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Autore: Erule    27/10/2014    4 recensioni
- Guardami bene, Stiles. Ti sembro uno che ha voglia di scherzare? - disse Scott facendo un movimento circolare con il dito di fronte al proprio viso, con gli occhi assottigliati.
Stiles deglutì.
- Non direi, amico. -
- Bene. - replicò Scott, flettendo il busto in avanti. - L’ultima fetta di pizza è mia! -
Scott si sporse per afferrarla, ma Stiles si buttò sul tavolo nello stesso momento, con il risultato di ritrovarsi entrambi con le teste che dolevano. Melissa scese le scale con un cesto di panni sporchi fra le mani e scosse la testa, senza nemmeno parlare. Ormai aveva capito che con quei due era completamente inutile. Stiles prese la fetta di pizza e la tagliò a metà, porgendone un pezzo a Scott.
- Offerta di pace. Prendere o lasciare. - disse.
Scott alzò un sopracciglio, poi scrollò le spalle ed accettò.
- Giuro che la prossima volta comprerò una pizza più grande. -
- Lo dici ogni volta. Il problema è che non ci ricordiamo mai se prendiamo quella extra large o quella extra extra large. -
- Questa era decisamente una medium, comunque. - fece Scott, sparecchiando la tavola.
Genere: Azione, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allison Argent, Derek Hale, Lydia Martin, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 12
Lungs
 
Scott sfiorò la mano di Allison con l’intenzione di stringerla, ma lei l’allontanò piano. Lui rimase in silenzio, le mani in tasca e lo sguardo rivolto verso quegli alberi dalle foglie gialle che ormai conosceva a memoria. Era andato in quel cimitero più volte in quell’ultimo anno che in tutta la sua vita. Allison, alla sua destra, fece un sospiro pesante, segno che si sentiva frustrata. L’abito nero finiva con un pizzo che le sfiorava le cosce e poi indossava dei sandali bassi. La sua treccia era laterale e scomposta ed aveva gli occhi rossi per il troppo pianto. Quella mattina, al telefono, Scott aveva capito che aveva pianto tutta la notte. Gli aveva risposto a scatti o con poche sillabe, quindi era palese che stesse ancora uno schifo per via di Kate.
Allison si fermò e Scott e fece lo stesso, voltandosi per guardarla. Aveva le guance rosse per il freddo e l’arco stretto nella mano destra.
<< Sono dovuta venire di nuovo al suo funerale, Scott. Io non capisco… abbiamo solo diciassette anni! Come possiamo affrontare tutto questo? Ho dovuto portarmi arco e frecce per potermi difendere da un eventuale attacco a sorpresa di Peter o di quel mago o di Deucalion! >> sbottò, le labbra gonfie che sembravano uscire fuori dal viso come un dipinto. << Tutto questo è troppo, per noi. Io non ce la faccio più. Ho bisogno di normalità. >>
Scott le accarezzò le braccia.
<< Allison, ce la faremo anche stavolta. Adesso siamo insieme. Possiamo affrontare tutto. >>
Allison deglutì.
<< Ho appena ucciso mia zia, Scott. >> replicò, con voce roca e fredda. << Non riesco più a riconoscermi allo specchio. Io volevo bene a Kate. >>
<< Non è colpa tua, Allison. >> ripeté Scott. Allison guardò da un’altra parte, quasi stufa. Non voleva ascoltare di nuovo quella pantomima. Lei aveva scoccato quella freccia, lei aveva ucciso Kate, lei aveva deciso che l’avrebbe fatto. L’avrebbe fatto e basta, non era stata indecisa come suo padre. Sarebbe stata l’unica cosa da fare per sbarazzarsi di lei. Ormai aveva capito che Kate non sarebbe più tornata ad essere la zia che era stata una volta: simpatica, frizzante, allegra. Aveva dovuto fermarla. Ed ora il senso di colpa minacciava di ingogliarla viva. << Ehi, guardami. Tu non sei diversa dalla ragazza che ho conosciuto allora, non sei diversa da quella certa Allison Argent che è morta per salvare i suoi amici. Tu l’hai fatto, perché non potevi tirarti indietro. Anche tuo padre l’amava, ma se fosse stato necessario, l’avrebbe fatto. Ti ricordi cosa ti disse? Non sei costretta a farlo. Posso farlo io. Dimmi che te lo ricordi, perché so che è così. >>
Allison annuì, avvertendo un nodo in gola che non la faceva respirare.
<< Sì, ha detto così. >> rispose, con un sorriso dolce ad incresparle le labbra.
<< Esatto. Quindi adesso smettila di massacrarti. >>
Allison espirò, poggiando la sua testa contro la spalla di Scott.
<< Grazie. >>
 
