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Autore: Cho89    24/01/2005    11 recensioni
Dicono che ognuno di noi ha un paio d’ali, ma che solo chi sogna impara a volare. C’è chi ci crede, come invece chi fa finta di non sapere nemmeno cosa voglia dire lasciare andare i pensieri. Ma c’è una storia… una storia che dimostra quanto tutto ciò sia vero. Di quanto le persone possano cambiare nel giro di un secondo per merito di un sogno.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dicono che ognuno di noi ha un paio d’ali, ma che solo chi sogna impara a volare

1_This Is Not The First Time

 

 

Dicono che ognuno di noi ha un paio d’ali, ma che solo chi sogna impara a volare.

C’è chi ci crede, come invece chi fa finta di non sapere nemmeno cosa voglia dire lasciare andare i pensieri.

Ma c’è una storia… una storia che dimostra quanto tutto ciò sia vero.

Di quanto le persone possano cambiare nel giro di un secondo per merito di un sogno.

 

Quel giorno Ronald Weasley non aveva nessunissima intenzione di muoversi dal suo letto.

Era così caldo, accogliente, comodo… perché farlo? E poi fuori era un freddo cane e la giornata che lo aspettava non era certo delle migliori.

-Ron!- Disse una voce ben lontana dai sogni del lentigginoso ragazzo. –Ron, per favore! Alzati o faremo tardi-

-No, lasciami dormire…- brontolò lui lottando contro un’esile mano che cercava inutilmente di portargli via il suo tanto amato piumone a quadri.

-Certo che sei proprio un cretino…- La mano mollò la presa dopo più di dieci minuti di lotta estenuante, e il respiro affannoso della ragazza si fece più lontano. Ron udì la porta aprirsi e richiudersi subito dopo.

-Finalmente…- Agguantò il bordo del morbido piumone e se lo tirò sulle spalle, lì dove lei lo aveva scoperto. Si ridistese per bene e si preparò a tornare a ronfare.

Improvvisamente però, quando meno se lo aspettava, la ragazza rispuntò dal nulla e lo scoprì totalmente, mostrando all’aria gelata i boxer a quadretti e la canottiera grinzosa.

-Uffa- protestò lui mettendosi le mani sugli occhi pesti, –Certo che sei proprio una rompica…-

-Ron, per favore!- Lo interruppe lei con voce gelida quasi quanto l’aria, -Non ho voglia di sentire certe parole così di mattina… non è il caso che tu faccia queste storie. Non sei più un bambino-

Detto questo spalancò la finestra al lato del letto, ignorando i commenti poco gradevoli di Ron, prese alcuni vestiti dall’armadio e li gettò sul letto, girò sui tacchi ed uscì dalla stanza con un commento tutt’altro che educato.

-E poi dice a me…- Disse Ron mettendosi a sedere e cercando di aprire quelle maledette palpebre così decise a rimanere chiuse, senza curarsi troppo di tenere basso il tono della voce -E che cavolo!-

-Ron!- la ragazza lo ammonì da dietro la porta chiusa.

-Hermione!- Le fece il verso lui, osservando la neve scendere sui tetti imbiancati di Daftown.

Ancora intontito dal sonno, si alzò barcollando e si diresse verso la porta del bagno. Appena fu dentro, aprì il rubinetto del lavandino e si sciacquò il viso, per asciugarsi poi con l’asciugamano.

Osservò per un attimo il suo riflesso sullo specchio.

Non ha senso. Tutte le mattine la stessa storia…

Tirò fuori il rasoio da un cassetto di lato, e cominciò a radersi svogliatamente.

Se c’era una cosa che faceva imbestialire Ronald Weasley era proprio quella che non esistesse ancora un incantesimo che rasasse la barba bene come il rasoio elettrico. Aveva ormai imparato a convivere con la barba che cresceva ogni giorno di più, ma non riusciva a mandare giù il fatto di dover usare un aggeggio babbano.

