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Autore: Cho89    01/02/2005    6 recensioni
Dicono che ognuno di noi ha un paio d’ali, ma che solo chi sogna impara a volare. C’è chi ci crede, come invece chi fa finta di non sapere nemmeno cosa voglia dire lasciare andare i pensieri. Ma c’è una storia… una storia che dimostra quanto tutto ciò sia vero. Di quanto le persone possano cambiare nel giro di un secondo per merito di un sogno.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2_How Hard It Can Be

2_How Hard It Can Be

 

 

La vecchia carretta di Ronald Weasley arrancava lentamente lungo un viale

innevato. Il tubo di scappamento rumoreggiava fastidiosamente, e ogni tanto

sembrava tossicchiare sputando nell’aria piccole nuvolette di fumo grigio e

puzzolente.

All’interno regnava il silenzio assoluto, ma era una cosa che entrambi i

passeggeri  avevano previsto all’inizio del viaggio.

I vetri erano appannati, e il riscaldamento inesistente lasciava che l’aria

gelida si infiltrasse attraverso i fastidiosi spifferi dei finestrini.

Hermione Granger  sorrise amaramente, ripensando per un attimo alla mezz’ora

appena trascorsa. Si mise le mani in tasca e si rintanò all’interno della

sciarpa che portava al collo.

Non avrebbe voluto partire ancora. Ma doveva farlo.

Le dispiaceva da morire lasciare ancora una volta quel cocciuto, testone e

antipatico di Ron, ma soprattutto le dispiaceva dover ripartire di nuovo senza

nemmeno poter salutare Harry.

Un senso di colpa come non aveva mai provato la invase da capo a piedi,

provocandole un fastidioso pizzicore in fondo alla gola.

Ron ingranò la terza lasciando che la frizione fregasse sull’asfalto ghiacciato,

poi con una mano si grattò il naso arrossato e si sistemò il cappotto.

Hermione lo osservò e socchiuse le labbra leggermente screpolate, pensando

attentamente a cosa avrebbe potuto dire. La richiuse quasi subito.

La situazione era talmente imbarazzante che anche la domanda più naturale di

questo mondo sarebbe risultata ridicola.

Riabbassò lo sguardo e sospirò.

Qualcosa di indefinito dentro di sé, si chiese quanto mancasse ancora alla

stazione. Non vedeva l’ora che quello strazio finisse, ma d’altra parte non era

l’unica. E sapeva delle difficoltà che avrebbe incontrato quando aveva deciso di

accettare l’incarico al Ministero della Magia.

Ron si ostinava a tenere gli occhi azzurri fissi sulla strada deserta, e non

sembrava  volerli staccare da lì, se non per cambiare marcia o sbirciare nel

riflesso dello specchietto retrovisore.

Azione praticamente inutile, visto che dietro di loro, così come davanti, non

c’era proprio nessuno.

Le uniche cose che accompagnavano la macchina nel suo viaggio erano le lunghe

file di enormi querce spoglie ai lati della strada, e qualche fiocco di neve

candida.

-Ron…- Hermione non riuscì a trattenersi. E immediatamente si maledì per quello

che aveva fatto. Il ragazzo borbottò imbarazzato qualcosa di molto simile a un

“dimmi”, e Hermione non poté fare a meno di pensare a quanto sarebbe stato tutto

decisamente più facile se solo fosse riuscita a tenersi quella maledetta parola

in bocca.

Quanto… quanto manca?- Mormorò, sperando che per una volta nella vita la sorte

stesse dalla sua parte.

-Eh?- Ron sembrò cadere dalle nuvole. Si voltò verso la ragazza che invece

teneva ancora lo sguardo fisso sulle proprie scarpe, e tentò di dare una

risposta soddisfacente.

-Bè… - disse riflettendo, mentre le guance gli cominciarono ad arrossare,

-Credo…un’altra mezz’ora-

Hermione quasi scoppiò a piangere.

Era proprio quello che temeva, una risposta schietta e per niente piacevole.

-Ah ok- disse annuendo rassegnata.

Ron rivolse nuovamente lo sguardo alla strada.

Credeva di sapere il perché di quella domanda, ma non era certo di avervi voluto

rispondere. Mancava ancora tanto all’arrivo… troppo.

Altri trenta minuti di strada deserta, silenzio e imbarazzo. Ed era più di

quello che Ron potesse sopportare. Doveva succedere qualcosa, doveva fare

qualcosa.

Premette sull’acceleratore, chiedendosi il perché le volte precedenti non fosse

stato così difficile, e cercò di scorgere la fine di quel lunghissimo viale.

Dopo nemmeno cinque minuti però, qualcuno lassù, nel cielo bianco, sembrò

cogliere le suppliche del ragazzo.

La macchina rallentò improvvisamente la sua corsa, per quanto corsa la si

potesse chiamare, e cominciò a borbottare.

-Ma che diavolo…?- Ron staccò il piede dall’acceleratore e strinse il volante

tra le sue mani.

La macchina scivolò sul ghiaccio, cominciando a perdere colpi.

-E ora che ti prende?- esclamò Ron, rivolto all’auto.

