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Autore: shanir7511    21/10/2014    4 recensioni
Vicini di casa... Amici d'infanzia... Compagni di squadra...
Il legame che unisce Kemna a Kuroo può essere definito in molti modi.
Il loro rapporto è sempre stato unico e speciale, costruito sulla complicità, sulla comprensione ma soprattutto su una particolare specie di coordinazione, sia nella vita che sul campo.
Ma cosa succederebbe se un giorno questa idilliaca affinità si dovesse improvvisamente spezzare?!
- Dal testo -
"Come ho detto prima siamo uguali, io e te: stessi interessi, stessi gusti, stesso modo di fare. Nessuna novità, nessun compromesso: tra di noi non ci potrà essere che una specie di” imitazione”, e questo, credimi, alla lunga stanca. La coordinazione è tutta un’altra faccenda: può nascere solo tra due individui diversi, in grado però di superare le proprie differenze per completarsi a vicenda".
Partecipante al contest "Let's Sport" indetto da Mad_Fool_Hatter (che mi ha suggerito questa "ispirante" idea con il suo prompt ^.^) la dedico a tutti i fans di Haikyu!! ma soprattutto a coloro che, come me, adorano Kuroo e Kemna (presi singolarmente o come coppia... Sono comunque pucciosissimi!! *.*)
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kozune Kenma, Tetsurou Kuroo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disfatta 
 



Spesso mi sono chiesto cosa differenziasse una semplice sconfitta da una disfatta totale?!
Forse la prima, anche nella più drammatica delle situazioni, sembra in grado di mostrare un barlume di speranza, come la certezza di una futura rivalsa solo temporaneamente posticipata.Un perdita sì, ma con onore, che non ti lascia quello sgradevole gusto di amaro in bocca.
Una battaglia combattuta ad armi pari e sì, persino una lezione da cui imparare e di cui un giorno arrivare addirittura a sorridere.
La disfatta invece è ben altra cosa.
Si manifesta come una rotta senza appelli, un totale tracollo in cui arrivi a desiderare che tutto finisca al più presto lasciando i minor danni possibili.
Ecco, quella che stavamo giocando era una disfatta... La mia disfatta.

25-12

Il risultato parlava chiaro e ancora di più lo facevano quei numeri, pesando sulle mie spalle come dei macigni.
È l’alzatore che decide le sorti di una partita: gli altri giocatori possono anche avere il nome, la fama, gli applausi ma è l’alzatore il genio nascosto che permette tutto il resto, il regista nell’ombra che tira i fili di un incontro volgendolo a proprio vantaggio.
Se l’alzatore non assolve al proprio compito correttamente niente va per il verso giusto: l’attaccante non schiaccia come dovrebbe e l’intero gioco finisce per collassare rovinosamente su se stesso.
Se l’alzatore fallisce, tutta la squadra fallisce.
Era quindi mia la colpa, mia soltanto; sentivo gli occhi del pubblico puntati su di me e su quel maledetto tabellone, che incurante riportava i segni del mio tracollo a caratteri cubitali.
Eppure non mi importava.

Non avevo più parlato con Kuroo.                                                                                                              

Dal quel giorno il nostro rapporto si era come interrotto: non un messaggio, né una chiamata e nonostante fossero  solo pochi metri quelli che separano le nostre case non eravamo mai stati più lontani.

-È con le cose semplici che dobbiamo risolvere questa partita: usiamo i colpi certi, quelli che siete in grado di eseguire ad occhi chiusi; provare bizzarri schemi adesso non ci servirebbe a niente.
Ricordate, siamo come il sangue che fluisce senza fermarsi: portiamo ossigeno sia al corpo per agire che alla mente per pensare. So che è una tiritera che vi ripeto ogni santissima volta ma continuerò a farlo finché non si stamperà in quelle zucche vuote che vi ritrovate! I membri di una squadra sono un tutt’uno: forza, agilità, furbizia, sono solo caratteri aggiunti: è la coordinazione tra compagni la vera arma segreta, ed è appunto su questo principio che noi costruiremo la nostra vittoria! Ognuno dovrà dare il suo contributo... Sto parlando soprattutto per te, Kenma-.

