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Autore: Alexiel Mihawk    17/10/2008    4 recensioni
Inizia una nuova avventura per Rufy e la sua ciurma.
Nuovi compagni li accompagneranno in un viaggio verso lo One Piece.
Un viaggio in cui scopriranno che il tempo non è affatto ciò che loro credevano fosse.
Genere: Azione, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Shaliel




A Elettra. Tutto è iniziato con una Shot su One Piece, anni fa, adesso continuiamo così.








La luna era oramai alta nel cielo notturno e con i suoi pallidi raggi illuminava la notte scura.
La seconda metà della rotta maggiore si estendeva fino a dove l’occhio dell’uomo riusciva a guardare, il mare sembrava il sovrano incontrastato di quel luogo e le acque, stranamente calme quella notte, sembravano ricoprire l’intero emisfero.
Parecchi kilometri dietro la nave si trovava la Red Line, che rappresentava per i pirati di Cappello di paglia e per tutti i pirati, un punto di riferimento di vitale importanza nel loro viaggio.
Erano a metà strada, a metà del loro lungo viaggio verso la meta, verso Raftel Island e lo One Piece.
Con un altro mezzo giro del mondo sarebbero tornati a casa e quel giorno, Rufy ne era convinto, avrebbe potuto fregiarsi del titolo di Re dei Pirati.

 

Da qualche parte nel mare orientale un cane ululò.
Probabilmente si trattava solo di un randagio affamato ma nulla a Foosha veniva considerato casuale, soprattutto non dopo che era giunta la notizia delle imprese di Rufy e della sua ciurma.
Makino si sveglio di soprassalto, appoggiò la mano al suo fianco, nel grande letto matrimoniale dove dormiva, alla ricerca di qualcuno o qualcosa che non era lì.
Sorrise dolcemente, guardando la luna fuori dalla finestra.
Chissà dove si trovavano in quel momento, cosa stavano facendo.
Li avrebbe mai rivisti?

 

- Si vede un’isola!! Ehi, Capitano si vede un’isola! –
Brook dalla cima del pennone della nave si sbracciava all’indirizzo di Rufy, il quale tanto per cambiare era impegnato a sgranocchiare del cibo.
Il giovane capitano dal cappello di paglia balzò in piedi, gli occhi luccicavano e non riusciva a contenere l’eccitazione.
- Com’è fatta? E’ grande? Quando ci arriveremo? Come si chiama? -
E un fiume di domande iniziarono a invadere il ponte della nave, senza che il giovane potesse impedirsi di farle, pur sapendo che nessuno dei compagni avrebbe probabilmente saputo rispondergli.
L’unica risposta che Nami riuscì a dargli fu il tempo che ci sarebbe voluto per raggiungerla, ovvero un paio di ore almeno.
- La cosa strana – disse la navigatrice pensierosa – E’ che quell’isola non è segnata da nessuna parte, non dovrebbe esistere, voglio dire, non è segnata sulle cartine ufficiali né su quelle pirata e non ve ne è parola nemmeno sui libri. Quell’isola non esiste. -
Purtroppo, invece di  servire da monito, le sue parole non fecero che gettare benzina sul fuoco, in quanto l’entusiasmo di Rufy non fece che aumentare.
- Ci voglio andare!! Ci voglio andare!!-
Sul volto di Usopp si dipinse una smorfia di disgusto e paura.
- Certo che l’esperienza con Moria non ti ha proprio insegnato nulla vero ragazzino? – esclamò Franky divertito.
-Questo perché è un cretino!-
Nami non era altrettanto entusiasta né tantomeno divertita.