Malia guardò di nuovo la foto, poi la rimise nel cassetto della scrivania. Non aveva parlato con nessuno di quel pacco postale che le era arrivato proprio quella mattina, la mattina del funerale. Non sapeva di chi fidarsi o con chi si sarebbe sentita a proprio agio nel parlarne. In realtà, una persona c’era. Il problema era che non se la sentiva. Insomma, non voleva dare fastidio a nessuno, né essere un peso. Quando era un coyote, se la cavava sempre da sola. Era abituata. Allora perché adesso non riusciva più a fare a meno di parlare, di raccontare a qualcuno chi era e cosa voleva, di passeggiare per strada ed arrivare sino a casa di Stiles solo per controllare che stesse bene?
Scosse la testa, poi si diresse nel salone del loft. Dato che lei e Derek erano praticamente cugini, aveva accettato di vivere da lui per un po’. Sarebbe potuta tornare a casa del suo padre adottivo, ma ora che sapeva l’identità del suo vero padre, non le andava molto. Era stato come immergere la testa nell’acqua, essere spinta sempre più giù, finché i polmoni non smettono di pompare aria e tu perdi conoscenza. La verità le era esplosa in faccia come una bolla di sapone e l’aveva sommersa. Peter? E sua madre aveva veramente avuto il coraggio di stare con lui? Le veniva da vomitare al solo pensiero. Meno male che in quel momento non c’erano Derek e Paige o avrebbe rimesso di fronte al pubblico. Quei due ormai sembravano una coppia consolidata da anni, come se nemmeno il fuoco potesse scalfirli. Lui dormiva da lei quasi tutte le notti e per la maggior parte della giornata se ne stavano fuori, così che lei potesse avere il suo spazio. Anche se, ormai, non riusciva più a stare da sola a lungo.
Suonarono alla porta con insistenza. Chi poteva essere a quell’ora? Erano quasi le otto di sera. Si sistemò il cappello di lana, poi si avviò verso la porta.
<< Ehi. >>
Malia spalancò la bocca, mentre il suo cuore cominciava a correre in circolo nel petto.
<< Stiles? Cosa ci fai tu qui? >>
 
Lydia stava con la schiena rivolta verso l’armadio che stava nella stanza. Era andata a prendere Jordan per riportarlo a casa, mentre Scott stava fuori dalla porta. Jordan le aveva chiesto un momento per parlarle e lei aveva acconsentito. Con tutto quello che era successo così in fretta in quel lasso di tempo, non erano ancora riusciti a chiarire la loro situazione. Stiles era andato da Malia con la sua benedizione, anche se era comunque un po’ gelosa. Il loro era rimasto un rapporto speciale, avevano condiviso tante cose... Si chiedeva se fosse legittimo provare quello o se invece avrebbe dovuto farne a meno e lasciare a Malia una piccola parte di Stiles. Forse avrebbe potuto condividerlo ogni tanto, solo perché erano tutti amici.
Jordan aveva finito di cambiarsi e le fece un fischio per avvertirla. Lydia si voltò ed alzò gli angoli della bocca in un sorriso. Era un po’ tesa, ma in fondo era stata lei a dare il via alla cosa, quindi non aveva il diritto di lamentarsi.
<< Allora? Cosa volevi dirmi? >>
Jordan prese un bel respiro. Aveva la spalla sinistra fasciata, alcuni punti di sutura sulla fronte e sulla guancia sinistra, ma per il resto bene. Le fenici guarivano lentamente, a meno che non si trasformassero in cenere. In quel caso, tutte le ferite sparivano.
<< Mi dispiace. Credo di aver insistito troppo con te, Lydia. Non sarei dovuto venire a casa tua e… >>
<< Ehi, è tutto okay… >> disse Lydia, facendo un passo verso di lui.
<< No, non lo è. >> la interruppe. Lydia indietreggiò. << Non è così, perché io provo ancora qualcosa per te. Non sono sicuro che sia amore, forse è solo che mi piaci e mi piaci talmente tanto che penso che lo sia. So che abbiamo qualcosa come dieci anni di differenza e che io non c’entro niente con te, non è mai stato così e forse non lo sarà mai, ma… vorrei solo che tu mi dicessi che stiamo bene, che stiamo a posto così. >>
Forse la verità era che loro erano due mondi troppo diversi, che non si sarebbero mai incontrati. Oh, sapeva che questa è una frase abbastanza stupida da dire, perché gli opposti si attraggono, ma magari bisogno solo leggere la frase in chiave diversa. Gli opposti si attraggono, sì, ma poi non si incontrano. E se lo fanno, cozzano soltanto. Erano stati soli entrambi e si erano incontrati, ma adesso non lo erano più. Lei aveva Stiles ed anche Allison e lui aveva ancora Isaac.
E allora lei gli sorrise, i capelli che le sfioravano il viso e le mani congiunte come in preghiera.
<< Siamo a posto così. >>
 
