Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Meg Explosion    30/10/2014    2 recensioni
Armin Arlert si trova in un ospedale, posto che lui odia a prescindere, ma che dopo un po' comincerà a piacergli poiché una persona gli insegnerà cosa vuol dire amare veramente senza paura di perdersi, perché uno volta che ci si è trovati non si torna più indietro.
Mai come nel momento nel quale ha visto quei occhi si è sentito a casa.
Eremim.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Armin Arlart, Un po' tutti
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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In Equilibrio.

Capitolo nove: Mi piaci-piaci


























Sono le sei del mattino.
Armin dorme da due ore.
DRRRRRIIIN.
-Pronto?- dice Armin, rispondendo a malavoglia al telefono.
-Cambio di programma, ti fa di fare un viaggio? Non lontano, c’è solo questa stupida riunione di famiglia e tutti vogliono che ci sia anch’io…-
Ad Armin non serve nemmeno leggere il nome sullo schermo, solo dal modo in cui è sotterrato da tutte quelle frasi continue, gli fa capire che sta parlando con Eren. Ride mentre lo sente balbettare e trovandosi ancora nello stato “Zombie” della mattina, capisce poco e niente.
-Allora, che ne dici Armin?-
-Scusa? Non ho capito-
-Fanno una riunione di famiglia a Trento, vengono anche Mikasa e quel Thomas o Tommaso e pensavo che sarebbe stato carino se io non fossi lo sfigato che sta da solo tutto il tempo. Per farla breve, vuoi venire?-
Armin direbbe subito sì, ma prima pensa ai compiti che deve finire, ai suoi nonni, a suo zio e a quante cose deve finire.
-Non lo so Eren, devo fare tante cose-
-Sono solo tre notti e due giorni, non devi preoccuparti, ok?-
Armin si mette una mano tra i capelli, spremendo le meningi e cercando una soluzione.
-Andiamo fino a Trento e poi torniamo indietro, ok? Vorrei solo che ci fossi anche tu perché sono due mesi che non esco dall’ospedale per più di dodici ore e ho tanto paura-
La voce di Eren diventa fievole quando dice la parola “paura”, come se non volesse dirla, ma non sembra una bugia, più un obbligo di verità.
Una parte di Armin lo spinge a dire “Sì” senza pensarci, lasciare stare tutto e scappare; l’altra però lo obbliga a restare serio e con i piedi per terra: ha troppe responsabilità e non può sfuggire a quest’ultime.
-Devo, parlare con mio zio, ok?-
-Solo, piccolo rospetto, partiamo questa sera alle sei e noi dovremmo andare insieme a Mikasa e Thomas nella loro macchina e Mikasa non sopporta i ritardi-
Eren ridacchia e Armin riesce quasi a vederlo: spalle tese, mano sinistra vicino alla bocca e piede destro sulla punta.
Per la prima volta nella sua vita Armin prende una decisione senza pensare alle conseguenze.
-Ok, vengo, cosa devo portare?-
Per un attimo Eren non risponde e si sento solo un sospiro.
-Vieni? Veramente?-
“Non c’è tempo per pensare, Armin, dì di sì e basta”
-Sì, veramente- Il sorriso sul viso del biondo fa vedere tutti i denti e se fosse un cartone animato, si estenderebbe anche fuori dal suo viso.
-Dio, quest’anno non sarò io il cugino sfigato che non porta a casa nemmeno una zanzara-
-Ehi, aspetta, dovrò fare la parte del tuo fidanzato?-
-No, ma almeno sapranno che Eren Jeager ha almeno un amico nonostante la sua situazione problematica-
Armin ride, sentendo le guance diventare sempre più calde. Decide che gli piacciono quei momenti nei quali Eren parla di sé con leggerezza, come se non si sentisse un problema; vorrebbe vivere di momenti così.
-Grazie Armin. Porta vestiti strambi, ti prego, vestiti come solo tu sai vestirti, voglio far vedere a tutti che razza di sfigato mi ritrovo come migliore amico-
BUM.
Migliore Amico.
A quelle parole Armin implode. Non sono come fidanzato o marito, ma ti fanno sentire bene. Jean non è il tipo da abbracciarti e dirti “sei il mio migliore amico, ti voglio bene”, non che non sappia quanto Jean tenga a lui, ma sentirlo dire è differente. E’ un colpo al cuore, un dolore soddisfacente, una scarica elettrica che ti riporta alla vita.
-Vedrò di fare del mio meglio-
-Scusa, ora devo andare che mi sa che Hanji sta per arrivare e se mi becca son guai, non dovrei telefonare a quest’ora-
-Perché l’hai fatto allora?-
-Volevo avvisarti-
Eren lascia la frase in sospeso, come se volesse continuarla.
-Ciao, a dopo piccolo rospo-
Armin sorride e aggancia.
Tornare a dormire o non tornare a dormire, questo è il dilemma.
Armin si alza, infondo non dorme molto.
Prende la valigia che portava sempre quando andava in campeggio con i suoi genitori. E’ verde con le cerniere argentate e il rumore che fanno gli ricordare le mattine nelle quali sua madre gli preparava la sua “super valigia spaziale”. Gli ricorda casa.
Ha quasi finito quando sente la porta di casa sua aprirsi e suo zio e cugino entrano; lo capisce dal piccolo urlo che fa Andrew, il cugino di diciotto anni che ha un tono di voce notevolmente troppo alto per un inglese.
Armin cerca di trovare un modo per riferire la sua decisione. SI prepara un discorso convincente su come deve aiutare un suo amico, no, anzi, il suo migliore amico; se lo ripete un po’ di volte prima di sentire bussare alla porta della camera –Can I come in?- chiedo lo zio e Armin risponde con un agitato “sì”.
-Cosa prepari lì?- Armin comincia a spiegarsi, ma non riesca a finire la frase che suo zio sospira.
-Armin, puoi andare, non devi trovare scuse, just go and have fun- lo zio sa quanto stress si sia creato su Armin da quando suo nonna ha avuto un infarto e sa quanta paura prova ogni giorno. In circostanze normali non lo avrebbe lasciato o avrebbe prima voluto parlare con chi lo porta, ma dannazione, ha diciassette anni e ha vissuto nel dramma tutto la parte più importante della sua vita.
-Quando parti?-
-Sta sera, ma alle quattro vado in ospedale per aiutare Eren-
-Ti porto io, così lasci il motorino qui-
Armin annuisce andando verso la porta portando la valigia con sé.
-Ehy drama queen,- gli dice Andrew –whare ya goin’?- si siedono sul tavolo da pranzo, ci sono brioche, latte, succo e altro cibo.
Armin non ha voglia di mangiare, vorrebbe partire subito, lasciare tutto e scappare.
Pensa a quanto potrebbe divertirsi con Eren, a quanto bello sarà incotrare… incontrare la sua famiglia.
Armin comincia a pensarci bene; dovrò conoscere tutte le persone che sono cresciute con Eren, tutte quelle che sanno tutto di lui.
Si sente improvvisamente piccolo, lui è solo un estraneo a quel mondo. Non fa parte della famiglia, per quanto lo spera. Ha paura che un giorno Eren rimpiangerà di averlo portato lì e aver scattato delle foto, rimpiangerà tutto.
-Armin, che succede?- chiede Andrew con una brioche in bocca.
-Devo partire con Eren-
-Allora perché sei così triste?- Armin ama l’accento inglese, ma ogni tanto lo trova irritante, stupido e vorrebbe solo zittire tutti, mettere su “muto” il mondo.
-Sono solo stanco-
-Stanco non è come essere tristi, almeno credo; man, italian is so strange-
-No, stupido, ho dormito due ore-
-Due mesi fa ti avrei chiesto chi era con te a letto, ma ora sarebbe troppo da cattivi ragazzi perché il tuo amore è un detenuto-
Andrew è l’esempio vivente che non basta un nome raffinato per essere delle persone decenti.
-Ha solo un problema, lascialo in pace; è simpatico-
-God, ogni tanto vorrei capire cosa passa per quella testa; la frangetta non lascia uscire l’intelligenza per caso?-
Armin ride, mordicchiando un croissant.
-Io almeno o l’intelligenza, a te manca proprio-
Entrambi ridono e Armin si sente più sollevato, ma non riesce a non pensare.
Pensa a tutto.
Non riesce a fermarsi.
Analizza possibilità, cerca risposte, trova soluzioni, ma niente lo tranquillizza.
Si sente un computer, ogni tanto, uno strumento, non sa nemmeno perché.
 