L’attenzione di tutti era rivolta su di me.

-Tu e Kuroo giocate insieme da anni e siete diventati a tutti gli i muri portanti di questo team: tocca a voi risolvere la partita sfruttando la vostra ormai ben consolidata alchimia. Osservando i nostri sfidanti Kenma, non hai notato niente?!- mi interrogò il mister.

Mi voltai verso il campo avversario: parevano essere tali e quali a noi.
Solo l’espressione magari appariva un po’ più distesa, ma che dire, stavano riportando una vittoria schiacciante. 
Persi le speranze e rivolgendomi verso il mister feci “di no” con la testa.

-Il centrale avversario è un novellino- esordì contrariato l’allenatore Nekomata, -E tende a curare esageratamente l’attacco in 4; fintando un colpo spinto per lo schiacciatore e dando invece una veloce in 3 dovresti riuscire a sorprenderlo. In questo modo Kuroo e Inuoka non dovrebbero più preoccuparsi del muro rivale, andando a segno senza alcun problema- spiegò utilizzando il suo solito tono pragmatico, -Se neanche questo dovesse funzionare prova allora uno dei tuoi pallonetti di seconda o qualsiasi altra cosa ti venga in mente; persino io ho capito che questo è un periodo no per te ma, al momento, non mi interessa  minimamente sapere quello che ti frulla per la testa: l’unica mia preoccupazione adesso come adesso è riuscire a trovare una soluzione per capovolgere le sorti di questo scempio... E non lo possiamo fare senza la tua sviluppata capacità di osservazione: non ci puoi abbandonare ora!-

Alzai appena lo sguardo.

L'allenatore e la squadra contavano su di me: potevo leggere la fiducia nei loro occhi, supportata dalla speranza che anche questa volta ce la saremmo cavata.
Ma niente di tutto questo era capace dia toccarmi.

Kuroo era l'unica cosa a cui riuscissi a pensare!                                                                                            

Mi sentivo in colpa: tentavo veramente di concentrarmi sulla partita, ci stavo provando in tutti i modi... Ma ogni volta la parola “omiai” faceva capolino della mia testa insieme a quel consolidato senso di impotenza e abbandono.
Li avrei delusi, ne ero certo.

Ma cosa potevo fare?! Esiste forse un modo per bloccare i sentimenti una volta risvegliati?!

Annuii e proprio in quel momento l’arbitro annunciò l’inizio del secondo set.
Il mister lesse la formazione: Kuroo partiva in seconda linea.
Entrai in campo, osservandolo mentre si avvicinava alla panchina: nessuna parola di incoraggiamento, nessun gesto di incitamento. 

Io non guardavo lui, lui non guardava me. Due automi immobili, persi nei reconditi meandri dei loro pensieri.                 
E faceva male, molto male.
Il fischio d’inizio.
Nonostante il mio pessimo umore sembrava però che le parole dell’allenatore avessero sortito l’effetto sperato sui miei compagni: tutto pareva essere tornato alla normalità e pian piano anche la mia mente iniziava ad essere finalmente più lucida.
Riuscivo a servire alzate precise permettendo alla squadra di conquistare un punto dopo l’altro senza alcuna difficoltà. 

Una veloce in 3, un colpo spinto in zona 4 e perfino un imprevedibile attacco dell’opposto.
Ogni cosa sembrava essere al suo posto e stavamo persino riuscendo a mettere in difficoltà i nostri avversari come mai era accaduto nel primo set.
Non davamo loro respiro: ad un attacco subito seguiva immediatamente un muro inespugnabile e ad ogni ACE una ricezione perfetta.

Punto.

Giro.

Battuta.

Punto.

Un altro giro.

Kuroo è in prima linea.

Lo vedo dare il cinque a Yaku mentre entra in campo, sicuro e fiducioso come al solito.

Non devi farti prendere dall’ansia Kenma. Pensa alla partita, solo alla partita” mi ripetevo come un mantra.    

