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Autore: SkyEventide    13/10/2008    3 recensioni
Dopo tredici anni dall'ultima guerra che ha impegnato i Villaggi in battaglie e scontri, una nuova minaccia si stende sulla pace duramente costruita dall'Hokage. Antichi nemici tornano a far parlare di loro, sempre più determinati, sempre più potenti. I ninja della Foglia e della Sabbia sanno che è l'ora di rimettersi in gioco ma adesso non saranno soli: al loro fianco hanno una nuova generazione di giovani ninja nel cui sangue scorre l'eredità dei clan, l'eredità dei loro genitori. Fra fedeltà e tradimento, inganno e amicizia, si deciderà il destino di tutte le Terre Ninja. ATTENZIONE: Per tutti coloro che non conoscono la storia di Naruto Shippuuden potrebbero esserci degli spoiler, ma la maggior parte della storia è di mia invenzione ed il rischio è pittosto basso. Inoltre non tengo conto di ciò che è accaduto dal cap. 380 circa del manga. Buona lettura.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akatsuki, Altri, Jiraya, Naruto Uzumaki, Tsunade
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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-17-
Studio, timidezza, figuracce



«Oh, ciao Nor».
Nohiro smise di fissare imbambolato l’angelica apparizione che sostava sulla soglia del salotto.
«Ero preoccupata, credevo che non avresti visto il biglietto che ti avevo lasciato» continuò Mayumi con quel suo tono di voce così cristallino, mentre posava sul divano il capiente zaino che aveva portato con sé.
Nohiro fu preceduto da Jiro in qualunque risposta: ci metteva sempre troppo a formulare dei pensieri sensati da poter pronunciare poi ad alta voce, quando si trattava di iniziare una conversazione con Mayumi.
«Oh, tranquilla, come vedi non si è scordato di venire» fu sarcasticamente rassicurata la ragazza da Jiro. «E’ arrivato persino un quarto d’ora prima».
E mi sarei anche potuto risparmiare di farlo, pensò Nohiro sfiorandosi eloquentemente le labbra con le dita. Gli facevano ancora un po’ male e prevedeva che il giorno dopo sia lui che il compagno di squadra avrebbero avuto la bocca alquanto gonfia per l’accidentale contusione di poco prima.
Il ragazzo dai capelli corvini rilassò la schiena contro il divano mentre Jiro riprendeva posizione su quello rosso.
«Avete già iniziato?» domandò Mayumi, posando le mani sul tavolinetto contrale, proprio davanti a Nohiro.
«Stavamo cominciando adesso…» le spiegò il pallido giovane, con un tono di voce quasi timoroso, come se faticasse a rivolgerle la parola. Cosa che non era poi così lontana dalla verità.
In ogni caso era più corretto dire che lui stava iniziando, perché Jiro era rimasto immobile a perdere tempo, più o meno come stava facendo adesso, incassato fra i cuscini della poltrona.
«Perfetto» esordì allora Mayumi, facendo immediatamente distogliere Nohiro dai suoi ragionamenti.
La ragazza riavviò dietro l’orecchio un boccolo ribelle e si sistemò il coprifronte, portato come una passata. Quindi pescò con sicurezza un rotolo dal mucchio sul tavolino.
«I Genjutsu sono fondamentali per un Chunin… sono praticamente sicura che ci saranno nell’esame di selezione».
Nohiro la guardò in silenzio mentre girava attorno al tavolo ed identificò il rotolo come un trattato relativamente semplice sulle arti illusorie.
Jiro, allora, vedendo che Mayumi intendeva prendere posto a sua volta sul divano, spostò un cuscino per fare posto alla vecchia amica. Ma, forse perché non ci fece caso o forse proprio deliberatamente, la bionda passò dall’altro lato del basso tavolino.
E si accomodò di fianco a Nohiro.
Il ragazzo si irrigidì, mentre un brivido lo percorreva dalle dita dei piedi fino alla punta dei suoi lunghi capelli. Scorse immediatamente con gli occhi paglierini l’espressione contrariata sul viso di Jiro. Forse si era irritato… ma ora, al pallido giovane, gliene poteva importare meno di nulla. Anzi, provava una sorta di presuntuosa soddisfazione per essere stato preferito al compagno di squadra, nonostante Jiro fosse il migliore amico di Mayumi da lungo tempo e lui solo un ragazzino nemmeno troppo attraente con cui era capitata in squadra seguendo una graduatoria d’esame.