Sono le tre di pomeriggio e Armin non potrebbe essere più agitato.
Fa su e giù per la casa cercando auricolari, shampoo, bagnoschiuma, libri … etc.
Ha disfatto e rifatto la valigia tre volte per assicurarsi di avere tutto.
-Armin! Muoviti! Devo andare a lavoro tra mezz’ora!- Gli urla Andrew, poiché ha deciso di accompagnarlo lui.
Armin scende le scale con la valigia che sbatte su tutti i margini degli scalini.
-Posso entrare da Eren solo alle quattro, prima ha una seduta con la sua psichiatra-
-Ok, dirò che faccio tardi, ma sbrigati, voglio proprio vederlo questo Eren-
-Perché t’interessa tanto?-
-Così posso prenderlo in giro, dargli un pugno sulla spalla e farlo entrare definitivamente nella famiglia Arlert-
-Non farlo per favore-
Armin si sistema i capelli, si mette persino un (molto maschile) profumo (grazie a Dio, direi).
 

Fuori dall’ospedale c’è Eren che ha gli occhi rossi e gonfi.
-Ehi, Eren, che succede?-
Armin esce dalla macchina e Eren gli si piomba addosso.
-E tutto questa confidenza da dove viene, eh Eren?- dice Armin ridendo e dando leggere pacche sulla schiena dell’altro.
-He’s Eren? Goddamit, he looks like shit- Eren alza lo sguarda verso Andrew e imposta le sue sopracciglia su “mode: incazzato nero”.
-Do ya wanna fight?-
Eren si avvicina ad Andrew minaccioso e l’altro ride, facendo segno ad Eren di calmarsi.
Armin richiama l’attenzione del suo migliore amico chiedendogli di aiutarlo con la valigia; le sopracciglia di Eren tornano su “mode: cucciolotto che obbedisce agli ordini” in un battito di palpebre.