Paige si buttò sul divano, stanca morta. Si sdraiò, scrocchiando le nocche e si sgranchì la schiena. Quella seduta d’allenamento era stata davvero ardua da superare. Adesso ci voleva una pausa. Derek le aveva insegnato ad usare il Trischele ed un mantra per concentrarsi, così che non dovesse trasformarsi e nemmeno perdere il controllo. Lo guardò levarsi la maglia e mostrare il tatuaggio che aveva sulla schiena: rappresentava il Trischele. Non l’aveva mai visto, anche se lui gliene aveva parlato e adesso sembrava la cosa più bella del mondo. Non tanto per il tatuaggio in sé, che non era neanche tanto nei suoi gusti, ma per la semplicità che lui usava nel compiere piccoli gesti di tutti i giorni davanti a lei. Cucinava, si allenava nel bel mezzo del soggiorno o prendeva qualche libro strano sui lupi e si metteva a leggerlo. Lei si sedeva sul divano e lo fissava, nascondendosi dietro a qualche compito di scuola da correggere, ma lui la beccava sempre.
Derek si voltò e le sorrise, alzando un sopracciglio.
<< Mi stai fissando. Di nuovo. >>
<< Non è vero. >>
<< Lo fai di continuo. >>
<< Sei il mio ragazzo, ho il diritto di farlo. Sarebbe strano se non lo facessi. >>
<< Ma tu sei strana. >> rispose Derek, andando a sedersi accanto a lei.
<< Grazie tante. >> replicò Paige incrociando le braccia, fingendosi offesa. Derek rise. Il suo viso s’illuminava come un fuoco d’artificio nella notte, quando lo faceva. Paige lo fissò senza volerlo. << Sei bellissimo, Derek. Non posso credere che nessuno te l’abbia mai detto. >>
Derek si sentì quasi arrossire. L’attirò a sé e le posò un bacio fra i capelli.
<< Se dovessi mai farti un complimento, ti direi che sei una persona da amare, Paige. >> replicò. Paige guardò il suo profilo, curiosa. << Ed io ti amo. >>
 