Hermione si risvegliò dalla fase apatica in cui era entrata, si risistemò a

sedere e si appoggiò con la schiena al seggiolino, osservando il ragazzo che

tentava di fermare la macchina, che ormai quasi saltellava.

E fu proprio quando questo premette deciso sul freno, che il cofano si spalancò

e sputò fuori un’enorme nuvola di fumo grigio.

I due si guardarono.

-Ci mancava solo questa…- mormorò Ron, indeciso se essere arrabbiato o felice

per quello che era appena successo.

Hermione si slacciò la cintura ed uscì fuori, ma lui rimase ancora qualche

secondo a sedere, come ghiacciato.

L’avevano ascoltato. Avrebbe benedetto quella macchina per tutta la sua vita.

Si alzò ed uscì anche lui per la strada.

-Bè…- mormorò Hermione avvicinandosi al cofano, -E adesso?-

-Non ne ho idea- mugugnò Ron in risposta, affiancandola con un mezzo sorriso in

faccia.

-Perché ridi?- chiese lei curiosa, osservando prima lui, poi il cofano aperto e

fumante.

-No, è solo che…- cominciò Ron, ma poi si rese conto che se avesse detto di

essere felice per l’incidente, sarebbe risultato estremamente scortese e

ingiusto nei confronti di Hermione. –Lascia perdere…-

Quello che però lui non sapeva però, ero ciò che Hermione pensava in quel

momento.

Non aveva idea di cosa avrebbero fatto, né di cosa realmente fosse successo, ma

per un attimo, un piccolo attimo, era stata felice anche lei che fosse successo

qualcosa.

Era stata contenta che qualcosa avesse rotto quel silenzio freddo… anche se quel

qualcosa non era niente di buono. Almeno non sembrava.

Si mise le mani in tasca e osservò Ron appoggiarsi con le palme delle mani sul

cofano nero, cercare all’interno di esso qualcosa che non andasse.

-Cavoli, qui è saltato tutto…- decretò dopo qualche minuto.

Hermione sospirò, e si diresse verso il margine della strada, dove si sedette

sopra una piccola montagnetta di pietre. Poi si tirò su una manica della giacca

ed osservò l’orologio da polso che le aveva regalato suo padre.

Fra meno di un’ora il suo treno sarebbe partito, e se lo avesse perso non

avrebbe avuto più nessuna possibilità di ottenere una promozione.

Ripensandoci, non aveva previsto che tutto ciò succedesse. Pensava che quella

mezz’ora sarebbe bastata per arrivare alla stazione e prendere quel maledetto

treno, ma adesso tutto si era capovolto.

Anche se l’imbarazzo se n’era andato, non potevano ripartire a quanto pareva,

visto che Ron aveva appena cominciato a tirare calci alla macchina. Tutto

sembrava così… così strano.

Non lo era mai stato le volte precedenti, ma Hermione sentiva, mentre la neve

cominciava a cadere più forte, che questa volta qualcosa sarebbe cambiato

davvero.

-Porca puttana!- esclamò Ron, richiudendo il cofano di botto, e sedendocisi

sopra.

-Dai Ron, lo troveremo un modo di ripartire- disse Hermione dal margine della

strada.

Lui la guardò.

-Cosa?- chiese, -Io… io sono preoccupato per la macchina!-

Lei lo guardò interrogativa, per poi abbassare lo sguardo.

Era così? Non gli importava niente se lei avesse perso il treno… anzi, gli

avrebbe anche fatto piacere, almeno sarebbe potuta stare con lui.

-Era… l’unica cosa veramente mia che avevo. Mia.- continuò Ron grattandosi il

capo furioso.

Seguì qualche secondo di silenzio, rotto da un altro sbuffo del ragazzo.

-E adesso? La mia macchina…- continuò poi, mentre la neve cominciava a ricoprire

la strada e le sue querce, -Cosa diavolo faccio?-

-Ah, cosa diavolo fai te?- chiese Hermione, scattando in piedi, -Ci sono anche

io Ron. Anche io.-

Non era riuscita a trattenersi. Era lei che doveva partire, e Ron continuava a

lamentarsi per la macchina.

Magari era stata una reazione esagerata, ma non aveva potuto fare a meno di

ricordargli che in quel momento il problema non era la macchina, ma riuscire ad

arrivare alla stazione entro mezz’ora.

Lo avrebbe fatto da sola… se solo non si fosse trovata in mezzo ad un viale

deserto, con le mani e i piedi che cominciavano a gelarsi e la neve che ormai

cadeva fitta.

-Si…- disse Ron incerto, -Lo so che ci sei anche te. Ma diavolo, guardala!-

aggiunse poi indicando con la mano la vecchia carretta fumante dietro di lui.

-è questo che ti interessa Ron? La macchina?- ribatté Hermione sempre più

furiosa, -Non ti preoccupa neanche minimamente il fatto che io stia per perdere

il treno?-

-Ma Hermione, manca ancora un’ora!- continuò lui osservando il suo orologio e

scostandosi un fiocco di neve dagli occhi.