Comunque ora era sicuro che non si sarebbe mai pentito di esser venuto lì a passare quel pomeriggio con il suo Team. L’unica controindicazione era che stava già iniziando a sentire caldo al viso.
Jiro spostò improvvisamente gli occhi neri sul compagno di squadra, ed il pallido ragazzo ebbe un piccolo sobbalzo davanti a quei due pozzi penetranti. Il compagno di squadra sembrava veramente infastidito.
Ma Nohiro, con una sorta di perfido compiacimento, arrivò a ricambiare con ostinatezza quell’occhiata come mai aveva fatto prima, dicendogli e dicendosi con il pensiero che poteva guardare quanto voleva, tanto Mayumi restava comunque seduta a fianco a lui. Un attimo dopo rabbrividì di inquietudine, incredulo davanti ai pensieri e agli atteggiamenti che era riuscito a tenere non appena aveva lasciato un solo spiraglio a quella pericolosa gelosia e presunzione che covava chissà dove nella sua anima.
Da un po’ di tempo in alcuni momenti, si accorse con apprensione, non si riconosceva più nei propri comportamenti.
Jiro, forse arrendendosi davanti all’evidenza, riprese la stessa posizione di prima, non senza storcere il naso, come se avesse appena sentito un cattivo odore. «Mayu, ma te sai già quali sono le prove dell’esame?».
Lei, srotolando il testo che aveva davanti e passando l’estremità destra a Nohiro, che la prese lesto senza guardarla negli occhi, guardò il giovane dai capelli bianchi con ovvietà.
«Certo che no, Jiro!» esclamò. «Tutti fanno le loro congetture e girano anche parecchie voci… ma le prove sono completamente segrete» proseguì, quasi sorpresa di quel quesito. «Perché hai pensato che io le conoscessi?».
Il ragazzo si strinse nelle spalle. «Boh, non saprei… Visto che sei sempre a prendere lezioni dalla Godaime, immaginavo che ti fosse arrivato qualcosa alle orecchie».
«La Quinta Hokage non ha mica così poca serietà» ribatté lei, aggrottando le sopracciglia bionde.
Le labbra di Jiro si incresparono subito in un sorrisetto saputo. «Beh, se si sta ad ascoltare mio padre…».
Ma Mayumi non lo lasciò finire, scattando subito in contrattacco. «Oh, Jiro, per favore! Prendi un rotolo bianco e pennello e inchiostro, piuttosto!».
Lui rise davanti alla reazione della ragazza, ma ignorò quel che gli aveva detto di fare.
A quanto pareva aveva già riacquistato il buon umore. Gli era bastato scambiare due parole con lei per togliersi da dosso quell’aria offesa e tornare allegro come al solito.
Nohiro ascoltò quell’ordinaria conversazione fra i due, quello scambio di battute che avveniva similmente anche durante qualche missione, e sentì un calderone di pensieri ed emozioni ribollirgli dentro.
Semplicemente lui ancora non era capace di rapportarsi a quel modo spensierato con gli altri due. A dispetto di quanto bene collaboravano durante qualche incarico o piccolo combattimento, ancora non riusciva a sentirsi pienamente parte di quella squadra. E ciò gli procurava un amaro vuoto all’altezza dello stomaco, una sorda tristezza che gli si rifletteva negli occhi di serpe e nel viso diafano. La sera, le volte in cui cenava da solo in casa, continuava a pensare e pensare… e più ci pensava più diventava doloroso e difficile da accettare.
E inoltre non riusciva a fermare quelle fitte di gelosia assassina per il rapporto che c’era fra quei due. Desiderava con tutte le sue forze poterlo condividere, almeno un po’. Poter ridere con loro e fare qualche battuta, poter ricevere quegli scherzosi rimproveri di Mayumi… dividere con lei perlomeno questo, anche se non era quello che più bramava.
Oppure scherzare un po’ con Jiro, e stare ad ascoltare tutte quelle chiacchiere inutili che sfornava ogni volta, senza che quello strano rapporto che aveva con lui andasse a salti come adesso, ogni tanto un sorriso, ogni tanto un desolante litigio, o la più assoluta indifferenza.
«Mayu, ma bisogna per forza fare questa roba?».
