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Autore: Sinnheim    31/10/2014    1 recensioni
Uomini, non morti, mostri, demoni, dei. Collocati in un mondo dove apparentemente non vi è nessun nesso tra di loro, un unico filo conduttore unisce tutti loro: il non morto prescelto. Egli, che prenda le loro anime o che le salvi, entra in contatto con ognuna di queste esistenze ma... cosa si sa effettivamente di loro? Queste sono le storie delle loro vite ormai dimenticate nel tempo.
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2: QUEELAG

Sono passati mille anni ormai: mille anni di sofferenza, di prigionia, di terrore. Guardo la mia immagine riflessa nell’acqua putrida di quella che una volta era la Grande Palude: il mio corpo, il mio viso bellissimo… il mostro che sono. Non vedo l’ora che quella maledettissima fiamma si spenga! E’ solo per colpa sua che nostra madre Izalith fece quell’abominio! Eravamo così felici, così potenti noi streghe del Caos, con la nostra magia e con la guida di nostra madre, eravamo divinità! Io e le mie sorelle combattemmo duramente contro i draghi immortali: abbiamo scagliato la nostra magia fino a bruciarci la pelle per distruggere quelle loro scaglie di pietra, con la paura negli occhi di morire in qualunque momento, tutto per proteggere la fiamma primordiale.

Seguì la nostra supremazia sul mondo insieme agli altri due Lord, Gwyn e Nito: Anor Londo divenne un impero potentissimo e ricco di magia, dove vivevamo serene e in armonia, sviluppando continuamente il nostro potenziale. Nel frattempo arrivò perfino un fratellino, il primo maschio, era di una dolcezza infinita e gli volevo un bene dell’anima… poi successe. La fiamma iniziò a spegnersi, e tutti caddero nella follia più totale: mia madre era convinta di poter replicare la fiamma con la magia; ne parlammo a lungo, io lei e le mie sorelle, cercammo di farla ragionare ma non ne volle sapere.

Decidemmo quindi di seguirla: io, mia sorella Queelan e il mio fratellino ci addentrammo nelle profondità più remote di Lordran, verso la città che porta il nome di mia madre per evitare di creare danni in superficie in caso di fallimento. Il piccolo non si staccava mai da nostra madre ma niente era in grado di toccarla minimamente allora: troppo presa dal furore e dalla disperazione di perdere il suo potere, perché si, esso derivava proprio dalla fiamma primordiale e se si fosse spento, con lui sarebbe andata via anche la magia.

Sarebbe diventata una divinità caduta, un niente, senza onori né potere, era ossessionata dal pensiero di perdere tutto. Passarono diversi giorni di manipolazione magica del fuoco: senza successo, Izalith continuò incessante a spingersi sempre più all’estremo delle sue possibilità, fino al quarto giorno; non potrò mai dimenticare la disperazione nei suoi occhi, il dolore che provò nel rendersi conto di quello che aveva appena fatto. Si accasciò sofferente e mi guardò negli occhi, mi urlò di prendere i miei fratelli e di scappare, perché da lì a poco sarebbe successa una catastrofe: presi tra le mie braccia il piccolo che piangeva disperato e strinsi forte la mano della mia sorellina Queelan, per poi correre via con tutta la forza che avevamo; potevo sentire il battito impazzito del cuore di mia sorella attraverso la stretta della sua mano, potevo leggere nei suoi occhi un terrore senza precedenti.

Ma non avrei mai permesso che nostra madre facesse del male a loro.

Nel corso del mio addestramento, incantai un anello proprio per proteggere dalle fiamme e dalla lava, senza pensarci due volte lo diedi al mio fratellino in preda ad un attacco di pianto inconsolabile. “Piccolo mio, tieni questo anello, non lo togliere per nessuna ragione è chiaro?” Annuì disperato, mentre spingevo mia sorella ormai esausta a correre. Al limite delle forze e a metà strada dalla superficie, le nostre sorelle corsero in nostro aiuto: essendo partiti da molti giorni, si preoccuparono della nostra sorte e vennero a cercarci.

Grave errore… il terreno iniziò a tremare e le pareti a crollare, sentimmo un’enorme ondata di magia invadere l’intera area, noi comprese: non era la solita magia del fuoco, era qualcosa di diverso, di corrotto, di terribile. Ricominciammo la nostra corsa, ma intorno a noi vi era il caos: inciampai e il mio fratellino mi cadde dalle braccia, mentre Queelan ruzzolò a terra con me, nell’impatto il piccolo perse l’anello.

Improvvisamente, tutto si fece cremisi… come ultimo atto istintivo, mi gettai su mia sorella proteggendola con il mio corpo, mentre il piccolo veniva protetto dalle altre. La piromanzia appena nata invase tutto, rovente ustionò i nostri corpi: urla di dolore lancinante si librarono nell’aria, il nostro sangue si mescolò alle fiamme intrise di magia corrotta, e dallo strazio mi addormentai. Mi svegliai poco dopo, ma quanto tempo fosse passato non ne avevo idea… ma appena aprii gli occhi, l’orrore mi aggredì furiosamente: il mio corpo fu brutalmente mutilato, dalla vita in giù ero diventata un… mostro.

Avevo un corpo di ragno ed ero avvolta dalle fiamme. Urlai e piansi forte, cercando le mie sorelle, il mio fratellino: vagai per giorni e giorni, inorridita da ciò che mi circondava; la lava e le fiamme avevano invaso tutto, mostri terribili erano ormai diventati padroni di quella terra dimenticata, avanzavo senza meta… poi finalmente la trovai. La mia adorata sorellina… Quelaan… così orribilmente mutilata e deturpata da quelle fiamme… completamente cieca, anche lei con il busto tranciato a metà, attaccata ad una parete.

Accanto a lei vi era un falò e un tipo strano, mi sembrò così deformato anche lui. Mi disse di chiamarsi Eingyi e che mia sorella lo aveva aiutato, quindi decise di servirla fino alla fine dei suoi giorni. Mi avvicinai a Queelan: non poteva vedermi ma poteva sentirmi, alzò il capo sofferente e mi sorrise dolcemente; con le lacrime agli occhi, la accarezzai piano e la strinsi al mio petto, consolandola, rincuorandola. “Sorellina… il piccolo dov’è? E le altre?” Mi disse che delle nostre sorelle non ne sapeva nulla, ma il nostro fratellino purtroppo…

Con la morte nel cuore, avanzai verso nord dal luogo in cui Queelan era confinata e lo vidi: una creatura gigantesca e immonda, completamente ricoperto di lava e di fiamme, che fissava con il suo volto deformato un corpo. “Piccolo..?!” La ‘cosa’ si girò a guardarmi ed emise un suono sinistro, come di urlo mozzato, mi resi conto che era lui, il mio dolce e innocente fratellino.

Allungò una di quelle sue appendici infuocate verso di me e lo strinsi forte, fortissimo, continuando a piangere come una neonata. Mi condusse verso il corpo carbonizzato che vegliava: era una delle nostre sorelle, senza dubbio, di lei era rimasta solo la veste nera orlata d’oro, ma dire chi fosse mi era impossibile; levai una preghiera silenziosa e sistemai con cura i suoi vestiti accanto a lei.

“Piccolo ascolta: Queelan è viva ma non si può muovere, io vado a cercare la mamma. Rimani qui ok?” La creatura annuì piano, così mi incamminai verso mia sorella e le riferì cosa avevo trovato e le mie intenzioni. “Fai attenzione, Queelag...”

Le diedi un bacio sulla fronte e partì.

Dopo alcuni giorni la trovai: Izalith, la grande strega del Caos, ridotta ad una piccola e insignificante larva. Il fallimento del suo esperimento, creò un nido perfetto per la nascita di tutti i demoni che ho visto qui sotto, inoltre il nuovo potere corrotto da lei nato, la piromanzia, aveva completamente soggiogato il suo potere, creando un’entità terribile e informe che proteggeva la fonte di tutto quel potere, ovvero mia madre Izalith. La odiai come non avevo mai odiato prima: nella sua paura di perdere il potere ci ha condannati tutti, ha ucciso e mutilato i suoi stessi figli, per quella maledetta fiamma primordiale, questo è quello che succede quando non si accetta la fine delle cose.

Tornai da mia sorella, provava un dolore infinito: l’unico modo che avevo e che ho di alleviare il suo dolore, è darle delle umanità. Sono ormai mille anni che uccido i viaggiatori incauti che si addentrano in questo luogo maledetto, tutti in cerca della campana del Risveglio: la loro cattiva sorte e la mia fortuna ha voluto che la sua collocazione fosse proprio la mia tana, da dove proteggo mia sorella e il mio fratellino. In questo modo posso prendere le loro umanità e alleviare le sofferenze di Queelan… ora però ne ho davvero poche. Devo assolutamente trovare altri non morti, devo andare da lei e… ecco! Un non morto! E percepisco moltissime umanità! Perfetto, non chiedevo di meglio.

Resisti ancora un po’ Queelan, tra poco sono da te.


  
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