-Ah si?- Chiese lei sarcastica, avvicinandosi a lui con le braccia incrociate,

-E come credi che arriveremo alla stazione in un’ora? Sveglia Ron, sono più di

quaranta chilometri!-

Lui la guardò per un attimo, poi si alzò dal cofano e si girò di spalle.

-Bè… - disse poi osservando la strada in lontananza, -dobbiamo trovare un modo

di muoverci da qui allora-

-Ci sei arrivato Ron!- rispose Hermione facendo finta di applaudire, -Cosa credi

che abbia voluto dire cinque minuti fa? Un modo lo troviamo… ritiro quelle

maledette parole. Non c’è modo!-

Si voltò di spalle pure lei.

-Ora che tutti sanno quanto è egoista il signor Weasley, nessuno verrà a

prenderci!-

Hermione aveva centrato un nervo scoperto.

Ron sopportava di tutto, ma che gli si dicesse di essere egoista non poteva

proprio accettarlo.

Si voltò e si avviò verso le spalle della ragazza. Se lui era egoista, lei lo

era ancora di più.

-Egoista?- le chiese.

La ragazza si voltò di nuovo.

-Si egoista, Ron- disse arrabbiata, -Perché la prima cosa a cui hai pensato e

stata la tua maledetta carretta!-

-Hermione! Non c’è nessun bisogno di arrabbiarsi in questa maniera!- rispose lui

arrossendo per la rabbia, -Porca miseria, ho pure evitato di dirti quello che

pensavo per non ferirti! Sarei egoista?-

Hermione lo osservò attentamente.

-Cos’è che pensavi?-

Ron capì di aver combinato un’altra cretinata. Si batté la mano sulla fronte.

-Ron?- lo esortò lei.

-Bè…- cominciò, -… ero felice, ok? Che la macchina si fosse fermata!-

Una ventata di vento gelido e neve si confuse tra le sue parole.

-Ero felice! Perché non ne potevo più di quel silenzio!-

Hermione continuava a guardarlo, senza dire alcuna parola.

Lui si sistemò la giacca e tirò un sospiro.

-Perché te ne vai sempre, Hermione?- chiese poi avvicinandosi alla ragazza e

guardandola dritta negli occhi, -Tutte le volte… ci vediamo una volta al mese se

tutto va bene, non hai mai tempo! Mai tempo.-

Ron si riallontanò e si mise una mano tra i capelli. L’aveva fatto. Aveva detto

a Hermione ciò che pensava, ma nonostante ciò sentiva ancora la rabbia montare

dentro di lui.

-Accidenti Ron!- esclamò lei tra la neve con i pugni serrati, -è il mio lavoro,

lo sai! Devo partire! E mi dispiace da morire vederti stare male così… Per me-

-Non ci sto male!- esclamò lui furioso, sempre rimanendo girato di spalle, -E se

ti dispiacesse veramente non partiresti! Non ti preoccuperesti del treno, non ti

preoccuperesti di quello schifoso posto di lavoro!-

-Ron è la mia vita!- urlò Hermione, trattenendo le lacrime di rabbia e delusione

che minacciavano di scendere dai suoi occhi, -è il mio lavoro! Non posso sempre

pensare a tutto! E soprattutto non posso sempre pensare a te!-

Per qualche secondo entrambi rimasero in silenzio, lasciando che il rumore del

vento regnasse nella strada vuota, ma poi Ron si voltò e si avvicinò furioso

alla ragazza.

-Bè, non puoi pensare sempre a me?- urlò gesticolando con una mano, -Allora sai

che ti dico? Vattene! Vai via da sola! Se questa è la tua vita, la tua vita,

parti… ma non farti vedere mai più!-

Hermione lo fissò con gli occhi lucidi.

Si sentiva ferita. Umiliata.

Quello che fino a pochi minuti prima aveva considerato il suo migliore amico, la

aveva esortata ad andarsene. A non farsi vedere mai più.

L’aveva delusa amaramente. E quello che le faceva più male era il fatto di

essere stata lei a causare quel litigio. La rabbia che teneva dentro si era come

riversata su di Ron, l’aveva usato come capro espiatorio. Non avrebbe voluto

arrabbiarsi in quella maniera, ma in quel momento non le importava.

-Ron, ti prego…- mormorò. Non aveva la forza di ribattere. Per uno stupido

treno… il mondo sembrò seriamente crollarle addosso.

-Vattene Hermione!- continuò lui arrabbiato come non mai, -Pensa a la tua vita

visto che io sembro essere solo un impedimento!-

-Ma non è così!- urlò lei, raccogliendo tutta la rabbia che aveva dentro, -Non

me ne vado senza di te!-

L’ultima affermazione però, invece di convincere Ron che non era un impedimento

e che lei non sarebbe andata da nessuna parte senza prima aver sistemato le

cose, fece scattare una scintilla nella mente del ragazzo.

-Se la metti così…- lanciò un ultimo sguardo fulminante a Hermione, e si

incamminò verso il lato opposto della strada.

Sotto gli occhi pieni di lacrime e delusione della ragazza, Ron sorpassò furioso

la macchina e si diresse verso il viale deserto e coperto di neve, lasciando

dietro di sé solo silenzio e amarezza.

 

 

  
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