Capitolo 2 -
Lo scontro in arena-
Quando la demone uscì, Ice rimase a fissare il punto
in cui scomparve, finché due guardie la fecero alzare con poca cortesia.
Era ancora indecisa sul da farsi, se accettare o
meno la proposta di quella ragazza. Ogni dannata volta che si era fidata,
quelle creature l’avevano ingannata, ferita, usata. Con la scusa di liberarla
avevano abusato di lei fisicamente, considerandola solo un oggetto; Ice finiva
sempre per ribellarsi e veniva rispedita nelle Arene. Ora lei era diventata
previdente nei loro confronti, solo che non riusciva a togliersi dalla testa
gli occhi grigi di Akuma, così bisognosi di lei, come se volesse ardentemente, per qualche strana ragione, solo e soltanto
lei.
Continuò a pensare al nostro incontro per tutto il
tragitto, al suo schiaffo, alle sue labbra che le mordevano l’orecchio e alla
sua lingua che le leccava il sangue. Non si rese nemmeno conto che stesse camminando
tanto era concentrata nel ricordare ogni piccolo dettaglio. Quando si ridestò
dai suoi pensieri era nella solita cella, con gli altri mezzodemoni del
ghiaccio che si stavano nutrendo. Cercò il suo pranzo ma trovò solo un foglio,
una pergamena arrotolata, senza alcun sigillo in ceralacca da cui tutti stavano
distanti, sapendo cosa significasse, con su scritto “Ice Darkaga salta il pasto
per prepararsi al prossimo scontro”. Sbuffò. I suoi camerati avevano nel piatto
carne di Gnar in misura abbondante. Era molto strano che venisse dato loto
quell’animale dato che, anche se magro, era più nutriente di una bestia
qualunque.
-Vinci
il prossimo combattimento e potrai decidere se venire con me-
le aveva detto la Demon Lord prima di andarsene.
Forse questa era una sua prova, doveva vincere in
determinate condizioni per poterla servire. Sorrise alla provocazione di Yami e
si concentrò per il combattimento che di lì a poco sarebbe avvenuto.
Dopo che la demone aveva lasciato la cella singola
si era applicata nell’ organizzazione dello scontro, che sarebbe diventato un
vero e proprio test: l’avversario sarebbe stato un demone del fuoco al servizio
di suo padre, uno stupido energumeno che la paura della morte, col tempo, aveva
reso leggermente più arguto.
Ice entrò nell’arena e la guardia le fornì una spada
bastarda, che la gladiatrice fece roteare per saggiarla. Era perfetta.
Dall’altra parte del campo allo sfidante vennero
dati due pugnali, armi contro cui non riusciva a cavarsela senza subire molti
danni, a volte anche gravi.
“Non
capisco se mi voglia svantaggiare o altro” pensò con il
sorriso sulle labbra. Face roteare ancora la spada, il fischio che faceva
fendendo l’aria la tranquillizzava prima degli scontri.
Il demone del fuoco sembrò prenderla molto alla leggera.
Dopotutto, cosa avrebbe potuto mai fare una piccola mezzodemone del ghiaccio,
malnutrita, contro di lui? Praticamente niente.
Ice iniziò ad avvicinarsi lentamente, studiandolo,
conscia che la sua vita sarebbe potuta finire quel giorno; fendette ancora
l’aria con la spada e sospirò, prima di guardarlo con occhi gelidi e scattare
verso di lui. Fece scontrare le loro lame, lui con i pugnali incrociati si
difese, cercando di respingere l’offensiva improvvisa e dopo esserci riuscito
la spinse indietro.
La gladiatrice fece un salto di un paio metri all’indietro.
Questa volta toccò all’energumeno partire alla
carica, era talmente pesante che la ragazza sentì il terreno vibrare e si
scansò appena in tempo per evitare entrambe le lame, riuscì anche ad assestargli
un colpo sul braccio destro, causandogli un taglio superficiale che prendeva in
larghezza tutto il braccio, dopodiché saltò all’indietro. Lui si toccò il punto
in cui era stato ferito e notò che usciva del sangue. Ice vide la rabbia del
demone crescere di attimo in attimo.
Quella razza di demoni era facile da trattare: non appena la loro forza veniva
messa in discussione perdevano la testa, e questo andava in favore di Ice.
Il gladiatore strinse con più forza i pugnali, scuro
in volto per la rabbia, correndo verso di Ice e sferrando una serie di colpi,
troppo iracondo per essere davvero pericoloso. La gladiatrice capì che tra poco
il duello sarebbe finito ed aveva buone speranze di riuscita, ma nonostante
questo non smise mai di rimanere concentrata.
Subì diverse ferite, più e meno gravi, ma la maggior
parte dei colpi riuscì ad evitarli. Per un momento si permise di pensare al suo
futuro, alla scelta che avrebbe dovuto fare, anche se conosceva già a risposta.
Sarebbe andata con lei, avrebbe seguito Yami Akuma.