Nohiro sobbalzò alla voce di Jiro. Tutti quei funesti e logoranti pensieri l’avevano fatto estraniare dalla realtà. Non osava nemmeno immaginare che strana espressione persa doveva aver avuto sul viso.
Mayumi, quando ancora Jiro non aveva smesso di porre la sua lagnosa domanda, assunse un cipiglio ammonitore. «Si, Jiro» scandì severa.
Il ragazzo sbuffò; il fatto che fosse arrivata l’amica in realtà non aveva cambiato molto le cose e lui restava il solito incontentabile svogliato, mantenendo proprio quell’atteggiamento che l’aveva spedito ultimo nell’esame dell’Accademia. Era titanica l’impresa di fargli capire che per le selezioni dei Chunin la questione era radicalmente diversa.
Ma Mayumi era disposta ad usare le maniere forti per quelle occasioni, e, siccome non era una persona violenta ma al contrario troppo buona per darle di santa ragione a quello scansafatiche come si sarebbe meritato, le sue “maniere forti” consistevano in altro. In altro che, probabilmente, quando si trattava di Jiro, era ancora più efficace.
La bionda incrociò le braccia e inspirò profondamente, assumendo un’espressione risoluta e severa che Nohiro, di fianco a lei, aveva visto poche volte sul suo bel viso angelico e che arrivò a paragonare ad una pentola a pressione che sta per scoppiare.
«Jiro, se non la finisci di lamentarti e di fare di tutto per non studiare, dico a Tsubasa che sei uscito con Xiaoyu» lo minacciò la giovane con espressione di sfida.
Jiro sbarrò gli occhi, ma non fu l’unico: Nohiro si voltò verso la compagna, sconcertato dalla nuova rivelazione. Jiro quindi era impegnato su ben tre fronti. Lui proprio non riusciva a capacitarsi di come facesse a tenere a bada quelle forze della natura; a lui una sola da rimirare e sognare bastava e avanzava.
Spostò gli occhi paglierini verso Jiro, il quale era saltato in piedi.
«No, non lo fare!» strillò con faccia terrorizzata. «E poi io non sono ancora uscito con Xiaoyu» ribatté poi con risentimento, cercando in ogni modo di girare attorno all’evidentemente catastrofica situazione che si era figurato.
Mayumi ridimensionò il discorso. «Allora le dico che hai intenzione di accettare la proposta. E non provare a negare che è così» lo ammonì con tono sicuro; lo conosceva troppo bene per lasciargli accidentalmente vie d’uscita.
Nohiro rimembrò l’Accademia fino a visualizzare la faccia sempre accigliata e litigiosa, incorniciata dal caschetto nero, di Xiaoyu. Poi accoppiò quel bel caratterino a quello di Tsubasa.
In effetti il risultato prometteva di essere peggio di una calamità naturale, tanto Tsubasa era gelosa del suo Jiro. Alcune volte l’aveva vista lanciare occhiate folgoranti persino a Mayumi, che era solo la migliore amica del giovane dai capelli bianchi, cosa che, peraltro, aveva indotto Nohiro a reazioni iperprotettive verso la compagna e altre di pura antipatia e insofferenza verso la Nara.
Dopo un continuo fissarsi con Mayumi, Jiro si arrese con uno sbuffo. «Che palle, Mayu. Lo sai che la teoria non mi riesce».
La ragazza sorrise fra sé con soddisfazione, accompagnata da un ghignetto divertito di Nohiro, e si sistemò meglio sul divano di pelle, andando involontariamente a sfiorare il gomito del giovane accomodato di fianco a lei. Il ragazzo le lanciò un’occhiata lesta, con un principio di battito cardiaco accellerato.
«Non ti riesce perché non la studi, Jiro» ribatté la kunoichi, facendo vibrare la voce limpida. «Ed è per questo motivo che ora siamo qui a ripassarla insieme».
Poi prese un respiro e osservò il rotolo che aveva sulle gambe, calandosi perfettamente nel ruolo di una maestrina.
«Dunque…» attaccò, interrompendo il silenzio fastidioso che appesantiva l’atmosfera luminosa della sala. «Un Genjutsu è uno sconvolgimento sul flusso del chakra di un ninja e agisce…?». Lasciò la frase in sospeso alzando gli occhi sui due ragazzi nell’aspettativa della risposta.