-
Eren, che ti succede?- gli sussurra Armin, tenendo stretto il suo braccio mentre vanno verso la sua stanza.
-Hanji mi ha fatto piangere-
-Oh povero cucciolo, vuoi che lo dica alla maestra?- Armin ride appoggiando la fronte alla spalla dell’amico.
-Armin, dopo questa battuta non voglio mai più vederti, sparisci dalla mia vita- Eren soffoca le parole con delle risate e lascia che Armin gli sputacchi su tutto il pigiama.
-Ci divertiremo tanto, ti farò girare tutto Trento, so che ami viaggiare- dice Eren guardando i capelli biondi di Armin che aveva ancora la testa appiccicata al suo braccio.
-Come fai a saperlo?-
Eren vorrebbe dirgli “Perché mi hai raccontata così tante volte dell’acqua salata che c’è al di fuori delle mura che ormai mi sembra di sentirne sempre il sapore”, ma lo evita categoricamente, segue il consigli di Levi di “star zitto e soffrire per questa cosa senza che nessuno lo sappia”.
-Me lo hai detto tu, sciocco-
-Che parola buffa che è “sciocco”-
-Per me la parola “buffo” è buffa-
I due vanno avanti piano, come se non volessero mai staccarsi, finire quel corridoio e tornare in quella camera. Eren soprattutto ne ha poca voglia, non esce da mesi e il solo pensiero di passare due giorni fuori lo fa morire, anche se è tutto ciò che desidera da qualche tempo.
Entrati cominciano a riempire una valigia con le poche cose di Eren.
-Armin, ti avevo detto di vestirti male, perché proprio oggi sei riuscito ad abbinare i colori?-
Armin riguarda il suo maglioncino grigio e i suoi pantaloni neri, se ne era quasi dimenticato, voleva solo fare bella impressione.
-Ho dei pantaloni viola, me li devo mettere-
Il viso di Eren s’illumina e lui risponde con un sì energetico.
Armin si cambia e si mette davanti il (nuovissimo) specchio nella porta dell’armadio.
-Vestito così stai meglio, fa molto più Armin-
Eren si mette dietro di Armin e gli prende le mani. Il biondo senta una scossa elettrica partire dalle sue dita fino alle spalle.
-Mi piaci quando ti vesti come se fossi daltonico-
Armin si sente il cuore in gola e, annegando nelle sue stesse parole dice –Siediti sul letto Eren-
Eren ubbidisce e aspetta, un po’ preoccupato dal tono con quei gli è detta quella frase.
Armin si siede sulle sue cosce in modo da poterlo guardare negli occhi; appoggia poi le ginocchia sul letto e si alza un po’, tenendo le mani sul collo di Eren. Gli accarezza una guancia e lo guarda negli occhi. Eren gli slaccia la coda che Armin aveva lasciando che i suoi capelli gli cadano sul viso.
Poi lo fa.
Armin prende tutto il coraggio che ha e avvicina le labbra a quelle del ragazzo.
Eren non bacia bene, prima non ci mette nemmeno un po’ di sforzo, poi sembra voler far andare la sua lingua nella gola di Armin; ma è tutto perfetto. Finito il bacio Armin mette la sua fronte su quella di Eren e sorride, nemmeno si accorge di farlo, disegna con le dita dei cerchi sulla nuca di Eren.
-Armin?-
-Sì?-
-Veramente?-
-Cosa?-
-Mi hai baciato, c’è, ti piaccio? Ti piaccio-piaccio?-
-Mi piaci-piaci-
-Non scherzare con me, non farlo per pietà, ti prego, perché tu mi piaci tantissimo e non è una cotta perché se lo fosse non sarebbe tutto così imperfetto e perfetto-
Armin arrossisce, lo aveva baciato per egoismo più che altro. Aveva paura che quel momento finisse così, che non avrebbe mai più sentito quella deliziosa scarica elettrica attraversargli il corpo.
-Eren, perché piangi?-
-Lo hai fatto per pietà, vero?-
-No, no, no, ehi, non serve piangere, sono innamorato da te dal primo momento nel quale ho visto che razza di sedere ti ritrovi-
Armin ora non pensa più a sé, vuole solo che Eren smetta di piangere.
-Scusa, è che Hanji mi ha distrutto in più le medicine mi rendono un fiorellino indifeso-
-Tu sei un fiorellino indifeso-
Eren torna a baciare Armin.
-Sai di collutorio-
-E tu di thè al limone, fammi assaggiare di nuovo-
I due ridono, ignorando una terza presenza nella stanza.