La serie dei colpi che l’uomo le sferrava si
interruppe, quindi si allontanò di parecchi metri, prima di alzare lo sguardo
dell’avversario e lo vide fermo, in una sottospecie di posizione difensiva. Il
suo respiro era diventato pesante e si passava una mano sudicia sul viso,
asciugandosi il sudore dagli occhi.
Ice approfittò del momento per permettersi un
respiro più grande, asciugandosi il sangue che le colava dalla fronte e le
oscurava la vista. Si leccò la mano sporca di sangue, quel sapore ferroso le
ridiede un minimo di energia. Ogni volta che leccava del sangue si sentiva più
forte, piena di adrenalina.
Il demone si stava ancora riprendendo, quando Ice lo
immobilizzò, creando con la sua magia dei blocchi di ghiaccio su piedi e mani,
facendoli inspessire ed allungare, fino a che non fu immobilizzato fino alla
vita e alle spalle.
L’energumeno cercò di scioglier quei blocchi con il
suo fuoco, ma evidentemente era troppo stanco per poter usare i suoi poteri e
la sua forza non bastava neanche a scalfirli; non appena vide che la
mezzodemone stava ricoprendo la sua lama con del ghiaccio si divincolò sempre
di più, con terrore, il che fece divertire Ice, che si stava lentamente
avvicinando a lui.
Con un colpo secco ed un ghigno, lo colpì al collo,
tagliandoli la testa, che rotolò in mezzo al terreno.
La gladiatrice rimase a fissare il capo del suo
avversario per un bel pezzo, cosa che non aveva fatto nel combattimento: occhi
spalancati, bocca seria ricoperta da una barba folta e lunga, con i capelli
impiastricciati sul volto, dovevano essere sfuggiti al nastro che li legava in
una coda di cavallo.
Guardò poi in mezzo alla folla, eccitata per lo
scontro appena concluso. Anche lei si sentiva piena di adrenalina, avrebbe
voluto continuare a conficcare una spada dentro ad un corpo, vedere il sangue
uscire… scosse la testa per liberarsi da quei pensieri.
C’era molta gente nell’arena quel giorno ed Ice cercò
un paio di occhi grigi in mezzo a quelli di altri, cercava gli occhi
appartenenti a quella Demon Lord che l’aveva incastrata in quella sfida che
inizialmente sembrava impari. Notò una discussione negli spalti dei ranghi alti
ed indirizzò lì lo sguardo. Trovò nelle figure che stavano litigando il suo
viso.
Accanto ad Akuma un essere lasciò il suo posto,
notevolmente arrabbiato. Negli occhi grigi di lei riuscì a leggere
soddisfazione ed orgoglio.
Quella demone era orgogliosa di lei? Come poteva
esserlo? Che non guardasse il suo rango sociale, ma soltanto alla sua bravura?
Sperò che fosse per quello. Sperò finalmente di aver
trovato una creatura che, se anche legata da un vincolo serva-padrona, non la
trattasse come un animale. Sperò che Yami fosse diversa dai suoi precedenti padroni.
All’improvviso vide tutto nero e sentì il suolo
dell’arena contro il suo corpo. Poi più niente.
Una voce nella sua testa continuava a dirle:
-Ottimo lavoro Ice, sono fiera di te.-
Yami sugli spalti si alzò e scese, frettolosamente
ma trattenendo il passo per non dare troppi sospetti.
Vide che delle guardie stavano riportando dentro il
corpo svenuto della gladiatrice, mentre degli altri appendevano la testa
mozzata su degli spuntoni, lasciandola in pasto agli animali che si nutrivano
della carne putrefatta.
La demone raggiunse quelli che tenevano il suo corpo
e ordinò loro di portarla nella stanza singola e di depositarla con delicatezza
sul letto.
Dopo che se ne furono andati prese una sedia e la
sistemò accanto al suo letto, per poi sedersi. Le sistemò i capelli,
togliendoli dal suo volto, per poterla vedere meglio. Prese un fazzoletto ed
andò a bagnarlo, per toglierle il sangue dal viso. Le sorrise e poi curò i suoi
tagli.
Prese una mano tra le sue, cercando di passarle un
po’ di energia.
-Sei stata bravissima Ice, proprio come mi
aspettavo. Sono fiera di te.-
Detto questo arrossì, alzandosi dalla sedia, ed
evocò una spada bastarda: l’elsa era decorata con corna di capra, che andavano
a finire poco sotto l’impugnatura; la lama invece, proprio sotto l’elsa, era
incavata da una parte e seghettata dall’altra, con delle rune arcane di colore
viola che prendevano tutta la parte piatta della spada. Il materiale di cui era
fatta la spada era un metallo grigio-bluastro, molto leggero ma letale per
chiunque ricevesse un colpo, il Frostmune.
Yami appoggiò la spada sul tavolo, accanto ad una
tunica azzurro ghiaccio. Tornò dal corpo sdraiato sul letto; la ragazza si era
addormentata. Sorrise, mordendole il lobo dell’orecchio per leccare alcune
gocce del suo sangue. Sin dalla prima goccia si era accorta che quello della
gladiatrice era il sangue più buono che avesse mai assaggiato.
Le accarezzò il viso, arrossendo, per poi andarsene
verso casa.