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Autore: Strega_Mogana    14/10/2014    1 recensioni
Severus Piton non è il Principe Azzurro.
Severus è un cattivo.
E per i cattivi non esiste un “per sempre felici e contenti”
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro personaggio, Severus Piton
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Capitolo 3: Mi raccomando. Punti molto piccoli!

Gli stava per venire un forte mal di testa.
Non sapeva dov’era. Non sapeva cosa fosse successo. Non sapeva dove fosse la sua bacchetta e stava parando con un grillo.
In più Patricia sembrava pure prenderci gusto in quella situazione assurda e del tutto priva di logica.
Non aveva molte alternative a dire il vero, non aveva la magia a disposizione e senza sapere dove si trovava non poteva girare per quella foresta senza perdersi.
Odiava sentirsi completamente in balia degli eventi.
E, soprattutto, odiava non avere la sua bacchetta a portata di mano.
Sbuffò quando, per l’ennesima volta, quella bestiaccia a forma di grillo gli disse che l’unico modo per arrivare alla città più vicina era andare da Robin Hood.
- Certo…- mormorò sarcastico – incontreremo anche Peter Pan e Campanellino.
- Tu non hai avuto un’infanzia felice, vero?- chiese il Grillo – E’ ovvio che non incontrerai quelle persone!
- Ecco appunto.
- Loro vivono dall’altra parte del regno!
- Merlino…
- No, neppure lui vive qui. – borbottò l’animale indignato – Certo che sei proprio ignorante!
Il mago strinse i pugni e digrignò i denti ripassando mentalmente ogni pozione che conoscesse in cui servivano dei grilli per il completamento della formula. Preferibilmente grilli vivi.
- Ci stavi dicendo come possiamo tornare a casa, Grillo. – li interruppe con voce dolce Patricia.
Il mago ringraziò mentalmente la sua capacità di diplomazia affinata in anni di lavoro al Ministero, se fosse stato per lui quell’esserino fastidioso si sarebbe trasformato in una macchia verde sotto la suola della sua scarpa.
- C’è un portale. - spiegò il Grillo con tono solenne – Un portale che si apre solo con la magia di sette pietre incantate. Le pietre sono sparse per il Regno e nessuno sa bene come siano fatte. La leggenda narra di “Sette gocce di magia cadute dal cielo che aprono la porta sull'altro mondo”. Non so di più.
- Quindi non sai nulla. – sentenziò il pozionista infastidito.
Il Grillo Parlante lo ignorò completamente.
- Se c’è qualcuno a cui potete chiedere di queste gemme è Robin. Lui conosce il Regno e sa tutto sui gioielli più preziosi.
- Tu conosci la strada per questo Robin, bestiaccia?
- Severus!
- Cosa? Continua a blaterare, ma non ci ha ancora fornito una spiegazione plausibile, non ci ha dato un indizio o un sentiero da seguire.
La strega gli lanciò un'occhiataccia che fece rabbrividire il mago, poi tornò a guardare la loro insolita guida.
- Anche se detto in modo orribile, - iniziò – Severus ha ragione, Grillo. Alla fine non ci hai ancora detto nulla di utile. Almeno puoi indicarci la strada per arrivare a Robin Hood?
- Farò di meglio, signorina. - fece il Grillo passandosi una manina sulla testa glabra - Vi condurrò da lui.