Armin posa gli occhi sulla porta e vede una ragazza bellissima: capelli neri, pelle di porcellana e un fisico che dice “sono una ragazza femminile, ma potrei spaccarti il culo in ogni momento”.
-Eren?- dice la ragazza.
-Mikasa?! Beh, questo è imbarazzante-
Armin scende subito dalle cosce di Eren e, con  il viso rosso, torna a sistemare la valigia.
-E’ lui Armin?-
-Sì, e crede che il nostro status di amici abbia appena avuto una leggera modifica-
Armin cerca  di non ridere perché Mikasa sembra volerlo picchiare.
-Thomas arriva tra poco, intanto voglio parlare con Hanji, dov’è?-
-Boh, so solo che Levi è di turno e che è meglio se voi due non v’incontrate, quindi resta qui e fai amicizia, ti va?-
Mikasa fa ruotare gli occhi  va verso Armin.
-Piacere Mikasa Ackerman Jeager-
-Piacere, Armin Arlert- risponde porgendo una mano che Mikasa stringe con una forza un po’ esagerata.
-Vado in bagno, Eren- dice in fine, andando verso quel buco che tutti chiamano “bagno”.
Eren si mette vicino ad Armin e comincia a riempirlo di baci.
-Staccati Eren, dio quanto sei appiccicoso- scherza Armin mentre ritorna ogni singolo bacio.
-Mi stacco quando ti stacchi tu-
-E io mi stacco quando tu ti stacchi-
Armin si sente stranito perché ogni volta che una delle sue relazioni è iniziata si sentiva imbarazzato a baciarsi o anche solo a dire “sono innamorato di te”, ma con Eren è semplice, come se fosse tutta la vita che non fanno altro che leccarsi le guance e arruffarsi i capelli.
Mikasa rientra nella stanza accompagnata da un commento di Eren –Meglio smetterla che ora torna la strega delle streghe-
Mikasa gli da un pizzicotto sulla guancia. Si capisce che sono fratello e sorella solo da come si guardano.
-Mika-mika, quando partiamo?-
-Alle sei, Thomas ha detto che ci vuole portare in un ristorante, te, me, papà e Anna-
-Viene anche Anna?-
Armin nota come Mikasa non ha voluto dire il suo nome, ma non gli da molto peso.
-Sì, cosa pensavi, che miss vengo-a-rovinare-tutto abbia voglia di restare a casa?-
-No anche lei, dannazione- Eren si ferma per qualche secondo per poi riprendere a parlare sempre più agitato –non ce la posso fare Mikasa. Lo sai che non ce la faccio. Il modo in cui cerca di passare per la figura materna che vuole essere mi disgusta. Lei non è la mamma, lei non parlarmi come se mi conoscesse. La odio, la odio, la odio-
Eren si mette le mani tra i capelli e Mikasa lo prende per i polsi.
-Lei non rovinerà niente questa volta, ok? Hai il tuo amico, giusto? Pensa all’incazzatura che gli prenderà quando gli dirai che stai con un ragazzo, pensa a quanto si arrabbierà quando dormirete insieme, ok?-
Eren guarda Armin sorridendo.
-Hai ragione, sta volta ho lui-
Armin si sente improvvisamente caldo e persino le sue mani prendono un colorito rosso. “Dannazione Arlert, riprenditi, sei stato in così tante relazioni che quasi mi fai schifo” si ripete, ma niente funziona, sente sempre il viso scottare.
-Tu, puoi venire ad aiutarmi?- chiede Mikasa ad Armin, che ancora non ha sentito pronunciato il suo nome. Annuisce lo stesso, segue poi Mikasa dopo che lei ha messo a cuccia Eren.
Arrivati all’entrata Mikasa si ferma di colpo.
-Cosa vuoi fare?- chiede.
-Non capisco-
-Cosa credi di fare con Eren? Divertirti? Eh? Non so se hai capito che è malato, ok? Se lo ferisci crolla, ci tiene a te evidentemente, ma anche se ti stuferai di lui sarai costretto da me e i miei pugni a restare con lui e non ferirlo. Non è un giocattolo, mi hai capito?-
-Armin-
-Cosa?-
-Mi chiamo Armin e non ho intenzione di lasciar andare tuo fratello per tutto l’oro del mondo. Spaventami quanto vuoi, dimmi altre cose che so, non me ne vado-
Mikasa rimane impietrita per qualche secondo e fissa Armin negli occhi.
-Torna da mio fratello, non ho bisogno d’aiuto-
Senza dire una parla Armin gira i tacchi e torna nella camera di Eren.
-Mia sorella è un peperino, ma è dolce infondo-
Armin annuisce e guarda Eren mentre piega le sue mutande.


>Zitto Armin, zitto che non è giornata, ok?


-Cosa ti ha detto?-
-Mh?-
-Eren non è un giocattolo, non puoi lasciarlo- Eren imita Mikasa benissimo e Armin per poco non scoppia a ridere.
-Più o meno-
-Dio, stiamo insieme da quindici minuti e già abbiamo i primi problemi-
-Owh, hai contato i minuti?-
Eren sorride e chiude definitivamente la valigia.
-Abbiamo due ore, pensavo che le avremmo passate a fare la mia valigia, ma mi sa che mi si è aperta una nuova porta?-
-Cosa?-
Eren si alza e va verso Armin, arrivato di fronte a lui gli accarezza la guancia e gli da un bacio sul naso.
-Non avrei mai avuto il coraggio di baciarti, lo sai?- dice Eren, giocando con le dita di Armin.
-Nemmeno io so cosa mi è preso. Vedevo te, vedevo quanto dolce sei e bum, non ce l’ho fatta-
-Ma perché ti sei dovuto sedere su di me?-
-Mi sembrava romantico-
-E erotico aggiungerei. Sai, volevo farlo da molto tempo, tipo stringerti la mano, darti baci sul naso, slacciarti la coda e vederti con quei bellissimi capelli… non che non voglia fare anche altre cose, ma sarebbe meglio andarci piano, no? Abbiamo tutto la vita ora-
Armin continua a trovare il fatto che balbetti e che si perda quando è agitato carino, però non riesce a non pensare a ciò che gli ha detto Mikasa. Ha molto a cui pensare al momento, e quasi tutto centra con Eren.
I due si distendono sul letto, stringendosi la mani e cercando di studiare ogni parte del corpo dell’altro, anche se Eren non ne ha bisogno.
-Cos’hanno detto i tuoi nonni-
-Che era una fantastica idea, ma che non devo andare a salutarli perché il nonno è messo male e non vuole che mi preoccupi-
Eren torna a baciare il naso dell’altro, avvicinandosi sempre di più alla bocca.
-Mi dispiace, cosa gli succede?-
-Mangia poco e sta sempre male, ma non voglio parlare di questo per favore, mia nonna ha ragione, non devo preoccuparmi, ok? Questa vacanza è per te-
Eren continua a giocare con le dita dell’altro  e per poco non piange ripensando all’Armin che aveva conosciuto, quello che girava per Shinganshina con un libro in mano e cinque bulli alle spalle ogni giorno; quell’Armin che non ha mai visto da adulto. Ora è lì e lui non riesce a crederci. Due vite dove tutto va storto, due vite dove deve sempre soffrire, lui c’è sempre. Non importa come: gli ha dato un sogno e ora gli sta offrendo la realtà, questo è l’importante.
Armin è sempre Armin, infondo lui è il ragazzo di Shiganshina che fa del suo meglio per essere alla pari di Eren, di Mikasa, di Jean, di tutti. Lui è sempre quel piccolo guerriero che non fa altro che combattere ogni giorno, ogni giorno, ogni giorno fino allo svenimento. In questa vita Eren si è promesso solo una cosa: finire le battaglie di Armin. Fare in modo che assaggi ciò che lui gli ha dato e forse è come dice Levi: meglio che lui non sappia. E’ meglio che lui pensi solo a ciò che deve aggiustare ora e che adesso, in questa vita, Eren sarà sempre lì ad aiutarlo.
-Piccolo, lo sai vero che io sarò sempre con te?-
Non sa quale strana forza dell’Universo abbia fatto in modo che tutti fossero lì, perché solo lui e Levi si ricordano di ciò che l’Umanità era, ma di una cosa è sicuro: Armin è comunque troppo prezioso per restare qui. Tutti lo sono, tutti meritano un riconoscimento adeguato ad un eroe e Eren non potrà mai darsi per vinto fino quando tutti non si sentiranno come gli eroi che erano e che rimangono, perché tutti gli hanno sempre fatto provare orgoglio, tutti speravano in lui, ora è tempo di ricambiare.
-Cosa ti prende, hm? Hanji ti ha proprio distrutto, eh?-
Eren annuisce continuando ad accarezzare la guancia di Armin.
-Seriamente, perché non lo abbiamo fatto prima? Giocare con le tue dita è così rilassante-
Armin ride addormentandosi sul petto di Eren.
 


