Cap 5
Maybe I'm insane
Cause I keep doing the same damn thing
Thinking one day we gonna change
But you know just how to work that back
And make me forget my name
What the hell you do I won't remember
I'll be gone until November
And you'll show up again next summer
Jace
veva
raggiunto il piano di
sotto il prima possibile, maledicendo mentalmente chiunque avesse avuto
la
brillante idea di cominciare a fare a botte proprio quando era a un
soffio da
quelle labbra. E adesso che era arrivato lì cosa aveva
scoperto? Che Bellamy,
sai che sorpresa, aveva pensato bene di lasciarsi andare a una specie
di
incontro alla coreana con un tizio che non aveva mai visto prima e che
sembrava
aver urgentemente bisogno di farsi una bella dormita, questo quantomeno
a
giudicare dalle occhiaie a dir poco mostruose che aveva sotto gli occhi.
-
Che accidenti sta succedendo?
– ringhiò, separandoli e fronteggiando a brutto
muso il figlio di Tanato.
Bellamy
si liberò dalla presa
con uno strattone mentre Destin si divincolava dalla morsa in cui
l’avevano
stretto Dean e Jem.
-
Ha iniziato lui, mi ha
provocato. –
-
Non m’interessa chi ha
cominciato, non siamo all’asilo. Qui dentro siamo tutti dalla
stessa parte,
quindi vedete di darvi una calmata. Immediatamente –
aggiunse, stringendogli la
spalla con un po’ più di forza tanto per chiarire
meglio il concetto.
-
Sono stato abbastanza chiaro,
tizio di cui non so il nome? –
Destin
abbozzò un sorrisetto
gelido. – Cristallino. –
-
Bene, anche perché dovrei
fulminarvi per avermi interrotto con le vostre stronzate –
borbottò,
osservandoli mentre prendevano ognuno una direzione diversa e si
allontanavano
senza aggiungere altro.
Dean
gli rivolse un’occhiata
perplessa. – Si può sapere che stavi facendo di
tanto importante? –
-
Un picnic in infermeria. –
Il
fratello aggrottò la fronte,
se possibile ancora più confuso.
-
Madeleine non si stacca dalla
sua amica, quindi siamo rimasti lì –
spiegò disinvolto.
Dean
scosse la testa,
divertito, e gli affibbiò una pacca sulla spalla.
-
Quindi la cosa urgente era
provarci con quella figlia di Afrodite? –
-
Riesci a immaginare qualcosa
di più urgente? – replicò, inarcando un
sopracciglio con aria ironica e
causando a entrambi un attacco di risate.
Stavano
ancora ridendo quando
il suono di una sirena riecheggiò per la palestra e in ogni
anfratto del
quartier generale dell’Antàrtes.
Katherine
Aprì
gli occhi di scatto,
svegliata da quel suono fastidioso che le rimbombava nelle orecchie.
Infilò gli
stivali e si affacciò in corridoio giusto in tempo per
vedere Seth che usciva
dalla sua stanza a passo di carica.
Si
affiancò al fratellastro.
-
Che succede? –
-
È l’allarme della residenza,
deve esserci qualche intruso – spiegò.
Raggiunsero
il punto
d’incontro, che altro non era se non il salotto centrale del
quartier generale,
l’unica stanza in grado di ospitare agevolmente tutti i
semidei presenti.
Evanna
stava in piedi, al
centro della stanza, intenta a dare ordini a tutti coloro che le
capitavano a
tiro.
-
Jace e Dean, voi andrete in
perlustrazione visto che siete in grado di volare. Bellamy, tu prendi
Katherine, Blake e Jude e formate l’avanguardia. Destin,
Velstand, Seth e
Evelyn formeranno la retroguardia. Jem, Nathan, Zoey e Katty restano
dentro a
pattugliare. Tutti gli altri con me, isoliamo Ethan e
l’infermeria. –
Non
era abituata a combattere
senza Jace, non l’aveva mai fatto, ma si fidava abbastanza
delle capacità di
Bellamy da accettarlo come compagno di battaglia. Si
avvicinò ai due figli di
Zeus, incontrando gli occhi blu dell’amico di sempre.
-
Cerca di non farti ammazzare,
okay? –
-
Okay, lo stesso vale per te,
piccoletta. –
Sbuffò
quando le scompigliò
affettuosamente i capelli, ma non potè impedire alle sue
labbra di stirarsi
in un sorriso sentendo quel
nomignolo affettuoso.
-
Ehy, a me non dici di non
farmi ammazzare? – intervenne Dean, scrutandola con cipiglio
fintamente offeso.