<< Cos’è quella? >> chiese Stiles, mentre Malia si rigirava la foto tra le mani.
Le aveva chiesto più volte se stava bene, dicendo più volte che gli dispiaceva di non averle raccontato nulla di Peter, scusandosi, quasi mettendosi in ginocchio, facendo scoppiare lei a ridere. Malia l’aveva perdonato già da tempo, in realtà. Aveva perdonato tutti loro. Certo, all’inizio si era sentita un po’ tradita, ma poi Scott le aveva spiegato che l’avevano fatto per il suo bene.
<< Questa è la foto che mi è stata recapitata stamattina. >> rispose, porgendogliela. << Credo che il mittente sia Peter. Forse l’ha fatto per farmi capire che mi vuole bene, ma che è l’ultimo favore che mi fa. >>
Stiles la prese in mano, lanciando un’ultima occhiata a Malia. Poi la guardò bene. C’erano un uomo che somigliava moltissimo a Peter da giovane ed una donna dai capelli d’un biondo miele e gli occhi dolci di Malia. Sembrava molto vecchia, dato che era ingiallita e sgualcita. Probabilmente di addirittura vent’anni prima. Ma quanti anni aveva Peter?!
<< Malia, ma lei è tua madre? >> chiese, alzando lo sguardo.
Malia alzò le spalle, deglutendo piano.
<< Leggi dietro. >>
Stiles voltò la foto e lesse: I lupi del Deserto. Peter smettila di dire che non è un bel nome per una band. Un giorno ti mancherò. Cecily xx. Stiles alzò di nuovo lo sguardo su Malia, osservandola bene. Aveva gli occhi lucidi, ma lo sguardo era determinato.
<< Vuoi cercarla, non è vero? >>
<< Kira verrà con me. >>
<< Sai a cosa stai andando incontro? >>
Malia sorrise.
<< Sì, ma è bello che ti preoccupi ancora per me. >> rispose.
 