- Suvvia navigatrice, il nostro Capitano è solo esuberante, cerca di rilassarti. –
Robin con voce calma e pacata le lanciò uno sguardo di sostegno quindi tornò alla lettura del suo libro.
- Si angelo mio, non darti pena per quell’imbecille! –  esclamò Sanji arrivando di corsa con un cocktail alla frutta.
- Io non mi do pena per lui! Io do pena per il fatto che laggiù si trova un’isola che non ci dovrebbe essere! -
- E chi ha detto che non dovrebbe esserci?- domandò Zoro perplesso.
- Lo dico io, non basta? – sbottò Nami seccata, lanciandogli un’occhiata di fuoco.
- No - rispose il marimo, appoggiato pienamente da Usopp che annuiva con vigore.
Fu stupefacente vedere come in meno di cinque secondi netti il bicchiere vuoto, da cui Nami aveva bevuto,  eseguì una perfetta parabola di 45 gradi finendo in frantumi sulla testa dello spadaccino.
- Io ho sempre ragione!!- sbottò furiosa.
- Non questa volta, mia bella mutandina. – si intromise Brook, agitando la chioma a destra e a sinistra.
- Come sarebbe a dire? Primo non sono tua, secondo, quando hai visto le mie mutande?! E cosa significa “Non questa volta”? –
Nami cominciava a irritarsi.
- Io ho una vista molto acuta, si fa per dire, visto che sono morto. –
- La vuoi piantare?!! – sbraitò Sanji esasperato dall’umorismo dello scheletro.
- Si, hai ragione. Comunque Nami non hai ragione, ho sentito parlare di quell’isola, è stato molto tempo fa, quando ero ancora vivo. Ero sbarcato con l’equipaggio in un’isola nota come “Abiuliny Island”, avevamo bevuto molto ed eravamo tutti ubriachi, eravamo in giro per la città e a furia di camminare finimmo a donnette allegre –
- Erano belle? – domandò il cuoco improvvisamente interessato alla storia.
- Ti sembra il caso? – Nami non ne poteva più – Potresti continuare, in nome del cielo? –
- Certo, certo, cosa stavo dicendo? Ah già, eravamo andati a donnette allegre, io ne avevo una con un paio di gambe da sballo, a ripensarci sento il cuore battere forte, è un eufemismo dato che sono morto, comunque questa ragazza parlava di una cosa strana, di un’isola misteriosa, non segnata sulle mappe che solo una nave su cinque riusciva a trovare. Si diceva che in quell’isola vi fosse nascosto un grande tesoro e che fosse disabitata.-
- Tesoro? –
Certo questo cambiava le carte in tavola, almeno per quanto riguardava Nami, e il punto di vista del resto della ciurma passava completamente in secondo piano.
- Molto bene signori, in questo caso preparatevi allo sbarco!!-