Arricciò
il labbro inferiore,
fingendosi pensierosa. – Hai ragione. Non farti ammazzare, fulmine,
perché quello di toglierti la vita è un
privilegio che spetta solo a me. –
-
Se me lo dici così dolcemente
non posso fare a meno di obbedire – rise.
-
Spiacente di interrompere
questo momento di flirteggiamento, ragazzi, ma noi dobbiamo andare
– disse
Jace, schiarendosi vistosamente la gola.
Dean
annuì, rivolgendole un
ultimo sorriso sghembo e seguendo il fratello lungo il corridoio che
portava
verso l’uscita del quartier generale.
Dean
Stavano
per prendere il volo
quando si rese conto di una cosa assolutamente sconvolgente. Non aveva
la sua
radio. Niente radio equivaleva a niente cuffie, quindi niente musica
… in poche
parole? Panico totale.
La
cosa più imbarazzante di
tutta la sua vita? Essere un figlio di Zeus, per di più
avere il dono del volo,
e soffrire terribilmente di vertigini.
Jace
gli lanciò un’occhiata
penetrante. – C’è qualcosa che non va?
–
-
No, è tutto okay – mentì
rapidamente.
-
Dean, te lo hanno mai detto
che sei un pessimo bugiardo? –
-
Non di recente. –
Lo
sguardo di Jace si fece
improvvisamente serio. – Sii sincero, qual è il
problema? –
Deglutì
rumorosamente. Sii
sincero. Certo, lui la faceva facile, ma come avrebbe potuto affrontare
un’ammissione così imbarazzante? Aveva da poco
scoperto di avere un fratello,
per di più uno di quei tipi incredibilmente fighi che fanno
sfigurare qualsiasi
ragazzo nel raggio di chilometri, e lui doveva confessargli una fobia
così
imbarazzante? No, era escluso.
Tuttavia
non aveva fatto i
conti con il gruppo di avanguardia che stava uscendo proprio in quel
momento e
che sembrava decisamente sorpreso di non trovarli già in
volo.
-
Quale parte del concetto di
“perlustrazione” non vi è chiara?
– domandò Bellamy, inarcando un sopracciglio.
-
Stavamo per andare … più o
meno – replicò Jace, soppesando le parole e
lanciandogli un’occhiata di
sottecchi. Era una specie di richiesta di conferma.
Il
problema era che lui non
aveva mai volato senza cuffie e non credeva affatto di esserne capace.
Katherine
gli si avvicinò,
alzandosi in punta di piedi per potergli sussurrare
all’orecchio. – Soffri di
vertigini, vero? –
Dean
sgranò gli occhi verdi,
sorpreso. – Come l’hai capito? –
La
ragazza si strinse nelle
spalle. – Era un’impressione e me l’hai
appena confermata. Credo di avere una
soluzione – aggiunse, prendendogli il volto tra le mani e
tornando ad alzarsi
in punta di piedi.
Dean
corrugò la fronte,
perplesso: - Che stai … -
Non
riuscì a terminare la
frase, però, perché le labbra della figlia di
Ares si poggiarono sulle sue.
Chiuse gli occhi, gustandosi a pieno quel contatto, e quando li
riaprì si
ritrovò a volteggiare a una decina di metri dal suolo.
Katherine
si separò sorridendo.
– Hai visto? Dovevi solo pensare a qualcos’altro.
–
Blake
Il
figlio di Ecate acclamò la
scenetta con un paio di fischi di ammirazione, per poi rivolgersi al
ragazzo
accanto a lui.
-
C’è qualche fobia che
desideri confidarmi, angioletto? Se vuoi, posso sempre offrirmi
volontario per
aiutarti a risolverla. –
Jude
lo guardò dall’alto in
basso, scuotendo la testa.
-
No, non direi proprio. –
Blake
gli venne più vicino,
fissandolo intensamente con quei suoi occhi tremendamente penetranti.
Riusciva
quasi a fiutare la tensione nel corpo del ragazzo davanti a lui e la
cosa
contribuiva ad accrescere l’attrazione che provava per
quell’angioletto.
-
Peccato – sussurrò, a fior di
labbra, ridendo quando il figlio di Eros scattò
all’indietro come se fosse
stato folgorato.
-
Blake, piantala di molestarlo
e datti una mossa – ordinò Jem.
Annuì,
scoccando un’occhiata d’intesa
al ragazzo davanti a lui.
-
Ne riparliamo più tardi. –
Spazio
autrice:
Eccoci,
dopo un’assenza scandalosa, con l’aggiornamento.
Spero che vi piaccia, anche se
scandalosamente corto, e che vogliate farmi sapere che ne pensate. Alla
prossima.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt