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Autore: metaldolphin    28/10/2014    2 recensioni
Seguito della mia precedente "Mi sbagliavo".
La Red Force torna a Foosha dopo un lunghissimo periodo: come reagirà Makino, dopo quanto successo con Shanks?
E cosa c'entra in tutto ciò un Benn Beckmann che la insegue per il villaggio?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Benn Beckman, Makino, Shanks il rosso
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Barista e l'Imperatore'
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Mi aspettavo che venissi fuori da sottocoperta, invece mi atterrò vicino con un tonfo, prendendomi alla sprovvista: doveva essere appollaiato da qualche parte, tra il sartiame o su di un pennone.

Si affrettò a rimettere a posto il mantello scuro, che si era scostato dal braccio mutilato, così da celarlo al mio sguardo, come se non lo avessi mai visto, facendo sbollire in parte la mia ira.
Tra la sorpresa di vederlo piombare così, il rinnovato dolore nel rivedere quella menomazione col significato che portava, unitamente al fatto che lo incontravo di nuovo dopo tutto quel tempo, mi avevano, in qualche modo bloccata.

Mentre Benn ne approfittava per svicolare di soppiatto, restammo a fissarci come due statue di cera.

Era più maturo e massiccio di come lo ricordavo, ma i suoi capelli erano rimasti dello stesso colore vivo e la cicatrice sempre ben visibile.

Sollevai la mano di scatto, in un gesto istintivo, ma lui intercettò il mio polso quando il mio palmo era ad un paio di centimetri dal suo viso.
Certo che era stato veloce…

Era più bassa e profonda la sua voce, quando mi parlò: -So di meritarmelo, Makino, ma non posso lasciartelo fare.- mi ammonì, e seguii l’impercettibile movimento del suo sguardo.
Mi voltai appena e vidi un gruppetto dei suoi uomini fissarci con gli occhi sbarrati e la bocca aperta. Capii che l’imperatore non poteva mostrarsi debole davanti alla Ciurma, non poteva prendere uno schiaffo a casa sua, per così dire, da chiunque e men che meno da una donna.

Non lasciò il mio polso, ma accostò il viso alla mano aperta, costringendomi ad una carezza che non gli avrei mai dato di mia spontanea volontà. Toccavo la sua pelle calda di nuovo, senza che ne avessi avuto intenzione, ma inebriandomi di essa, nonostante tutto.
-Sei un miserabile- sibilai, con meno rabbia di quella che avrei voluto usare.

Mi sorrise, quindi si voltò verso una porta e mi trascinò, senza lasciarmi, sottocoperta …cercai di impuntarmi, ma fu inutile… era pur sempre un pirata: che intenzioni aveva? Arrivammo alla sua cabina e dopo averla aperta spingendone la porta con la spalla, mi ci lanciò praticamente dentro con un movimento fluido della mano, poi mi seguì e richiuse l’uscio dietro di sé.

Sfilò lo spadone che portava in vita per gettarlo in un angolo e mi si avvicinò.
Arretrai di un passo, intimorita, ma la distanza tra noi non si ridusse.
-Avanti- mi incitò -Fallo. Ne hai tutto il diritto.- mormorò, fissandomi.

Allora mi lasciai andare, e presi a colpirlo a mano aperta sul viso, tempestai di pugni il suo petto; non si ritrasse, non tentò di fermarmi… non c’era più l’Imperatore davanti a me, soltanto un uomo che ammetteva il suo errore.
Non gli urlai contro, ma le lacrime presero a scorrermi sul viso e ne sentii il sapore così simile a quello del mare.
Ad un tratto mi afferrò la mano, fermando quello sfogo che iniziava a scemare, e si chinò, poggiando le sue labbra sulle mie. Non approfondì il contatto, ma continuò ad assaggiarle con calma, delicatamente, fino a che non cedetti e risposi a quella richiesta.

Non so quanto durò quel bacio che in sé aveva il sapore del mare, dei ricordi e della nostalgia…quando ci staccammo, però, lui mi sorrise ed io sentii cedere le gambe: da troppo tempo mi mancava, da troppo tempo lo desideravo. E la cosa doveva essere reciproca, perché si gettò su me con la stessa sete di un uomo che avesse attraversato il deserto senza nulla da bere.

Io non fui da meno.

Diverso tempo dopo, mentre si acquietava nella solita posizione di un tempo, appoggiando il capo sul mio seno, e sospirò. Titubava, come se volesse dirmi qualcosa e mi tornò in mente la nostra ultima notte ed ebbi paura. Era cominciata così ed era finita che l’avevo cacciato via da casa.
-Ho mandato Benn da te perché…- iniziò a dire, ma lo fermai.

-So perché l’hai fatto, non ci vuole molto a capirlo. Volevi sapere se mi fossi rifatta una vita. Credo di averti già dato una risposta, Shanks.- mentre gli dicevo questo, allo stesso modo di quella notte, gli sfiorai la pelle irregolare di quel triplo sfregio e tirai un profondo respiro.
-E adesso?- mi chiese.
Chiusi gli occhi ed abbandonai il capo sul cuscino che profumava di lui.

Cosa avremmo fatto? Conoscevo già la risposta.
Avrei continuato ad attenderlo, tutte le volte che fosse andato via da Goa, da Foosha, da me.

Cos’altro avrei potuto fare? Sapevo di amarlo, sapevo che mi amava.
Ed anche se non lo aveva detto, gli leggevo nello sguardo che ero rimasta l’unica nel suo cuore.

-Lo sai.- gli sussurrai -Continuerò ad aspettare il ritorno della  Red Force, ogni volta che andrai via.
-Ed io tornerò a casa ogni volta che mi sarà possibile…- soffiò in un sorriso.
   
 
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