* * * *



Seguivano il grillo da un paio d’ore, cominciavano ad essere stanchi, Severus sentiva le gambe pesanti e la schiena a pezzi.
- Grillo quanto manca? - urlò Patricia al puntino verde che saltava davanti a loro.
- Un paio di minuti! - rispose lui spiccando un altro salto.
- E’ la stessa cosa che mi ha risposto mezz’ora fa! – sbuffò la strega, durante la camminata uno dei suoi tacchi si era rotto suscitando una battuta ironica di Severus che aveva scatenato l'ennesima lite – Non riesco più a camminare, maledizione.
- Non sono le scarpe adatte per camminare nei boschi.
- Strano. - rispose sarcastica Patricia fermandosi un attimo. - Stamattina quando mi sono vestita ho pensato che fossero perfette per una scampagnata nei boschi! Fermati Grillo!
La donna prese la scarpa con il tacco integro e iniziò a picchiarlo su una roccia poco distante.
- Che succede? - domandò l'esserino verde – La notte scende in fretta ed è difficile trovare l'accampamento di Robin quando è notte.
- Dimmi quanto manca o non sarò più così diplomatica come lo sono stata finora.- spiegò spazientita la donna staccando il tacco dalla scarpa con un colpo secco.
- Siamo... siamo arrivati...- balbettò il Grillo allungando il piccolo braccio – Dobbiamo solo superare quella collina.
- Muoviamoci allora. - disse il mago.
Il Grillo riprese a saltare davanti a loro, i due si scambiarono un'occhiata e ripresero a camminargli dietro.
Restarono in silenzio per alcuni minuti, fu Severus il primo a parlare.
- Le mie frasi erano fuori luogo. - le disse – Scusa, ma questa situazione mi infastidisce.
- Non importa. - disse lei – Secondo te cosa troveremo?
- Io non sono un gran intenditore di favole.
- Scommetto che da piccolo chiedevi a tua madre di leggerti le formule delle pozioni prima di addormentarti. – ridacchiò Patricia.
- Spiritosa. Qualcosa mi ha raccontato a dire il vero, ma ero troppo piccolo e, prediligeva le favole dei maghi da quella Babbane. Dicevano che erano molto più reali di principesse che dormivano per essersi punte un dito o giovani uomini che vivono con dei lupi. Dovremmo incontrare un branco di contadinotti che si credono ladri, giusto?
- Sì dovrebbe essere più o meno così, come dobbiamo comportarci? Cosa gli diremo?
- La verità, - rispose Severus dopo averci riflettuto qualche secondo – ma lasciamo perdere la faccenda della magia, siamo dei comuni Babbani. Diremo solamente che ci siamo persi e che dobbiamo tornare al nostro mondo; che dobbiamo trovare quelle gemme. Probabilmente lui sa dove cercarle, se vale la metà di quello che c’è scritto nei libri dovremmo essere in buone mani.
- Siamo arrivati! - urlò il Grillo a qualche metro di distanza.
I due accelerarono il passo fino a raggiungere l'ex coscienza di Pinocchio.
- Ecco. – disse l’animale con un sorriso radioso e soddisfatto – Quello è il rifugio di Robin Hood e i suoi uomini.
In fondo al pendio della piccola collina dove si erano arrampicati c’era un piccolo villaggio di capanne, alcune stavano sugli alberi, altre ai piedi dei grandi tronchi, c’erano uomini che lavoravano fuori dalle case, chi aggiustava le capanne, chi si allenava con la spade, chi con l’arco; mentre le donne stavano fuori con i figli a rammendare o solo a cucinare qualcosa per la sera.
Il Grillo ricominciò a saltare verso quella piccola città, Severus e Patricia gli correvano dietro, ormai stanchi e senza fiato.
- Fermi! - urlò una sentinella appostata sul ramo di un albero – Chi siete? Identificatevi!
- Sono io! - urlò il Grillo – Sono il Grillo Parlante! Voglio parlare con Robin.
- E gli altri due chi sono? – chiese puntando la balaustra sul mago.
Severus fissò la freccia che puntava dritto al suo cuore. Era deciso se sollevare un sopracciglio o le mani.
Optò per la seconda ipotesi.
- Sono miei amici! - rispose l’animale – Li ho incontrati nella foresta, si sono persi e hanno bisogno di una guida fino a Nottingham.
