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Autore: The Sorrow    11/10/2014    3 recensioni
Per quanto tempo dovrò stare qui? Tanto. Il più possibile. Per sempre, se ci riesco. Non voglio uscire, non voglio camminare in mezzo alla gente, non voglio respirare lo smog che pervade l'aria, non voglio stringere la mano a qualcuno.
Non voglio fare niente.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Hiki(cap 6 in corso).



Se apro la bocca non esce nessun suono. Se tento di muovermi il mio corpo trema. È assurdo vedere come due voci siano riuscite a mettermi in difficoltà. In un certo senso posso dire che il rimedio pensato da Ilaria ha causato una reazione opposta a quella che lei si aspettava.
Sono ancora davanti alla mia porta. Dietro di me, il computer acceso con Shadow che, probabilmente, sta ancora aspettando un messaggio per continuare la nostra chiacchierata. Fuori dalla porta, invece, ci sono tre persone. E due di queste sono molto pericolose.

"Matteo, sappiamo che sei qua dentro. Non fare l'idiota ed esci fuori. Puoi ancora recuperare l'anno".

Marco, Marco, Marco. Se solo riuscissi a parlare te ne direi di tutti i colori. Proprio tu mi vieni a dire queste cose? E perché solo adesso?

"So che probabilmente non te la senti di uscire. Lo capisco, credimi. Ma devi farlo, Matteo. Non puoi pensare di stare rinchiuso dentro ad una stanza per sempre".

Dice che mi capisce. Bugia. Menzogna. Raggiro. Lui non si è mai chiuso in una stanza, lui non ha mai provato il senso di terrore che provo io ogni volta che mi viene in mente il mondo esterno, lui non conosce il senso di pace che conosco io ogni volta che, steso sul letto, chiudo gli occhi e penso che non c'è nessuno che condiziona la mia vita.
Lui non è un hikikomori. E nemmeno Ilaria lo è. Questi idioti parlano senza sapere. Magari Ilaria ha studiato ma penso che ci sia una grande differenza tra un libro di testo che pretende di spiegare le cause dell'hikikomori e un periodo di autoreclusione passato all'interno di una camera. Io parlo solo con chi mi capisce, con chi ha subito quello che ho subito io, con chi è stato vittima delle stesse ingiustizie che io ho sempre subito. Presentatemi una persona simile e parlerò con lui.

"Ascolta, qui c'è anche Chiara. E, se sarà necessario, chiameremo anche Giorgio. E Silvia. E Davide. E tutto il resto della classe, professori compresi".

Quella era una minaccia? Certamente! Tutta la mia classe fuori da questa camera a chiedermi di uscire. Mi vengono i brividi, non riesco nemmeno ad immaginarmi una scena simile. Ma che accidenti ha Ilaria per la testa? Ora urlo qualche bella parolina e li mando fuori dalla mia vita.
Sì. Farò proprio così.
Dunque...
Ecco...
Allora...
Niente. Niente di niente. Non ci riesco. Eppure con Ilaria qualche parola riuscivo a dirla. Sarò forse regredito? Tornato indietro ad uno stato primitivo di hikikomori? O forse è per via di Final Fantasy XIV? Potrebbe essere, potrebbe essere. In effetti uno dei numerosi motivi per cui parlare con Shadow è così facile deriva dal fatto che non devo utilizzare le mie corde vocali. Shadow non sentirà mai la mia pronuncia balbettante o la mia erre moscia. Loro invece, sì. Come devo risolvere questa situazione?

"M-Matteo?".

Una voce femminile interrompe il flusso dei miei pensieri.

"Matteo, non è necessario che tu esca subito. Andremo per gradi e vedrai che, piano piano, riuscirai a superare la tua paura. Va bene?".

La voce di Chiara mi fa quasi pena. Ilaria l'ha trascinata qui insieme a Marco con l'obbiettivo di farmi uscire e sicuramente avrà detto loro qualcosa sul fenomeno dell'hikikomori prima di portarli qui. Questo spiega perché ora Chiara parli con una tonalità di un medico che tenta di calmare un malato mentale rinchiuso in una sorta di manicomio. Perché loro la pensano in questo modo, ne sono sicuro. Secondo molte persone, Marco e Chiara compresi, l'idea che qualcuno si rinchiuda volontariamente in una camera, eliminando ogni contatto con il mondo esterno, è un sinonimo di follia. Mi vedono come un ragazzo con qualche rotella fuori posto e quindi tentano di aiutarmi mandandomi dritto dritto nelle grinfie di Ilaria. Quest'ultima poi, è veramente diabolica. In qualche modo, solo Dio sa come, è riuscita a rintracciare i miei vecchi compagni del liceo che frequentavo prima di trovare la libertà. Ed ora li sta usando per i suoi scopi. Maledizione!

"Matteo, stammi bene a sentire. Esci da questa dannata stanza entro cinque minuti o abbatto la porta!".
"Che cosa? Marco, così non otterremo nulla. Deve uscire da solo, ricordi?".