Avevo da poco realizzato i sentimenti che provavo per lui e già erano diventati una parte fondamentale di me.
Una parte imprevedibile e selvaggia che mi faceva avanzare perennemente sull’orlo di un baratro: un flebile soffio di vento a disturbare il mio cammino e sarei precipitato.

-Kenma, dobbiamo parlare- mi disse Kuroo non appena mi ebbe raggiunto sotto rete.

3 semplici parole. 
Un uragano nella mia testa.

Cominciò tutto con una pipe non chiamata, degenerando poi di minuto in minuto.
Palloni non ricevuti, muri non recuperati: stavamo lentamente collassando su noi stessi, mentre il divario dai nostri avversari aumentava sempre di più. 
Ed ero io l’artefice di tutto questo!

“Sei tu il collante della Nekoma High School” mi aveva detto un giorno il mister.

Ma cosa succederebbe se la colla non svolgesse il suo compito a dovere?!
Semplice, tutto crollerebbe e ciascun pezzo andrebbe perso.                                                                    
Bene, ecco quello che ci stava accadendo.
Dovevo fare qualcosa prima che fosse troppo tardi.

 -Chance ball-  urlò Kai.

Ecco l’occasione perfetta: una palla facile, finalmente.

A chi avrei dovuto passala?!

Potevo contare su Taketora e sul suo braccio micidiale o su Kai con la sua letale precisione.
Sarebbero stati certamente le opzioni migliori… Ma no!
Dovevo dimostrare a me stesso che ero in grado di cavarmela e di non farmi controllare da quel mare di emozioni che avevano preso possesso del mio cuore.
In 3, l’avrei alzata in 3.
L’avrei passata a lui, a Kuroo.

Così decisi.

Non lo guardai. 
Percepii i suoi occhi d’ossidiana studiare ogni mio movimento, eppure non lo guardai.
e l’avessi fatto avrei ricordato e così anche il dolore sarebbe nuovamente ricomparso.

Sentii appena la superficie della sfera a contatto con i miei polpastrelli e il suo peso tra le mie dita quando gliela passai.
Vidi la palla sollevarsi, avvicinandosi alla reta in maniera perfetta e la mano del numero 1 della Nekoma High School pronta ad inseguirla.

Entrambe si libravano in alto, molto in alto... Troppo in alto!                                                                       

Accadde in un secondo: la palla oltrepassò quelle 5 dita tese senza che esse potessero in alcun modo raggiungerla, cadendo infine rovinosamente a terra.
L’arbitrò fischio due volte: 25-19.
Era l’ultimo punto e io non me n’ero nemmeno reso conto.

-Ma che ti è preso Kemna?! Diamine ma non hai visto che ero completamente in ritardo dopo l’ultimo muro!- inveì il mio capitano.

Non lo ascoltai e persino gli applausi del pubblico mi sembravano altro che uno sciabordare lontano.
Mi trascinai fuori dal campo come uno zombi, andandomi a sedere sul bordo della panchina: udivo ancora il tonfo del pallone e l’atterraggio di Kuroo dopo il colpo andato completamente a vuoto.                     
Avevo confidato sulla nostra cosiddetta armonia decidendo di non chiamare l’attacco: pensavo che Kuroo avrebbe comunque capito, credevo che sarebbe stato lì, pronto a colpirla come sempre.
Ma mi era sbagliato.
Lui non c’era, non ci sarebbe più stato.

Le immagini di Kuroo e Yuki insieme, la palla che cadeva senza che nessuno potesse intervenire, rassegnazione per l’ennesimo set perso e l’ormai ben conosciuta tristezza.
Ogni cosa si mescolava insieme.                                                                                                                             
Avrei voluto piangere, ma neanche una lacrima accennava ad uscire: le avevo consumate tutte quel giorno, appoggiato al cancelletto, proprio a due passi da casa sua.