- E cosa vanno a fare in quel covo di serpi? Non saranno spie dello sceriffo, vero?
- Senti ho già perso troppo tempo con te! – urlò il Grillo – Vai ad avvisare Robin Hood e dirgli che il suo amico Grillo Parlante è venuto a trovarlo e con sé ha due amici.
- Ma…
- Muoviti!
- Va bene Grillo, stai calmo! - fece stizzito la guardia, prese una liana e si calò a terra poi corse verso la capanna più grande cercando il capo.
Dopo qualche istante un uomo biondo, col fisico di un atleta e con due occhi azzurri come il cielo uscì dalla capanna e si avvicinò ai nuovi visitatori.
- Accidenti… - fece Patricia mangiando con gli occhi il bel Robin Hood – nei libri non lo descrivono così bello.
- Se ti piacciono gli uomini in calzamaglia. – mormorò cattivo Severus squadrando il famoso ladro con sguardo maligno – Sembra Allock con le calze aderenti.
- Grillo Parlante! - urlò Robin stringendo la piccola manina dell’animale – Sono felice di rivederti dopo tanto tempo, ho giusto bisogno della tua consulenza riguardo ad un certo lavoretto che devo fare. – poi i suoi occhi furono catturati dallo sguardo penetrante, e un pochino famelico, di Patricia – Benvenuta nel mio modesto regno Signorina…
- Kent… Patricia Kent, Signor Hood. Posso dire che è un onore conoscere il ladro più famoso di Nottingham.
Robin fece un sorriso furbo e baciò, delicatamente, la mano della donna.
Severus roteò gli occhi verso il cielo che si stava striando di viola. Incredibile come la sua amica fosse disposta a cercare un uomo anche in un luogo come quello.
- Il piacere è tutto mio, Milady. Non capita tutti i giorni di imbattersi in una così sublime e celestiale bellezza.
- Ma mi faccia il piacere. – sibilò malefico il mago.
- Temo di non aver capito il suo nome. - disse Robin sorvolando sul cattivo carattere dell’ospite.
- Nessuno gliel'ha detto, infatti. - rispose asciutto lui allungando una mano - Severus Piton.
Robin afferrò con sicurezza la mano che gli veniva offerta e la strinse in una ferrea morsa; socchiuse gli occhi sorpreso dall’improvvisa forza dell'uomo che si trovava davanti. Di certo non era muscoloso come molti dei suoi uomini, eppure gli stava stritolando la mano. Rispose alla stretta con altrettanta forza cercando di dimostrare, in una puerile gara di virilità, chi era il più forte. Nessuno sembrava voler cedere per primo.
- Signor Hood, - lo chiamò la donna cercando di sottrarre il povero arciere dalle grinfie del mago- noi avremmo bisogno di raggiungere Nottingham il prima possibile.
Robin lasciò la mano di Piton, sorrise e offrì il braccio alla donna.
- Parleremo di questo a cena Milady, - rispose lui incamminandosi verso la capanna – la sera è molto vicina. Daremo una festa, all’alba partiremo, vi farò dormire nella migliore capanna disponibile. – abbassò poi la voce in modo da farsi sentire solo da Patricia - Altrimenti potrebbe far compagnia a me Milady... stanotte.
Patricia voltò appena la testa lanciando uno sguardo perplesso all'amico.
- Ma... vostra moglie, Lady Marion?
Il ladro scoppiò in una fragorosa risata.
- Le sembro il tipo che si sposa, Milady? No... io e Marion abbiamo preso... emmh strade diverse tempo fa.
- Capisco...- balbettò la strega – vede, signor Hood, io...
- Chiamami pure Robin. - le sussurrò all'orecchio lui.
- Robin...- ripeté con un finto sorriso di cortesia – io...
- Milady dormirà con me, Hood. - dichiarò Severus con tono che non ammetteva repliche.
- Perfetto. - rispose Robin lasciando la mano della donna – Potere riposare in quella capanna laggiù. La cena sarà pronta tra poco, a stomaco pieno si ragiona meglio.
La capanna era piccola, aveva un corto letto matrimoniale con un materasso fatto di paglia, una cassapanca di legno grezzo e un minuscolo tavolo traballante.
Erano così esausti per la lunga camminata che si sdraiarono sul letto e chiusero gli occhi senza più parlare.