Nohiro completò la definizione automaticamente, con allenata rapidità. «Sui cinque sensi».
Mayumi annuì e proseguì a leggere dal testo. «Il modo per contrastare un Genjutsu, poiché questo ha effetto sull’organismo tramite le correnti di chakra che lo percorrono, è quello di…?».
Facile; tutte cose estremamente semplici.
Nohiro rispose di nuovo con una stretta di spalle: su quella roba nemmeno doveva pensarci su. «Interrompere o interferire con quelle medesime correnti».
Il suo tono cominciava ad essere accademico e sofisticato, le sue risposte non avevano più un’aria colloquiale né venivano farcite da qualche balbettamento. Tutto ciò che conosceva come le sue tasche, in cui, quindi, rientravano anche e soprattutto le nozioni sulle tecniche, aveva il potere di tranquillizzarlo, calandolo in un mondo ai suoi occhi più amabile e bendisposto nei suoi confronti.
«Va bene» concordò Mayumi, consultando il rotolo per l’ennesima volta alla ricerca di domande a cui avrebbe potuto sottoporre ai due compagni.
Gli occhi individuarono una riga fra le altre e lì si fermarono. «I tipi di Genjutsu sono…?».
Nohiro reagì meccanicamente, come se ormai fossero d’accordo che ad ogni domanda presentata lui fosse stato presente solo per risponderle.
«Esiste l’alterazione delle percezioni, l’alterazione delle intenzioni, le visioni realistiche o trappole, le visioni irrea…».
«Si, ma voi due ve la intendete per conto vostro!».
Nohiro interruppe immediatamente il suo elenco e si voltò verso Jiro che, scocciato, pareva voler folgorare qualcosa, o forse qualcuno, con il solo sguardo. Aveva le braccia incrociate e fissava lui e Mayumi con un cipiglio offeso. «Io queste cose non le so!» protestò, offeso e tenuto in disparte.
Nohiro, come persona che si era sempre fatta i fatti propri, un po’ per obbligo di condizioni un po’ per scelta, era a dir poco irritato da quel modo di fare piuttosto egocentrico del compagno, che il pallido giovane aveva sintetizzato nella massima “io sono così e voi dovete comportavi di conseguenza”.
Così, spinto da chissà quale forza, decise per una volta di esprimere a voce alta il suo personale e a suo avviso più ovvio punto di vista. «Jiro, se ci ascolti impari».
Il compagno lo fissò come se gli avesse appena offeso la famiglia con tutti gli antenati. Non era abituato, era evidente, al fatto che Nohiro gli rispondesse a tono, mentre, al contrario, era abituato che il pallido ragazzo lo lasciasse parlare come più gli piaceva, restando chiuso in un docile, per quanto indignato, silenzio.
Ma era effettivamente da un po’ di mesi che le cose erano cambiate e, se l’uno acquistava man mano un po’ di sicurezza, l’altro sempre più finiva per irritarsi, sempre più seccato. Al che Mayumi intervenne provvidenzialmente, avendo individuato i sintomi del cattivo umore e della conseguente lunga sfuriata. «Jiro, ripassiamo la teoria di base delle arti illusorie apposta per questo; per imparare quel che non sappiamo e non trovarci in svantaggio durante l’esame» disse, con quel suo tono delicato e ragionevole. «Almeno ci possiamo preparare».
Furbamente e intelligentemente, la ragazza aveva usato la prima persona plurale, includendo tutti e tre nel discorso per non tirare solo l’amico in causa. Nohiro sapeva di non aver bisogno di un ripasso dei Genjutsu e che l’unico a cui serviva una rilettura della teoria era Jiro, ma era conscio che quello stratagemma era perfetto per richiamare un animo di gruppo da individui diversi. Stesse difficoltà, più affiatamento. Lo faceva sempre anche Naruto-sensei quando faceva qualche discorso strategico, se quella del Jonin si poteva chiamare vera strategia: parlava al plurale e il team si sentiva un tutt’uno. Inoltre, forse il sensei non era uno stratega, ma aveva carisma da vendere e le sue parole avevano ancora più effetto sui tre Genin, ed il ragazzo dai capelli neri se n’era accorto ben presto. Si era accorto che, se qualche volta era riuscito a sentirsi in complice sintonia con i suoi due compagni di squadra, era anche e soprattutto grazie a Naruto.