-Armin, tesoro mio, svegliati che stiamo andando in un ristorante-
Armin, almeno anto riluttante quanto lo è Eren la mattina, fa uscire dalla sua bocca un suono non identificato.
-Thomas, secondo te ci lasciano portare dentro uno che dorme?-
-Ne dubito, Eren, sveglialo e basta, no?-
Armin si alza afferrando la maglia di Eren.
-Siamo arrivati?- chiede.
-No stupido, sono solo le otto, ci siamo fermati per cenare. Hai dormito da quando ti sei addormentato sbavando sulla mia maglia fino ad adesso-
Armin si strofina gli occhi e sbadiglia. Eren gli lascia un bacio sulla guancia e gli sistema i capelli, dandogli il buongiorno e aiutandolo ad uscire.
Sceso dalla macchina Armin vede Mikasa, un tipo biondo e due adulti (tipo super adulti, capite, no?) e li identifica come il papà di Eren e Anna, la matrigna.
-Buonasera, io sono Armin Arlert- si presenta e sporge una mano verso il signor Jeager.
-Buonasera Armin, felice di averti con noi- “Cos’ha di male quest’uomo?” pensa Armin.
-Io sono Anna, la matrigna di Eren-
Proprio in quel momento passa Eren e imposta le sopracciglia su “mode: parla e ti uccido con le mie stesse mani”.
-Lei è solo Anna, andiamo, mi sa che ha bisogno di vedere come ti stanno i tuoi magnifici capelli, mi sa che ho esagerato nel farti le trecce-
Eren prende sotto braccio Armin e lo porta fino all’entrata di questo ristorante che sembra molto lussuoso. Tutto ha quell’aria ottocentesca che ti fa sentire in un salotto di un castello. I camerieri sono vestiti come dei pinguini e pesci nell’acquario sembrano onorati di essere cucinati in un ristorante così sfarzoso.
-Un posto noioso, no? Ma la famiglia di Thomas è super ricca e lui ha detto che voleva offrirci la miglior cena del mondo-
-Devo ringraziare Thomas, questo posto fa tanto snob-
-Fa tanto polizia militare- balbetta Eren
-Cosa?-
-Niente piccolo mio, dai, andiamo a sederci-
-Non posso andare a rifarmi i capelli?-
-Sei bellissimo, dai, ora andiamo-
Armin sbadiglia di nuovo e, un po’ infreddolito e un po’ infastidito, raggiunge la famiglia Jeager.