* * * *


Severus aprì gli occhi sperando, per qualche istante, di essersi sognato tutto. Invece si ritrovò a fissare il soffitto di legno della baracca dove aveva riposato. Anzi era meglio dire dove aveva chiuso gli occhi perché non si sentiva affatto riposato, era come se non avesse mai dormito.
Voltò la testa incontrano il volto rilassato di Patricia.
Invidiava la sua capacità di dormire nei posti e nelle situazioni più disperate. Si ritrovò a seguire la linea decisa del naso che scendeva lungo le labbra rosse. Non aveva mai fatto caso alle sue lunghe ciglia nere che incorniciavano gli occhi verdi.
Tempo prima, quando la sua anima era ancora integra, aveva provato a confrontare gli occhi di Lily con quelli dell'amica, fallendo miseramente.
Gli occhi di Lily erano verdi come i prati baciati dal sole, chiari e cristallini, dove riuscivi a leggere ogni emozione. Sapeva cosa provava Lily solo guardandola negli occhi.
Gli occhi di Patricia erano di un verde intenso come le chiome degli alberi dei boschi, non avevano nulla in comune con gli occhi di Lily. Lo sguardo di Patricia era tagliente come un coltello, riusciva a celare le sue emozioni con sorprendente abilità e solo un sorriso.
Abilità da politico le definiva lei.
Maschera che protegge dal dolore le chiamava lui.
E lui era esperto di maschere che celavano il dolore dell'anima.
Vide le sue palpebre tremare, prossima al risveglio, e si affrettò a chiudere gli occhi fingendosi ancora addormentato. Sarebbe stato tropo imbarazzante essere sorpreso a fissarla mentre dormiva, non avrebbe saputo inventare una scusa abbastanza credibile e Patricia era un tipo estremamente sospettoso a volte.
La sentì muoversi appena accanto a lui, si era svegliata ne era certo, ma era altrettanto certo che Patricia fosse tutto tranne che una donna delicata al risveglio.
Riuscì a non sussultare sorpreso quando avvertì un polpastrello sfiorargli appena le labbra.
- Sono qui, Severus. - mormorò la strega a voce così bassa che la sentì appena – Anche se tu non mi vedi.
Ancora perplesso la sentì alzarsi dal letto di paglia e poi tirargli una spinta. Questa volta sussultò colto alla sprovvista.
- Sveglia Sevvy. Abbiamo dormito troppo e questo profumino è invitante.
- Sono sveglio. - disse lui osservandola mentre cercava di lisciarsi la veste da strega nera con i bordi color zaffiro.
La fissava ed era confuso. Perché gli aveva detto quelle cose? Perché sfiorarlo e poi tornare ad essere la solita strega che lui conosceva. Chi era la donna con lui in quel letto? Perché non conosceva quella parte della sua amica?
Troppe domande da porsi in un quel luogo assurdo e con lo stomaco che brontolava.
- Questa veste è un disastro. - sospirò sconsolata la strega – Avranno dei vestiti da prestarmi? - sollevò lo sguardo alla ricerca di una risposta alla sua domanda incontrando solo uno sguardo confuso – Sevvy stai bene?
Il mago cercò qualcosa da dirle, qualcosa che cercasse di spiegare il comportamento strano dell'amica. Alla fine sospirò.
- Non chiamarmi Sevvy. - borbottò scendendo da letto e uscendo dalla capanna.
Patricia osservò per qualche istante la porta, poi lo seguì, fu fermata quasi subito dal mago che con delicatezza le fece cenno di tacere posizionandosi un dito sulle labbra sottili, poi indicò le orecchie.
La strega socchiuse gli occhi, serrò le labbra e rimase in ascolto.
- Il trasferimento dell'accampamento è previsto per il prossimo mese. - udì la voce di Robin che bisbigliava a qualcuno – Lo sceriffo di Nottingam é arrivato troppo vicino l'ultima volta. Grillo, sei sicuro che gli hai fatto recapitare le informazioni giuste?
- Io so fare il mio lavoro. - sbottò il Grillo Parlante indignato – Sono i tuoi uomini che non sanno mimetizzarsi bene e Marion è inferocita.
- Non capisco cosa le sia preso.
- L'hai piantata sull'altare! - il Grillo stava sicuramente urlando, ma, visto la sua minuscola statura, sembrava che stesse parlando normalmente - Con tutto il regno che ha riso di lei per settimane. E, come se non bastasse, hai sfregiato lo sceriffo. E' andato in giro per tutto il reame a trovare qualcuno che gli cucisse la ferita come voleva lui. Era un forsennato, a tutti gridava “Mi raccomando! Punti molto piccoli” (*). Lo sai che da quando si è scoperto che Marion e lo sceriffo sono cugini lui la protegge e ha giurato di vendicarla. Le hai portato via la virtù, metà dell'oro che aveva nelle segrete e la sua credibilità. Non uscirà dalle delle sue stanze fino a quando la tua testa non verrà appesa fuori dalle mura di Nottingam.
Patricia sgranò gli occhi incredula.
- Guarda tu questo bastardo... - sussurrò arrabbiata.
Severus le intimò di tacere solo con un'occhiataccia.
Lei sbuffò e tornò ad ascoltare.
- Lascia perdere Grillo, questo è il passato. Ora però dobbiamo trasferirci tutti. Ho trovato una radura ben protetta ad est del fiume, sul confine tra le terre di Nottingam e le terre del Sultano. Vedi di mandare lo sceriffo da tutt'altra parte.
- Lascia fare a me, Robin. Ma ricordi i nostri accordi?
- Sì sì... avrai il tuo oro quando la polvere sollevata dal cavallo dello sceriffo non sarà visibile neppure all'orizzonte.
- Bene.
- Sai Grillo, per essere una coscienza sei alquanto bizzarra.
- Anche le coscienze devono mangiare, Robin Hood.