 
L’isola che era improvvisamente comparsa di fronte a loro non era molto grande, si estendeva su un diametro di dieci kilometri e aveva una forma perfettamente rotonda.  Lungo la costa, a una distanza di 45 gradi l’uno dall’altro si trovavano otto moli, ognuno di grandezza diversa, ideato appositamente per un unico determinato tipo di nave. Quando arrivarono a portata di tiro gli si avvicinò uno sloop guidato da un buffo signore con gli occhi storti.
- Ehi, della nave! Dirigetevi al molo numero 5 –
Il molo in questione si trovava un paio di miglia più a nord. Si trattava di un porticciolo di medie dimensioni a cui si trovava ancorata, oltre alla Thousand Sunny, una piccola imbarcazione di sorveglianza.
Sull’estremità del ponte si ergeva un cartello, che riportava tale scritta: “Shaliel Island vi dà il benvenuto”.
- Oh bè, adesso almeno sappiamo come si chiama questo posto – borbottò Usopp, parlando più con se stesso che con gli altri.
- Per ora tuttavia non mi sembra saggio dividersi, sbarcheremo tutti insieme e ci divideremo solo dopo avere capito cos’è realmente quest’isola. -  disse Nami trattenendo per un orecchio Rufy che già era partito in quarta, pronto a buttarsi fuori bordo.
Alla base del porto stava ad aspettarli un uomo. Si trattava di un individuo molto alto, dalla pelle olivastra e gli occhi verdi, piegati verso l’alto e forse un po’ troppo vicini rispetto al normale. Indossava una strana uniforme verde e sul centro del petto portava una spilla arancione.
- Benvenuti a Shaliel Island, signori, io sono l’addetto ai registri dell’isola. E’ la prima volta che sbarcate sulle nostre coste?-
Rufy annuì e l’uomo riprese a parlare.
- Il mio nome è Donovan, sarò la vostra guida per la giornata di oggi. Il log pose non impiegherà più di 24 ore per registrare i livelli magnetici dell’isola, di conseguenza al più tardi domani sera potrete ripartire. Inoltre vedendo la bandiera che sventola sul pennone della vostra nave ne deduco che siate pirati, vi verrà concesso l’accesso nella zona nord dell’isola, mi raccomando evitate la zona sud in quanto spesso frequentata da membri della marina e -
- Aspetti, aspetti! – Nami interruppe quel fiume in piena prendendo finalmente la parola – Non ci sono problemi coi pirati su quest’isola? E come mai non è segnata da nessuna parte? –
L’uomo sorrise indulgentemente, si era sentito rivolgere quella domanda almeno un migliaio di volte nella vita eppure non si stancava mai di rispondere.
- Shaliel Island è una delle 4 isole vive della seconda metà della rotta maggiore, nonché la più facile da raggiungere. E’ un enorme opera di ingegneria navale. In origine era un’isola mobile, si spostava da un luogo all’altro trasportata dalle correnti marine, le fondamenta dell’isola erano state corrose in tempi remoti e gli abitanti avevano grandi problemi di sopravvivenza. Pensate, non ci si poteva allontanare un attimo con la barca o per nuotare perché si rischiava che al proprio ritorno l’isola fosse sparita. Poi, quasi 500 anni fa, un uomo sbarcò su queste coste, asserendo che sarebbe riuscito a impedire che l’isola vagasse senza meta in eterno. Costruì un elaborato sistema di macchinari e fece in modo che l’isola non potesse muoversi, ma a quel punto gli abitanti si erano abituati alla vita tranquilla che conducevano, il fatto che Shaliel fosse considerata un’isola fantasma garantiva loro una certa immunità sia da parte del governo che dei pirati. Così quell’uomo fece in modo che l’isola ruotasse sul proprio asse, come attorno a un’ancora, compiendo un movimento circolare che si ripete regolare ogni anno. –
- Come mai allora quest’isola non esiste sulle mappe? Se la sua esistenza è nota per quale motivo non segnarla? – domandò Robin incuriosita dalla storia.
- Vedete – continuò Donovan – Solo una nave su cinque raggiunge l’isola, e preferisce tenere per sé l’informazione. –
- Quindi una volta ripartiti potremmo non riuscire a tornarci mai più? – chiese Franky, perplesso ma interessato.
- Non è così, ora che ne conoscete l’esistenza sarà l’isola stessa a farsi trovare ogni qual volta passerete di qua. –
Nami che prendeva pedestremente appunti, alzò finalmente la testa dal blocco.
- Ha parlato di quattro isole vive. Una è questa e le altre tre quali sono? –
- La seconda è nota come Yùlì, non distante da qui e ancora più assurda di Shaliel stessa, vi assicuro un posto orrendo in cui vivere , la terza è Isla Tortuga, un covo di pirati situato a quattro o cinque isole da qui e l’ultima nonché la più difficile da raggiungere è la celeberrima Raftel Island. La conoscerete sicuramente, o sbaglio? –
- No non sbaglia. – sussurrò Nami in un soffio.
- Immaginavo, ora seguitemi, vi mostrerò la città. –