-Allora, Armin, dove studi?- chiede il signor Jeager.
-Liceo delle Scienze Umane, la mia ambizione è diventare uno scrittore-
-Interessante… cosa farai dopo il liceo?-
-Ancora non lo so, penso che per un po’ terrò sotto mano il bar della mia famiglia, poi potrei scrivere nel frattempo-
-Oh, e tu pensi di poter farlo?- chiede Anna. “Oh, ora capisco cosa intendeva Eren”
-Sì, lui lo farà, infondo è sempre Armin Arlert, giusto?- aggiunge Eren che da una pacca sulla spalla al suo ragazzo.
-Mikasa, come va la scuola?-
-Beh, scuola vera e proprio non è ancor iniziata, inizia tra una settimana, ma l’accoglienza per stranieri è andata bene- risponde guardando Thomas.
-Già, io ho incontrato questa beautiful lady e tutto è andato per il meglio dopo-
Mikasa arrossisce un po’, resta comunque in silenzio a giocare con l’insalata nel suo piatto.
-Come vi siete conosciuti, cari?- chiede Anna, guardando illuminata, Mikasa e Thomas.
-Lei cercava tipo un bar ma non riusciva a trovarlo e poi ci siamo scontrati e lei ha sentito che so parlare italiano e…- è una storia noiosa, carina ma banale. Per Mikasa e Thomas è speciale, divertente (e anche per Anna), ma era perché quando vedi per la prima volta una persona che ami tutto diventa diverso e sembra più bello e eccitante.
-E voi invece, come vi siete conosciuti?- chiede il signor Jeager rivolgendosi a Eren e Armin.
-Era il giorno che sei partita, Mikasa, son tornato in ospedale e c’era questo ragazzo, spaventato e triste che mi guardava con quegli occhioni azzurri e io ho voluto subito aiutarlo. Siamo andati a bere qualcosa e tipo quattro ore fa è iniziata la nostra relazione, voglio dire, lui ha dormito per quasi tutto il tempo, ma è stato comunque bellissimo-
Anna non commenta, non guarda Eren e Armin con il viso illuminato.
-Oh, quindi state insieme?- domande Anna, indifferente.
-Sissignora,  stiamo insieme come il pane sta con la nutella-
Armin sorride e prende la mano di Eren sotto il tavolo, stringendola e tenendola attaccata alla sua coscia.
-Beh, è meglio se non lo dici agli zii e ai nonni-
-Ti devo ripetere che questa non è la tua famiglia, è la mia, e nella mia famiglia posso innamorarmi, baciarmi e presentare anche Armin-
Anna, offesa si alza dal tavolo seguita dal marito.
-Non preoccuparti piccolo, se sei d’accordo possiamo fare a meno di mentire e essere semplicemente chi vogliamo, ok?- Eren lascia di nuovo un bacio sulla guancia di Armin.
Arlert non si era mai sentito più in imbarazzo, ma l’imbarazzo devo esserci quando incontri i genitori del tuo ragazzo, non sarebbe normale sennò.



-La cena è stata ottima, grazie Thomas- ringrazia Armin uscendo a braccetto con Eren.
-No problem, my little english friend-
Armin sorride e controlla se Anna è ancora dietro di loro o se è andata a prendere un coltello per ucciderlo.
-Armin, ora arriveremo all’una, sono stanco e voglio dormire sulle tue gambe come hai fatto con me- si lamenta Eren.
-Ok tesoro-
-Mi hai chiamato tesoro?-
-Sì, perché?-
-E’ che, boh, pensavo fosse troppo presto-
-Sono innamorato di te e posso dirti ciò che mi va, per esempio che ora il tuo alito sa di sugo-
-Lo vuoi assaggiare, hm?-
Armin ride e bacia Eren prima di entrare nella macchina per altre due o tre ore di viaggio.
-Era buono il sugo che c’era sopra la posta- scherza Armin
-Anche il pesce che hai mangiato tu non era male-
-Mi fate schifo- conclude Thomas che si sta sedendo nel posto del guidatore.
-Mi fate schifo, sul serio, per favore, dormite e non scambiatevi saliva ancora un po’-
Eren ride e Armin diventa completamente rosso.
 

