Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: _Alexis_    27/10/2014    3 recensioni
Cap 1: "Come ti senti?" [...] "In colpa."
Cap 2: "Spogliati e sdraiati a pancia sotto, per favore [...] Voglio solo farti rilassare"
Erwin e Levi moments.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Irvin, Smith
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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You… are my angel..
Come from way above…
to bring me love.


Levi aveva iniziato la sua giornata nel solito modo, col solito malumore e il solito mal di testa. Reduce da non più di due o tre ore di sonno, non c’era veramente motivo per cui dovesse allarmarsi. Pur passando i giorni i dolori non smisero e anzi peggiorarono, tutto ciò non fu comunque abbastanza, per il caporale, perché potesse preoccuparsi per il proprio stato fisico.
Hanji lo aveva rimproverato alla grande, anche se l’aveva presa a ridere, perché fu necessario che passasse più di una settimana e che perdesse i sensi durante un allenamento con la sua squadra, perché potesse farsi controllare e realizzare di aver semplicemente preso la febbre.
La cosa lo fece seccare e innervosire non poco, ma neanche gli sarebbe servito fingere di non avere nulla per poi rischiare di nuovo di schiantarsi contro un albero. Aveva ringraziato il cielo che la sua squadra avesse i riflessi più pronti di lui quel giorno.
Così si era semplicemente lasciato giacere sul suo letto come un peso morto, sotto tre strati di coperte, un bagno di sudore e un atroce senso di inutilità.
Il tutto unito ad un generale indolenzimento e i propri muscoli che urlavano pietà al minimo movimento. Tra i dolori e il mal di testa, la sua mente, che non aveva nulla di meglio da fare se non ruotare casualmente tra i suoi ricordi, gli aveva anche fatto notare come fossero passati giorni dall’ultima volta che aveva visto Erwin. E, per la miseria, se non gli mancava la sua presenza.
Sospirò pesantemente.

Sentì la porta aprirsi e poi richiudersi, dei passi avvicinarsi al suo letto. Erano appena le quattro del mattino ma lui era vigile e dolorante come poche ore prima.
Si voltò tra le coperte a guardare la figura di Erwin, appena distinguibile tra i pochi raggi lunari, che si affaccendava a spostare una sedia di fronte al suo letto, probabilmente nella piena convinzione che lui stesse dormendo.
-Hei Smith.
Mormorò appena, giusto per farsi sentire.
Erwin si bloccò a metà del suo tragitto spalancando gli occhi sinceramente in colpa.
-Pensavo stessi dormendo, scusa.
-è per questo che cammini come un elefante?

Ridacchiò senza rispondere, mentre si sedeva di fronte a lui e rilasciava un lungo sospiro di stanchezza.
Rimase a guardarlo per qualche minuto prima di continuare a parlare.
-Giornataccia?
-…di merda.

Puntualizzò mentre annuiva pesantemente. Le loro discussioni erano spesso e volentieri così concise e brevi. Fondavano tutti i loro momenti di tranquillità sullo stare in silenzio, condividere il silenzio e la reciproca presenza.
Comunque Levi non era bravo con le conversazioni ed Erwin poteva anche essere un ottimo oratore, ma Levi aveva avuto l’onore di vederlo soffocarsi con la sua stessa saliva quando si trattava di parlare di sentimenti.
-Come ti senti?
-Come qualsiasi persona con la febbre.

Lo sentì ridacchiare flebilmente.
-Sì, ma volevo sapere di te.
Levi gemette di dolore e di noia, mentre si rotolava tra le coperte e ci pensava su un attimo.
-Mi sento… come una merda schiacciata a terra, puzza inclusa.
Erwin si coprì il viso con una mano mentre rideva, molto stancamente, ma rideva. La discussione si concluse lì. Passarono lunghi minuti e forse quasi un’ora, dove gli unici suoni a riempire la stanza erano il vento, i loro respiri, il fruscio delle coperte.
Levi era troppo stanco persino per addormentarsi, ma a quanto pare Erwin non era dello stesso avviso, tanto che dopo un po’ vide la sua testa penzolare all’indietro mentre le sue palpebre si facevano pesanti.
Era stanco, avrebbe dovuto lasciarlo riposare. Probabilmente non aveva visto la sua camera da letto nemmeno una volta quel giorno, eppure si era preso la briga di venirlo a trovare alle quattro del mattino.
Così premuroso.
Strisciò verso il bordo del letto per tirare un piede fuori dalle coperte, la ventata di aria fredda lo colse impreparato, ma non abbastanza da portarlo a demordere: lanciò un calcio al ginocchio del dormiente, non troppo forte, ma abbastanza da farsi sentire.
Forse era l’orario, forse il suo stato fisico e mentale, ma si divertì anche troppo di gusto alla vista del Comandante che cercava disperatamente e pateticamente di recuperare una posa dignitosa.