 
Il pub in cui si trovavano faceva parte di un complesso edilizio molto grande, un enorme centro commerciale che si estendeva su più piani.
Stavano bevendo un caffè, mentre si facevano spiegare da Donovan la storia dell’isola quando l’occhio di Nami cadde sul giornale appoggiato sul bancone del bar. Era un quotidiano che risaliva ad un paio di giorni prima, la prima pagina era spiegazzata e vi era qualche macchia scura ma il titolo era perfettamente riconoscibile, così come la foto che spiccava prepotentemente tra le altre.
- Rufy, Rufy. Guarda qua! – esclamò sventolandogli l’articolo sotto il naso.
- Cosa devo guardare? Leggimi. – rispose il capitano, non riuscendo a vedere nulla.
E Nami iniziò a leggere.
“Ace Pugno Di Fuoco, comandante della seconda flotta di Barbabianca, è stato catturato e rinchiuso nella gigantesca prigione di Impel Down”
- Pare che abbia combattuto contro un certo Barbanera, un ex membro della flotta di Barbabianca, che dopo avere ucciso un suo superiore era scappato. Non conosco bene la storia ma ho letto l’articolo qualche giorno fa, brutta storia. –
- Ricordo una storia del genere – ammise Rufy – Vedrete che Ace riuscirà a liberarsi. –
- Non è solo quello il punto ragazzo – continuò Donovan – Questo fatto potrebbe alterare il delicato equilibrio che si è venuto a creare nei nostri mari e che è durato fino ad adesso. –
Robin annuì.
- E’ vero, non credo che Barbabianca accetterà passivamente questa situazione. –
- Non solo per quello. Vedete ci sono quattro grandi organizzazioni che controllano questi mari. Il governo, la marina, la flotta dei sette e i quattro imperatori. Benchè gli ultimi non facciano parte di una vera e propria organizzazione posseggono un potere tale da distruggere interi continenti. Presi singolarmente non rappresentano una minaccia ma se due o più di loro dovessero incontrarsi o anche peggio, allearsi, cosa potrebbe fare il governo contro di loro? Nulla. La marina, per quanto possibile tenta di rimanere al di fuori delle questioni del governo, tuttavia essendo tutori della legge non possono esimersi dal dare la caccia ai pirati e tutti e quattro gli imperatori sono pirati di grosso calibro. La cattura di Ace Pugno Di Fuoco rappresenta una carta vincente per il governo, sanno benissimo quanto sia importante per Barbabianca e non esiteranno a ricattarlo. –
- Sta forse dicendo che potrebbero scatenare una guerra? – domandò Nami aggrottando la fronte.
- E’ esattamente questo. Vedete Barbabianca da solo non potrebbe mai entrare a Impel Down, non possiede né capacità adatte né uomini sufficienti. E il loro obiettivo è quello di impedirgli di allearsi con altri, tuttavia questa loro azione potrebbe avere esattamente l’esito opposto. Immaginate allora cosa potrebbe accadere? Ci si troverebbe di fronte a una catastrofe di dimensioni colossali. Una guerra –
- Shanks non lascerà Ace a marcire a Impel Down – disse Rufy – E nemmeno Barbabianca. Se mio fratello ha giudicato quell’uomo degno di essere il suo capitano allora non sarà certo quel tipo d’uomo che abbandona i compagni. –
- Può essere Cappello di Paglia, tuttavia spero che quello che dici non sia vero. Un possibile coinvolgimento del Rosso rischierebbe di portare squilibrio perfino con la flotta dei sette. E se alcuni dei membri della flotta si schiererebbero dalla parte del governo non sono sicuro di quello che farebbero altri. Mi dispiace per tuo fratello, ma spero che nessuno sia così pazzo da tentare di andare a liberarlo. –
- Onestamente dubito che lo lasceranno lì – dichiarò Zoro scettico.
Donovan scosse la testa.
Quindi si avvicinò di più e riprese a parlare, questa volta quasi sussurrando.
-Vedete, se anche volessero andare a salvarlo potrebbero incontrare ostacoli di altro genere. – si morse il labbro indeciso se continuare o meno, ma un’occhiata minacciosa di Nami gli fece che capire che non poteva certo ritirare la mano dopo avere gettato il sasso – Ok, molto bene, ve lo dirò, ma tutto quello che sentirete ora dovrà rimanere tra noi. Riservato. Top secret. Super segreto. Chiaro? –
- Cristallino ma ora parla – sbottò Sanji esasperato.
- Esiste una quinta organizzazione, la cui rete di controllo si estende su tutto il mare e le terre conosciute. Si tratta di un’associazione segreta, che risponde al nome di Har Megido, non si conoscono i membri né tanto meno i capi; vedete, si dice che potrebbe essere interessata nella doppia distruzione del governo mondiale e dei quattro imperatori, certo sono solo voci ma se fosse vero sarebbe terribile.–
Robin annuì.
- Ne sentii parlare anche io quando con lo pseudonimo di Miss All Sunday lavoravo alla Baroque Works, era un organismo molto chiuso che difficilmente lasciava trapelare qualcosa. Crocodile si incontrò con uno dei loro capi solo una volta,ma non mi disse mai nulla. –
- Già, difficilmente mettono al corrente estranei dei loro progetti. Come ho già detto è un’organizzazione misteriosa di cui nessuno sa niente. –
Zoro alzò un sopracciglio con aria ironica.
- Se nessuno sa niente come mai tu sai tutte queste cose?-
- Io so? Cosa so? Io non so niente! Di cosa stavate parlando? –
- Tranquillo, tranquillo, ho capito, tu non sai nulla. –
Donovan annuì convinto.
- Bene, direi che ne sappiamo abbastanza. Se avete bisogno di qualcosa filate a comprarla che torniamo alla nave. – esclamò Nami, che avrebbe voluto parlare tranquillamente con gli altri senza che quell’uomo si intromettesse.
Sanji, forse per empatia, forse semplicemente perché le emozioni di Nami erano facilmente intuibili, chiese a Donovan di accompagnarlo a fare la spesa sparendo finalmente dietro a un angolo.
Nami decise di accompagnare Robin in libreria, gli era stato detto che a Shaliel vi era un’immensa collezione di volumi antichi e che molti erano in vendita.
Il negozio in cui entrarono le due donne era molto grande, le pareti erano rivestite di una carta da parati verde scuro, dall’aria antica, immensi scaffali percorrevano la stanza e montagne di libri sembravano fuori uscire da ogni dove.
- Vediamo di trovare qualcosa di utile. – esclamò Nami, andando diretta verso un angolo in cui spiccava la scritta Isole e Cartografia.
Robin sorrise divertita e la seguì.
I libri sembravano tutti uguali, molti erano vere e proprie patacche, indegni anche solo di trovarsi in quel luogo, ma altri, altri nascondevano al loro interno informazioni preziose come tesori.
Ci volle un po’ perché le due riuscissero a trovare ciò di cui avevano bisogno, una mezza dozzina di libri dai contenuti più svariati.
Poi il colpo di fortuna.
- Che buffa cosa – sussurrò Robin.
- Cosa c’è di buffo? – chiese la rossa alzando la testa dallo scaffale.
- La copertina di questo libro presenta dei rilievi strani, guarda è rigida come le altre ma in questo punto sembra più spessa –
La navigatrice osservò il libro in questione, era un testo di storia su un isola chiamata Yùlì, era stato scritto da una certa Merediana Frost, un’archeologa del secolo precedente. Sul lato interno della copertina c’era effettivamente un rilevo, ci passò sopra la mano.
- Prendiamo il libro – sussurrò – poi quando saremo a bordo vedremo cosa c’è dentro. –
Robin annuì.