-Eren, amore, svegliati, ha detto Mikasa che siamo arrivati-
-Tesoro, ti ammazzo-
-Devi prendere le medicine, piccolo, hm? Adesso entriamo, ti prendi le medicine e ci sistemiamo dove mi ha detto Mikasa-
-Non voglio prenderle, Armin, mi faranno star male-
-Se lo faranno allora io ti giuro che starò male insieme a te, ok? Devi prenderle, ok?-
-Armin, per favore, non le voglio, mi fanno schifo-
-Se non le prendi te le mando giù per la gola con le mie mani, ok? Mi sentirei più tranquillo se tu prendessi le medicine-
Eren sbuffa e si alza controvoglia lasciandosi poi cadere sulla spalla di Armin.
-Lo sai che sono innamorato pazzo di te?-
-Sì-
Ancora non è il momento per dirsi “ti amo”, è troppo importante per loro. La sentono come una frase che va detta con giudizio, che deve essere sentita quando più serve.
-Sono anch’io, tanto innamorato di te-
La casa è grande, vuota e silenziosa.
-Sh, papà e Anna sono già arrivati, ora dobbiamo solo andare a dormire-
-E la zia, Mikasa?-
-La zia è già che russa, domani mattina la saluteremo, ora dai, prendete le vostre cose-
Thomas e Mikasa prendono le valigie e entrano, ma Armin e Eren si fermano un po’ fuori.
-Da piccolo giocavo qui tutto il tempo- comincia a raccontare Eren –mio mamma mi spingeva sull’altalena che ho poi rotto, poi giocavamo a palla e io e Mikasa ci rincorrevamo, era bellissimo-
La luce fievole della luna illumina il viso di Eren facendolo sembrare color latte.
-Eren, andiamo dentro, ho freddo e tu devi prendere le medicine-
Eren fa girare gli occhi e prima di entrare stringe Armin tra le braccia, sussurrandogli delle dolci frasi all’orecchio.
-Eren, sai di essere il ragazza più carino del mondo?-
-Nah, prima ci sei tu, poi c’è Levi e poi Chris Evans; anzi, Chris Evans prima di tutti-
-Anche prima di me?-
-Ok, tu sei più carino-
Eren ride insieme ad Armin e piano cercano di salire le scale senza fare alcun rumore e per fortuna sono veramente silenziosi.
-Dormiamo in stanza con Mikasa e Thomas, mi ha detto Mikasa nella camera dei due letti, sai dov’è?-
-Sì, io e Mikasa dormivamo lì. Ci sono tre piani in questa casa, nell’ultimo c’è una mansarda dove ci sono due letti enormi-
Armin prende la mano di Eren e lo segue.
-Dormire insieme, Armin, poche coppie raggiungono tutto questo in poche ore-
-Ma noi siamo speciali- risponde Armin.
-Già, hai ragione, siamo speciali; sai perché? Perché siamo tutti e due profondamente stupidi, questo ci differenzia-
La porta della stanza si apre e Mikasa è già sotto le coperte di un letto enorme e Thomas si sta mettendo la maglia del pigiama.
-Ehi, cambiatevi pure e usate il bagno, noi abbiamo finito-
-Grazie Thomas-
Eren e Armin vanno verso il bagno e senza accorgersene entrano insieme.
-Ok, cambiamoci insieme, va bene, giochiamo a fare le coppie sposate- scherza Eren –prima lo uso io il water, intanto tu cambiati se vuoi-
Armin ride e fa come gli viene detto.
-Ho dei fianchi orribili- dice Arlert guardandosi allo specchio.
-Io avrei qualcosa da ridere su questo-
Lo specchio nel bagno è enorme e ci si può specchiare completamente. Eren si toglie la maglia e si mette di fianco ad Armin.
-Guarda che segni orribili, questo fa schifo, le smagliature che hai sui fianchi sono fantastiche, ok? Anche se sono poco maschili o cazzate del genere, non permetterti di odiare te stesso perché potrei seriamente incazzarmi-
-Oh oh, il mio Eren è arrabbiato-
-Sì, perché come io prenderò quelle stupide medicine tu imparerai ad amarti perché non voglio che il mio ragazzo si odi così tanto da non riuscire a fare nient’altro se non biasimarsi, ok?-
-Potrei dire lo stesso di te-
Eren si zittisce, tornando e risciacquarsi il viso nel lavandino.
-Sei speciale Armin, non dimenticarlo-


 

-Piccolo mio, hai i piedi che sembrano dei ghiaccioli- dice Armin – e le mani sono ancora più fredde-
I due sono distesi sotto una leggera coperta.
-Eren, metti i piedi tra le mie gambe e le mani sotto le mia braccia, così ti riscaldi, ok piccolo?-
-Sissignore-
Eren fa come gli viene detto e sprofonda poi il suo viso nel petto di Armin.
-Sono innamorato di te e non voglio più lasciarti-































Note:
*rispunta fuori dalle tenebre* oh hei, ciao.
Scusate il ritardo in tutto, ma sono fatta così, ritardo persino nel vivere.
Spero che questo capitolo vi piaccia. Ho tentato di farlo più lunghetto del solito, ma i capitoli troppo lunghi non mi piacciono, preferisco farne 20.000 ma corti piuttosto che 3 lunghissimi. (Sono solo pigra o lo faccio per un motivo preciso? Boh, chi lo sa)
Comunque recensite (anche se spesso non rispondo non vuole dire che non legga apprezza, vuole dire che non so cosa rispondere e quindi rimando sempre a quando "mi verranno belle idee"
Comunque grazie a tutti e alla prossima, baci Meg <3
  
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