Scott acuì l’udito. Sentiva il rumore amplificato e minacciava di spaccargli i timpani. Lydia e Parrish uscirono dalla stanza, ma lui aveva già capito che non sarebbero scappati. Loro lo guardarono confusi, notando gli artigli.
<< Scott, cosa sta succedendo? >> chiese Jordan.
<< Stanno arrivando. >> rispose Lydia. << Dobbiamo andarcene? >>
<< Chi? >>
<< Non abbiamo tempo. Sono già qui. >> disse Scott.
<< Volete dirmi di chi state parlando? >> chiese Jordan, spazientito.
<< I Berserker. >> rispose Scott, puntando lo sguardo verso la porta dell’ospedale. << Sono qui. >>    
La porta di fronte esplose. Un paio di Berserker si riversarono dentro, imponenti e minacciosi. Scott ringhiò. Lydia spinse Jordan di nuovo nella stanza, chiudendola a chiave. Poi prese in mano il cellulare. Cercò subito il numero di Stiles fra i preferiti, ma il pavimento tremò ed il telefono le scivolò dalle mani. Imprecò.
<< Lydia, ce la faremo. >> disse Jordan, sfilando la pistola dalla borsa che aveva con sé.
<< No, Scott non può affrontare due Berserker da solo. Morirà. Dobbiamo chiamare aiuto. >>
Un grido femminile le fece gelare il sangue nelle vene. Era Melissa. Non era sicura che avesse gridato per via di Scott o per se stessa, perché era troppo spaventata per rendersene conto. Le montò il panico nello stomaco come la panna che si usa per farcire le torte. Si slanciò verso il letto e cercò a tentoni il telefono.
E la porta saltò. Jordan cominciò subito a sparare.
<< Lydia, apri la finestra! >>
<< Non posso saltare giù! >> replicò Lydia, cercando ancora il telefono.
<< Non hai altre opzioni! >>
<< Sì, invece. >>
Trovato! Prese il cellulare e chiamò Stiles. Il telefono cominciò a squillare, mentre Jordan veniva sbattuto contro il muro. Lydia strillò. Scott saltò fuori dal nulla e prese il Berserker per le spalle, ruggendo. Lydia si scontrò contro il letto, finendoci sopra e gambe all’aria.
<< Lydia? >> chiese Stiles, dall’altro capo della linea.
<< Stiles, chiama Derek! O vieni subito qui, ma fa’ qualcosa! >>
<< Lydia, che succede? >>
Scott le finì quasi addosso, compiendo una tripla capriola per aria. Ai tempi anche lei lo faceva, quando faceva ginnastica dopo la scuola. Il Berserker provò a colpirla, ma lei sgusciò via, lasciando cadere il telefono da qualche parte nella stanza. Corse per il corridoio, avvertendo tutto il mondo rallentare e le urla dei pazienti nelle orecchie. Aprì la porta con violenza e si scaraventò fuori, fermandosi. Non poteva lasciare i suoi amici a morire, ma non sapeva nemmeno cosa fare. Si guardò intorno e trovò una mazza di metallo da poter usare. La prese, poi tornò dentro e si lanciò contro l’altro Berserker che le stava venendo addosso. Gli tirò un colpo, poi un altro, poi un altro ancora, ma era inutile: non gli faceva nemmeno un graffio. Allora quello la prese per un polso, le impose di lasciare la mazza ed in seguito la spedì contro la fine del corridoio. Le facevano male le costole ed anche la schiena, non dimenticandoci dei polmoni, che sembravano essere stati sbattuti in una centrifuga. Buttò fuori l’aria, mentre quel mostro avanzava di nuovo verso di lei. Ma i rinforzi? Che sfiga, succede solo nei film. Cercò di rialzarsi, ma non aveva più forze e le doleva dappertutto. Se non altro, lei ci aveva provato. Sarebbe morta con la consapevolezza che Stiles l’amava.
E poi, tutto si fermò. Si fermò come quando metti pausa mentre stai guardando un film o come quando vuoi scattare una fotografia. Si mise a sedere e guardò di fronte a sé. Il Berserker stava guardando qualcosa di fronte a sé e quindi qualcosa dietro di lei. Si voltò di scatto e vide Allison con una granata in mano e l’arco nell’altra. Fece saltare la bomba nella mano come se fosse stata una pallina.
<< Fate evacuare il piano. Subito! >> ordinò ad un paio di infermieri. << Adesso ci divertiamo. >>
Fece volare la granata in aria e mentre quella affrontava la forza di gravità, lei lanciava una freccia dalla punta d’argento verso il bestione. Colpì in pieno un punto non coperto dalle ossa e lo fece grugnire. Quello si preparò alla carica.
<< Sono tutti abbastanza lontani! >>
<< Lydia, corri! >>
Lydia non se lo fece ripetere due volte. Si alzò dolorante e si spostò prima che il Berserker potesse colpirla. Allison si spostò indietro di due passi, poi lanciò la bomba. Lydia si coprì le orecchie con le mani. Le ossa saltarono in aria. Sentì solo quel rumore strano dopo un’esplosione, quella specie di sibilo acuto che sembra non finire mai.
<< Allison! >>
<< Sono qui, Lydia. Sono qui. >> rispose, togliendole le mani dalle orecchie.
<< Ti ha chiamata Stiles? >>
<< Stiles? No. Sentivo che c’era qualcosa che non andava. Sono venuta per Scott. >>
<< LYDIA! >> urlò Jordan, uscendo tutto trafelato dalla stanza. << Non sono riuscito a fare nulla… >>
Allison s’irrigidì.
<< Cosa stai dicendo? >>
<< Scott. Lui è… >>
Allison non gli lasciò terminare la frase. Corse per il corridoio, entrò nella stanza e si affacciò alla finestra. Fuori c’erano il Berserker con Scott tenuto stretto per il collo, la faccia viola ed i piedi lontani da terra. Ma lei aveva finito le bombe a mano! Ringhiò, poi scavalcò e si ritrovò fuori. Preparò un’altra freccia, ma sapeva che non sarebbe bastata. Avvertì il sibilo familiare, ma lo colpì sull’osso. No, no, no! Scott stava per morire! Prese un’altra freccia… e lo mancò. Era troppo preoccupata! Non ce l’avrebbe fatta. Le rimbombarono in testa le parole di sua madre.
Allison, respira.
Incoccò la freccia…
Allison, respira!
…e lo colpì in pieno.
Il Berserker lasciò Scott in malo modo. Ruggì e si voltò verso di lei. Allungò la mano per prendere un’altra freccia, ma non ne trovò. Oh, no. Aveva perso. Non poteva più fare niente. Si voltò e ne vide alcune per terra. Non avrebbe fatto in tempo a prenderle.
Fu allora che lo sentì. Era il ruggito di un animale diverso da un lupo. Non era un coyote. Era una volpe. Quelli che le sembrarono Paige e Derek si slanciarono contro il Berserker, attaccandolo. Lei recuperò le frecce e le incoccò. Un secondo dopo, suo padre stava chiamando il suo nome.
<< ALLISON! Usa questa! Derek, Paige, andate via! >>
Allison prese la bomba, mentre Paige attaccava e Derek portava via Scott. Tolse la sicura e lanciò. Le ossa scoppiarono di fronte a lei. Si coprì le orecchie per il rumore. E d’un tratto, era tutto finito.
 