Si avvicinò loro un ometto basso, calvo, con due spessi fondi di bottiglia come occhiali, le osservò per un po’ con l’aria di chi la sa lunga, quasi deciso a cacciarle via. Poi si accorse che erano clienti.
- Questa non è una libreria per donnicciole, se cercate romanzi non ne teniamo. –
Quindi si voltò convinto che se ne sarebbero andate, ma non fu così.
- Non vogliamo romanzi vecchio, vogliamo questi –
- I libri si pagano, donnacce!! –
Nami fu tentata di saltargli al collo, ma poi preferì evitare di andare a cacciarsi nei guai, c’era sempre Rufy per quello, quindi si limitò a sventolargli sotto il naso un bel gruzzoletto di berry.
- Oh, ma mie care signore potevate dirlo subito. – esclamò il vecchio cambiando improvvisamente umore.
-  Cosa abbiamo qui? Fanno 200 berry in totale. –
-  Come prego? Non mi fa nemmeno uno sconticino? – lamentò Nami appoggiandosi al bancone con fare da gatta. – Suvvia non sia tirchio! – celiò facendo gli occhioni dolci.
- Posso fare 175, tesoro – si arrese il vecchio, facendo un sorriso sdentato.
- Molto bene! – esclamò la rossa contenta, non era tanto ma era pur sempre uno sconto.
 