-Ti va un goccio di caffé?- La voce di Hermione provenne dalla camera, e il profumo di caffé appena fatto lo raggiunse dolcemente.

-Ok- borbottò lui assaporando il profumo.

Sentì la ragazza tornare in cucina.

Posò il rasoio e si diresse verso il letto, dove Hermione aveva scaraventato i vestiti. Si mise a sedere, prese i jeans e se li infilò su per le gambe muscolose. Poi agguantò la camicia bianca e, dopo essersi sfilato la canottiera e averla gettata in un angolo,  la abbottonò per metà.

Richiuse la finestra e uscì dalla camera.

-Eccoti- disse Hermione, che era seduta al tavolo con in mano una tazza di caffé e stava indicando un’altra tazza fumante lì vicino.

Lei lo osservò mentre finiva di agganciarsi la camicia e si metteva a sedere tranquillo.

-Bè, cos’è tutta questa calma?- chiese severa.

-Eh dai, Herm- rispose lui annoiato, guardandola negli occhi. Sapeva che quando faceva così lei non sapeva resistergli.

Infatti Hermione lo maledì come non aveva mai fatto.

Odiava quando la guardava con quegli occhi azzurri. Le faceva perdere il controllo delle cose e non lo poteva sopportare.

Per di più quella mattina era semplicemente irresistibile. Capelli spettinati, camicia mezza aperta, guance rosse.

-Ok ok- si arrese lei abbassando lo sguardo verso la tazza fumante, -Ma lo sai che non posso perdere il treno-

L’ultima affermazione colpì Ron come una pugnalata in pieno petto.

Se n’era scordato. Completamente.

Hermione era lì quella mattina, non per una delle sue solite visite, ma perché lui avrebbe dovuto accompagnarla fino alla stazione, dove avrebbe preso il treno fino a Oxford.

-Non dirmi che te n’eri dimenticato- esclamò lei rassegnata, rialzando lo sguardo.

-Bè, veramente…- cercò di scusarsi lui portandosi una mano dietro la testa e cominciando a torturasi i capelli ancora spettinati.

-Ron, sei incorreggibile!- ribadì Hermione sorridendo.

Lui bevve tutto il caffé in un sorso e si alzò per portare la tazza al lavello.

-Modestamente…- mormorò sorridendo.

Lei si lasciò sfuggire una risatina, sorseggiando l’ultimo goccio di caffé rimasto.

-Ripeto- disse, -sei incorreggibile. E per me hai qualche problema. Ti farò ricoverare al San Mungo uno di questi giorni-

Prima che lui potesse ribadire si alzò allegra e gli mise in mano la sua tazza vuota.

-Adesso andiamo- disse poi, prendendo il cappotto nero poggiato sul secolare divano, una volta appartenete all’intera famiglia Weasley.

Ron rimase appoggiato al bancone, incapace di muoversi. Sarebbe partita ancora una volta, e lui non sarebbe riuscito a fermarla.

Si torturò le mani osservando i grossi bottoni neri della giacca di Hermione.

-Ron- disse lei vedendo che non si era spostato di un millimetro, -possibile che ti ci voglia così tanto per abituarti?-

Era più di un anno che andava e veniva da Oxford, e tutte le volte era un trauma. Ron assumeva quell’aria da cane bastonato e non diceva una parola per l’intero viaggio fino alla stazione.

Lui annuì.

-Lo sai che lo faccio per lo studio- riprese lei con aria falsamente severa, - mi sono stufata di vederti sempre così triste, capito?-

Si avvicinò al ragazzo che la guardò con aria interrogativa.

-Promettimi che domani mi chiami- disse dandogli una pacca sulla spalla.

-Ok- rispose lui mettendole a sua volta una mano sulla spalla sottile e dirigendosi verso l’attaccapanni rugginoso, vicino alla porta d’ingresso.

Prese il giubbotto verde militare e se lo infilò.

