. Chiunque fosse pareva avere molta fretta, perchè faceva sbattere l'alluminio e l'acciaio tra loro incuranti del suono che emettevano.
All'improvviso una parete si aprì, con un forte stridore di metallo che girava su cardini arrugginiti.
Un'ondata di luce dorata e accecante inondò il ripostiglio, schermata solo dal profilo di un uomo dalle spalle larghe fermo appena al di là dell'uscio.
La luce si rifletteva sulla lama del lungo coltello che teneva in mano, scintillando minaccioso nell'ombra. La sua sola presenza metteva la pelle d'oca. Il suo respiro pesante e la sensazione di paura e follia che la sua figura emanava bloccarono Teresa in preda al panico, con Dorothy ancora aggrappata ai suoi jeans.
- In ginocchio. -
La voce dell'uomo era poco più che un sussurro, strozzata e sibilante.
- Ti troveranno. - Disse Teresa con quel po' di coraggio che ancora le rimaneva. - Ti troveranno e allora pagherai per tutto il male che hai fatto. -
- In ginocchio. Ora. - Ripetè la voce, atona e irriconoscibile come un momento prima. Il coltello era alzato di fronte a lui e luccicava minaccioso.
Teresa si schermò gli occhi con una mano e tentò di scorgere il volto della figura alta di fronte a lei: era un uomo dalla corporatura slanciata, ma non riusciva a distinguere niente di più; i suoi occhi erano troppo abituati al buio per mettere a fuoco i suoi lineamenti, tanto più che alle spalle di John il Rosso una piccola finestra sulla parete opposta della stanza faceva piovere la luce dorata del sole direttamente nei suoi occhi, lasciando la figura in controluce.
L'uomo tese un braccio e afferrò Dorothy per i capelli, strappandola alla stretta di Teresa e bloccandola contro le proprie gambe. La bambina gridò e scoppiò a piangere, ma John le tappò la bocca con una mano, mentre con l'altra teneva il coltello fermo contro la sua maglietta.
- In ginocchio, Teresa. - Ripetè.
Tenendo gli occhi fissi su di lui, Teresa si inginocchiò lentamente sul pavimento umido, tremante di rabbia e impotente.
Dorothy singhiozzava piano, terrorizzata, rompendo con la sua piccola voce il silenzio che regnava nel seminterrato.
- Non avrei voluto che finisse così. - Disse l'uomo in un sussurro, con una voce che non era più folle e fredda.
Pareva quasi umana. Pareva quasi… familiare.
John alzò il braccio con il coltello. Dorothy gridò, divincolandosi. Teresa fece per mettersi tra il coltello e la bambina prima che John potesse colpirla, ma in quell'istante il suono di uno sparo echeggiò nel seminterrato.
Per qualche istante tutto rimase immobile, poi il tintinnio del coltello sul pavimento anticipò il rumore del corpo di John il Rosso che crollava sul pavimento.
Dorothy, tremante, si rifugiò tra le braccia di Teresa, piangendo disperatamente con il viso nascosto contro la sua spalla.
Lì dove un attimo prima c'era il profilo spaventoso di John il Rosso ora c'era Patrick, con il sole che si rifletteva sui capelli biondi, una pistola fumante in mano e un'espressione seria negli occhi azzurri.
Fece un passo avanti e lasciò cadere la pistola accanto al cadavere di John il Rosso, fissando la donna e la bambina rannicchiate nel buio davanti a lui, baciate dalla luce d'oro del mattino. Nella penombra della stanza gli erano sembrate Angela e Charlotte, ma era stato solo per il tempo di un battito di ciglia: un attimo dopo aveva riconosciuto i capelli bruni di Dorothy e gli occhi verdi di Teresa.
Rimase immobile, in piedi davanti a loro, guardandole senza aver ancora realizzato cosa fosse successo; Teresa lo guardava senza parlare, stringendo Dorothy tra le braccia. Ad un certo punto la bambina si voltò, gli occhi ancora pieni di lacrime, e quando lo vide tese una mano tremante verso di lui.
Patrick scavalcò il corpo senza vita di Ray Haffner e prima ancora di rendersene si ritrovò anche lui a terra, stretto a loro in un abbraccio incredulo e disperato.














Ed eccolo. Il finale.
Ve lo aspettavate? Spero di sì, perchè vuol dire che siete stati attenti e che io ho disseminato bene le mie prove...
ma se vi ho sorpreso sono stata contenta comunque.

Solo una piccola postilla per dire che non sono affatto felice di come è finita la storia di John nel telefilm,
mi ha lasciato amareggiata e insoddisfatta... non so, mi aspettavo qualcosa di più.
E poi sinceramente speravo in un assassino più motivato, non solo una "pedina" nel gioco della Blake Association...
quindi ecco qui, il mio John il Rosso era Ray Haffner.
L'ho sempre detestato, quindi quale fine migliore potevo fargli fare?
E ha i suoi buoni motivi per fare quello che ha fatto... il prossimo capitolo - l'ultimo - vi chiarirà ogni cosa.

Grazie a chi legge e ancor di più a chi recensisce.
Alla prossima.

Flora
   
 
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