Si incontrarono con Rufy e gli altri davanti al molo dove avevano ormeggiato la Going Merry.
Donovan li aveva accompagnati fino lì e si accingeva a un temutissimo discorso di commiato ma fu frenato quando vide alcuni dei titoli dei libri comprati da Nami e Robin.
- “Le Isole che vivono e la loro storia”, scelta interessante signore, ma non troverete grandi informazioni in quel volume, non su Raftel Island, anzi ad essere sinceri non troverete informazioni su quell’isola in nessun testo acquistabile. –
La rossa aggrottò la fronte, maledizione, e pensare che ci aveva sperato, anche se solo per un secondo.
- Maledizione! –
- C’è un luogo, tuttavia, in cui potreste trovare le informazioni che vi servono. Dovrete deviare dal percorso se vorrete ottenerle e probabilmente affrontare anche la marina.
- Sai che problema – alzò le spalle Zoro.
Come se loro di Marine non ne avessero mai incontrati.
- Vi è un isola a sud est di qui, il suo nome è Krakatoa. Si dice che negli archivi della base militare dell’isola siano contenute informazioni riservate, dall’importanza cruciale per chiunque voglia anche solo provare a raggiungere Raftel. Nessuno però è mai riuscito a superare la spessa guardia che sorveglia gli archivi. Dovrete stare molto attenti. –
- Kakatoa… che buffo nome. Eppure mi pare di averlo già sentito da qualche parte. – mormorò Robin, più a sé stessa che agli altri.
- Secondo i pochi che sono sopravvissuti in quell’isola vi è nascosto un mostro. Un essere terribile e mostruoso. State attenti. –
Usopp lanciò un’occhiata preoccupata a Chopper che aveva assunto anche lui un aria tremante.
Rufy sorrise gentilmente.
- Grazie, sei stato molto gentile. –
- Anche troppo. – ringhiò Zoro - Perché ci dici tutte queste cose? –
Donovan alzò le spalle e sì girò.
Fece due passi poi ci ripensò e si fermò, voltando nuovamente il capo verso Rufy..
- So chi sei Rufy dal Cappello di Paglia, so cosa hai fatto e ti ammiro. Nessuno, mai, prima di te aveva osato sfidare il governo così apertamente. Mi è solo venuta voglia di darti qualche consiglio –
Alzò la mano, fece un gesto di saluto e si incamminò verso la città.
- Andiamo – borbottò Zoro avvicinandosi alla nave.
Fu quando furono tutti a bordo che iniziarono ad avere sentore che qualcosa non andava.
- C’è qualcuno a bordo – sussurrò Zoro sfoderando la Wado Ichimonji.
- Se hanno toccato il tesoro li ammazzo – sibilò la bella Navigatrice.
- Se hanno frugato nel frigo li uccido – le fece eco Sanji, appoggiato dal Capitano, dal dottore e dal cecchino.
- Se hanno rovinato la nave li devasto – rincarò la dose Franky.
Ma sul ponte non si vedeva anima viva, il sole della sera illuminava il prato e i mandarini di Nami, mentre la porta del boccaporto cigolava lentamente.
Fu solo dopo che furono entrati sotto coperta che trovarono l’intruso.
Era seduto sul divano nella stanza della vasca dei pesci, i piedi appoggiati su una sedia, una sigaretta accesa in mano.
Li stava aspettando.
Ed era una donna.
















Spazio Autore:
Ebbene ci siamo. Finalmente il primo capitolo. Per chi mi conosce è arrivato anche troppo in fretta, ma devo dire che in questo priodo l'ispirazione è tanta.
Nella mia testa ho un'idea ben precisa di come evolverà questa fic, so cosa far succedere e quando spero solo di non andare OOC e di non creare OC ai limiti della sopportazione.
Macri: Grazie tesoro, la tua recensione mi ha fatto molto piacere. Condivido pientamente il tuo pensiero su Shank e anche se non sarà lui il personaggio principale della storia ho intenzione di farlo apparire spesso, così come Drakul [che amo]. Spero solo di riuscire a gestirli come vorrei, anche per ora la mia paura più grande riguarda gli OC, vivo col terrore di renderli delle Mary Sue o Gary Stue.
giodan: speriamo di essere all'altezza allora!





   
 
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