Jiro, però, fisso l’amica con occhio velenoso. «Questa robetta è universalmente riconosciuta come “rottura di scatole”, Mayumi!» inveì, protendendosi in avanti.
Lei sospirò stancamente, mentre Nohiro, per fortuna, ebbe il buon senso di non immischiarsi ulteriormente nel dibattito.
La ragazza tentò coraggiosamente nel cercare di convincere Jiro a collaborare. «Se non sai la teoria, Jiro, come pensi di potertela cavare in combattimento? E’ inutile che ti impunti a dire che non hai voglia, lo sai!». Il suo tono di voce si era alzato e appariva decisamente più spazientito. «Abbiamo fatto questo discorso decine di volte, razza di testa dura!».
Nohiro si limitò a spostare le pupille sottili dal volto irritato di Jiro a quello ragionevolmente alterato di Mayumi. Lo sorprese e lo ammaliò una volta di più vedere come la sua compagna prendesse sempre le redini della situazione e sapesse, o perlomeno provasse, a dirigere gli altri verso le “cose giuste”, esattamente come una persona adulta e matura. Gli sarebbe piaciuto potersi riconoscere in simili comportamenti. Soprattutto gli sarebbe piaciuto superare alla svelta quei quasi quattordici anni che lo facevano rimuginare anche sulle questioni più stupide, lo facevano diventare permaloso e anche scontroso, aggettivi che, tempo prima, era sicuro non gli si sarebbero mai adattati tanto.
Mayumi, in quel momento, tornò all’attacco.
«Cosa speri di diventare se non impari queste cose? Vuoi restare Genin a vita, per caso?».
Ecco. Nohiro si voltò verso il ragazzo dai capelli bianchi trattenendo a stento un sorrisetto divertito a guardarne la reazione. Mayumi aveva decisamente punto sul vivo: tutto quell’orgoglio rendeva Jiro una persona alla lunga prevedibile.
«Certo che no!» esclamò infatti quest’ultimo con indignazione, esattamente come previsto.
La ragazza, avendo ormai imparato che quello era il tasto giusto su cui far leva, lo incalzò: «E quindi?».
Il giovane dai capelli bianchi restò zitto, scuro in volto, gli occhi profondi che ponderavano le possibilità. Come se ce ne fossero state tante. I compagni lo fissavano in attesa di un’eventuale illuminazione.
Finché, all’improvviso, si issò dal morbido divano.
Nohiro gli rivolse uno sguardo interrogativo e Jiro alzò la testa, senza contraccambiare. «Ora, però, facciamo a modo mio» esordì, puntando dritto verso la porta del salotto.
Nohiro aveva già visto l’espressione che tirava il volto dell’altro giovane e ormai l’associava automaticamente a qualche idea stramba che aveva iniziato a sfarfallare e ronzare nella mente del compagno. Era un’espressione che aveva notato anche innumerevoli volte sul viso tondo di Naruto-sensei.
In realtà, però, il pallido ragazzo non avrebbe dovuto preoccuparsi di questa fantomatica idea e di ciò in cui avrebbe potuto consistere, ma piuttosto di qualcos’altro. Purtroppo realizzò troppo tardi la prospettiva per poterlo fermare.
Jiro sparì oltre la soglia e Nohiro restò da solo nel salotto caldo. O meglio, fu lasciato in compagnia dell’unica persona con cui non sarebbe mai voluto restare solo in una stanza, non senza cedere a certi suoi impellenti istinti che da qualche mese a quella parte cominciavano lentamente a svegliarsi.
Si creò subito un pressante ed imbarazzante silenzio.
Scosso dall’inquietudine, si voltò pian piano verso Mayumi con un’espressione contratta sul volto divenuto cinereo. Prese due corti respiri imponendosi di non trattenere l’aria nei polmoni.
Ora la cosa più importante era dire qualcosa di sensato e senza urlare; possibilmente anche senza fare figuracce, le quali, ormai, collezionava similmente ai francobolli. I primi tempi, ricordava, le pessime ed imbarazzanti figure erano state molte di meno, ma ciò perché lui era sempre rimasto in silenzio e piuttosto in disparte, poi però erano aumentate a dismisura dal sofferto momento in cui aveva deciso di socializzare un po’ con la squadra.
