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Autore: Jane_sfairytales    27/10/2014    1 recensioni
Essere rifiutati dall'istante esatto in cui si è venuti al mondo, non è sinonimo di un buon inizio, soprattutto se della vita ci viene precluso qualsiasi piacere. Quando però finalmente Niamh sembra aver trovato il proprio posto in un mondo che non la vuole, coloro che l'hanno rifiutata ritornano a scombussolare il suo equilibrio precario: come potrà affrontare tutto questo? Scopritelo entrando nel suo mondo di ELFI, NANI, UMANI e terrificante MAGIA.
Genere: Azione, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Turn it off!'
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CAPITOLO I
Parai l’ennesimo fendente perseguendo nel mio ferreo mutismo: il nonno stava tentando in ogni modo di persuadermi, ma non avrei cambiato idea.
- Niamh, è tua madre. –
- La sua esistenza è molto più tranquilla senza di me, perché non esimersi dal richiedere la mia presenza come ha fatto in tutti questi anni? –
- Perché si sposa e suo marito deve conoscerti. –
- Mi sembra sensato, ma questo non implica che io debba trasferirmi da loro. –
- Sì invece, è così che si fa nelle famiglie. –
- Non sarebbe stato più semplice fingere che io non esistessi? –
- A rigor di logica sì, ma sul piano etico assolutamente no: avrebbe mentito, avrebbe ignorato i suoi doveri e la gente del posto avrebbe svelato immediatamente il suo segreto facendo domande inopportune. -  Abbassai la spada esausta, e non a causa dell’allenamento che sinceramente era stato piuttosto blando.
- Io sono la vergogna della nostra famiglia, non mi sembra il caso di andare a sbandierarla anche in Scozia. – Gli occhi del nonno divennero un cielo plumbeo. – Non sei affatto tu la vergogna della nostra famiglia. – ringhiò tra i denti.
– Come vuoi, però concorderai che un po’ di preavviso sarebbe stato consigliabile. –
- Non ho condiviso particolarmente alcuna delle scelte fatte da tua madre: somiglia troppo a tua nonna. – in fondo all’animo un po’ di dispiacere per lui lo provavo: era pieno d’amarezza.
– Preferisco te a loro. – aggiunse infatti.
- Poco saggio. –
- Ma più dignitoso. –
- Ben pochi approverebbero, forse nessuno. –
- Stolti con i paraocchi. –
- E questi stolti quando invaderanno il nostro territorio? –
- Domani pomeriggio. –
- Cosa? – urlai sbalordita. – Ma siamo nel bel mezzo della preparazione di una nuova missione! –
Gli occhi del nonno si incupirono.
- Lo so Naimh, ma non credo che tu prenderai parte ad altre missioni prima d’aver completato la scuola di addestramento ufficiale. –
Per. Tutti. I. Vampiri! Avrei cominciato quella dannatissima scuola tra non meno di un anno e mezzo e non avevo la più pallida idea di quando l’avrei terminata.
- Ma io vi servo! –
- Cinque anni non sono tanti per gente come noi. –
- Ma per gli altri sì! –
- No neanche per loro. –
Sbuffai digrignando i denti, ma mi calmai immediatamente accettando l’inevitabile.
- Farò come dite voi, signore. –
 