-Eh no le cose, non possono più andare avanti in questo modo. È ora di finirla!- lo voce del numero 1 della Nekoma sovrastò tutte le altre.                                                                                                     
All’inizio non me ne curai ma all’improvviso percepii una forte stretta intorno alle mie spalle e poi una mano che mi afferrava per il polso. 
Mi lasciai strattonare docilmente, come un burattino a cui avevo tagliato i fili.

-Speravo di poter aspettare fino alla fine dell’incontro ma a quanto pare devo intervenire subito- mi ringhiò contro Kuroo.

Udendolo così pericolosamente alterato finalmente mi decisi ad alzare la testa.
Aveva la mascella contratta e una strana determinazione nello sguardo.

-Kenma, Kuroo dove state andando?- chiese l’allenatore preoccupato.

-Kenma non si sente tanto bene mister, lo accompagno a darsi una risciacquata- rispose prontamente il mio compagno.
Gli permisi di trascinarmi senza opporre resistenza: conoscevo Kuroo e sapevo che contraddirlo in un momento come questo sarebbe stato inutile.

Raggiungemmo gli spogliatoi.
Eravamo soli e nel buio di quell’angusto spazio lo udii mormorare: -Ti prego Kemna sono tuo amico, il tuo migliore amico! Parlami! Voglio solo esserti d’aiuto!-.

-Non ti interessa! Lasciami in pace e pensa a quel tuo maledetto omiai!- esplosi ormai sull’orlo di una crisi di nervi

-Kenma non c’è più alcun omiai!- mi urlò in risposta Kuroo.

-Io… Come scusa?! Ma quel pomeriggio a casa mia tu avevi detto che... e... e quelle foto che hai fatto vedere a tutti durante gli allenamenti- balbettai io, scioccato.

- In verità era già tutto pronto: i nostri genitori erano talmente elettrizzati dall’intera faccenda che avevano già iniziato a organizzare i preparativi per una festa che ufficializzasse la cosa. A casa mia non si parlava d’altro e anche i genitori di Yuki andavano e venivano in continuazione... Almeno finché, per colpa di un certo qualcuno, hanno dovuto mandare tutto a rotoli. Dovevi vedere com’erano furibondi! Papà aveva persino portato il vestito da “grandi occasioni” in tintoria- spiegò con un ghigno.

-Scusa ma continuo a non capire: l’omiai è stato annullato? Per colpa di chi?-

-Ma davvero non ci arrivi o sei talmente pigro da non voler nemmeno fare uno sforzo e riconoscere l’evidenza dei fatti?!- mi disse mentre sentivo le sue solide braccia circondarmi le spalle con un’immaginabile tenerezza.

Sembravano enormi, comparate alle mie. 
Adesso che ci penso era sempre stato così: lui imponente e più irruento di un cucciolo, ed io minuto e silenzioso come un gatto.

-Non rispondi?- domandò, rompendo l’equilibrio di quel silenzioso contatto, -Va bene, permettimi allora di mettere le cose finalmente in chiaro- sospirò in tono rassegnato 



- Angolino dell'Autrice -

Eccomi qui con un nuovo capitolo ^.^ 
Chiedo venia per il ritardo ma l'università ha assorbito ogni briciola di tempo di energia.
Che dire, la situazione tra Kuroo e il nostro caro alzatore si fa sempre più difficile e, come se non bastasse, ci si mette di mezzo anche la pallavolo (da giocatrice mi sono immedesimata moltissimo nella sensazione di "disfatta" provata da Kenma -.-"); a tal proposto poi, spero che nonostante l'utilizzo di "termini tecnici" la storia risulti comprensibile a tutti (in fondo anche l'anime da questo punto di vista è davvero il migliore che abbia mai visto *.* l'ho forse gia detto?! xD)

Ci tenevo infine a ringraziare:
Airinslytherin e Pinky_neko per le recensioni!! Mi hanno fatto davvero davvero piacere <3 
Mi auguro che anche questo capitolo non vi deluda!! =D

Un bacione a tutti quelli che avranno voglia di leggere la mia storia (e magari di lasciare qualche commentino =3)
A presto!!!!!!!
  
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