Nohiro si ritrovò così a pensare freneticamente ad un argomento di discussione, sudando freddo e sperando con tutte le sue forze che Jiro si sbrigasse.
Se non altro Mayumi non lo sorvolava con gli occhi con aria indifferente come faceva l’altro giovane: le sue iridi celesti erano concentrate a scrutare la porta della sala. «Mi chiedo dove sia andato» affermò improvvisamente, accigliata.
Nohiro si impegnò nel cercare di sorriderle. «Ahm… Non saprei» si azzardò a risponderle, con la bocca a malapena piegata nell’imitazione mal riuscita di un sorrisetto timido. «Tu, dopotutto, lo conosci meglio di me…».
I suoi occhi paglierini saettavano incontrollati per il confortevole salotto alla ricerca di spunti di conversazione.
Sfiorò con veloci occhiate le tende gialle ed il sole d’ottobre che filtrava attraverso; no, parlare del tempo era banale e patetico. Scoccò uno sguardo sfuggevole al rotolo sulle ginocchia di lei; assolutamente no, conversare di tecniche era l’ultima cosa da fare, anche se era particolarmente ferrato nell’argomento. Non era aggiornato sui gossip quindi anche quelli erano da scartare.
Inspirò, iniziando ad incidere la carta con le unghie.
Poi ebbe il lampo di genio. Si ricordò che interessarsi cortesemente agli altri risulta sempre piacevole per l’interlocutore. Piccola perla di saggezza di Iruka.
Prese fiato.
«Cosa fai stasera?».
Un momento dopo non poté credere di averlo detto davvero. Anche perché quello non era propriamente definibile come “interessarsi cortesemente al prossimo”. Di solito, a simili frasi, seguiva un “vuoi uscire con me?”. Oh, ma quello non l’avrebbe mai detto, un po’ per vergogna e per mancanza di coraggio, un po’ per terrore di un rifiuto; non l’avrebbe mai detto, a costo di tagliarsi la lingua perché non parlasse a sproposito.
Per fortuna, o per sfortuna, non servì infliggersi alcuna mutilazione alle corde vocali o simile. La risposta di Mayumi bastò a farlo desistere da qualunque invito.
«Resto qui a mangiare da Jiro».
La ragazza sorrise, assolutamente ignara del fatto che il giovane di fianco a lei si era irrigidito come uno stecco.
Nohiro si espresse in un monosillabico «Oh», ripetendosi svariate volte che non era affatto geloso.
Ma nel frattempo la sua testa fantasiosa e macchinosa gli inviò immagini di Mayumi che sedeva al tavolo col compagno di squadra, con l’onorevole Jiraiya e quindi anche con la madre di Jiro, e poi di questi ultimi che le ponevano affettuose domande sulla sua giornata, e infine lei che rideva e scherzava con Jiro… Senza nemmeno accorgersene, aveva serrato i denti come tenaglie. A salvarlo da quel corrosivo stato d’animo fu la sua irriverente curiosità e allenata memoria.
Inarcando un sopracciglio nero e sottile si figurò davanti la cucina che aveva visto appena entrato nella casa.
Quindi si voltò verso la ragazza accomodata compostamente al suo fianco con aria educata e riservata, sebbene ormai conoscesse quella casa tanto bene quanto conosceva la propria.
«Mayumi-chan…?» la chiamò timidamente, un poco confuso.
«Si?».
Ah, com’era cristallino quel “si”, com’era rilassante...
Nohiro si lanciò uno schiaffo mentale, imponendosi di non soffermarsi sul tono di voce di lei ma semplicemente sul significato di ciò che diceva. Non ti ha fatto una dichiarazione d’amore, si disse. Ti ha solo detto “si?”.
«Volevo chiederti…» riprese, facendo subito una piccola, incerta pausa. «Beh, dove mangiate stasera? Insomma, ho visto che al tavolo c’era solamente una sedia, senza neanche il posto per Jiraiya-sama e sua moglie».
La ragazza non esternò reazioni particolari. Però per Nohiro, che era un ottimo osservatore ben allenato, era avvenuto un piccolo cambiamento sul bel viso della compagna. Come una sorta di allarmata inquietudine, una velata ammonizione.
Stava quasi per rispondergli, ma fu interrotta inaspettatamente.
La voce di Jiro li richiamò verso la porta con tono scocciato e ovvio.
«C’è una sedia sola perché magari quella non è la sala da pranzo?».