<< Lei sta bene? >> chiese Stiles, correndo verso di loro. Lydia si alzò dalla panca e si sforzò di sorridergli. << Grazie al cielo, stai bene! >> esclamò, per poi stringerla forte.
Lydia ricambiò la stretta, ma Stiles la stava soffocando. Nel frattempo, Melissa stava medicando alcuni pazienti rimasti feriti. Derek stava in piedi a braccia incrociate ad ascoltare il racconto di Allison e Scott, con Paige al suo fianco.
<< Credo che li abbia mandati Peter. >> disse Allison. << Kate è morta e loro erano al suo servizio. >>
<< No, Peter non lo farebbe mai. Preferisce uccidere con i suoi artigli. >> ribatté Derek.
<< Sarà stato Deucalion. Ci vuole tutti morti e soprattutto vuole morto Scott. Il Mago avrebbe fatto tutto da solo. >> commentò Paige.
<< Probabile. Spero solo che non si riuniscano insieme. >> disse Scott. << O sarebbe davvero un bel guaio. >>
 
***
 
Allison prese la mano di Scott, respirando piano.
<< Sei sicura di volerlo fare? >>
Allison annuì.
<< Sì. >>
<< D’accordo. >>
Scott imbucò la lettera, il cuore pesante nel petto. Allison aveva appena fatto domanda per un’università abbastanza lontana da lì. Erano abbastanza in anticipo, ma l’università francese accettava già le domande, quindi Allison aveva preferito portarsi avanti. Lydia stava ancora studiando, mentre Stiles sbuffava continuamente. Malia e Kira erano partite per il Messico, mentre Parrish si era diretto verso la Francia, da Isaac. Derek e Paige vivevano al loft insieme e sembravano la coppia più felice del mondo. Era da un po’ di tempo che né Peter, né il Mago, né Deucalion si facevano vivi, così avevano deciso di imbucare quella lettera. Scott non ne era molto contento, perché lui forse avrebbe fatto domanda all’università di Beacon Hills dove avrebbe lavorato Paige e non gli andava di non vedere più Allison. Stare senza di lei per due interi mesi, infiniti, in cui aveva pianto finché i polmoni non gli erano esplosi, era stato abbastanza.
<< Grazie. >> disse Allison, per poi baciarlo. Scott le rivolse un sorriso.
<< Prego. >>
Poi s’incamminarono verso casa, il braccio di Scott stretto attorno alle spalle di Allison, che non sembrava volerla lasciare per nessuna ragione al mondo. 








Angolo autrice: 
*sniff sniff* Ciao a tutti! :) 
Ebbene sì, è finita. Wow. Questa è stata la mia prima long su EFP ed è appena finita. Non ci posso credere. Mi mancherà davvero moltissimo. fra l'altro è una storia a cui tengo molto, quindi essere arrivata alla fine è davvero un bel traguardo. E già che ci sono, ringrazio anche tutte le fantastiche persone che l'hanno recensita dall'inizio alla fine, quelli che l'hanno inserita fra le seguite/preferite/ricordate e ringrazio anche i lettori silenziosi. Grazie davvero! Sono contenta che la storia vi sia piaciuta e grazie per tutte le belle parole che avete speso per commentarla!
Commento: non saprei esattamente che dire. La scena iniziale fra Paige e Derek è molto bella, così come quella fra Jordan e Lydia. Entrambe molto romantiche, è vero, ma anche estremamente vere secondo quello che provano entrambe le coppie. I cattivi sono in agguato e sono molti, quindi preparatevi... perché nel SEQUEL ne vedrete delle belle! Ve ne avevo già parlato, quindi non credo sarete molto stupiti xD, ma sto progettando di scriverlo. Non so quando lo pubblicherò e nemmeno come si chiamerà (credo Anchor 2, comunque scriverò che è il seguito), ma ho lasicato il finale aperto proprio per quello. Per il momento la storia finisce qui, comunque. Quindi se volete recensirla fatelo adesso o mai più :D. Si dice quello che succederà ad ogni personaggio, quindi credo che non manchi nulla. 
Se vi è piaciuta "Anchor", andate a leggere anche Il Mondo Attraversabile: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2750536&i=1  Un saluto a tutti! 
Alla prossima :)
Erule
  
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