Passato qualche giorno, Erwin era abbastanza sicuro che oramai Levi si fosse ripreso del tutto. Ciononostante aveva ancora qualcosa da fare, prima di lasciarlo tornare alle sue solite faccende quotidiane, qualcosa che fosse solamente per lui.
Quando entrò nella sua camera lo trovò seduto sul letto, sulle cosce le coperte e un grosso malloppo di fogli e documenti, illuminato dalla sola lampada sul comodino accanto a lui.
-Già a lavoro?
-Resoconti sull’ultima spedizione, sugli allenamenti e sulla mia squadra… certificati di salute…
sospirò senza aver neanche alzato lo sguardo dalle carte, visibilmente stressato. Certo lo stupì vederlo così attivo appena dopo essersi ripreso dalla malattia.
Sorrise mentre si sfilava di dosso la giacca della divisa, poi la camicia, per restare con una sottile magliettina intima senza maniche.
-Oh oh.
Si voltò verso Levi che aveva alzato lo sguardo su di lui.
-Di già? Non puoi aspettare un altro giorno, o sei così arrapato?
Erwin rise di risposta, girò intorno al letto per accostarsi a lui e mettergli una mano sulla spalla.
Levi inarcò un sopracciglio.
-Spogliati e sdraiati a pancia sotto, per favore.
Levi spalancò gli occhi pronto a replicare e possibilmente cacciarlo dalla sua camera. Erwin gli sorrise, Tranquillo, voglio solo farti rilassare.

Gli accarezzò una spalla nuda mentre si sistemava meglio sul letto, accanto a Levi. Aveva semplicemente dato una sbirciata ad un libro di Hanji, perciò non si aspettava chissà quale performance, ma era anche molto intenzionato a farlo. Si inumidì le mani con un olio profumato che aveva appositamente comprato per l’occasione. Fece scorrere le dita sul suo collo sottile, con il pollice gli sfiorò i capelli rasati sulla nuca.
Appostò poi entrambe le mani sulle sue spalle, iniziandole a muovere… i pollici tra le due scapole, poi lungo la colonna vertebrale, tra una costola e l’altra e sui fianchi, ascoltando attentamente ogni sua reazione, ogni suo sospiro, utilizzandolo come guida.
Lo sentì trattenere un gemito mentre affondava due dita sui suoi fianchi… spostò un braccio da sotto il cuscino su cui teneva poggiata la testa e fece scorrere la mano sulla gamba di Erwin, guardandolo negli occhi. Gli sorrise di risposta mentre continuava il suo lavoro: era piacevolmente soddisfatto dal vederlo abbassare le proprie difese in sua presenza. Quella fiducia che Levi gli aveva concesso andava al di là della loro relazione… era una vittoria che aveva conquistato, ma non con l’astuzia né con le sue doti da stratega. Levi gli si era concesso completamente solo quando vide da parte di Erwin lo stesso atteggiamento di fiducia, solo quando gli lasciò le porte per il suo cuore e per la sua mente completamente spalancate. Cosa che gli risultò molto più difficile di quanto avesse mai potuto immaginare.
Spostò la sua attenzione sulle gambe, i muscoli sodi delle cosce, poi i polpacci, le caviglie così assurdamente sottili, il palmo dei piedi. Poteva sentire Levi rilassarsi visibilmente sotto le sue dita e il suo tocco.
Aveva un corpo meravigliosamente proporzionato, curato, e ogni cicatrice o segno sulla sua pelle non facevano che impreziosirlo. Si stupiva spesso di quanto Levi non se ne accorgesse, preferendo di gran lunga vivere nell’ombra.
Gli massaggiò, poi, i glutei, con pazienza e attenzione. Ad una richiesta più esplicita di Levi, che divaricò le gambe, lo penetrò con due dita. La sua schiena si inarcò, tremò per l’intrusione, i muscoli della sua schiena si contrassero, aggiustandosi un po’ alla volta per poi tornare a rilassarsi. Erwin deglutì e sospirò, sinceramente frustrato, dato che non poteva nascondere l’eccitazione crescente, ma poteva ignorarla.
Continuò a muoversi, lentamente, cercando il punto da cui Levi avrebbe tratto più piacere.
Levi spostò ancora una volta la mano per afferrare la sua libera e gemette con abbandono.

Erwin giacque sul letto, accanto al corpo dell’altro che si accovacciò quanto più vicino poteva. In quella posizione, sembrava molto più piccolo e indifeso di quanto avrebbe potuto credere in altre situazioni. Lo strinse a sé mentre aspettava che cadesse lentamente tra le braccia del sonno, la testa appoggiata sul suo petto, le braccia e le gambe piegate in posizione fetale.
Erwin non poteva ringraziarlo abbastanza per avergli tirato fuori quel lato umano che non credeva più di possedere.

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Non era previsto nessun secondo capitolo.... poi boh, mi è venuta l'ispirazione, e ho deciso di metterle insieme dato che l'argomento trattato e grossomodo sempre il "prendersi cura del partner".
La metterò completa, ma a questo punto non so quando mi verrà un altro lampo di genio... non credo molto presto, in ogni caso xD
_Alexis_
   
 
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