Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: redbullholic    27/10/2014    1 recensioni
You were life itself, rushing over me
life itself, the wind in black elms
life itself, in your heart and in your eyes
I can’t make it without you

- Bruce Springsteen -
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Semir Gerkan
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Kelly si svegliò di soprassalto quando sentì il pannello di legno all’entrata della grotta che veniva spostato. La luce di una torcia l’accecò e non riuscì a vedere chi fosse entrato, ma vide la sagoma di André spostarsi e mettersi di fronte a lei. La stava proteggendo?
-NCIS e Polizia Autostradale, che strana accoppiata- la voce di Berger rimbalzò da una parte all’altra -Però devo ammettere che mi sento onorato ad essere ricercato in mezzo mondo!- ridacchiò, sottolineando la parola ricercato.
Gli occhi di Kelly si stavano abituando alla luce, e da sopra alla spalla di André mise a fuoco Berger, che puntava la torcia su di loro, e due dei suoi scagnozzi poco dietro di lui. André fissava il terzetto in cagnesco, ogni singolo muscolo del corpo in tensione, pronto a scattare.
E infatti fu proprio quello che fece. Si gettò contro Berger, che però doveva aspettarselo. Arretrò di un passo e i due uomini alle sue spalle bloccarono l’ispettore, assestandogli un pugno in pieno stomaco che lo fece accasciare al suolo con un gemito strozzato.
Kelly trattenne il respiro. Ribolliva di rabbia e avrebbe voluto pestare a sangue quell’uomo con cui era stata costretta a vivere per quattro mesi, quattro lunghi mesi nei quali aveva pregustato quel momento. Ma il suo fisico era troppo debole, e aveva ancora qualche capogiro a causa del colpo che aveva ricevuto proprio da lui.
-Kelly Gibbs- disse Berger, muovendo qualche passo lento verso di lei mentre i due tirapiedi immobilizzavano André e gli bloccavano le mani dietro alla schiena con una fascetta di plastica -Devo riconoscere che sei brava. Ti credevo, sai? Mi sono fidato. E avrei continuato a farlo se il signor Fux non mi avesse fatto venire qualche dubbio- si voltò versò André, che chinò mestamente il capo per non incrociare lo sguardo della ragazza -Il suo arrivo è stato provvidenziale, direi- continuò Berger -Ma non ho tempo ora per ringraziarlo a dovere. Devo andare riscuotere una bella somma dai tuoi amici- si chinò su di lei e le prese il volto tra le mani -Scommetto che muori dalla voglia di vederli, vero?-.
Per tutta risposta Kelly gli sputò in faccia. Berger digrignò i denti, ma non reagì. La strattonò per un braccio e immobilizzò anche lei -Non ho tempo da perdere con te, ragazzina- disse -Devo anche andare a riprendere mio figlio, visto che qui c’è qualcuno che non fa bene il suo  lavoro quanto te- così dicendo fulminò con lo sguardo uno dei due uomini che tenevano André. L’interessato impallidì vistosamente.
-Tuo figlio è morto- proruppe la voce di André -L’ha ucciso lui, insieme alla madre-.
Kelly gli lanciò un’occhiataccia, ma l’ispettore teneva ancora il capo chinato. Perché lo stava provocando in quel modo? Non conosceva Berger quanto lei, non si rendeva conto delle conseguenze alle quali andava incontro comportandosi così.
Berger scoppiò a ridere -Mi dispiace André, amico mio, ma non sei bravo a mentire quanto lei-.
-Non sto mentendo- André finalmente alzò la testa e lo guardò dritto negli occhi -Io sono qui per questo. Non sapevo nulla né della Marina né delle armi. Sono stato mandato qui per arrestarti come mandante dell’omicidio di tua moglie. E anche di quello di tuo figlio, visto che il tuo amico qui dietro l’ha centrato-.
Berger si irrigidì. Strinse la presa al braccio di Kelly tanto che la ragazza gemette dal dolore. L’uomo indicato da André era sul punto di svenire.
-È vero?-.
-Ecco… capo… loro ci sparavano e noi abbiamo risposto al fuoco e… è stato un incidente…- balbettò il colpevole.
-È VERO?- tuonò Berger, così forte che l’eco della sua voce rimase nella caverna per qualche secondo.
-Mi… mi… mi dispia…- un colpo di pistola squarciò i timpani di tutti i presenti. L’uomo cadde a terra con un tonfo sordo e un foro di proiettile proprio in mezzo agli occhi.
Berger ripose l’arma e fece un respiro profondo -Bene- disse, come se non fosse successo niente -La piccola spia viene con me, e tu occupati di lui- indicò André con un cenno del capo all’altro uomo, pietrificato, che annuì appena, prima di costringere André ad alzarsi e di trascinarlo fuori. Berger li seguì a pochi passi di distanza con Kelly.
Fuori era buio pesto, Kelly non sapeva né che giorno né che ora fosse. Chiusa in quella caverna, quasi sempre addormentata, aveva perso la cognizione del tempo. Una cosa era certa: non avevano bendato né lei né André, quindi non gli interessava che vedessero dove erano diretti. Ed entrambi erano in polizia da abbastanza tempo per sapere che non era un buon segno.
Kelly venne spinta di forza sui sedili posteriori della jeep, mentre André venne assicurato nella parte posteriore di un vecchio pick-up senza targa. I due veicoli si allontanarono in direzioni diverse, a fari spenti.
 