Alla sua comparsa Nohiro sobbalzò mentre Mayumi parve rilassarsi. Tese poi il collo per vedere che cosa avesse con sé. Non appena gli occhi celesti inquadrarono gli oggetti che Jiro teneva in mano si spalancarono, arrabbiati e increduli.
«Carte da gioco!?».












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Ovviamente ho avuto un ritardo pauroso. E ho anche diviso il capitolo originale a metà per poterlo postare prima e non lasciare tutto a stagnare.
Con tutti i contest a cui partecipo, con la prima liceo del classico che mi incasina, arrivo a casa che l’ultima cosa che ho voglia di fare è scrivere… o copiare il capitolo nuovo (perché è già tutto su carta, sì). In questo, come vedete, non c’è nulla di che, perché appunto, all’inizio, era attaccato al prossimo ed aveva un altro titolo oltre che più avvenimenti. Spero vi vada bene lo stesso. XP
Un ringraziamento a Berker per tutte le idee che mi ha dato e a July (Cira su EFP), la mia beta-schiavista nonché unica fan che conosca del JiroMayu con cui sproloquio costantemente di Nohiro e degli altri pampini.
Ultima nota: le nozioni sui Genjutsu sono inventate dalla sottoscritta per necessità.
P.S. Kishimoto mi copiaaa! o__o Non è giusto! Mi frega le idee! Mi plagia! … Si, ok, c’era prima lui, lo so… Però… certe cose (che ancora non ho scritto) io le avevo pensate prima che lui le scrivesse nel manga! Non è giusto! >__<
Bene, fine sclerata. Passiamo alle cose serie.

Ringraziamenti alle recensioni:

Talpina Pensierosa, ti ringrazio infinitamente! Sai, il fatto che mi recensisci sempre mi fa davvero contenta, anche se si tratta solamente di un solo complimento! E grazie per avermi citata sul forum!
Giodan, sono contenta che la storia ti sia piaciuta! Mi fa piacere che io sia riuscita a rivolgere la fic anche ad un pubblico maschile oltre che ad uno femminile (anche se, magari, in certi punti si nota che a scrivere è una femmina XD). In quanto alla madre di Jiro… qui c’è qualche accenno… e nel prossimo capitolo si scoprirà chi è, se tutto va bene! :D Per i combattimenti so che non sono così fantasiosi… Il giorno in cui riuscirò a scrivere i combattimenti come Kishimoto sarò la persona più felice della terra! ç_ç Per ora, purtroppo, mi devo accontentare. In ogni caso pero che la pecca non ti dia troppo fastidio e che continuerai a leggere! (Grazie anche per il giudizio positivo nella fic “Makoto – Verità”!).
Killkenny, ovviamente sei presente all’appello come tutte le volte! Grazie infinite per il dieci e in quanto al triangolo amoroso… Beh, chi vivrà vedrà. XD Non anticipo niente sulle coppie varie anche se, ovviamente, spero che le mie scelte personali siano gradite. In quanto alla storia “ciclica”… se ti riferivi al bacio, era stato fra Naruto e Sasuke, non fra Orochi e Jiraiya… ma potrei sempre sbagliarmi. XP
Jeenina, ti ringrazio per i complimenti mentre sul triangolo non mi pronuncio. XD Come con Killkenny, cucio la mia boccuccia e lascio solo le supposizioni! XD
Ametista, potrei anche prometterti di non ritardare più, ma non so quanto terrei fede. XD Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo (dove, purtroppo, non ci sono baci clandestini fra Jiro e Nohiro XD). Non uccidermi per questi ritardi! Credo (spero) che da adesso farò più alla svelta… e forse, tra un po’, riprenderò la pubblicazione bi-settimanale. :D

Un grazie a Tone che mi legge pian piano e a tutti quelli che hanno la fic nei preferiti anche se non recensiscono!

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Accetto di scrivere fanfic su richiesta. XP Sì, proprio perché non so che fare.
E… ho pubblicato una nuova long-fic che aggiornerò quando avrà tempo (il capitolo uno non è il massimo, ma si riprenderà poi) ed una one-shot che è arrivata terza al concorso sui Crack Pairing di Miya86. :D Se volete dateci un’occhiata!

Vi saluto al prossimo capitolo!
   
 
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