-Hai intenzione di venire solo con quella camicia? È freddo- lo ammonì Hermione.

Ron fece spallucce e dopo essersi infilato le scarpe, cercò con lo sguardo il baule marrone con le iniziali ‘HG’ che Hermione usava sempre per i suoi viaggi.

Lei si avvicinò e indicò il borsone di pelle che portava sulla spalla. Prese le chiavi dalla tasca del giubbotto di Ron, aprì la porta e, una volta che tutti e due furono nel vecchio corridoio del palazzo, serrò la porta restituendo le chiavi al proprietario.

Insieme scesero le scale, che ad ogni loro passo scricchiolavano come se stessero per cadere da un momento a l’altro e dopo qualche secondo arrivarono in strada, una delle tante affollate di Daftown, proprio di fianco alla libreria. Salirono su una vecchia carretta  parcheggiata lì davanti.

Hermione adorava quella macchina. Era scassata, fumante e lenta come una tartaruga, ma Ron ne era il proprietario, e a differenza della vecchia Ford Anglia, non era stregata ma assolutamente babbana.

Ron le aprì la portiera ed Hermione entrò sorridendo infilandosi un cappello azzurro, poi si diresse verso la portiera dall’altro lato, entrò e si sedette al posto del guidatore. Infilò le chiavi.

Lei le osservò per qualche istante. C’era un pupazzetto attaccato. E non poté non ricordarsi di quando lei glielo aveva regalato.

-Tieni ancora quel coso?- chiese mentre Ron metteva in moto.

Lui lo osservò, sorrise e annuì.

-Perché, non dovrei?- chiese poi, svoltando l’angolo verso una piccola strettoia che lo avrebbe portato sulla strada principale per Londra.

Lei fece spallucce e improvvisamente scoppiò a ridere.

-Che c’è?- fece lui sorpreso, facendo partire i tergicristalli cigolanti per grattare via la brina dal vetro.

-Ti ricordi quando te l’ho dato?-

Come dimenticare. Era stato uno dei momenti più belli della vita di tutti e due.

La prima volta che festeggiavano seriamente il Natale, senza preoccupazioni o guerre in corso. Tutto tranquillo.

Erano nella sala comune di Grifondoro di fronte al camino, il piccolo Ronald e la piccola Hermione. Accanto a loro c’era un piccolo Harry felice come non mai.

Lei tirò fuori due pacchetti da dietro la schiena e li porse ai ragazzi che la guardarono allegri, anche se un po’ delusi dalle dimensioni minuscole del regalo.

-Hermione- aveva chiesto Ron, -cos’è questa roba?-

-Dai, apritelo!- aveva risposto lei senza svelare nulla.

Quando si ritrovarono in mano due piccoli pupazzetti di peluche, simili a nessun animale esistente al mondo e piuttosto bruttini, quasi avrebbero voluto buttarli nel fuoco, ma si limitarono a ringraziarla.

Ricordò che si era aspettata quelle facce, ma poi spiegò loro che quelli non erano semplici pupazzi. A parte che li aveva fatti lei, con le sue mani, ma erano in grado di definire l’umore della persona che li teneva in mano.

Diventava rosa se quella persona era felice, verde se era arrabbiata, rosso era triste e blu era euforico. Tutti e due i pupazzetti divennero rosa non appena i ragazzi li presero tra le mani.

-Certo che me lo ricordo…- disse Ron riportandola alla realtà. Tenendo con una mano il volante afferrò il pupazzetto con l’altra, sfoggiando un sorriso spensierato, largo da orecchio a orecchio.

Hermione lo guardò e gli occhi le brillarono quando vide che da quel marrone indefinito era diventato rosa.

 

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Rieccomi qua, stavolta con una piccola ficcina… Ok, non è un granché come chap, ma è solo il primo ^^ Mi è venuta l’ispirazione poco prima di Natale, ma solo ora mi sono decisa a pubblicarla ç__ç

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