* * * *


Come aveva predetto il Grillo la sera era scesa veloce e in modo quasi violento nel bosco.
Il cielo si era oscurato così velocemente che il cambiamento fu quasi visibile ad occhio nudo, come se qualcuno avesse premuto un interruttore per spegnere la luce del mondo.
Era un pensiero assurdo, ma vista la situazione che stava vivendo, non era un’ipotesi da escludere del tutto.
Il mago percorse un piccolo sentiero di terra battura ed erba schiacciata che usciva dall’accampamento dei ladri. Una lampada ad olio penzolava dal braccio mentre in mano teneva un calice di coccio sbeccato in un paio di punti.
Patricia sedeva su un tronco rovesciato, probabilmente spezzato da un fulmine durante una tempesta. Sedeva sul muschio cresciuto sulla corteccia ormai morta, senza preoccuparsi di sporcarsi il vestito da strega rovinato.
Fissava uno squarcio tra le chiome degli alberi che mostrava il cielo pieno di stelle, così belle e splendenti da sembrare quasi finte.
Quando si sedette anche lui sul tronco lei non si mosse, continuava a fissare il cielo persa in mille pensieri a lui preclusi.
Le allungò il calice.
- E’ vino speziato. – le spiegò quando le dita affusolate della donna si chiusero attorno al calice sfiorandogli la mano – E’ buono.
Patricia non rispose, non lo ringraziò neppure, si portò il bicchiere alle labbra e bevve un sorso senza mai staccare gli occhi al cielo.
- Il pagliaccio in calzamaglia, - le lanciò un’occhiata sperando in un piccolo sorriso divertito, ma non successe nulla - ha detto che ci porterà domani da Principe Giovanni. Da quello che ho capito Re Riccardo è partito per un’altra delle sue spedizioni e lui ha usurpato il trono. Ancora. Tu ci capisci qualcosa?
Lei annuì solamente, gli occhi persi tra le stelle.
- Mi ha anche parlato di quelle gemme. Lui non sa dove trovarle tutte, ma è certo che nella corona del Principe ci sia uno smeraldo a forma di goccia. E’ un inizio. Vuole presentarci come nobili, ci presterà dei vestiti e un po’ di provviste.
- Bene. – fu l’unica laconica risposta della donna portandosi di nuovo il bicchiere alle labbra.
- Patricia cos’hai? – le chiese irritato Severus prima di bere un sorso di vino – Non sei un tipo silenzioso.
- E’ tutto così diverso…- mormorò lei – io… io… leggevo e rileggevo queste favole perché nulla cambiava. Sapevi chi era il buono. Chi era il cattivo. Tutto era già segnato, tutto era semplice. – Patricia sospirò e chiuse per un instante gli occhi - Ma niente è mai semplice. Quello che credi sia la persona migliore del mondo, la persona più buona e sulla quale sai sempre di poter contare si rivela un manipolatore, con doppi fini che non ha paura di sacrificare gli altri per raggiungere uno scopo.
Un sopracciglio sottile del mago s’incurvò verso l’alto, era certo che non stesse più parlando di quel luogo o dei bizzarri incontri che avevano fatto.
Parlava di Albus.
- Sono stata così stupida…
- Patricia…
La strega aprì di nuovo gli occhi e si voltò a fissarlo.
Gli rivolse il suo consueto sorriso, gli occhi brillavano come le stelle del cielo.
Si teneva tutto dentro come aveva sempre fatto della sua vita.
Severus si rese conto che, in fin dei conti, c’erano lati della sua amica che lui non conosceva affatto e quella improvvisa rivelazione gli fece male.
- Patricia…- ripeté con un sussurro.
- Le stelle, però, sono bellissime. – cambiò discorso lei tornando a guadare quel piccolo pezzo di cielo stellato.
Il mago sospirò e alzò anche lui lo sguardo verso le stelle.
- Sì, - confermò – sono bellissime.

___________________________

Nota:
(*) frase tratta dal film: Robin Hood – Il principe dei ladri del 1991 con Kevin Costner, Morgan Freeman e Alan Rickman nei panni del bellissimo sceriffo di Nottingam. Quella è una battuta dello sceriffo dopo che Robin l’ha ferito al volto.
E’ un mio piccolo tributo ad Alan, sempre per farvi quattro risate! XD

   
 
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