Semir iniziava a pensare di aver avuto una pessima idea quando aveva deciso di esplorare tutto quel territorio da solo, a piedi per giunta dato che si trattava di una fitta rete di alberi tra i quali la moto non sarebbe mai passata. Non sapeva dire da quante ore stesse camminando, ma erano sicuramente tante dato che i suoi piedi sembravano gridare pietà a ogni passo, e che quando era partito il sole era alto mentre in quel momento era notte fonda.
Aveva anche poco cibo e acqua a disposizione, e una volta addentratosi nel fitto della boscaglia la cartina si era rivelata totalmente inutile, perciò non aveva la più pallida idea di dove si trovasse. Intorno a lui vedeva solo alberi, nessun punto di riferimento che lo aiutasse a orientarsi. Le chiome poi erano fitte e gli rendevano difficile anche vedere il cielo. Come se non bastasse, il cellulare là in mezzo non prendeva.
“Sono davvero un pessimo poliziotto” pensò, accasciandosi contro la corteccia di un albero, stremato “Come mi è venuto in mente di fare tutto da solo? Non riuscirò a salvare André e sarà solo colpa mia!” tirò un pugno al terreno e serrò gli occhi così forte che sentì una fitta alla testa. Aveva solo voglia di piangere in quel momento, tanto era solo, nessuno l’avrebbe visto. Così si lasciò andare e le lacrime gli rigarono silenziosamente il volto.
Era convinto di essere l’unico essere umano in quel luogo deserto, per questo non gli sfuggì il rumore di rami spezzati alla sua sinistra. Si asciugò immediatamente le lacrime e portò una mano alla pistola. Si alzò lentamente, in allerta. Estrasse l’arma e con movimenti lenti e meccanici la portò di fronte a se. Si girò piano su se stesso un paio di volte, strizzando gli occhi per cercare di vedere meglio nell’oscurità, ma non vide nessuno. Con la mano libera premuta contro il tronco al quale era appoggiato si sporse per vedere dietro di esso, ma di nuovo vide solo le sagome confuse nel buio di altri tronchi e di un’infinità di piante.
Si era quasi convinto che forse si trattava di un animale, quando due puntini rossi che Semir riconobbe come puntatori laser di un fucile da cecchino comparvero proprio al centro del suo petto.
A quel punto udì una voce di donna parlare in inglese, a pochi metri da dove si trovava lui -Se fossi in te getterei quella pistola il più lontano possibile-.
   
 
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