Agire in modo impulsivo è tipico di Marco. Il cervello conta, è vero, ma in certi casi un bel pugno fuziona meglio di qualsiasi dialogo. Ho l'impressione che Ilaria non abbia scelto Marco e Chiara in modo casuale. Sono due opposti. Uno agisce seguendo l'istinto e l'altra invece mette in moto l'intelligenza. Li ha scelti proprio per questo, ci scommetto. Se mai Marco agirà in modo troppo violento, ci sarà sempre Chiara pronta a fermarlo, esattamente come ha appena fatto. Se invece questa sottospecie di trattativa andrà per le lunghe e Chiara non riuscirà a cavare un ragno dal buco (mai metafora fu più adatta per definire la mia situazione), Marco darà sfogo a quello che sa fare meglio. Abbattere qualsiasi cosa che si trova di fronte a lui. So che, in qualche modo, lui può benissimo aprire la mia porta con la forza bruta e trascinarmi fuori. È questo che temo. Devo temporeggiare e trovare un modo per mandarli via. Se solo riuscissi di nuovo ad esprimermi usando la voce.
La voce! Ma certo, loro vogliono la mia voce. Vogliono sapere se ci sono ancora e poi, con metodi più o meno raffinati, farmi uscire. Devo solo stare zitto e fare quello che mi riesce meglio: scappare.

Non avrei mai pensato che Marco e Chiara potessero dirmi frasi come: "Qua fuori ci sono tante persone che non vedono l'ora di rivederti" oppure "Se uscirai potrai ricominciare da capo tutta la tua vita". Le stanno provando di tutte ma io continuo con la tattica del silenzio. Prima o poi si stancheranno. Tutti si stancano.

È da qualche minuto che non li sento più. Forse se ne sono andati. E così la strategia del silenzio ha funzionato. Perfetto! Ora potrò finalmente tornare alla mia vita normale e dimenticare tutto il resto.

"Matteo! Anche se non parli so che mi stai sentendo".

Ho decisamente sottovalutato la determinazione di Marco.

"Ma che cosa stai facendo? Scappi? Pensi forse che noi non abbiamo problemi? Non sei una mosca bianca, Matteo. In questo mondo abbiamo tutti dei problemi, nessuno escluso. Affrontiamo ogni giorno un sacco di sfide: alcune di poca importanza, altre che possono cambiarci la vita. A volte ne usciamo sconfitti, altre volte ne siamo vincitori. Ma, indipendentemente da come va a finire, noi affrontiamo queste sfide. Non sentirti l'unica persona nel mondo ad avere dei problemi, dannazione! Pensi che giri tutto intorno a te? Beh, ti sbagli. Ora esci e affronta la vita come fanno tutti!".

Bel discorso. Se lo sarà preparato prima di venire da me? Chissà. Ma mi da sui nervi, tanto. E, sebbene in questo momento dentro di me c'è una grandissima rabbia, non riesco a dire niente. Meglio tornare a giocare.

Ilaria, Marco e Chiara se ne sono andati. Spero che quella vipera non li faccia tornare perché oggi ho resistito a fatica alla tentazione di uscire veramente per prenderli a pugni. Accedo al gioco e trovo subito Shadow, proprio come mi aspettavo. Mi scrive subito un messaggio.

"Ciao, come mai oggi non eri online?".
"Ho avuto qualche problema". Preferisco non fare riferimenti a Marco e Chiara.
"Capisco. Minacciano la tua libertà, vero? Dovremmo proprio far giocare anche loro, gli si aprirebbe un mondo".
"Tu credi?".
"Ma certo! Non siamo in pochi a vivere in questo mondo a parte ed aumentiamo sempre di più. Sai perché? Perché la necessità di isolarsi in Italia è sempre più grande. Se noi aumentiamo è perché il mondo esterno non cambia. Tanto vale rifugiarci qui, non trovi?".

Questo ragionamento mi lascia perplesso. Ho sempre visto il mio isolamento come qualcosa di personale, di unico, di mia proprietà. Ho sempre ignorato i numeri che gli statisti danno sul fenomeno dell'hikikomori. Ma, in fondo, non è importante. Nessuno può tirarmi fuori da qui. Io non sono un codardo come ha detto Marco. Non lo sono per niente. È così. Deve essere così.
Perché ho questi dubbi? Perché mi pongo queste domande? Fino a qualche settimana fa vivevo normalmente la mia vita da hikikomori e ora...
No! Basta con questi pensieri. Sto solo facendo il gioco di Ilaria; è stata lei a mettermi in testa queste assurde domande, fa parte del suo piano. Io non devo cedere.
Io sono libero.

"Sì, sono d'accordo" rispondo a Shadow.
Aspetto per qualche minuto ma non ricevo risposta. Il tempo passa ed io fisso costantemente la finestra della chat in attesa di un nuovo messaggio.
Shadow si fa sentire dopo quaranta minuti.

"Scusa il ritardo, mi dispiace di averti fatto aspettare. Ho parecchi problemi ultimamente".
"Ti vogliono trascinare fuori, vero?". Tutti gli hikikomori, alla fin fine, hanno lo stesso, identico problema. Qualcuno che pretende di sapere qual è lo stile di vita migliore.
"Già. Non è la prima che ci provano ma adesso ho veramente paura. Non hanno chiamato un'associazione o degli psichiatri come hanno fatto le altre volte".
"E che cosa stanno facendo?".
"Hanno deciso di abbattere il mio mondo con la forza".





























Note:

E siamo arrivati al sesto capitolo. Avevo un po' di perplessità questa volta dato che il capitolo non mi soddisfava molto. E così, dopo aver cambiato parecchie cose, ho deciso finalmente di pubblicarlo. Spero in un vostro commento.
Io vado avanti lo stesso.

The Sorrow.
  
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