Mia nonna aveva provato in ogni modo a farmi avere un aspetto piacevole, ma c’era un limite a tutto; e poi i miei occhi non li si poteva certo nascondere e non c’era nulla di “piacevole” nei miei occhi.
Alla fine avevo indossato la tenuta per le missioni; quella marrone e verde perché aveva i colori  bosco che ci circondava. Adesso eravamo in piedi, noi e tutta la servitù, davanti alle radici cella nostra casa-albero ad attendere la padroncina completa di nuovo marito e progenie di questi. Menomale che essere impassibili era la mia specialità!
- Rilassati Niamh, andrà tutto bene. –
- E’ tutto sotto controllo nonna. –
- Questo non significa che tu sia rilassata, anzi. – ma lasciò correre sapendo che era una battaglia persa e perché finalmente i ritardatari giungevano all’orizzonte; con una carovana di due carri e una carrozza.
- Credevo si trattenessero da noi solo per qualche ora. –
- Ciò non implica che non facciano anche una gita in zona: in fondo non ci sarà alcun altro viaggio qui prima del matrimonio, e credo neanche dopo. – la voce del nonno era gelida: io e lui avremmo tranquillamente potuto formare un ghiacciaio. Ma la nonna non sembrava pensarla allo stesso modo: corse incontro alla figlia e agli ospiti accogliendoli calorosamente.
- Questo è mio marito Jonathan. – e lui chinò la testa ai due damerini che tentarono invano di stringergli la mano, mentre la figlia gli fece una timida riverenza e gli scoccò un veloce bacio sulla guancia. Poi si voltarono verso di me.
Era la prima volta che incrociavo lo sguardo di mia madre e mi accorsi che i suoi occhi erano strani: verde scuro tranne che per un angolino castano nella parte bassa dell’iride sinistra. Decifrai un misto di terrore, inadeguatezza  e ansia nel suo sguardo: non sapeva come comportarsi. Alla fine il bellimbusto che si portava dietro prese in mano la situazione.
- Rosaline ma questa deve essere tua figlia. Vieni qua ragazza, sono onorato di accoglierti nella mia famiglia. – e tentò di abbracciarmi. Io feci un passo indietro e mi inchinai.
- Il piacere è tutto mio signore. – il suo entusiasmo doveva essersi smorzato, ma tentò di non darlo a vedere. 
- Ma no, chiamami Cristopher. E, questo è mio figlio Louis. – il ragazzo, che sembrava poco più grande di me, anche se nella nostra razza supposizioni sull’età degli individui traevano quasi sempre in errore, si fece avanti tentando di baciarmi la mano, ma ancora un volta io indietreggiai e mi inchinai seguendo il protocollo maschile.
- Piacere di conoscervi, signore. –
- Mi chiamo Louis. – lo guardai negli occhi e scoprii che erano azzurri come quelli del nonno, anche se un po’ più chiari; questo mi destabilizzò un po’ visto che adoravo l’azzurro, ma mi ripresi in fretta.
- Come desiderate, Louis. – lo vidi assumere un’espressione strana: e adesso cosa avevo detto di male? Comunque si fece da parte per lasciar spazio a mia madre che però non sembrava decidersi.
Che inetta. Mi avvicinai e le bacia la mano. – E’ un piacere rivedervi madre; suppongo sia trascorso un bel po’ di tempo ma sono convinta che il nostro rapporto sia rimasto immutato. – la guardai negli occhi e lei tremò; lasciai che ritraesse la mano e la osservai pulirsela sul vestito, quasi temesse d’esser stata infettata.
- Naturalmente… - trovò almeno il coraggio di borbottare. Per fortuna il nonno ci invitò tutti ad entrare e ci lanciammo in un lunghissimo e noiosissimo giro della casa, durante il quale mia madre non smetteva un secondo di saltellare gioiosa come un’oca giuliva raccontando aneddoti stupidi al suo stupido amorino.
Avvertivo prepotentemente un impellente stimolo di dare di stomaco; evidentemente anche il figlioccio doveva pensarla allo stesso modo: la sua espressione era un misto di disgusto e furia ben poco mascherata. Si voltò repentinamente nella mia direzione quasi a sfidarmi per vedere che reazioni avessi, ma io lo scrutai impassibile dalla mia postazione, appoggiata al muro con gambe e braccia incrociate. Lui inarcò un sopracciglio, poi si voltò mostrando palese disinteresse per me: certamente non amava le ragazze con atteggiamenti mascolini, però poi non gli piacevano neanche le galline stupide come mia madre; avrebbe pur dovuto decidersi prima o poi.
 
- La nostra villa è stata appena ultimata: la vecchia casa non era assolutamente adatta a celebrare l’inizio di un nuovo amore, di una nuova vita. – spiegò Cristopher lanciando uno sguardo languido a mia madre. – E’ lì che Niamh ci raggiungerà: le abbiamo fatto costruire una splendida stanza al secondo piano. – a questo punto mi fece un occhiolino credendo di compiacermi – Louis alloggia di fronte. – il ragazzo mi lanciò uno sguardo truce di sfuggita.
- E quando avverrà precisamente il lieto evento? – si informò mia nonna eccitata.
- In giugno, al Solstizio d’estate. – la donna sospirò.
- E come procedono i preparativi? –
- Bene, siamo qui per portare gli inviti. Il progetto per la location è quasi ultimato e anche il tema della serata: un amore infinito. Il rosso e il rosa la faranno da padrone: ho già fatto abbozzare il mio abito e anche quello di Niamh. – un brivido involontario mi scosse al pensiero che mi infiocchettassero come una bomboniera orribilmente rosa confetto. Insomma, sarei stata io il suddetto confetto!
- Oh, credevo che queste cose si scegliessero con la madre figlia mia… -
- Una volta mi è bastata ed avanzata. – ribatté l’altra liquidando l’argomento. – Ad ogni modo, quando avremo finito il giro dell’Irlanda del Nord torneremo a riprendere Niamh per portarla con noi cosicché si abitui alle usanze del luogo e impari a comportarsi adeguatamente senza correre il rischio di incorrere in brutte sorprese. – proseguì mia madre senza curarsi affatto del mio pensiero, quasi fossi un cagnolino da addomesticare.
- Cioè, tra quanto tempo? – menomale che mio nonno m’aveva preceduta: eravamo similissimi, a volte temevo mi leggesse nel pensiero, ma ero sicura che non l’avrebbe mai fatto. Spero…
- Un mese circa. –
- Coosa! Neanche per sogno. – eravamo appena in marzo e ciò avrebbe comportato andare a vivere con loro già un mese e mezzo prima delle nozze: era fuori discussione.
- Come scusa? – soffiò mia madre furiosa; immediatamente anche il bellimbusto si alterò vedendo la sua bambolina contraddetta.
- Niamh, tu verrai con noi quando dice tua madre: ha bisogno del tuo aiuto per terminare i preparativi per le nozze ed è tuo dovere di figlia aiutarla. –
- Naturalmente. Ma ciò presupporrebbe che ella avesse prima adempiuto ai propri doveri di madre, cosa che a me non risulta. – adesso la mamma piangeva, di rabbia.
- Come osi, ingrata! Ti ho offerto la migliore istruzione che si potesse mai volere, ti ho resa ciò che sei e così mi ripaghi? – continuò ancora a lungo su questo tono, ma io ormai non la ascoltavo più. Serrai i pugni mentre i miei occhi divenivano due pozzi vuoti e vagamente minacciosi: odiavo le persone subdole, me ne accorsi solo in quel momento ascoltando lei che fingeva d’esser la vittima anziché il carnefice. Provai a calmarmi: vomitare era meglio che tumefare il suo bel visino, ma non mi stava riuscendo troppo bene.
- ROSALINE ADESSO BASTA! – sbraitò il nonno gelido e furibondo come mai l’avevo udito. – Smettila di fare la bambina, sei sconveniente. –
- Deve provare l’abito. –
- Può farlo anche il giorno prima delle nozze. – la donna tentò di protestare ma il padre non glielo permise. – La ragazza mi serve qua, e non la avrai prima che sia inevitabile. –
- Deve essere educata. –
- Dubiti forse delle mie capacità? –
- Con lei dubito delle capacità di chiunque: è un pericolo, deve essere tenuta sotto controllo ed ho notato che tu in questi anni ti sei rammollito, perché non è supervisionata? – Cristopher e Louis mi guardarono stupiti e inquieti.
Perché mi sentivo come se tante spine mi stessero perforando il petto? Nessuno m’aveva colpito, a meno che… spalancai le orbite giungendo alla consapevolezza che le parole possono ferire tanto quanto le percosse.
Mi alzai di scatto dalla poltrona prendendo dei profondi e lenti respiri; i miei occhi dovevano essere terribili perché la osservai impallidire.
- La vedi? La vedi? –
- Sì, le hai appena spezzato il cuore. – commentò sprezzante mio nonno avvicinandosi a me e catturando il mio sguardo nel suo, che tanto mi piaceva.
- Non preoccuparti, non permetterò che realizzi le sue stupide teorie. –
- Casa mia, mie le regole. – ribatté Rosaline. Non meritava neanche d’esser chiamata madre. – Non le permetterò di rovinare la mia vita un’altra volta! –
- Rosaline smettila! È una ragazza d’oro, non la conosci neanche. – questo comportamento era troppo anche per la nonna.
- Oh invece lo so fin troppo bene. E tu non puoi certo dispensare consigli. Mia figlia verrà a casa mia e rispetterà le mie regole, come tutti gli altri. – risi. Non seppi perché ma risi, ed era una risata insana, isterica, quasi folle.
- Allora perché non ti semplifichi la vita e continui a far finta che io non esista?- questa volta fu il bellimbusto a intervenire.
- Niamh, non ti permetto di mancare di rispetto a tua madre dopo tutto ciò che ha fatto per te. Sei davvero un’ingrata. Avevo pensato che Rosaline avesse esagerato in merito alla tua mancanza di buona creanza, ma mi devo ricredere: faremo tutto ciò che è necessario per renderti una figlia impeccabile, degna d’esser la sorella di Louis e portare il mio nome. –
- Questa ragazza porterà solo il mio nome. – ringhiò il nonno ed io ero perfettamente d’accordo, ma nessuno sembrò dargli peso.
- La educherò io, la prenderò sotto la mia custodia: verrà in Scozia con me una settimana prima delle nozze cosicché, se ci fossero delle lacune, ci sarebbe ancora tempo per colmarle. – non avevo mai visto la nonna provare pena per me, dovevo davvero esser ridotta male quindi…
- No, no e no! Non ho intenzione di introdurmi una bestia incontrollata in casa… - anche il mio ringhio fu incontrollato. Uscì dalle mie labbra senza che io me ne accorgessi neanche e questo fece sbraitare Rosaline ancor di più anziché zittirla. Mi dileguai in un lampo, arrampicandomi su per i rami superando anche la mia casetta; quando fui in cima all’albero, abbracciai il legno per non cadere giù e scrutai il mondo intorno sperando che il vento soffiasse via anche le mie emozioni; una lacrima solitaria percorse la mia guancia.

Spazio d'autrice.
Salve a tutti e benvenuti nella mia nuova storia.
Questa è la prima parte di una serie, il prologo, per ognuna delle parti, è sempre questo 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2847741&i=1
La canzone Broken invece introduce questa parte della storia.
La protagonista è l'insofferente ragazza di nome Niamh (nome irlandese che significa "brillante", "luminoso" oppure "splendore", "bellezza" ed era figlia del dio del mare).
Il titolo della storia deriva dalla canzone dei Boston A man I'll never be (la consiglio perché è stupenda!)
Buona lettura!

Jane.

 
  
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